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MELANCHOLIA DI LARS VON TRIER (2011)

MELANCHOLIA DI LARS VON TRIER (2011)

Melancholia di Lars Von Trier, un premiato film del 2011 di cui si è certo discusso molto ma non credo troppo dal punto di vista fantascientifico. In fin dei conti è un film catastrofico che ritengo possa degnamente entrare nel novero dei film inquadrati nel genere.

Come prima considerazione, siamo in presenza di un film che, pur lontano dalle algide atmosfere di quei tempi, un po’ ci potrebbe riportare alla fantascienza un po’ metafisica degli anni Settanta, quella, tanto per citare qualche titolo senza fare alcun raffronto ma per puro esempio, di L’uomo che fuggi dal futuro, Stalker e Solaris solo perché è bene non scomodare lo stesso Kubrik.

Tanto per scoraggiare i buontemponi, se già non lo avessero capito dal suo titolo, non stiamo parlando di un film allegro ma di una parabola dedicata alla depressione, disturbo di cui anche il regista soffre. Pare che l’idea della trama sia nata quando lo psicologo di Von Trier gli spiegò che le persone depresse affrontano molto più efficacemente certi eventi catastrofici, perché, sotto sotto, sono già preparati all’idea e non si aspettano certo una vita tutta rose e fiori. L’idea che l’esistenza sia tutto un susseguirsi di delusioni fino all’avvilente mortale epilogo, li corazza in partenza di fronte a qualsiasi maremoto.

Senza tema degli spoiler, perché la forza del film non risiede certo nella trama, cominciamo a dire che la pellicola inizia con una serie di immagini dal carattere decisamente metafisico, probabilmente dovute a sogni della protagonista (Kirsten Dunst), immagini che però, in gran parte se non tutte, si riveleranno assolutamente realistiche perché sta per succedere qualcosa di inaspettato.Melancholia

Dopo questo prologo spiazzante, dove gli oggetti nel chiarore notturno hanno due ombre, inizia una prima parte ove la protagonista riesce nel difficile tentativo di far naufragare il proprio matrimonio la sera stessa delle nozze. Interessante metafora di una vita intera di coppia riassunta in un sol giorno ma un po’ disinnescata da piccoli segnali che già fanno capire che i drammi umani cui stiamo assistendo non hanno praticamente alcun valore, di fronte alla tragedia globale che si prepara.

Nella seconda parte, la villa che era stata scena delle nozze naufragate si spopola e rimangono solo poche persone, che sono in attesa di un fatto annunciato. Si tratta dell’imminente collisione con Melancholia, un pianeta gemello della Terra che non era mai stato scoperto perché si trovava, rispetto al nostro pianeta, dalla parte diametralmente opposta del Sole. Riguardo a questo, lo stesso regista ha spiegato a più riprese che non ha mai avuto pretese di scientificità nello sviluppare questa trama, visto che i fisici, anche se ancora alle prese con alcune anomalie non del tutto chiarite, si sarebbero certamente accorti di una presenza così ingombrante nel sistema solare. Melancholia e Doppia ImmagineQuesto a noi, tuttavia, non interessa perché l’ipotesi di un’antiterra ha già dei precedenti illustri nel cinema di fantascienza, cioè Doppia immagine nello spazio di John Read, del 1969; un’opera che in qualche modo anticipa le atmosfere del decennio seguente.

Gli scienziati, nel film, dicono che Melancholia si avvicinerà presto alla Terra ma non la colpirà. Tutti? No, qualcuno più avveduto ha capito che ci sarà un primo avvicinamento, ma poi l’antiterra si allontanerà come per prendere una rincorsa e poi si schianterà su di noi distruggendoci. Il nostro clone che ci distrugge è già un’iperbole piena di significato.

Dai dialoghi tra i presenti si comprende che, nonostante tutte le rassicurazioni delle autorità, gran parte della popolazione mondiale se la sta facendo sotto. E così anche i nostri eroi, a parte la nostra Kirsten che, forte della sua mega-depressione, saprà esattamente come gestire gli ultimi momenti della sua famiglia, con umanità, compostezza e dignitosa sobrietà. È questa la parte che più ci interessa del film, una descrizione credo precisa e senza melodrammi del comportamento umano di fronte a una fine così soverchiante e irrimediabile.

Ancor che poco realistica, l’immagine di un pianeta che giganteggia nel cielo, ingrandendosi sempre più, ricorda certi sogni che, chi li ha fatti, non può non rammentar, e ci fa venire in mente, per contrasto la gigantesca e benevola Luna di Joe contro il vulcano, un film ispirato di John Patrick Shanley, del 1990, che vi invitiamo a ricercare e a rivedere.

È sempre difficile descrivere la commozione, quasi pacata, che si prova di fronte alla distruzione del mondo quando questa è vista con occhio lucido e senza drammatizzazioni. Non vi diremo di più sul comportamento dei vari personaggi, perché questo è proprio il vero valore della pellicola. Vi diciamo solo che, dopo averlo visto, non guarderete mai più la Luna con gli stessi occhi.

 

© Giorgio Sangiorgi 2019

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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