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ANNIENTAMENTO (2018)

Annientamento, Premio Nebula 2014 che dà il nome al film omonimo, è il primo romanzo della Trilogia dell’Area X scritta da Jeff VanderMeer, di cui fanno parte anche i romanzi Autorità e Accettazione.

La prima volta che vidi il film non lo apprezzai molto; pur sentendone il fascino, mi pareva un guazzabuglio con poco senso e citazioni di altri film. Per apprezzarlo ho dovuto compiere un lungo periplo.

Mi cadde in mano il romanzo, anzi la trilogia.

Si tratta di un opera di solida scrittura, che non a caso trova posto ne Gli Struzzi di Einaudi. Un lavoro che si concentra più sullo scavo dei personaggi, sui loro pensieri ed emozioni, che sulla ricerca di una verità assoluta.

Fantascienza a tratti tinteggiata di horror, che non prende posizione sugli eventi narrati. Per questo non sapremo mai se l’Area X è un luogo benevolo o nefasto, se è prodromo di una catastrofe o l’inizio di una positiva evoluzione della vita sulla Terra, se produce uno scompaginarsi psico-biologico delle persone coinvolte o le conduce verso una crescita della coscienza. Vi si seguono le orme di Lovecraft, che ben sapeva che il non detto è molto più impressionante dell’esplicito.

Sicuramente è un gorgo nel quale il lettore viene trascinato, come i personaggi del romanzo, e spinto a procedere, tanto preso dai particolari da rimanere quasi insensibile a ogni blando tentativo dell’autore di dare una spiegazione più complessiva e razionale.

Insomma, stiamo parlando di un’opera quasi impossibile da trasporre al cinema.

Eppure Alex Garland ci ha provato e non possiamo dire che abbia fallito.

La seconda visione, quindi, invece di produrre in me lo scandalo per le necessarie esemplificazioni, mi ha emozionato, proprio perché la mia comprensione delle immagini era ferocemente aumentata. In genere non lo faccio, ma questa volta lo consiglio a tutti, prima i romanzi e poi il film.

Ora comprendo che la parte che inizialmente mi era parsa dejà vu era invece necessaria e che in fondo è mantenuta al minimo. Ora, solo un illustratore, come io in parte sono, può capire lo sforzo titanico di produrre immagini che veicolino concetti così ineffabili e sfumati. La necessità perciò di usare immagini che per lo spettatore abbiano già un significato, bilanciate da altre, diremmo nuove, che per lui sono una sorpresa e un azzardo.

La prima cosa cui Garland ha certamente pensato approcciandosi all’Area X è stato Stalker di Tarskovskij, opera sicuramente nota anche al romanziere. In entrambi i lavori si parla di un’area pericolosa in cui neanche i militari osano entrare e i personaggi non vengono definiti coi loro nomi ma con la loro professione: lo Scienziato, il Professore, la Psicologa, la Biologa.

Ma Stalker è un film autoriale degli ultimi anni Settanta, in cui vediamo i protagonisti aggirarsi per boschi e ruderi abbandonati, senza che accada niente di visivamente significativo. Una strada improponibile in un film ad alto budget. Da quel film verrà quindi estrapolata solo l’ambientazione generale.

Inoltre Garland doveva in qualche modo mostrare la doppia natura dell’Area X, la sua ambiguità di fondo, e sceglie di farlo con la comparsa di infiorescenze e muffe variopinte in luoghi e in modi che non dovrebbero essere. Solo a tratti invece, appare un po’ di splatter cinematografico, che non ha quasi alcuna parentela col romanzo. Una concessione ai finanziatori.

La sceneggiatura, dello stesso Garland, è uno sforzo titanico (che tra l’altro non si limita al romanzo omonimo ma cerca un pochetto di abbracciare tutta la trilogia).

Intanto perché lui ci deve mostrare ciò che nel libro è raccontato dalla protagonista, strada che avrebbe trasformato il film in un lungo monologo. È per questo che la visione successiva alla lettura diviene così densa. Perché gli sguardi e i silenzi dei protagonisti diventano grida per chi ne conosce le profonde motivazioni. Solo enigmi per chi vede il film a freddo.

Meno coraggiose sono alcune scelte che servono a togliere allo spettatore un aggravio di inquietudine.

Nei libri non capirete del tutto se ciò che accade è dovuto a un’intrusione aliena, magari di altre dimensioni, al naturale ed esplosivo svolgersi dell’evoluzione biologica del pianeta o a qualche manifestazione dei mondi occulti.

Il film, invece, volutamente più fantascientifico, prende decisamente posizione sull’origine aliena. Forse perché una delle cose che più inquieta la specie umana è il sapere che anch’essa un giorno dovrà mutare, che un giorno sarà soppiantata da qualcos’altro, si spera più evoluto di lei.

E per lo stesso motivo, alla fine si lascia intendere che l’Area X in qualche modo è stata neutralizzata.

Diversamente, ce n’era di che togliere il sonno a un povero idraulico di Pasadena. E come biasimarlo?

ANNIENTAMENTO

Tit. Orig.: Annihilation

Regia: Alex Garland

Int.: Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Tessa Thompson, Oscar Isaac, Gina Rodriguez, Sonoya Mizuno, Benedict Wong, Tuva Novotny, Cosmo Jarvis, Honey Holmes, David Gyasi, Kumud Pant

Durata: 120’ Colore USA 2018

NOTE: Tratto dall’omonimo romanzo di Jeff VanderMeer

Soggetto: In una zona misteriosa e disastrata, denominata Area X, vengono inviati molti agenti in esplorazione per scoprire la verità: alcuni non sono tornati, altri non hanno trovato niente di strano. L’Area X sembra espandersi e una biologa si prepara per una nuova spedizione…

VanderMeer.Jeff.author.photo.by.Kyle.Cassidy.

Jeff VanderMeer

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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