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NON SOLO UFO

NON SOLO UFO

Difficile e, al contempo, semplicissimo raccontare quello che è accaduto durante la mia lunga militanza. Ovviamente mi riferisco agli incontri con lettori, editori, giornalisti, ecc…

Quando occasionalmente si parlava con amici o conoscenti di fantascienza e, con molto orgoglio, dicevo che ne ero un grande appassionato, spesso qualcuno rispondeva:

A me non piace la fantascienza. –

Capisco. Magari avrai letto un libro sbagliato. –

No, non ho letto nulla. –

E come fai a dire che non ti piace?

Ho visto un film…-

Stendo un velo pietoso. Il rapporto film-letteratura in fantascienza è un vecchio riccio spinosissimo. Di perle ne ho sentite in televisione (grande successo per il film 2001: odissea nello spazio, tratto dall’omonimo romanzo di Clarke…) senza parlare del fatto che film squisitamente di fantascienza vengono tuttora spacciati per Commedia o Drammatico o Thriller o Avventura (date un’occhiata a Sky) e chi più ne ha più ne metta.

Ma, oltre al frequentissimo richiamo agli UFO, un altro commento mi ha spesso perseguitato, l’odiato:

Non leggo fantascienza perché non leggo storie per bambini.”

Molti credevano, e credono ancora, che il fantastico sia per bambini. A sentire Daniele Giancane, docente universitario, poeta, saggista ed esperto in letteratura per l’infanzia, chi sostiene questo non ha poi tutti i torti. La stragrande maggioranza di favole per bambini ha componenti fantastiche che, in molti casi, scivolano nell’horror. E l’assioma (principio assunto come vero senza dimostrazione) trova la sua (non necessaria) dimostrazione nella matematica. Infatti basta partire dalla relazione transitiva se A = B e B = C, ne consegue che A = C.

Se i nostri racconti sono fantastici e fantastiche sono le favole per bambini, ciò vuol dire che i nostri racconti sono favole per bambini.

E ditemi un po’ voi se non è vero…

Altro tormentone è:

Scrive fantascienza? Allora predice il futuro.-

Mi ci vedete? Turbante in testa, lungo (enorme) pseudo accappatoio azzurro con stelle e lune disegnate sulla stoffa, nella classica tenda durante una fiera paesana davanti a un altrettanto classica sfera di cristallo che si accende col pulsante a pedale o addirittura semplicemente battendo le mani.

Magari ci riuscissi. Poiché oggi si scommette anche sul colore delle mutande di Pirlo, quando scende in campo, diverrei ricchissimo.

Più volte me l’hanno chiesto, più volte ho risposto che noi siamo soltanto scrittori, insomma facciamo letteratura (musi storti, sguardi perplessi), non futurologia.

Diversi anni fa mi è capitato tra le mani una edizione (anni ’60, se non rammento male del 1965) delle Cosmicomiche di Calvino. Ce l’ho da qualche parte, ma ci metterei un mese a trovarlo.

Chi presentava l’opera si arrampicava letteralmente sugli specchi per tenere il grande autore lontano dalla fantascienza o, più in generale, dal fantastico. Sosteneva che quell’opera non era fantascienza. Per la semplice ragione che la fantascienza è futurologia, mentre il libro di Calvino non prediceva il futuro. Così si avventurava in complesse spiegazioni senza capo né coda, tirando in ballo l’onirismo e la metafisica. Insomma. Qualsiasi cosa pur di non associare al narrato la parola “fantascienza”. E questo mentre, quasi contemporaneamente, negli Stati Uniti l’opera di Calvino veniva pubblicata con SF a caratteri cubitali in copertina.

Ho provato a spiegare che spesso noi ci avvaliamo di tecnologie correnti che esasperiamo, che estrapoliamo da un contesto per applicarlo in un altro, che la nostra abilità non sta nell’inventare nuove mirabilia (anche se spesso lo facciamo senza presunzione che si creino davvero), ma quella di interpretare l’attuale portandolo a trasformazioni che, nel futuro, possono come non possono avvenire.

Che poi, in un futuro più o meno lontano, quella che oggi è soltanto un’idea impossibile possa concretizzarsi non è escluso. Il problema è che nessuno può prevedere quanti anni passeranno.

Insomma, è come la storiella della scimmia. Se dai a una scimmia un computer (per la verità era una macchina per scrivere, ma anche le storielle filosofiche si devono aggiornare) e la scimmia ha un tempo infinito per battere a casaccio i tasti, prima o poi (ri)scriverà l’intera Divina Commedia.

E sono così insistenti le voci sulla nostra capacità di predire il futuro che una notte ho sognato di inventare un sistema per indovinare il 13 della schedina. Creare diagrammi sulla base dei risultati precedenti e scoprire che questi, con frequenze di X anni, si ripetono integralmente.

Qual è la frequenza X? Magari fossi riuscito davvero a scoprirlo… dettagli.

(I’ll come back)

Altri articoli della serie:

MALEDETTISSIMI UFO

MATER MAXIMA E GLI ANTEFATTI

I DISCHI VOLANTI SONO ATTERRATI…

 

La copertina è © Walt Disney

Donato Altomare
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Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.

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