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A BRODWAY UN BETTLEJUICE DA URLO

A BRODWAY UN BETTLEJUICE DA URLO

Sulla base della recensione di Frank Rizzo apparsa su Variety vi segnaliamo l’uscita sui palcoscenici newyorkesi dell’adattamento teatrale del famoso film di Tim Burton del 1988, Beetlejuice (Spiritello porcello).

“Un grande audace distacco dal materiale originale!” grida il bizzarro personaggio seduto in una bara all’inizio del musical. Il personaggio del titolo strano, sgradevole e oltraggioso racconta di un breve lamento appena cantato da un’adolescente triste nella tomba di sua madre, mentre rompe la quarta parete (dicendo provocatoriamente “Sacro schifo! Una ballata già?“) – e lo spettacolo interrompe così la continuity dall’iconica commedia cinematografica su cui è basata.

La piece arriva a Broadway dopo alcuni aggiustamenti di copione fatti dopo il suo debutto in anteprima a Washington DC di qualche mese fa: oltre a una serie di altri colpi di scena e modifiche nel divenire dei personaggi offre nuove ansimanti sorprese da tenere in tensione persino il cuore. Certo, la narrazione diventa un po’ caotica nel secondo atto – ma per lo più è solo un susseguirsi di divertimento a getto continuo.

A differenza del film, in cui il personaggio del titolo appare molto più avanti nella storia e ha relativamente poco spazio sullo schermo, qui è subito presente e al centro. Ma non è il dio imperioso di Hadestown o quello filosofo manipolatore di cadaveri di Gary. Nel ruolo che fu di Michael Keaton, nel film troviamo Alex Brightman (School of Rock) che lo interpreta come un indiavolato vaudeville al crack: frenetico, spudorato, consapevole del pubblico e molto divertente come l’incarnazione vivente e morta al tempo stesso dell’Io più profondo non censurato, mentre celebra sin dall’inizio la morte… e di conseguenza la vita.

Nella riuscita dell’insieme molto dipende dal gusto personale per l’umorismo nero, l’anarchia alla Groucho Marx e le barzellette crude, rozze ma anche alcune veramente spiritose. È, come detto, anche una chiamata ad abbracciare la vita mentre ce l’abbiamo. Come uno dei testi esagerati di Eddie Perfect che recita: “Dovremmo fare un altro passo in avanti / ora non li vedremo mai”.

Gli scrittori Scott Brown e Anthony King e il regista Alex Timbers hanno reso lo spettacolo più cinico della fantasia goth del film, creando temi e personaggi – pochi in ogni caso – degni di attenzione, e soprattutto senza mai perdere la spinta provocatoria o il mordente.

Tra i protagonisti la triste adolescente Lydia (Sophie Anne Caruso), interpretata nel film da Winona Ryder. Lydia si sente sola e sperduta da quando sua madre è scomparsa, ma suo padre Charles (Adam Dannheisser), uno sviluppatore di sistemi, vuole solo andare avanti, magari grazie anche alla relazione con la lifecoach Delia (l’isterica Leslie Kritzer) somigliantissima alla moglie morta. Ecco perché sta comprando la casa della coppia dei defunti Barbara (Kerry Butler) e Adam (Rob McClure), seguaci delle ultime tendenze che non sono mai usciti dalla loro zona di comfort quando erano vivi. Beetlejuice arruola la coppia defunta per spaventare uno dei nuovi arrivati ​​spingendolo a dire il suo nome tre volte: per sapere come va a finire vi tocca andare a vederlo! Niente spoiler qui…

Ma Lydia – che può vedere questi spiriti perché anche lei si sente invisibile – non si spaventa facilmente, si lega alla bella coppia morta e rifugge l’inquietante ragazzo a strisce… o meglio, questo finché non avrà finalmente bisogno del suo tocco demoniaco.

Poi le cose si complicano e la dimensione dei vivi si confonde con quella dei morti – cioè l’Inferno, dove Lydia va alla ricerca della Mamma morta e incontra teste rattrappite, vermi di sabbia e la defunta grande Argentina (sempre la Kritzer, che qui compare di nuovo in un secondo ruolo).

La storia a questo punto va completamente fuori dai binari senza tuttavia mai perdere in umorismo, deliziata da giochi sonori e musiche di Perfect che qui si riscatta nettamente dopo la mediocre prova data nella precedente versione teatrale di King Kong. Ispirata all’estetica del film di Burton – che peraltro non viene citato nei credit ma ringraziato a parte! – anche la casa sulla collina diventa quasi un personaggio fantastico a sé stante grazie al lavoro dello scenografo David Korins mentre i costumi creati da William Ivey Long potrebbero tranquillamente sfilare in una delle feste messicane del Dia de Los Muertos.
Inoltre straordinari risultano gli effetti visivi e sonori presenti in tutta l’opera. Gli attori, che recitano perfettamente la loro parte in un copione equilibrato, hanno tutti una piccola o grande parte interpretativa comica e, dopo una memorabile apparizione di Dana Steingold, non potrete mai più guardare una Girl Scout che bussi alla vostra porta allo stesso modo.

 

BEETLEJUICE

Winter Garden Theater, 1,493 poltrone; $179 per le poltronissime. Debutto 25, Aprile 2019; Running time: 2 ore e 30 minuti

PRODUZIONE: A Warner Bros. Theatre Ventures, Langley Park Productions, Jeffrey Richards, Jam Theatricals, IMG Original Content, Rebecca Gold, Ben Lowy, James L. Nederlander, Warner/Chappell Music, Inc. and ZenDog Productions; in association with DeRoy Federman Productions/42nd Club, Latitude Link, Mary Lu Roffe, Terry Schnuck, Marc Bell & Jeff Hollander, Jane Bergere, Joanna Carson, Darren DeVerna & Jere Harris, Mark S. Golub & David S. Golub; The John Gore Organization, Ruth & Steve Hendel, LHC Theatrical Fund, Scott H. Mauro, NETworks Presentations, No Guarantees, Gabrielle Palitz, Pierce Friedman Productions, Iris Smith and  Triptyk Studios presentation of a musical in two acts, with a book by Scott Brown and Anthony King, based on the Geffen Company picture with a story by Michael McDowell and Larry Wilson, and music and lyrics by Eddie Perfect.

CAST TECNICO: Regia di Alex Timbers; Coreografie di Connor Gallagher; Supervisione Musicale, orchestrazione e musica incidentale di Kris Kukul; dance arrangements, David Dabbon; Scenografia, David Korins, Costumio, William Ivey Long, lighting, Kenneth Posner; sound, Peter Hylenski; projections, Peter Nigrini; puppet design, Michael Curry; special effects design, Jeremy Chernick; illusions, Michael Weber; production stage manager, Matt DiCaro.

CAST ARTISTICO: Alex Brightman, Sophia Anne Caruso, Kerry Butler, Rob McClure, Adam Dannheisser, Leslie Kritzer, Jill Abramovitz, Kelvin Moon Loh, Danny Rutigliano, Dana Steingold, Tessa Alves, Gilbert L. Bailey II, Will Blum, Johnny Brantley III, Ryan Breslin, Natalie Charle Ellis, Brooke Engen, Abe Goldfarb, Eric Anthony Johnson, Elliott Mattox, Mateo Melendez, Sean Montgomery, Ramone Owens, Presley Ryan and Kim Sava.

Sergio Giuffrida

Classe 1957, genovese di nascita, catanese d'origine e milanese d'adozione. Collabora alla nascita della fanzine critica universitaria 'Alternativa' di Giuseppe Caimmi, e successivamente alla rivista WOW. Dai primi anni Novanta al novembre 2021 è stato segretario del SNCCI Gruppo Lombardo. Attualmente è nel board di direzione con Luigi Bona della Fondazione Franco Fossati e del WOW museo del fumetto, dell'illustrazione e del cinema d'animazione.

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