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MMO e i mondi da giocare

MMO e i mondi da giocare

Ecco un altro reportage dal vostro vecchio inviato dal mondo dei videogiochi. Oggi parliamo di MMO.

Un MMO o MMOG (Massively Multiplayer Online Game), è un po’ il videogioco di cui parlano molti film di fantascienza, un mondo virtuale, grandissimo, in cui i videogiocatori di tutto il mondo possono entrare simultaneamente.

Perché non ne abbiamo parlato prima? Sostanzialmente per un mio pregiudizio.

Uno dei valori del videogioco (che per alcuni può anche diventare una patologia) è proprio quello di ritirarsi in un mondo di fantasia e non dover avere a che fare con la follia del mondo. Perché dunque, mi chiedevo, giocare a un videogioco dove imperversano pazzi di tutti i generi?

Recentemente però non ho potuto fare a meno di confrontarmi con alcuni fenomeni che mi permettono una valutazione più appropriata.

Gli MMO sono quasi tutti di ambientazione fantasy e in passato erano per lo più luoghi dove i videogiocatori si raggruppavano per bande allo scopo, più o meno insensato, di darsela di santa ragione. Da questo tipo di gioco intendo restare alla larga.

Poi sono nati dei nuovi MMO dove, sostanzialmente, tu segui una storia per i fatti tuoi, ma vedi in continuazione correre i giro gli altri giocatori che stanno seguendo (o precedendo) il tuo stesso percorso. Il gioco poi fornirà momenti di interazione più o meno spinta tra i videogiocatori.

Qualche tempo fa scoppiò il fenomeno di Elden Ring, un gioco che non si poteva ignorare se non altro per la perfezione grafico artistica con cui è fatto.

Il mondo di Elden Ring è gigantesco, ci ho messo mesi per esplorarlo, ed è bellissimo.

Ti risvegli in una sorta di chiesa diroccata e quando ne esci trovi un paese di vasti prati, montagne innevate, deserti infuocati, immensi acquitrini e vasti sotterranei. Un mondo dove la civiltà è esistita ma è stata in qualche modo spazzata via da qualche evento traumatico e restano solo ruderi impressionanti e sacrosanti misteri.

Qual è la storia di Elden Ring? Non ci crederete ma… ne ho idea.

Per progredire nella vicenda si devono necessariamente sconfiggere dei mostri colossali, il primo dei quali è già troppo forte. Pur avendo esplorato quasi tutto il possibile, pur avendo accresciuto notevolmente le qualità e gli armamenti del mio avatar, non potevo sconfiggere da solo neanche il più debole di loro. Dopo mesi non ne avevo cavato un ragno dal buco.

Evidentemente il gioco era pensato perché quegli snodi fossero affrontati da più giocatori insieme. Tuttavia il modo per farlo non era per nulla efficace e non teneva conto del fatto che in fondo il videogiocatore è anche un solitario molto competitivo. Dover continuamente chiedere aiuto ad altri non è nella sua natura. E poi nel gioco le interazioni con gli altri giocatori sono scarse e per lo più li vedi passare per qualche istante, inconsistenti come fantasmi.

Risultato, ne parlarono anche molti recensori, frotte di giocatori che avevano acquistato il gioco (forse uno dei più belli mai visti) lo abbandonarono e oggi se ne sente parlare poco.

Altra storia quella dell’MMO della Square nato nell’ambito della saga Final Fantasy.

Final Fantasy XI è stato un gioco molto ambizioso quando è stato rilasciato nel 2002. Era uno dei primi MMO RPG di successo sul mercato e aveva molte caratteristiche innovative per il tempo, come un mondo di gioco estremamente vasto, un sistema di combattimento basato su abilità e un sistema di lavoro flessibile che consentiva ai giocatori di cambiare classe (spadaccino, arciere, mago, invocatore, guaritore, ecc.) in qualsiasi momento.

Tuttavia, il gioco non ebbe il successo auspicato.

Innanzitutto era molto complesso e impegnativo, il che lo rendeva difficile da comprendere e da apprezzare per i giocatori occasionali. Inoltre, il gioco richiedeva una connessione internet ad alta velocità, che all’epoca non era disponibile per tutti i giocatori. Tutto questo a fronte di  un abbonamento mensile cosa cui non tutti erano ancora abituati. Il gioco, poi, era noto per avere problemi di connessione, che potevano essere frustranti per i giocatori.

Molti anni dopo, nel 2014, la Square decise di lanciarne una versione interamente rinnovata: Final Fantasy XIV: A Realm Reborn.

MMO Final Fantasy XIV: A Realm Reborn

Final Fantasy: l’Avatar di Giorgio Sangiorgi, dopo aver finito la prima storia partecipa a una cerimonia commemorativa

Sebbene la grafica (pur dignitosa) sia molto semplificata, per lasciar libere risorse a favore dell’interattività del gioco, il mondo di Eorzea è pur sempre vastissimo e in continua crescita.

I giocatori sono in grado di comunicare tra loro, sia chattando, sia facendo assumere ai loro avatar pose ed espressioni singificative. Fino a poco tempo fa, anche in questo gioco ci si doveva alleare con gli altri per affrontare le missioni più impegnative (ma ce n’è una marea che si possono e debbono fare in autonomia) ma, presto consapevoli di ciò di cui abbiamo parlato più sopra, recentemente è diventato anche possibile affrontare tutto il gioco in solitario, aiutato da dei compagni virtuali.

Ci sono però anche sistemi semplici per reclutare giocatori alla bisogna. Si sceglie una missione da un menu e il programma cerca in tutto il mondo i giocatori con le caratteristiche necessarie a formare un gruppo adeguato ad affrontare il periglio. In genere ci mette una ventina di minuti, durante i quali tu puoi continuare a svolgere i tuoi affari aspettando la chiamata.

Ma questo non basta. Nel gioco si possono formare delle confraternite con i propri amici reali e giocare insieme, magari dopo aver acquistato, in una sorta di quartiere residenziale, una casa dove fare la sede del tuo circolo.

Ci sono poi un’infinità di cose da fare. Per esempio c’è un rudimentale sistema per suonare vari strumenti musicali, e a volte gruppi di musicisti lo usano per organizzare veri e propri concerti all’interno del mondo di gioco.

E c’è anche l’aspetto social.

Le piazze delle città di Eorzea, soprattutto la sera, sono piene di gente che sta lì a bivaccare, solo per sfoggiare l’ultimo vestitino che si sono riusciti a procurare e chiacchierare con gli amici. Per esibirsi suonando o ballando.

Per non parlare del fatto che in un luogo un po’ sperduto c’è anche una piccola chiesa nella quale è possibile organizzare… il proprio matrimonio (!) con l’avatar di un altro giocatore. Nel qual caso è meglio informarsi bene, perché dietro la fanciulla che volete impalmare, si sa, potrebbe esserci un commercialista di Abbiategrasso. Nulla di male, ma la cosa potrebbe non essere nelle vostre intenzioni.

Risultato, negli ultimi tempi i gestori del gioco stanno avendo non pochi problemi per l’eccesso di affluenza di giocatori e stanno sicuramente potenziando le loro macchine allo scopo.

Nuove storie sono state aggiunte a quella iniziale e FF XIV sembra destinato a diventare un successo duraturo in grado di fornire ai propri iscritti centinaia, forse migliaia di ore di gioco.

E questo anche perché al momento sostituisce un vuoto, essendo, dopo molti progetti simili naufragati, l’unico mondo virtuale interattivo e sociale funzionante davvero sul pianeta.

 

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

1 Commento

  1. GIORGIO SANGIORGI

    In effetti mentre scrivevo questo articolo ho dimenticato una bellissima storia che aggiungerò qui: anche Final Fantasy 14 inizialmente non andò del tutto bene. Allora gli sviluppatori della Square inserirono una nuova storia la quale terminava a una data precisa con una specie di … fine del mondo! Poco dopo gli utenti precedenti ricevettero gratuitamente la nuova versione del gioco che per questo si chiama: A real reborn!

    Giorgio Sangiorgi

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