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MATER MAXIMA E GLI ANTEFATTI

MATER MAXIMA E GLI ANTEFATTI

Prima di arrivare a Mater Maxima, facciamo un piccolo passo indietro.

Quello che considero il mio primo libro di fantascienza, e cioè ‘Metà della Vita’, in realtà non era un vero e proprio libro, nel senso che ne aveva la forma, ma era senza editore e neanche stampato. Il tipografo aveva fatto dei “pellicolini” dalle pagine che avevo battuto a macchina nella dimensione giusta e poi aveva stampato il tutto e infine rilegato. Un lavoraccio che, tra l’altro, avevo pagato io. Era (è) una raccolta dei miei primissimi racconti.

Mi è costato sangue e sudore, sudore e sangue. Non c’era il digitale, almeno non ai costi attuali, per cui avevo sborsato un bel po’ di quattrini. Avevo passato giorni e notti a impaginarlo, a correggere le bozze, a controllare l’esatto inserimento dei disegni che precedevano ogni racconto. Insomma, una faticaccia. Dieci e forse più letture, infiniti controlli, discussioni interminabili col tipografo.

Poi finalmente la stampa.

La prima cosa che ho fatto è stata quella di portare una copia ai miei parenti e ai miei amici più cari.

Tra i parenti c’era Zio Erasmo, un professore di matematica molto, ma molto bravo. Ero orgogliosissimo quando mi presentai a casa sua e gli diedi una copia del libro. Lui si mostrò molto interessato, quasi sorpreso e, dato che aveva la mente aperta di un matematico, apprezzò anche l’argomento.

Rammento che ero rimasto in piedi davanti a lui, come un allievo (e lo ero stato da giovanissimo) davanti al docente. Ricordo, ce l’ho davanti agli occhi, che lui prese il libro e cominciò a sfogliarlo annuendo compiaciuto. Poi si bloccò di colpo e mi disse: – Lo leggerò con piacere, Donato, ma potevi fare un po’ più di attenzione al testo.
E mi mostrò il nemico numero uno di ogni scrittore: il maledetto refuso.

Avevo saltato una ‘e’. E, nonostante le numerosissime letture, non me ne ero accorto. Diventai di ghiaccio.

Tra poco torniamo agli UFO.

Nel 2000 vinsi per la prima volta il Premio Urania con il romanzo Mater Maxima. Giuseppe Lippi mi chiamò a casa mentre stavo cenando.

Rispose Loredana. Poi: – È per te. 

Ciao, Donato, sono Giuseppe Lippi.

Giuro che non associai subito il suo nome al Premio Urania. Per me era un grande onore che Lippi mi chiamasse a casa. Istintivamente, ne rido ancora oggi, afferrando con la sinistra il cordless che mia moglie mi aveva passato, mi alzai in piedi senza allontanarmi dal tavolo o posare la forchetta che stringevo tra le dita della destra: – Mi fa piacere sentirti. – Mormorai banalmente.

Ti farà molto più piacere quando saprai la ragione di questa chiamata

Quale? – Ancora la mia mentre si teneva ben lontana dall’Urania, forse lo faceva per una forma di scaramanzia.

Il tuo Mater Maxima ha vinto il Premio Urania.

Non rammento quello che dissi. So che tentai di mostrarmi sobriamente felice, parlammo di cosa fare, di vederci a Milano, eccetera, eccetera. Dopo non so quanto tempo misi giù il telefono. E la posata. Poi, davanti agli occhi increduli di mia moglie, cominciai una danza al cui confronto quella dei Maori sembrerebbe un banale girotondo di bambini.

(Continua, siate certi, continua…)

Altri articoli della serie:

MALEDETTISSIMI UFO

I DISCHI VOLANTI SONO ATTERRATI…

Donato Altomare
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Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.

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