I VIAGGI DELL’ASTRONAVE OMEGA
Prima di seguitare a parlarvi delle cose che amo e che mi hanno colpito, vorrei parlarvi di un’esperienza particolare che ho fatto e che credo sia stata a oggi un unicum nel panorama editoriale della fantascienza, almeno italiana.
Ogni scrittore, forse ogni appassionato di fantascienza, reca con sé un antico amore: la Space Opera. Si tratta di racconti che hanno costituito un po’ l’inizio della grande letteratura fantascientifica e che narrano di astronavi che viaggiano nel cosmo a velocità impossibili e dei loro coraggiosi equipaggi. Così ogni scrittore come me sogna di scrivere le avventure della propria nave e del proprio equipaggio; cosa solo apparentemente facile a farsi. È infatti più alla fine che all’inizio della mia avventura letteraria, che mi è venuta la voglia e l’ispirazione di prendermi questa soddisfazione.
Compresi che ero in grado di scrivere qualcosa di quel genere in un modo divertente.
Un giorno mi venne in mente che sul web c’erano abbastanza immagini di Star Trek da poterle usare per realizzare una storia del tutto nuova. Creai così due fumetti, sarebbe meglio dire fotoromanzi: uno dedicato alla Serie Classica e uno dedicato alla serie Enterprise. Avendoli fatti per divertirmi, li regalai, tramite il loro sito Facebook, ai fan della saga che, anche con mia sorpresa, li gradirono (tanto che il secondo lo feci proprio a loro grande richiesta).
In effetti, impostando il progetto, ricordai di aver scritto un racconto che narrava di un’astronave in missione e perciò scelsi di usare quell’equipaggio per imbastire la mia epopea.
Dunque, forse, ero pronto. Ma come veicolare queste storie con una modalità seriale?
Decisi di comportarmi come se i miei racconti fossero dei telefilm. Creai allora un sito apposito dove presentavo l’iniziativa e promettevo un racconto alla settimana, cosa che puntualmente avvenne. Sul sito poi c’erano anche disegni della nave, dei personaggi e schede tecniche che presentavano il mondo narrativo in cui volevo muovermi.
Di cosa parlano le avventure dell’astronave Omega? Di molte cose ma principalmente di un personaggio che mi è rimasto nel cuore, il Capitano Alcott.
Contrariamente alle saghe di Star Trek, tutto comincia quando l’umanità è a malapena in grado di navigare nel proprio sistema solare. Will Alcott, durante una delle sue prime missioni, ha la fortuna di trovare un’astronave aliena precipitata. Questo lo rende famoso e quando, basandosi sul motore del relitto, gli scienziati riescono a metterne a punto uno loro, si pensa subito a lui per farne il capitano del primo prototipo di nave interstellare, la Omega.
Dove mi avrebbero condotto il Capitano e la sua nave? Non lo sapevo e la cosa divenne ancor più affascinante quando, rispondendo ad un invito che avevo messo sul sito, mi contattò Elio Antenucci per partecipare al progetto.
Che personaggio è il caro Elio, introverso, geniale, a tratti forse un po’ folle. E non aveva mai scritto un racconto in vita sua, tanto che dovevo raddrizzare tutto ciò che scriveva con un lavoro molto faticoso. Tuttavia aveva una ricca esperienza di Master dei giochi di ruolo e questo lo dotava di una fantasia eccezionale. Mi condusse in luoghi dove non avrei mai pensato di andare. Mi impelagò in battaglie spaziali epiche, mi costrinse a confrontarmi con alieni potenti come divinità.
Ma non sapevo che Elio aveva un oscuro piano… Quatto quatto, stava riversando nel mio mondo narrativo uno tutto suo. Un universo che aveva in testa da anni, che cercava di esprimere anche perché per lui, almeno così ho capito, esisteva realmente. La cosa condusse a una rottura. Ma non perché non glielo volessi far fare, anzi, il contrario. Erano i miei racconti a introdurre nel suo disegno variabili che lo facevano soffrire.
“Non posso restare inerte di fronte ad una simile distruzione del mio universo” mi disse, all’incirca. Fu una separazione consensuale, anche se non posso negare che Elio mi costrinse a prendere una direzione che poi finì per costituire l’ossatura di tutta la saga.
Come da me previsto, dopo più di una trentina di appuntamenti col pubblico dei lettori, a giugno del 2015 terminai quella che, come si dice per i telefilm, era la prima stagione del mio serial letterario. E come da progetto, tutti i racconti furono eliminati dal sito e confluirono in un bel librone, di grande formato, tutto a colori con le illustrazioni del sito. Insomma, ora che avete visto tutte le puntate… accattatevi il cofanetto DVD, ovviamente prodotto da Edizioni Scudo.
Alla fine della prima stagione era successa una cosa che avrebbe pesato sul cuore di Alcott per tutto il resto della saga. Delle entità potentissime avevano racchiuso tutta la Via Lattea in un campo di forza che avrebbe impedito ogni esplorazione al di fuori di essa. Quindi io sapevo con chiarezza due cose. Una era che il Capitano avrebbe impiegato le altre due previste stagioni a cercare di abbattere quel guscio, l’altra era che da solo non potevo tenere quei ritmi. Mi serviva un nuovo partner e mi venne un’idea un po’ folle.
Pierre Jean Brouillaud può dirsi, credo, uno dei padri della fantascienza francese moderna (e lo specifico perché i francesi iniziarono a scrivere fantascienza già nel settecento). Le sue avventure spaziali erano di un genere così diverso da quello proposto dal mio partner precedente che non riuscii a resistere. Lo contattai e con mia sorpresa aderì con entusiasmo sempre crescente. E ad Alcott capitarono strane cose, perché nei racconti di Brouillaud gli astronauti non sono dominatori, ma spesso si ritrovano in balia di mondi enigmatici dove ci si confronta spesso con paradossi filosofici assai complessi.
Mi toccava tradurre il tutto, perché giustamente lui scriveva in lingua madre. Inoltre, per rispetto, non lo avevo costretto a un’attenta lettura della stagione precedente, così dovevo rivedere il suo lavoro per eliminare apparenti incongruenze. Modifiche che a volte erano così importanti da giustificare una doppia firma. Alla fine anche lui fu molto contento.
Come terzo e ultimo partner, decisi di andare sul sicuro, con un autore capace di scrivere praticamente qualsiasi genere letterario del fantastico: Fabio Calabrese.
Dopo molte peregrinazioni, finalmente Alcott capisce cosa deve fare per liberare la Via Lattea dalla sua prigione e lo farà sacrificando la sua vita. E con questo mi illudevo di aver messo la parola fine alla gratificante e faticosa esperienza. Ma avevo fatto i conti senza l’oste.
Infatti, il buon Calabrese si era divertito tanto a collaborare con me a questa avventura che non aveva voglia di smettere. Si è così inventato uno spin-off che in questo momento è in una fase di avanzata lavorazione, anche se ancora non so ne quando, ne dove, ne come esso andrà a finire.
Insomma, è stata una bella avventura che ha generato tre bellissimi albi di avventure (più il quarto che apparirà sicuramente l’anno prossimo). Purtroppo, per un incidente informatico, il sito di Alcott è andato perduto. Ma sono sicuro che adesso è con il mio Capitano, laggiù dove non esiste il tempo ma le leggende vivono in eterno.
Giorgio Sangiorgi
Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.