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IL DISTRUTTORE NERO DI A.E. VAN VOGT

IL DISTRUTTORE NERO DI A.E. VAN VOGT

Copertina originale di Roberta Guardascione.

Cose dalla mia Libreria

Astounding, luglio 1939, il distruttore neroApparso per la prima volta nel numero di luglio di Astounding science fiction del 1939, Il Distruttore nero è il primo racconto scritto dall’allora giovanissimo Alfred Elton van Vogt.

Il grande successo del racconto diede luogo all’ampliamento della storia nell’opera più nota dello scrittore, The Voyage of the Space Beagle, conosciuto in Italia come Crociera nell’infinito.

La storia si apre con uno scenario lunare avvolto dall’oscurità.
È un pianeta deserto in cui alcune rovine  suggeriscono la distruzione della civiltà che lo aveva abitato, ma il paesaggio non è immobile.
Una figura nell’ombra è in attesa. Si tratta dell’unico sopravvissuto alla catastrofe, dotato di tentacoli e antenne, come nell’iconografia dell’alieno del periodo (attenzione: nel testo che segue si narra l’intera trama del romanzo, n.d.r.)

Nonostante questi “equipaggiamenti” in realtà è un enorme gatto, scelto da van Vogt per la sua natura selvaggia e indomabile. Il Coeurl (così è chiamata questa specie)  si aggira tra le macerie della sua città, formulando ragionamenti primitivi e basilari; lo scrittore ce lo presenta come il protagonista del racconto. Come ogni creatura vivente deve nutrirsi per poter sopravvivere e il suo organismo ha bisogno della sostanza ID di cui il suo ambiente è quasi totalmente sprovvisto, motivo questo dell’estinzione dei suoi simili. Questa sostanza permane solo in alcuni esseri simili a vermi che cominciano ad essere davvero scarsi per poter soddisfare la fame del gattone.

Ma ecco, deus ex machina, che la risposta ai suoi problemi arriva dal cielo.
Una nave spaziale attraversa l’atmosfera del pianeta, per poi atterrare sulla sua superficie.
Il Coeurl comunica e percepisce il mondo attraverso le sue vibrisse che gli permettono di captare  in quella navicella una quantità altissima di ID, che si scopre essere nient’altro che fosforo, presente soprattutto nelle ossa umane, e i passeggeri dell’astronave appartengono a questa specie.
Si tratta di una spedizione di scienziati venuti a esplorare le rovine del suo pianeta.

L’alieno (anche se gli alieni in questo caso sono gli uomini), riflette a lungo guardando il veicolo atterrare e i suoi pensieri oscillano tra eccitazione e paura. Il suo popolo ha già subito in ere passate un’invasione violenta, quindi l’esperienza lo rende cauto, ma scoprire che in realtà è una spedizione scientifica lo rasserena. Li reputa innocui perché non cercano cibo, il loro scopo è solo la ricerca.

L’incontro tra le due specie è il fulcro dell’intero racconto. Gli umani guardano al Coeurl come a una scoperta biologica sensazionale, ne sono stupiti e ammaliati. Il Coeurl, invece, in loro vede solo cibo. Comincia a formulare strategie su come introdursi nella nave e mangiarseli. I suoi sono pensieri lucidi e razionali, inganna gli astronauti facendogli credere di essere innocuo e docile, entrando nella nave è ben voluto dagli scienziati quasi si trattasse davvero di un gatto. Ma la chiusura del portellone alle sue spalle innesca in lui il terrore della creatura istintiva quale è, tradendo i suoi intenti agli sventurati. La paura lo riporta allo stato primordiale di predatore affamato, soggiogato dal suo istinto.

Ne uccide molti dissimulando goffamente le sue gesta assassine, mentre i terrestri, tutt’altro che spaventati, reagiscono con il raziocinio della scoperta scientifica. Non lo uccidono perché troppo prezioso per i loro studi, andando oltre l’istinto di sopravvivenza. Il rapporto natura/cultura è il tema del racconto.

La Natura, con tutto il suo corollario di istinti animaleschi rappresentati dal Coeurl, sembra che prenda il sopravvento. Ma la vera risposta è nella Cultura. Nel racconto sono presenti numerose citazioni riguardanti episodi storici in cui le civiltà terrestri si sono succedute, e di come siano scomparse a causa della mancanza di curiosità verso l’ignoto, la conoscenza.

Come scopriranno gli scienziati grazie alle rovine della città, la civiltà dei Coeurl era piuttosto evoluta, ma non abbastanza da studiare modi per viaggiare nello spazio che avrebbero garantito loro la sopravvivenza. Se l’habitat non fornisce più gli elementi per sopravvivere, questi li devi cercare altrove, e per farlo devi essere dotato dei mezzi che ti ha fornito l’immaginazione (la Cultura). La loro mancanza di curiosità per l’ignoto li ha fatti morire di fame.

A.E. van Vogt basava tutta la grandezza umana su una visione scientifica e razionale. La sua filosofia stigmatizzava l’aspetto istintivo del genere umano attirandosi per questo molte critiche, assieme anche alla sua prosa un po’ grossolana.
Queste sue convinzioni lo portarono anche ad avvicinarsi a L. Ron Hubbard, però senza aderire mai a Scientology. Molto influenzato dalla filosofia di Alfred Korzybsky, i fili conduttori dei suoi romanzi furono il superomismo e il connettivismo .

Il Coeurl soccombe alla mancanza di conoscenza, è totalmente preda dei suoi istinti.

Il contesto storico in cui il racconto vede la luce è deleterio. Siamo nel 1939 e le teorie a cui si ispirava, l’evoluzionismo di Charles Darwin (lo Space beagle prende il nome della nave con cui il naturalista compì il suo viaggio alle Galapagos) e il superuomo di Nietzsche, vennero tramutate in nefasti concetti nazisti.

Quarant’anni dopo, siamo nel 1979, il mondo però è cambiato. Ci sono state le guerre mondiali, la bomba atomica è esplosa, e il Vietnam ha fatto scendere la superpotenza americana dal piedistallo. La scienza non fornisce più tutte le risposte. Esce al cinema un film iconico, Alien di Ridley Scott.

Il Distruttore nero ne è l’archetipo. Il gatto mascotte della nave Nostromo possiamo definirlo un omaggio nascosto al Coeurl (van Vogt fece anche causa ai produttori del film, perdendola, anche se alcune fonti dicono che ci fu un risarcimento a porte chiuse). La totale fiducia nella scienza qui vacilla. L’androide Ian Holm  protegge lo Xenomorfo con tutte le sue forze, ammirando la purezza del suo istinto di sopravvivenza, la spietatezza con cui la natura vince sulla cultura. Quest’ultima è in qualche modo corrotta, sporca, come la nave cargo su cui si svolge la storia, che non è più un asettico ed elegante veicolo come nella tradizione kubrickiana.

Quindi, è giusto soffocare i nostri istinti per diventare esseri privi di emozioni? O sono proprio gli istinti primordiali a soffocare le emozioni che ci rendono umani? Sono passate altre quattro decadi da allora e il mondo ha preso ancora un’altra strada, in cui sarà proprio la scienza ad ucciderci tutti, poiché le tecnologie hanno finito per impoverire e ammalare il nostro habitat e i cambiamenti climatici che stiamo vivendo sembrano esserne solo un preludio. Cosa faremo quando sarà il momento? Aspetteremo la morte come il Coeurl o andremo alla scoperta di nuovi mondi come gli uomini di scienza di van Vogt?

Roberta Guardascione

Borgo San Lorenzo – Firenze, 1977, è un’illustratrice e fumettista che vive e lavora a Napoli. È una delle fondatrici dell’associazione culturale Electric Sheep Comics. Accanita lettrice, da ragazzina ha sempre preferito Lovecraft a Walt Disney. Disegnatrice versatile, si muove agilmente tra generi diversi, dalla fantascienza all'horror, passando per la letteratura per ragazzi fino al pulp.

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