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PERSONAGGI IN ORDINE SPARSO 1

PERSONAGGI IN ORDINE SPARSO 1

(Donato Altomare ci racconta di alcuni personaggi incontrati durante la sua carriera:
Michele Martino, Antonio De Ceglie ed Ernesto Vegetti.)

Michele Martino

Chi lo ricorda?

Io con grande affetto e simpatia.

Rammento che era uno dei massimi esperti del fantastico e della fantascienza. I suoi articoli apparivano spesso in varie pubblicazioni e io li leggevo tutti con estrema attenzione.

Lo incontrai durante una delle primissime Italcon alle quali presi a partecipare con una certa assiduità. Ascoltai poi la sua conferenza e, alla fine, timidamente gli chiesi cosa ne pensasse di un mio racconto apparso su una fanzine nella quale era responsabile. Ero pronto a tutto, ma non a quello che accadde. Le opzioni erano varie. La prima:

Scusa, ma non ho avuto il tempo di leggerlo”, oppure:

Scusa, ma non mi è piaciuto.”, oppure,

Scusa, ma devi migliorare l’italiano.”

E altre possibili.

Lui invece annuì e disse:

Mi è piaciuto, molto. –

Ovviamente restai senza parole. Anche perché immediatamente aggiunse:

Peccato…-

Peccato?

Peccato perché?

Chiesi sorpreso.

Sapete, ci tenevo tantissimo a quel racconto, uno dei cinque o sei che sino ad allora ero riuscito a far pubblicare su una fanzine, ma soprattutto ci tenevo molto all’idea. Era orgoglioso di aver avuto un’idea originale. E gli scrittori di fantascienza sanno quanto sia difficile avere un’idea originale. Io allora non lo sapevo.

Lui mi rispose:

Peccato per l’idea non proprio nuova. L’hanno sfruttata…

E giù cinque o sei scrittori di fantascienza stranieri.

Mi sentii come quando a scuola venni sorpreso a copiare.

Quel giorno decisi che non avrei più scritto fantascienza in vita mia.

Per fortuna (o per sfortuna dipende dai punti di vista) qualche giorno dopo scordai la mia decisione irrevocabile e scrissi un altro racconto.

 

Uno sconosciuto…

Nel 1983 seppi che ero finalista al Premio Italia per la categoria Racconto (non esisteva la differenza tra professionale e amatoriale). Si trattava del racconto: E la padella disse: attento a non cadere, mentre la brace sogghignava (L’Altro Spazio di Luigi Pachì). La nomination per me era impensabile, sbalorditiva. Insperata. Mi precipitai a Borgomanero con l’auto. Quasi mille e cento chilometri, partendo la mattina del sabato per giungere giusto per la premiazione. Quando arrivai, dovetti registrarmi e pagare la quota giornaliera, anche se sarei stato pochissimo tempo, giusto quello che occorreva per assistere alla proclamazione dei vincitori. C’era accanto a me un altro appassionato in attesa di registrazione. Quando udì il mio nome esclamò:

Ah! Tu sei quello della padella –.

Divenni paonazzo e annuii. Qualcuno si ricordava del mio racconto. Felicità allo stato puro.

Grazie amico mio, da solo hai giustificato un viaggio pazzesco, anche se non ho mai saputo il tuo nome.

Che allora facessi follie per la fantascienza lo dimostrai poco dopo. Finita la premiazione mi rimisi in macchina per tornare a casa. Altri mille e cento chilometri, tutti di notte, perché la domenica seguente avevo una cerimonia in famiglia alla quale non potevo mancare.

Guidavo elettrizzato, con stretto tra le mie mani il diploma di terzo classificato.

Duemiladuecento chilometri in meno di ventiquattr’ore.

Ero però felice, perso nei miei sogni di gloria (bastava davvero poco allora per farci sognare…), tanto che a Milano sbagliai l’uscita dell’autostrada per Bologna e tirai dritto.

Me ne accorsi subito, una ventina di metri oltre, giusto il tempo di frenare. Mi girai e pensai che muovendomi lentamente in retromarcia nella corsia di emergenza non avrei dato fastidio a nessuno e avrei imboccato l’uscita giusta. Del resto in quel momento l’autostrada sembrava deserta.

Sembrava. Una pattuglia della stradale si era appena fermata dietro di me. Venne fuori un poliziotto scuotendo il capo. Aveva capito tutto.

Cosa vuole fare?

Mi chiese con fare sornione…

Sa… ho sbagliato l’uscita… sono solo pochi metri… devo viaggiare tutta la notte per arrivare a Bari entro domattina… e allungare sarebbe terribile… magari, col vostro aiuto…-

Mi fissò come si fissa un pazzo. Se avesse saputo che ero un appassionato di fantascienza forse mi avrebbe anche fatto il test alcolico e quello della droga.

Mi spiace, ma deve proseguire. Se fa un solo metro indietro le sequestro l’auto. –

Ma il diploma me lo lascia? –

Lui non capì. Poi probabilmente pensò: “il solito meridionale imbranato”. Ma fu gentile:

Guardi, tra circa cinquecento metri c’è un’altra uscita. La prenda, rientri in città e segua le indicazioni per l’autostrada. Troverà l’altro ingresso dove potrà prendere per Bologna.

Lui non aveva risposto alla mia domanda, non mi aveva detto se mi avrebbe lasciato il diploma una volta requisita l’autovettura.

Per non correre rischi obbedii.

 

Angelo De Ceglie

Un gran bel ragazzo che scriveva racconti di fantascienza molto interessanti (Premio Italia 1983 con Babele).

Morí giovanissimo cadendo, così mi dissero, da una parete rocciosa mentre faceva bouldering.

La notizia mi scosse profondamente.

 

Ernesto Vegetti

Ernesto Vegetti

Potrei parlare moltissimo di Ernesto. Ma non è il caso, del resto l’ho fatto già molte volte. Vorrei soltanto raccontare quando l’ho conosciuto, in una delle prime Convention alle quali partecipai, se non rammento male era quella a Montegrotto nel 1984, dove portai a casa, per la seconda volta, il terzo premio per la categoria Racconti con Belladinotte (Sf..ere di Gianni Pilo). Cominciai a farmi la fama di “eterno terzo”, che, dopo pochi anni divenne “eterno secondo”. Poi…

Stavamo andando a pranzo. C’era lui con molti altri nomi importanti, quelli che consideravo l’Olimpo della fantascienza italiana, insieme a molti ospiti italiani e stranieri. Invece non eravamo molti noi, semplici appassionati. Lui ci indicò un tavolino da sei posti, poi, indicando un lungo tavolo zeppo di sedie aggiunse: – Lì siamo noi.

Mi lasciai sfuggire un:

Già, sono molti di più gli organizzatori e gli ospiti che i semplici appassionati. –

Ernesto rimase per una frazione di secondo incerto. Poi la interpretò (con mio sommo sollievo) come una battuta e scoppiò nella sua roboante risata.

Chi l’ha conosciuto personalmente sa che Ernesto aveva una risata contagiosa. Di petto, da attore consumato, convinta. Se la sentivi ne eri irrimediabilmente contagiato. Risi (nervosamente) anch’io.

Da allora si ricordò di me.

E io di lui.

E quando divenimmo amici lo sfottevo chiamandolo Homo Ridens.

Mi manca troppo quella risata.

(Anche se non ci crederete…continua)

 

Ernesto Vegetti e il collezionista di Urania, Piero Tarditi

Altri articoli della serie:

MALEDETTISSIMI UFO

MATER MAXIMA E GLI ANTEFATTI

I DISCHI VOLANTI SONO ATTERRATI…

NON SOLO UFO

RICORDO DALL’ESTERO

Donato Altomare
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Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.

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