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“IL DOTTOR CLARK AMA LA PIZZA” DI MARTIN WILSEY

“IL DOTTOR CLARK AMA LA PIZZA” DI MARTIN WILSEY

Scelti dal Direttore

 

“Ehi, Mike, vedi di non fare casino.” Il signor Delio lanciava in aria la pasta della pizza con competenza, formandone un disco perfetto mentre parlava con Mike.

Non era proprio ciò che Mike avrebbe voluto sentire il primo giorno del suo primo lavoro. Aveva già consegnato cento pizze, ricevendo più di 70 dollari di mancia ed erano solo le cinque del pomeriggio.

“Il dottor Clark è il mio cliente migliore. Due pizze grandi alla settimana negli ultimi otto anni.” Fece scivolare il disco di pasta verso Peg, alla postazione dove venivano condite, e cominciò con un altro pezzo di pasta. “È un tipo strano, ma segui le istruzioni scritte su quell’accidente di foglietto e ti becchi una mancia di 20 dollari.”

Mike guardò il foglietto plastificato 7 per 12 che gli aveva dato Delio. Sorrise per gli errori di ortografia.

  • Bussa e annoncia FORTE ‘Pizzeria Delio’.
  • Entra e metti la pizza sul bancone a isola in cucina.
  • Metti le sei lattine di Pepsi nel frigo
  • Prendi i $20 che te li trovi nel frigo.
  • Dicci ad alta voce “Grazie dottor Clark”
  • ASSOLUTAMENTE NON coreggerlo se lui ti chiama Dave.
  • Se il bindone della spazzatura è pieno, buttala via.

“Signor Delio, chi sarebbe Dave?” chiese Mike timido.

“Si tratta di mio figlio David. È stato il primo a portare le pizze al dottor Clark quando è iniziato il servizio.” Il signor Delio fece scivolare verso l’impiegata Peg l’ultimo disco di pasta che aveva preparato e uscì dalla postazione, per parlare con Mike, senza farsi sentire né da Peg, né dagli altri della pizzeria. “Mike io ti ho preso perché conosco i tuoi da una vita. Ti ho visto crescere e so che sei un bravo ragazzo.”

Mike si chiese il motivo di quel tono cospiratorio.

“Non essere troppo misteriosato dal vecchio, e vedi di non andarlo a cercare. Al momento lui tratta solo con te e con Tom Wilkins. Te lo conosci Tom?” chiese il signor Delio sfregandosi le mani sulla sua grande pancia tonda, resa così anche dalle abbondanti bevute di birra, coperta da una T-shirt bianca e sollevando uno sbuffo di farina.

“Ma sì: Tom è quello che fa anche il postino,” disse Mike.

“Paul Walker una volta gli tagliava l’erba del prato, ma poi è andato al college e allora lui fa venire un sevizio di manutenzione che ha trovato su Internet.” Il signor Delio pareva un po’ preoccupato.

“Se succede qualcosa di strano, io lo so subito.” Il signor Delio mise la mano sulla spalla di Mike. Il che, per lui, era un quasi un sacro rito di fiducia. “Ah, la storia dei libri non è strana. Normale. Lui legge tantissimo.”

***

Mike partì verso la casa del dottor Clark sulla sua Dodge Dart del 1970 alle 5 e 15 del pomeriggio. Era una bella casa in stile ranch. Il prato tosato da poco. Gli alberi e le siepi potate. Le aiuole curate e pacciamate. Dalla stradina di cemento vide sul retro una rimessa, un po’ distaccata dalla casa, per due auto.

Sul viale c’era una vecchia Chevrolet. I vari bolli erano tutti scaduti.

Mike scese dalla macchina con il contenitore di pizza in mano e le sei lattine di Pepsi. Salì i tre gradini e raggiunse la veranda coperta. A sinistra c’era un grosso bidone per la spazzatura, opportunamente non visibile dalla strada, nascosto dall’alto bordo che circondava la veranda.

Non c’era la porta doppia anti vento. Si fermò un attimo, fissando il foglietto plastificato che gli avevano dato. Bussò e provò ad aprire. La porta non era chiusa.

L’aprì ed entrò in casa. Fu talmente sorpreso da ciò che vide che quasi dimenticò di annunciarsi. “Pizzeria Delio.”

Si trovò in un’anticamera. Un corridoio portava direttamente in cucina. Un arco a sinistra si apriva in una sala: una specie di salotto e di sala da pranzo assieme. In definitiva era un alloggio normale. Mike aveva visto moltissime case come quella in città.

La cosa strana era che su ogni parete c’era una libreria. Ogni scaffale era completamente riempito e i libri erano sistemati in pile che salivano altissime. C’erano scaffali anche davanti alle finestre, il che rendeva la stanza buia, ma c’erano delle lampade da tavolo in cima a ogni scaffale. Lampade classiche, col paralume verde.

Mike avanzò lungo il corridoio e ci passava appena, perché c’erano libri dalle due parti e il corridoio era strettissimo. A destra, prima di arrivare alla cucina, c’era una sala che conduceva alle stanze da letto. Anche quella sala era piena di libri.

Mike era distratto e fece precipitare una pila di libri urtandola con la scatola termica della pizza e provocando una piccola, ma silenziosa valanga. Cercò di fermare il disastro, peggiorando la situazione. Allora si spostò in fretta, mettendo bibite e pizza sul bancone in cucina, vicino al contenitore utilizzato per le pizze l’ultima volta. Quel particolare non era sul suo foglio, ma fortunatamente il signor Delio gli aveva ricordato che doveva poggiare le sue cose e portare via i rimasugli precedenti.

Anche la cucina era piena di libri. Il tavolo era totalmente ricoperto con montagne di libri, molto più alte di Mike. Le antine della credenza, tranne una, erano state tolte e dentro erano stati messi altri libri. L’unica parte di credenza chiusa da una porticina era a destra, dove tipicamente si sistema la stufa. Nello spazio tra i banconi, al posto della stufa, c’era un grosso carrello a ruote con un bidone di spazzatura, simile a quello della veranda.

Mike aprì il frigo e, come scritto, trovò una banconota da 20 dollari sul ripiano vuoto. Lui sostituì i soldi con le lattine di Pepsi.

L’altro ripiano conteneva due cartoni piatti adatti a contenere un qualche tipo di vitamina da bere chiamata Assicura. Un cartone era stato in parte già consumato. Dentro la porta del frigo c’era solo un grossa bottiglia di multivitaminico Silver Centrum. Una marca che lui non aveva mai sentito.

Guardò nel congelatore, senza nessun motivo. Doveva essere sbrinato. Dentro c’era un unico pasto surgelato che la brina si stava consumando poco alla volta.

Chiuse il frigo, ripiegò i 20 dollari e li infilò nel taschino della camicia assieme al foglietto plastificato.

Si avvicinò al bidone della spazzatura e sollevò il coperchio per vedere la situazione: si chiese se fosse questo il bidone da svuotare, o l’altro della veranda. O tutti e due.

Mike vide che un cartone di Pizza Delio era praticamente ricoperto da scatole più piccole con su scritto Amazon. Le tipiche scatole usate per contenere libri. Decise di contarle, tanto per fare, ed erano nove scatole Amazon. Nove scatole dall’ultima pizza. Il bidone dell’immondizia era pieno solo a metà, per cui decise di lasciarlo lì, tanto non era certo che passasse nello stretto corridoio.

Da quando era entrato non aveva sentito alcun rumore. Missione compiuta.

Si mosse lentamente lungo lo stretto corridoio e questa volta osservò i titoli dei libri. C’era una sacco di fantascienza. Mike sorrise. In mezzo c’erano diversi libri di testo relativi ad un enorme numero di argomenti, come fisica quantistica, computer, psicologia, filosofia, chimica, biologia e perfino idroponica. Questo solo con una distratta osservazione.

“Grazie Dave.” Mike sentì che la voce proveniva dalle camere da letto.

“Prego, dottor Clark.” Disse spostandosi velocemente verso la porta

Il bidone della spazzatura sulla veranda era vuoto. Mike salì in macchina a si avviò alla pizzeria.

***

Il resto dell’estate fu sempre così. Due consegne alla settimana. Ogni due settimane scambiava i bidoni della spazzatura. Poi scoprì che Tom il postino curava la sostituzione del bidone in veranda dopo averlo preso in carico.

Quell’estate Mike vide il dottor Clark solo una volta. Fu un incontro casuale: stava andando via e il dottor Clark usciva dal bagno. Vide Mike e lo salutò con la mano, dicendo, “Grazie Dave. Salutami il papà.”

“Certamente” rispose Mike e se ne andò.

A ottobre, appena dopo il Columbus Day, Tom Wilkins, a fine lavoro, passò da Delio per comperare una pizza e portarla a casa. Era ancora vestito da postino. Quel giorno Mike era alla cassa a gestire le ordinazioni.

“Salve signor Wilkins, che cosa desidera oggi?” sorrise Mike. Secondo lui Tom faceva in qualche modo parte della sua stessa squadra. E Wilkins la doveva pensare allo stesso modo.

“Per favore Mike: diamoci del tu.” Tom si guardò attorno per capire se qualcuno lo stesse ascoltando. Nessuno. “A te come ti sembra lui?”

“Mm, il solito. Io non ho mai nessun rapporto con il dottor Clark. Come sempre. Perché?” Mike era incuriosito dal tono usato da Tom.

“Qualche settimana fa sembrava piuttosto agitato,” disse Tom chiaro e tondo. Era evidente che fosse preoccupato. Mike non parlò e voleva sentire cosa avesse da dire Tom. Quel silenzio lo incoraggiò a continuare.

“Riceve un sacco di roba. I ragazzi dell’UPS e della FedEx non sono mai gli stessi: si limitano a buttare i pacchi sul tappetino d’ingresso e a suonare il campanello. Il dottor Clark non prende mai quella roba. Per cui io faccio finta di fargli le consegne. Faccio anche finta che lui debba firmare. Anche per le cose che non deve firmare. E così controllo come sta. Capisci.”

Mike annuì. Si aprì la porta ed entrò la signora Cook, per recuperare un acquisto, con la piccola Jennifer di due anni al fianco. La donna salutò Tom mentre Mike preparava. Tom fece un passo indietro in attesa di essere servito.

Quando la signora fu uscita, Tom si fece di nuovo avanti. “Non sai quanta roba gli consegno. Mica solo i libri. Pezzi di roba. Ci sono pacchetti con su il simbolo di pericolo e chissà che.”

“Che cosa possiamo fare?” domandò Mike.

“Oggi veniva uno strano rumore da dentro. Un mormorio.” Si sfregò la faccia, “Ma forte, ché si sentiva in tutto l’isolato.”

“Da ciò che so, là dentro lui non fa altro che leggere.” Disse Mike, “Non credo che possa aver tempo per fare qualsiasi altra cosa. Guarda quanti libri riceve.”

“Vedi di controllarlo un po’.” Tom chiuse la conversazione. “Se puoi.”

Mike non intendeva pensare al dottor Clark. Lui era solo quello che portava la pizza. E poi che avrebbe mai potuto fare un ragazzo di 18 anni? Il dottor Clark era un adulto. La sua pizza gli arrivava al lunedì e al giovedì, puntuale come un orologio e lui lasciava la miglior mancia di tutta la settimana.

Mike sorrise. Oggi era giovedì.

***

Mike entrò nel vialetto del dottor Clark e corse alla porta, attese un istante, poi bussò.

“Pizzeria Delio!” gridò per poi procedere direttamente verso la cucina, come al solito.

Mike sobbalzò vedendo il dottor Clark in piedi sul lato opposto del bancone. L’unico mobile che aveva un’antina era aperto dietro di lui, che leggeva un libro messo aperto sul bancone, intanto che mangiava una merendina alle fragole.

Mike sapeva che era una cosa irrinunciabile per il dottor Clark. Tutte le settimane trovava nel bidone una confezione vuota di merendina alle fragole. Lo imbarazzava sapere quella cosa.

Il dottor Clark sollevò gli occhi dal romanzo e lo sollevò dal bancone. Sembrava un altro libro di fantascienza intitolato Still Falling. Sollevò la merendina mezza mangiata come se fosse per un brindisi e disse, “Oh… Ciao David.”

“Salve, dottor Clark.” Mike scambiò velocemente le scatole di pizza e sistemò la Pepsi in frigo, afferrando i 20 dollari. Quando si voltò vide che il dottor Clark lo stava fissando. Era la primissima volta che Mike poteva davvero osservare quell’uomo. Era più giovane di quanto avesse originalmente pensato Mike, più o meno 50 anni. I capelli grigi erano pettinati all’indietro e legati in una coda di cavallo, il viso barbuto.

“Che ora è?” chiese il dottor Clark.

“Le 5 e 25, signore. Temo di essere leggermente in ritardo.” Mike osservò la tortina di fragole.

“È lunedì?” il dottor Clark guardò perplesso verso la finestra.

“No, signore. È giovedì.” Rispose Mike. Il dottor Clark indossava una camicia Oxford fresca di lavanderia. Non l’aveva infilata dentro i jeans. In un’asola c’era ancora l’etichetta della lavanderia.

“Tu non sei il David di Delio,” decise.

“No, signore.” Mike cercò di non complicarsi la vita.

Il dottor Clark chiuse il libro tenendo il segno col dito e passò oltre Mike, dicendo, “Grazie, non David di Delio.” Scomparve sul retro della casa. Prima che Mike arrivasse alla porta lo percepì, più che sentirlo. Un mormorio generato da qualche grosso apparato e un cambiamento di pressione.

***

Una settimana dopo, bussò ed entrò come sempre. Ancor prima di raggiungere la cucina ebbe la strana sensazione che la casa fosse vuota. Non c’era più il ronzio misterioso, nessuno scricchiolio di pavimenti e nessuna sensazione di vita in tutta la casa, come al solito.

Il disagio di Mike crebbe entrando in cucina, quando vide che i libri prima messi sul tavolo erano stati spinti via e lasciati lì in un gran mucchio sul pavimento sotto al tavolo. Continuò a guardare quel disastro mentre scambiava i contenitori di pizza, metteva sotto il braccio quello ormai vuoto, infilava la Pepsi in frigo e raccoglieva i suoi 20 dollari.

Tutte le lattine di Assicura erano scomparse. Come pure le vitamine.

Seguendo la routine si voltò a controllare il bidone della spazzatura e vide che la credenza con un’unica anta era spalancata e le mensole erano completamente vuote.

Si bloccò quando aprì il coperchio del bidone.

Di solito trovava le solite cose nella spazzatura. Scatole di pizza, merendine, involti, lattine di bibite e scatole Amazon. Questa volta vide una trentina di scatole di munizioni, vuote. Metà erano etichettate Remington Subsonic 9mm, l’altra metà Remington .223 e parevano proiettili di fucile, a giudicare dalla foto in copertina.

Mike chiuse il coperchio del bidone senza nulla aggiungere.

Si avvicinò piano alla sala che portava alle camere da letto sul retro della casa. Le luci erano spente. Da quanto erano spente? Quante volte lui era andato e venuto senza mai notare nulla? Mike si fermò alla fine della sala. Di colpo gli si rizzarono i capelli sulla nuca, come se stesse fissando delle fauci spalancate.

“Ehilà… dottor Clark?” Mike attese e più aspettava e più il coraggio lo abbandonava. “Dottor Clark? Tutto bene? Sono io, il non David di Delio. Si ricorda?”

Entrò nella sala.

“In realtà io mi chiamo Mike. Avrei dovuto dirglielo.” Disse Mike rivolto al nulla e a quel punto vide che il bagno aveva la porta spalancata. Accese la luce. Un pochino servì anche a illuminare la sala. Il bagno era pulitissimo. Stranamente lì dentro c’era un libro solo. Gli sembrò molto strano e allungò il collo per leggerne il titolo, ‘Spostamento Temporale: Introduzione alla Teoria delle Stringhe’.

La prima porta a destra era chiusa. Girò la maniglia annunciandosi a voce alta. Dentro c’era una sola luce, cioè una lampada a stelo posta vicino a una poltrona di lettura. La stanza era piena di scaffali. Di fronte a questi erano stati sistemati dei tavolini pieghevoli sui due lati, in modo da formare una L e sopra c’erano montagne di libri. La più parte erano polverosi e con le ragnatele. Non c’era nessun ordine dichiarato. I libri erano stati letti e buttati nel mucchio.

La stanza successiva a destra era più o meno la stessa cosa, ma peggio. “Dottor Clark?” La stanza era stata riempita di libri poi dimenticati, fino all’altezza delle spalle, alla maniera di un accaparratore. Era difficile aprire la porta per via di piccoli crolli librari lì avvenuti in precedenza.

Mike di fronte all’ultima porta era decisamente spaventato. Aveva la testa stracolma, come la stanza appena vista, di visioni del dottor Clark morto.

“Dottor Clark? Sono il ragazzo della pizza.” La porta si spalancò facilmente perché la stanza era vuota.

Quella doveva essere stata la stanza da letto padronale. Adesso era diventata una stanza tecnologica da lavoro. Alle pareti erano allineati banconi pieni di moltissimi dispositivi e attrezzi. Mike riconobbe diversi computer di varie marche. C’erano parecchi monitor sulla parete, compreso uno schermo da 40 pollici che dominava al centro di un gruppo di schermi. Però c’erano solo una tastiera e un mouse.

Anche il bagno padronale era diventato una parte del laboratorio. La doccia era stata convertita in una sorta di cabina di lavaggio chimico di emergenza. Un banco in acciaio inossidabile sostituiva il tavolo con lo specchio. Sul ripiano c’erano altri attrezzi e altre apparecchiature.

Nella stanza c’era solo un’altra porta aperta, che conduceva all’interno della cabina armadio. Lì c’erano i vestiti. Quasi tutti sulla parete di fondo. Tutte le camicie, i pantaloni e le mutande erano dentro dei sacchi della tintoria. Sacchi che costituivano un altro ben noto articolo della spazzatura. Nella cabina c’era anche un piccolo letto e un solo cuscino, oltre a coperte e lenzuola in disordine.

Il dottor Clark lì non c’era, il sollievo di Mike fu breve, perché adesso era preoccupato per aver invaso gli spazi privati del dottor Clark. Mike chiuse la porta imbarazzato e scappò via dalla casa.

Il lunedì successivo, Mike tornò, non sapendo cosa potesse trovare.

Non si aspettava certo né la musica, né le risate.

“Pizzeria Delio!” si annunciò Mike entrando. Quando arrivò in cucina il dottor Clark lo seguì immediatamente. Prese la pizza direttamente dalle mani di Mike e gli passò il vecchio contenitore vuoto.

“Grazie, non David di Delio.” Sorrise posando la pizza sul tavolo della cucina, la aprì e azzannò la pizza con un appetito da lupo. Sullo sfondo si sentivano suonare i Led Zeppelin.

Prima che Mike potesse mettere le Pepsi in frigo, Clark ne afferrò due, il che diede modo a Mike di osservarlo da vicino e gli chiese, “Tutto bene, signore? Posso fare qualcosa per lei?” aveva gli abiti sporchi e consunti.

La domanda fece ridere il dottor Clark. L’uomo pareva smagrito rispetto al giovedì passato. I capelli sembravano più lunghi, la barba più grigia. Che cosa era successo?

“Questi sono tempi meravigliosi, ragazzo mio. Goditeli.” Alzò la sua Pepsi come se fosse champagne, facendo un brindisi. “Abbiamo ancora… c’è un mucchio di acqua dolce e possiamo cagarci dentro!” Rise e si scolo la Pepsi.

“Ah, a proposito, dì a Delio che può tenersi i miei anticipi per la pizza.” Afferrò un’altra fetta di pizza alzandosi e andò al cassetto in cucina. Da lì estrasse un bel mazzo di banconote da 20 dollari e un altro di pezzi da 100.

“Questi sono per te, figliolo.” Porse i soldi a Mike fino a quando lui non li prese. “Investi in Microsoft, Cisco e Hagan Enterprises. Fidati.” Rise di nuovo e si abbuffò di altra pizza chiudendo la scatola. Afferrò le altre lattine di Pepsi e la pizza senza aggiungere altro e andò sul retro.

Mike era sconvolto mentre si allontanava lentamente dalla casa. Il dottor Clark continuava a ridere ascoltando Stairway to Heaven. Mike, prima di arrivare alla macchina, sentì di nuovo quello strano rumore basso, lo percepiva nelle ossa e attraverso i piedi, un rombo basso e la pressione nelle orecchie che veniva su parecchio.

Poi fu come se qualcuno avesse sbattuto la porta. Il rumore era sparito.

Mike salì in macchina a andò via. Non vide il fumo dell’incendio mentre se ne andava. Dissero poi che fu lento a cominciare. Tutta quella carta fece divampare un vero inferno. Nuvole di fumo illuminate dal bagliore delle grandi fiamme.

***

“Non fu trovato alcun segno di quel che c’era.” Disse Tom Wilkins a Mike una settimana dopo mentre osservavano il cratere annerito delle fondamenta. “Non è una cosa strana per un incendio così.”

Mike sorrise e gli venne in mente come lui rideva. Ripensò alle attrezzature. I titoli dei libri delle prime edizioni che erano come nuovi, “Tornerà. Il dottor Clark amava tantissimo la pizza…”

 

Titolo originale Doctor Clark Loves Pizza – © 2017 by Martin Wilsey
Originally published in the anthology: Tranquility and Other Myths
Traduzione © Franco Giambalvo 2019
Copertina originale per Cose da Altri Mondi, di Roberta Guardascione.

Martin Wilsey
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vive negli Stati Uniti, in Virginia, ed è uno scrittore. È sua la saga, "Solstice 31". Il primo romanzo "Still Falling" è uscito a marzo 2015. In meno di tre anni ha pubblicato più di mezzo milione di parole per poi ritirarsi in pensione otto anni prima del previsto. Oggi scrive fantascienza a tempo pieno.

1 Commento

  1. Ricardo L. Garcia

    Lo sapevo che era un racconto su viaggi nel tempo 🙂

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