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“STALKER” DI ANDREJ TARKOVSKIJ (1979)

“STALKER” DI ANDREJ TARKOVSKIJ (1979)

La Zona è forse… un sistema molto complesso di trabocchetti… e sono tutti mortali! Non so cosa succeda qui in assenza dell’uomo, ma non appena arriva qualcuno, tutto, tutto si comincia a muovere… le vecchie trappole scompaiono, ne appaiono di nuove… posti prima sicuri, diventano impraticabili: e il cammino si fa ora semplice e facile, ora intricato fino all’inverosimile. È LA ZONA! Forse a certi potrà sembrare capricciosa… ma in ogni momento è proprio come l’abbiamo creata noi, come il nostro stato d’animo… non vi nascondo che ci sono stati casi in cui la gente è dovuta tornare indietro a mani vuote… alcuni sono anche morti, proprio sulla porta della Stanza… ma quello che succede non dipende dalla Zona! Dipende da noi!

[Lo Stalker/Aleksandr Kajdanovskij]

Dopo Solaris del 1972, Andrej Tarkovskij torna a visitare la fantascienza nel 1979 con Stalker e, ovviamente, lo fa ancora a modo suo. Il film è liberamente tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada (Pikník na obóčine, 1971) dei fratelli Strugackij, autori anche della sceneggiatura.

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L’interno di un territorio rurale è stato sconvolto da un non meglio precisato evento: forse la caduta di un meteorite o forse il passaggio di un’astronave extraterrestre. Al suo interno, succedono strani e misteriosi avvenimenti e molte persone vi sono scomparse. Soprattutto, gira la voce che vi si trovi una Stanza capace di esaudire qualsiasi desiderio.

Dopo aver cercato di studiare la Zona, così è stato chiamato quel luogo, i militari hanno evacuato la popolazione e interdetto l’accesso. Per entrarvi, gli studiosi hanno bisogno di particolari permessi. Solo gli Stalker, delle guide che per denaro accompagnano chiunque voglia cercare di raggiungere la stanza dei desideri sfidando le autorità, si avventurano in quel territorio. Il film segue il viaggio di uno di loro.

L’uomo, padre di una bambina senza l’uso delle gambe, nonostante l’opposizione della moglie, decide di portare all’interno della Zona uno scrittore fallito in cerca d’ispirazione e un professore spinto dalla curiosità scientifica. Tre personaggi senza nome che sembrano rispondere alla rappresentazione della fede, dell’arte e della scienza. Stalker

Una volta giunti in prossimità della camera dei desideri, lo scienziato estrae dallo zaino una bomba con l’intenzione di distruggerla, ritenendo i suoi presunti poteri troppo pericolosi, soprattutto perché alimenta illusioni. La sua figura e intenzione, ricorda il Sartorius di Solaris, che voleva distruggere l’oceano senziente del pianeta perché non poteva né comprenderlo né controllarlo. Anche lo scrittore sembra d’accordo, per lui i desideri umani sono sempre meschini. Solo lo Stalker si oppone fermamente all’intento dello studioso, ritenendo la Stanza l’unico aggancio dell’uomo per credere nei miracoli. I tre, dopo la discussione, rimangono immobili sulla soglia della Stanza e nessuno sembra intenzionato a volerla varcare. Nel finale, lo Stalker torna a casa dalla moglie e dalla figlia paralizzata, bambina che inizia a mostrare poteri telecinetici, risultato forse del desiderio inconscio captato dalla Stanza al padre. Come aveva intuito lo scrittore durante una delle numerose conversazioni avute con i compagni durante il viaggio, la Stanza avvera probabilmente i desideri più veri e profondi di chi vi entra e non quello che vi si chiede.

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StalkerNonostante fosse stata accreditata agli stessi autori del romanzo, la sceneggiatura fu adattato dal regista stesso e, infatti, la pellicola risultante è notevolmente diversa.

Lo stesso Tarkovskij affermò che le parole Stalker e Zona erano le uniche due cose che il libro e il film avevano in comune. Rimangono quindi la Zona, che nello scritto non è unica ma ne esistono di analoghe nel resto del mondo, e la figura degli Stalker, avventurieri che penetrano nella Zona per riportare indietro tutti gli oggetti, lasciati dal passaggio di astronavi aliene, che gli capita di trovarvi.

La pellicola di Tarkovskij, ancor più di Solaris, rifugge invece ogni suggestione fantascientifica. Ha un ritmo lento e ipnotico, fuori da logiche narrative convenzionali, ed è inframmezzato da lunghi discorsi filosofici tra i protagonisti nello scenario di un paesaggio desolato. Una riflessione piena di metafore sulla fede, sulla speranza e sull’uomo messo davanti all’arcano.

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Diverse interpretazioni sono state date al simbolismo della Zona: si va dalla metafora del tabù, cioè di un limite imposto dalla società, in cui gli Stalker sono dei moderni Prometeo, all’allegoria del regime sovietico. Dal canto suo Tarkovskij scrive nel suo libro Scolpire il tempo-Riflessioni sul cinema (1988):

Mi hanno sovente domandato cos’è la Zona, che cosa simboleggia, e hanno avanzato le interpretazioni più impensabili. Io cado in uno stato di rabbia e di disperazione quando sento domande del genere. La Zona, come ogni altra cosa nei miei film, non simboleggia nulla: la Zona è la Zona […]”

In un’altra intervista disse invece:

Coloro che cercano il significato durante la visione saranno delusi. Il mio osservatore ideale guarda un film come un viaggiatore che osserva il paese che sta visitando.”

L’ambiente desolato della Zona fu ricostruito nei pressi di una centrale idroelettrica abbandonata lungo il fiume Jägala, vicino a Tallinn, in Estonia.

Parte della pellicola fu rigirata con un nuovo direttore della fotografia perché alcuni dei negativi originali andarono distrutti per errore. Ciò giustifica alcune differenze d’aspetto tra spezzoni diversi del film. Il regista commentò il fatto dicendo che “nessuna madre dà alla luce lo stesso figlio due volte.”

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A parte la scena finale con la bambina, gli elementi fantastici non sono mostrati ma solo suggeriti. In apertura del film appare, per esempio, la scritta: “Che cosa è stato? La caduta di un meteorite? La visita di abitanti dell’abisso cosmico?” La stessa peculiarità della Zona rispetto al mondo esterno è esplicitata non da particolari effetti speciali, come avviene invece in Annientamento (Annihilation), film del 2018 tratto dal romanzo omonimo di Jeff VanderMeer per certi versi debitore a questo, ma soltanto dal diverso cromatismo delle scene ambientate fuori (in uno sporco bianco e nero) e dentro (a colori) il singolare luogo.

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La rinuncia a qualsiasi aspetto esplicitamente fantascientifico fu una scelta consapevole di Tarkovskij, che non voleva assolutamente che il suo film fosse inserito in un ambito di genere. Lo stesso regista scrisse:

A che genere appartengono i film di Bresson. A nessuno! Bresson è Bresson. Bresson è lui stesso un genere. Antonioni, Fellini, Bergman, Kurosawa, Dovženko, Vigo, Mizoguchi, Buñuel non sono uguali che a sé stessi. Dal concetto stesso di genere spira un vento di morte, mentre gli artisti, invece, sono dei miscrocosmi assolutamente originali: come si fa a comprimerli dentro i confini convenzionali di un genere?

Non lo si fa, infatti, ma ciò non toglie che le loro opere, non tutte ma Stalker come Solaris sicuramente, si possono ricondurre a un genere senza per questo debbano sentirsi sminuite. Tarkovskij continua:

In Stalker si può definire fantastica soltanto la situazione di partenza […], per quanto riguarda ciò che accade ai protagonisti, non vi è nulla di fantastico […]”

Discorso analogo a quello che fatto dallo scrittore francese Pierre Boulle riguardo al suo romanzo Il pianeta delle scimmie, come visto in un articolo precedente, e che avevamo già sentito fare allo stesso regista russo parlando di Solaris. Affermazioni che dimostrano quanto gli stessi autori disconoscano della fantascienza, visto che partire da situazioni fantascientifiche per parlare delle realistiche reazioni dei protagonisti è esattamente una delle prerogative del genere.

Crediti
Stalker (URSS/DDR 1979, 161’, BN/C)
Regia di Andrej Arsen’evič Tarkovskij.
Sceneggiatura di Arkadij e Boris Strugackij e Andrej Arsen’evič Tarkovskij dal romanzo di Arkadij e Boris Strugackij Picnic sul ciglio della strada (Pikník na obóčine, 1971).
Con Aleksandr Kajdanovskij (lo Stalker), Anatolij Solonicyn (lo Scrittore), Nikolaj Grin’ko (lo Scienziato), Alisa Frejndlich (Moglie dello Stalker), Nataša Abramova (figlia dello Stalker).

Roberto Azzara
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(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

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