FASE IV: DISTRUZIONE TERRA (1974)
Fase IV: distruzione Terra (Phase IV), titolo italiano fuorviante, è uno dei film più affascinanti e criptici mai girati sul tema della ribellione degli animali, formiche nel caso specifico, nonché una delle più interessanti opere di fantascienza degli anni Settanta e della storia del cinema in assoluto.
Il film è scandito dalle quattro fasi alluse dal titolo, introdotte da scritte in sovrimpressione e dalla voce fuori campo di uno dei protagonisti. A causa di un evento cosmico sconosciuto, le formiche subiscono una rapida evoluzione. Nel deserto dell’Arizona hanno eretto delle strane torri e tracciato disegni geometrici, oltre ad aver attaccato gli animali delle fattorie locali. Una coppia di scienziati, composta da James Lesko ed Ernest Hubbs, è inviata nella zona per studiare il fenomeno. Allestiscono quindi un laboratorio automatizzato in una cupola sigillata situata nell’area di maggior attività delle formiche. Alla coppia si unisce Kendra, la sola sopravvissuta della sua famiglia, l’unica che non era fuggita dalla zona, a un attacco degli insetti.
Man mano che passa il tempo, il confronto tra scienziati e formiche si fa sempre più serrato. Una gara d’intelligenza che vede gli insetti prendere inesorabilmente il sopravvento. Le formiche s’immunizzano alle armi chimiche usate contro di loro e penetrano nella cupola, mandando in corto circuito i computer. Hubbs, impazzito dopo la puntura di una formica velenosa, progetta di spazzare via il punto che ritiene essere l’alveare principale della regina. Lesko, invece, cerca di trovare un modo di comunicare con loro e capirne gli intenti. Morto Hubbs, caduto in una trappola preparatagli dagli insetti, Lesko decide di perseguire l’intento del compagno: distruggere l’alveare. Arrivato sul posto, non vi trova la regina ma Kendra, precedentemente scomparsa ma che adesso appare profondamente cambiata. I due si abbracciano e l’uomo finalmente capisce che lo scopo delle formiche non è quello di distruggere l’umanità ma di adattarla a far parte del mondo delle formiche. Ha inizio la Fase IV della loro evoluzione e il film si chiude con le parole di Lesko:
“Capimmo allora che eravamo mutati e resi parte del loro mondo. Non sapevamo a quale scopo… ma presto ce lo avrebbero rivelato.”
La fine vista al cinema arrivava subito dopo l’abbraccio tra lo scienziato e Kendra, ma in origine prevedeva una sequenza di circa cinque minuti più lunga nella quale si poteva comprendere meglio il destino riservato alla Terra e all’umanità. Tagliata dalla produzione, la sequenza è stata ritrovata nel 2012 a Los Angeles ed è visibile su YouTube:
Si tratta di un montaggio di immagini surreali e inquietanti ispirate all’arte di Dalí e Magritte. Diverse le analogie con il trip lisergico di 2001: odissea nello spazio, così come simile sembra il punto cui vuole sottendere: una nuova fase dell’esistenza umana. A proposito di analogie col film di Kubrick, in Fase IV sono presenti anche degli incombenti monoliti, opera delle formiche, che contribuiscono non poco all’atmosfera misteriosa e straniante che si respira nel film.
Suggestivo film anti-antropocentrico che, invece del dramma umano, porta in scena il punto di vista degli insetti. I caratteri dei due scienziati sono, infatti, appena abbozzati, mentre le numerose scene con le formiche protagoniste ci portano letteralmente nel loro mondo. Tra tutte le intelligenze presenti sulla Terra, quella di questi animali si presenta come una delle più lontane dalla nostra. La loro organizzazione sociale, al pari di quella di altri insetti, si pone quasi in antitesi al nostro modo di vivere, priva com’è dell’individualismo proprio del genere umano. Sono come cellule, piccole parti di un organismo più grande e per tale motivo, probabilmente, ci appaiono estranei e minacciosi. Il loro misconosciuto habitat naturale, poi, si presenta come un regno ultraterreno e alieno. Da questo punto di vista, magnifiche sono le riprese dentro l’alveare realizzate dal fotografo naturalista Ken Middleham, che concorrono a dare al film quel tratto documentaristico che lo caratterizza (accomunabile ad altri film di fantascienza degli anni Settanta come Andromeda o L’uomo terminale). Middleham in quegli anni lavorò anche in Bug insetto di fuoco (Bug, 1975) di Jeannot Szwarc, altro film con insetti assassini.
Fondamentale per la riuscita della pellicola fu anche l’evocativa colonna sonora elettronica composta da vari artisti quali Brian Gascoigne, David Vorhaus e Desmond Briscoeil e Stomu Yamashta (autore della traccia della sequenza finale tagliata).
Anche se ambientato nel desolato deserto dell’Arizona, il film fu girato in Kenya per gli esterni e ai Pinewood Studios, in Inghilterra, per gli interni.
Nonostante oggi sia considerato un cult, il film non ebbe all’epoca molto successo al botteghino e fu forse per questo che rimase l’unico lungometraggio diretto da Saul Bass. Il regista era meglio conosciuto nel mondo del cinema per le sue locandine e animazioni dei titoli di testa dei film. Tra i suoi lavori più celebri, le sequenze dei titoli per Intrigo internazionale (North by Northwest, 1959) e Psycho (1960) di Alfred Hitchcock e per L’uomo dal braccio d’oro (The Man with the Golden Arm, 1955) di Otto Preminger.
La bella Lynne Frederick, che interpreta Kendra, si era già vista nel post-apocalittico 2000: la fine dell’uomo (No Blade of Grass, 1970) dove aveva interpretato, sempre al fianco di Nigel Davenport (Hubbs in Fase IV), un altro ruolo di adolescente. A questo proposito, all’attrice, che all’epoca aveva già vent’anni, fu fatto indossare per tutta la durata delle riprese un corpetto in modo da farla apparire più piatta di seno. Nell’ambito della fantascienza la ritroviamo anche in A Venezia muore un’estate (Largo retorno, 1975) di Pedro Lazaga e nell’episodio della seconda stagione di Spazio 1999 dal titolo Vindrus (A Matter of Balance) del 1976.
Nigel Davenport, oltre che nel già citato 2000: la fine dell’uomo, lo ricordiamo anche in L’isola del dottor Moreau (The Island of Dr. Moreau, 1977) di Don Taylor e in Il cervello di Mr. Soames (The Mind of Mr. Soames, 1970) di Alan Cooke.
Il film vinse l’Asteroide d’Oro al Festival Internazionale del Cinema di Fantascienza di Trieste nel 1975.
Una novelization, scritta da Barry N. Malzberg, fu pubblicata nel novembre del 1973, l’anno precedente l’uscita del film. Edita anche in Italia, fornisce un suggerimento di quella che doveva essere la versione finale di Bass, poiché basata sulla versione integrale della sceneggiatura di Mayo Simon.
Regia: Saul Bass
Sceneggiatura: Mayo Simon
Interpreti: Nigel Davenport (dottor Ernest Hubbs), Michael Murphy (James R. Lesko), Lynne Frederick (Kendra Eldridge)
Roberto Azzara
(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.