Smalville e il ritorno a Gotham
Sono innumerevoli i fan degli Avengers e della Marvel, grazie a una strabiliante saga cinematografica che non accenna a terminare.
Ma per coloro che amano il colorito mondo dei supereroi, le radici sono nella leggendaria, quanto sfortunata, Dc Comics, i cui cavalli di battaglia sono Superman e Batman (i cui nomi devono essere rigorosamente letti come sono scritti, perché ci vollero anni prima che gli italiani imparassero a leggerli quasi correttamente).
Le serie a fumetti di questa casa editrice hanno avuto alterne sfortune, in particolare, a mio avviso, negli anni settanta e ottanta sono state spesso affidate a disegnatori inadatti al compito, facendoci perdere il gusto che ci aveva portato ad amare questi eroi.
Ma quando li scoprimmo i nostri occhi non avevano filtri o preconcetti.
Erano gli anni sessanta e Superman si chiamava ancora Nembo Kid, come strascico dell’epoca fascista, e sul petto aveva solo uno scudetto giallo, perché una esse non sarebbe stata coerente col nome apocrifo.
Per lo più venivano presentate storie dei decenni precedenti, simpatiche e intelligenti anche se oggi culturalmente datate; con, in particolare, una visione della donna molto arretrata.
Vediamo dunque Superman nei panni di uno scapolone, non troppo impenitente, assediato da Lois Lane e Lana Lang il cui unico scopo nella vita sembra quello di trascinarlo all’altare.
Anche Batman è difficile da impalmare, tuttavia lo vediamo spesso impegnato a corteggiare fanciulle dell’alta società durante feste sontuose, alla faccia dell’immagine gay dell’eroe che uno psicologo americano, avverso al mondo dei fumetti, riuscì a spacciare con convinzione negli anni quaranta, tanto che è giunta fino a noi.
È vero, ci sono scene in cui Bruce Wayne e Dick Grayson sono ritratti, in letti separati ma nella stessa stanza, ma allora cosa dovremo dire di Stanlio e Olio?
Una cosa inoltre è certa.
Fin dal loro primo incontro è Batman il migliore amico di Superman, quello che conosce tutti i suoi segreti.
Cosa che viene dimenticata nel primo grande tentativo odierno di rimettere insieme i due eroi in un film, il che forse ha rovinato del tutto il piacere e la grande aspettativa dei fan in merito – dovuta a una separazione durata decenni a causa di problemi di diritti d’autore.
In quanto alla gioventù di Superman sappiamo praticamente tutto, perché viene narrata nelle storie dedicate a Superboy.
Un filone ricchissimo, che contrappone le avventure dell’eroe adulto, ambientate nella grande Metropolis (clone di New York), a quelle del giovane che vive nella provincia americana, creando un ritratto che così viene a coinvolgere tutti i possibili lettori dell’epoca e che, per certi versi, pone le basi per l’oggi ricchissimo filone cinematografico statunitense dedicato ai teenager e ambientato nei licei.
Come per Gesù Cristo, della giovinezza di Batman invece non sappiamo gran che, e a questo viene sì e no dedicata qualche sporadica vignetta: l’assassinio dei genitori, la sua rabbia, la caduta nella bat-caverna, gli allenamenti per prepararsi alla sua missione.
A questo viene ad ovviare la Serie Gotham, che nel 2019 ha chiuso i battenti dopo cinque stagioni francamente memorabili.
Dobbiamo tornare a Superman, perché l’idea di Gotham nasce evidentemente dalla, tutto sommato positiva, esperienza di Smalville, serie dei primi anni duemila, che narra le avventure di Superboy e per prima inventa l’escamotage di non presentare l’eroe nel pieno delle sue capacità.
Mai col suo bel costume colorato, mai volando.
Di fatto, per lo più, Clark Kent usa la supervelocità, il che dà l’impressione di assistere a una serie dedicata a Flash.
Smalville è stata molto amata, tanto che alcuni dei suoi comprimari, inventati in origine solo per la serie, sono confluiti anche nei fumetti.
Ci sono anche momenti memorabili, come quando l’eroe incontra gli altri super che poi lo affiancheranno nella Justice League.
Ma si tratta di una serie realizzata in un periodo in cui la serialità televisiva americana stava ancora cercando una nuova strada, per uscire dai cliché, senza trovarla.
La prime due stagioni, sono visibilmente segnate da atmosfere scopiazzate da X-File, che nel periodo andava per la maggiore, quindi introducendo elementi orrorifici che non fanno parte del personaggio.
Procedendo, prende il sopravvento una sorta di telenovela, che frulla i protagonisti in una danza che diviene sempre più caotica, in un gioco di scambi di ruoli, di mementi di amore odio che non sono sempre disprezzabili, ma certo, invece di fare chiarezza sulle origini di Superman, confondono solo le acque.
La serie, dopo ben dieci stagioni che ne decretano comunque il successo, termina nel momento stesso in cui Clark indossa il costume di Superman.
Forse nata in tempi più maturi, Gotham è tutta un’altra faccenda.
Forse una delle migliori serie realizzate in questo periodo, sicuramente tra quelle dedicate al mondo della DC Comics, essa pone veramente le basi del personaggio Batman, dandoci una prospettiva che prima non avevamo, tuttavia assolutamente coerente con quanto a noi già noto.
Il centro di tutto è quello che poi sarà il suo partner nel mondo ufficiale della giustizia, il Commissario Gordon, un personaggio che viene riempito saggiamente di luci e ombre che ne danno un’immagine a tutto tondo che quasi mai aveva potuto avere prima.
Ma non solo vediamo la crescita dell’eroe. Vediamo l’evoluzione di tutti i suoi più famosi antagonisti.
Veramente memorabili sono i personaggi dell’Enigmista e del Pinguino.
Il primo, che ricorda un po’ quello interpretato da Jim Karrey, è un intelligente e represso tecnico della scientifica che diviene progressivamente folle e letale.
Il secondo è divenuto presto un idolo per tutti coloro che hanno seguito la saga.
C’è da dire che, di tutti i nemici di Batman, il Pinguino è uno dei più difficili da rappresentare.
Grottesco, sempre al confine tra umorismo ed efferata ferocia, non aveva sino ad ora avuto presentazioni realmente convincenti, senza nulla togliere al grande Danny De Vito che lo interpretò per Tim Burton.
In Gotham, Oswald Copplebote, è un lacchè del mondo della malavita che riesce a raggiungerne faticosamente i vertici grazie alla sua tenacia e alla sua intrinseca follia.
L’attore Robin Lord Taylor, cui va una menzione speciale, ci presenta una sorta di toboga emotivo in cui il personaggio diviene di volta in volta vile o eroico, folle o sagace, commuovente o spregevole.
Anche altri personaggi, sia pur meno rilevati sono efficaci: la Gatta, Edera Velenosa, il Joker.
Non priva di momenti raccapriccianti, che tuttavia sono più consoni all’atmosfera dalla città e del personaggio, la serie cerca anche di mantenere una certa coerenza con la trilogia di Nolan, riuscendo tuttavia a presentare meglio le atmosfere del fumetto, di quanto non fosse riuscita la serie cinematografica.
L’ultima stagione, pur all’altezza delle altre, ove i colpi di scena si sono susseguiti senza tregua, dà un po’ l’impressione di una repentina decisione di chiudere i battenti.
Una situazione che sembrava del tutto insanabile si risolve magicamente nel giro di due episodi e l’ultimo episodio, fa un balzo in avanti di dieci anni.
Si salta quindi tutto il materiale che avrebbe potuto farci compagnia per molte ulteriori stagioni e ci toglie il piacere di vedere realmente crescere l’attore che interpreta Bruce Wayne, facendolo realmente divenire un Batman convincente.
Così invece, Batman appare, nell’ultimo episodio, solo come un’ombra e lo si vede di sguincio solo nell’ultima inquadratura, seppure… col costume più strano e poco convincente che si sia mai visto nella storia del personaggio.
Giorgio Sangiorgi
Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.
Meglio chiarire che l’ultima immagine presentata si riferisce probabilmente al finale della quarta stagione e non della serie. Quindi si tratta di un costume provvisorio. Tuttavia da egualmente l’idea del costume che si intravede nelle ultime inquadrature dell’ultimo episodio della quinta.