

Karin Boye (1900-1941) è una poetessa e romanziera svedese molto più nota in patria che nel resto del mondo. Negli anni ’20 entrò a far parte del movimento Clarté, fondato dallo scrittore francese Henri Barbusse. Il movimento era d’ispirazione comunista e mostrava grande fiducia nella psicanalisi freudiana.
Nel 1928, un viaggio in Unione Sovietica la disilluse nei suoi ideali politici ma restò comunque legata al movimento. In un’epoca in cui l’omosessualità era considerata una malattia (e in Svezia un reato), nel 1932 si trasferì a Berlino per curarsi tramite sedute psicanalitiche che invece ebbero l’effetto di spingerla ad accettare la propria condizione. Iniziò la convivenza con la tedesca Margit Hanel, sua compagna per il resto della sua vita. Con l’avvento del nazismo e l’inizio delle persecuzioni razziali (Margit era ebrea), le due si spostarono in Svezia, dove Karin, sempre più preda di manie depressive, si suicidò.
Kallocaina è il suo ultimo romanzo (il suo unico tradotto in italiano) e si apparenta con il filone distopico della fantascienza che diversi e importanti esempi ha avuto nella prima metà del XX secolo.
Kallocaina è spesso stato considerato influenzato da Il mondo nuovo di Aldous Huxley e a sua volta una delle fonti d’ispirazione di 1984 di George Orwell, scritto otto anni dopo: e in effetti lo Stato Mondiale ha molti punti in comune con l’Oceania di 1984. Se l’elenco delle analogie con i due più celebri romanzi sarebbe in effetti lungo, il romanzo di Karin Boye conserva comunque delle indubbie caratteristiche originali.
Dal punto di vista politico, non c’è dubbio che le sue esperienze in Unione Sovietica e nel nascente Terzo Reich abbiano influenzato la visione di uno stato basato sull’invadenza e sul sospetto. Ma alcuni hanno anche visto una metafora, esasperata, di caratteristiche tipicamente scandinave, come quella per l’organizzazione e la freddezza nei rapporti sentimentali e familiari (sembrerà strano oggi, ma i matrimoni combinati erano ancora frequenti in Svezia all’epoca di Karin).
Il romanzo è narrato in prima persona da Leo, che nel prologo racconta di essere rinchiuso in carcere da vent’anni e scrive un memoriale in cui rievoca le vicende che ce lo hanno portato tanto tempo prima. Tutto il romanzo è in prima persona, e indubbiamente la psicanalisi influenza la costruzione e lo stile del romanzo, in cui gli episodi, più che essere semplicemente commentati dall’io narrante, si intersecano con i suoi monologhi interiori, che diventano parte integrante dello sviluppo dell’azione. E uno dei momenti più poetici e suggestivi del romanzo è quello del sogno che vive Leo nella notte che precede la confessione di Linda. Inizia come un incubo e finisce con un tono favolistico e idilliaco, e Leo vi condensa paure, delusioni, speranze e aspirazioni. L’autrice dimostra una notevole capacità visionaria, ricca di immagini potenti e penetranti, oltre alla piena padronanza di tutti i registri narrativi ed emotivi.
Più in generale, si può dire che la singolarità e il grande merito di Kallocaina è proprio l’aver fuso, più che equilibrato, l’aspetto pubblico e privato nella descrizione di un regime pervasivo proprio della sfera più intima delle persone. Tra l’altro, mentre di solito i romanzi dispotici scelgono il punto di vista di un dissidente o di un ribelle, Leo è un membro del regime la cui devozione al sistema non viene mai meno.
Il romanzo ha altri grandi momenti verso la fine, dove il mistero della prigionia di Leo viene svelato. Al di là dei trucchi narrativi escogitati da Boye – non mancano colpi di scena e svelamenti sorprendenti – il finale è preceduto da un altro momento di grande intensità emotiva e finezza stilistica, in cui il protagonista, solo nella città, per la prima volta in vita la sente silenziosa, priva di quei rumori tipici di una vita frenetica. È quasi la materializzazione di un sogno, e il parallelo stilistico con la scena del sogno di prima è evidente, ma resta impressa nella memoria per la forza del senso di smarrimento e irrealtà che comunica, ed è un altro esempio della padronanza raggiunta dalla scrittrice.
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano