Yor il Cacciatore
Juan Zanotto, nato in provincia di Torino nel 1935, morto a Buenos Aires nel 2005, è uno dei più celebri disegnatori di fumetti argentini. È famoso per avere un tratto classico e di facile presa, ma allo stesso ricco di dettagli e capace di spaziare con facilità dal realismo al fantastico, fino alla psichedelia.
Nel tratteggiare i corpi umani dei suoi eroi, Zanotto ha un’indubbia predilezione per le bellezze scultoree ma armoniche, ispirate alla classicità greche, lontane da forme ipertrofiche o giunoniche.
Zanotto iniziò la sua carriera negli anni Cinquanta con la Editoriale Codex di Buenos Aires, con fumetti prevalentemente western o comunque avventurosi.
Una grossa svolta nella sua carriera fu nel 1974, quando su testi di Ray Collins, al secolo Eugenio Zappietro, diede vita al personaggio di Henga, noto in Italia come Yor.
Henga el cazador è quella che oggi si direbbe una graphic-novel, vale a dire una storia a fumetti lunga ma auto-conclusiva.
La sua prima apparizione risale al 1974, quando fu pubblicato a puntate nei primi 10 numeri della rivista argentina Skorpio (Ediciones Record).
In Italia la prima puntata apparve sul numero 0 della rivista Lanciostory (Ed. Lancio), datato 7 aprile 1975: il nome del protagonista fu mutato in Yor, e il titolo della serie divenne Yor il cacciatore. Per comodità d’ora in avanti anche noi useremo i nomi italiani.
La vicenda sarebbe ambientata verso la fine del Neolitico, cioè circa 6500 anni fa, ma è una notazione di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno: per tutta la serie abbondano assurdità antropologiche e faunistiche tali che definirle “anacronismi” sarebbe un eufemismo.
Meglio considerare l’ambientazione del tutto fantastica se non favolistica.
In questa pseudo-preistoria vive Yor, un giovane biondo e prestante, dall’aspetto di un homo sapiens già pienamente evoluto, che è alla guida di una tribù di umanoidi ancora semi-scimmieschi dall’aspetto fisico molto diverso dal suo.
Infatti non è un indigeno, la sua tribù lo adottò bambino dopo averlo visto “discendere dal cielo”, con al collo un medaglione in uno strano e rilucente metallo giallo che porta addosso.
In seguito la sua intelligenza, la sua forza fisica e la sua abilità nella caccia lo hanno portato alla guida della tribù. Ma Yor non ha ricordi precedenti la sua adozione, e vive roso dalla sete di conoscere le sue origini.
La tribù venera come divinità un mammuth ibernato nei ghiacci, ma quando per un fenomeno naturale, la sua bara di ghiaccio si spezza e il mammuth cade a terra, gli uomini della tribù si convincono che Yor, fermo in preghiera davanti al ghiaccio al momento, abbia ucciso il dio mammuth, e Yor ai loro occhi passa da capo-tribù a divinità.
La tribù segue leggi decisamente maschiliste, per cui un uomo può avere molte donne ma non viceversa, così un intero harem è messo a disposizione di Yor.
Come Yor, anche le femmine di questa tribù hanno un aspetto pienamente sapiens, e anche molto avvenenti: il perché di questa strana forma di “diversificazione evolutiva” non è spiegato.
Eppure Yor è attratto solo da una, Ka-laa, che gli dice di non credere alla sua divinità, e che non sarà mai sua.
Yor conosce poi Pag, un vecchio saggio della sua tribù che fomenta la sua sete di conoscenza.
Pag si presenta come servitore del padre di Ka-laa, che fu re di Elam: non sappiamo altro del passato di Ka-laa, ma questo dovrebbe essere sufficiente a spiegare la spiccata personalità della donna. Quindi Yor decide di lasciare il suo villaggio alla ricerca del suo popolo d’origine, e si porta con se Pag e Ka-laa, quest’ultima innamorata di Yor, nonostante la sua iniziale ostilità.
Da qui comincia la vera e propria avventura di Yor il Cacciatore.
Il trio incontrerà di volta in volta dinosauri, pterodattili, coccodrilli, ragni giganti, una tribù nemica dalla pelle azzurra, un’altra tribù afflitta da una strana malattia della pelle, guidata da una regina bionda e statuaria come Yor, di nome Roa, come lui dotata di un medaglione aureo, che dà le prime rivelazioni sulla provenienza di Yor: un’astronave arrivata da Marte (che chissà come già è chiamato così, prima che i Romani venerassero un dio con quel nome)…
La vicenda continua con molte avventure, incontri, scontri, e la seconda metà assume un tono sempre più fantascientifico, con civiltà extraterrestri, una civiltà matriarcale dove gli uomini sono usati come capi da riproduzione e poi uccisi, colonie marziane, astronavi, città dalle spettacolari architetture avveniristiche. E si scomoda persino Atlantide.
La sceneggiatura di Zappietro non manca di ingenuità e semplicismi.
I personaggi sono delineati per sommi capi, e quelli femminili sono particolarmente stereotipati.
Tutte quante si innamorano di Yor a prima vista (o almeno ne sono attratte fisicamente) e suscitano la feroce gelosia di Ka-laa, e hanno tutte quante lo stesso statuario e atletico aspetto fisico.
Per giunta Zappietro ha la sgradevole abitudine di inserire lunghe didascalie che, invece di limitarsi a chiarire quello che succede, si lanciano in lunghe e scontatissime dissertazioni pseudo-filosofiche.
Per l’epoca l’erotismo ha un aspetto importante, e in generale i personaggi femminili rappresentano dei sogni maschili, piuttosto che una vera analisi psicologica.
Sogni, o incubi, come si vede nell’episodio della società “amazzonica”, dove Yor è prima vezzeggiato e sedotto, e poi mandato a morte dopo aver espletato le sue funzioni riproduttive.
Nonostante i suoi limiti, però, la trama si snoda veloce, l’alternarsi di personaggi pittoreschi e di scene d’azione si sussegue avvincente e ben dosato. E non manca qualche finezza, come quando, all’inizio del viaggio dei nostri tre eroi, un’astronave a razzo, quasi buttata lì, passa sopra di loro mentre dormono.
Il vero punto di forza di Yor il cacciatore restano i disegni di Juan Zanotto.
L’artista non ha ancora raggiunto la ricchezza pittorica che si vedrà negli anni successivi, ma già le sue tavole saziano l’occhio con il suo dinamismo, la ricchezza di particolari, il gusto per le forme. E toccano il loro punto di forza nei paginoni, cioè quando una sola tavola occupa tutta una pagina.
Oltre a una grande resa spettacolare, in queste pagine Zanotto rivela anche anche un grande eclettismo, spaziando da maestosi paesaggi naturali a immaginifiche visioni psichedeliche, da vedute fanta-urbane a imponenti flotte spaziali.
Yor il cacciatore ebbe un grande successo sia in Sud America che in Europa e produsse due seguiti: Hor, el temerario, 1975 (titoli italiani: Hor, il figlio di Yor o Hor il temerario) e Hor y Henga (Il mondo di Yor e Hor, 1977).
Nel 1983 la Rai-Tv italiana ne trasse una serie diretta da Antonio Margheriti, intitolata Il mondo di Yor.
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano