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Ugo Malaguti e la fantascienza

Ugo Malaguti e la fantascienza

In questi giorni ci sono state un po’ di polemiche sul Premio Italia, sulla sua rappresentatività o meno.

Non voglio entrare in esse, tuttavia, penso da anni che questa prestigiosa rassegna abbia un grande torto che è quello di aver premiato più volte molti curatori editoriali, ma mai come tale Ugo Malaguti (sebbene nel 1981 gli si assegnò un premio speciale per l’opera complessiva, che come vedremo era più che doveroso).

Quindi, anche perché personalmente gli devo tanto, mi arrogo il diritto di assegnargli io questo premio alla faccia di tutto e di tutti. E di parlarne un po’…

C’era un epoca civile in cui, se tu spedivi un racconto a una rivista, o ti dicevano picche (a volte con un esasperante silenzio) o ti mandavano un assegno. Quei bei tempi sono finiti ed è già molto se, insieme al racconto, l’autore non debba già spedire un assegno suo all’editore.

Comunque, all’epoca si lavorava in questo modo, per posta, per cui Ugo si preoccupò non poco quando il suo primo editore, Cesare Falessi, gli chiese di avere i suoi dati anagrafici. Cosa avrebbe detto quel signore romano quando si fosse accorto che Ugo era solo un ragazzino bolognese di quindici anni?

Non ci fu problema, invece, e il suo rapporto con la rivista “Oltre il cielo” crebbe a tal punto che lui iniziò persino a scrivere per loro dei saggi critici.

Il che gli causò anche l’incontro con Roberta Rambelli, la quale fu la prima a consigliargli di abbandonare le storie avventurose per spingersi nell’ambito della fantascienza sociale.

Ugo Malaguti iniziò a scrivere quando la fantascienza, nella mente degli italiani, era solo americana, per cui per “I romanzi del cosmo”, lui adottò uno pseudonimo inglesizzato: Hugh Maylon. Era cosa molto comune.

A quei tempi, Fruttero e Lucentini impedivano ogni accesso a Urania agli autori italiani e, per difendersi, dicevano che un UFO che atterrasse a Lucca sarebbe stato ridicolo.

Gli americani non la pensavano così e ci sono scene dei film di fantascienza degli anni 50 che sono ambientate proprio in Italia. Sembra che anche gli alieni non la pensassero in questo modo, stando a tutti gli avvistamenti UFO che si sono segnalati nel nostro paese.

Da autore italiano, ovviamente, Ugo non poteva tollerare questa situazione e la combatté, anche in modo ironico, per esempio intitolando una delle infinite antologie di sua curatela: A Lucca mai!

Ugo divenne sempre più rinomato e attorno a lui cominciò ad addensarsi il meglio della fantascienza italiana; fu lì che iniziò anche il suo sodalizio con Lino Aldani che terminò solo con la morte di quest’ultimo (ricordo che festeggiammo gli ottant’anni di Lino sulle rive del Po, e c’era tutta la fantascienza italiana).

Insomma, Ugo diventò famoso in tutto il mondo e… stava ancora andando a scuola.

Fu sempre la Rambelli a spingerlo verso la traduzione e così lui divenne anche uno dei più rinomati traduttori italiani di fantascienza, tanto che, mi disse, aveva spesso dovuto far causa a Mondadori che pubblicava le sue traduzioni senza neanche mandargli una cartolina di ringraziamento. Cause tutte vinte.

Ricordo che quando lo andavo a trovare nel suo ufficio, dove lui infilzava miriadi di sigarette in un posacenere che pareva il favo di un alveare, avevo l’impressione di trovarmi in una centralina da cui passava tutta la fantascienza del mondo. Perché lui aveva o aveva avuto rapporti con tutti i più grandi scrittori di questo genere.

In un certo senso, fui forse l’ultimo autore a ricevere un compenso da lui… quasi.

Per il mio primo romanzo me lo aveva promesso, perché così ancor si faceva, ma quando fu realmente pubblicato aveva compreso che quella bella abitudine non era più sostenibile e lo vidi in difficoltà; così, gli proposi di pagarmi in natura con i bei libri della sua casa editrice di allora, la Perseo Libri.

Questo lo fece felice perché, ancora molti anni dopo, si lamentava che gli autori italiani scrivono tanto ma non vogliono acquistare e leggere libri dei loro connazionali.

Oggi ho ancora la raccolta completa dei libri della Perseo Libri, ma per leggerli tutti dovrò aspettare di andare in pensione.

Non pochi sono stati i riconoscimenti che Ugo ha avuto come scrittore.

Nomi illustri si sono interessati delle sue opere, che per un certo periodo erano divenute anche, a torto o a ragione, riferimento della sinistra più alternativa del nostro paese. Molti gli importati scrittori statunitensi che si sono,  a vario titolo, interessati alla sua opera.

Ugo Malaguti

Ugo Malaguti tra le sue edizioni

Un periodo sfolgorante che durò un numero relativamente esiguo di anni, fino a che Ugo non fu attirato nel gorgo dell’attività di editore.

Ci dice: “In quel momento ero davvero completamente gratificato dal lavoro degli altri; infatti,  l’esigenza di esprimere le proprie idee e i propri concetti, la propria visione interiore del mondo è la base di ogni scrittore ed era soddisfatta completamente del mio compito titanico di dare un’immagine virale della fantascienza in Italia; di concretezza, una forma che sarebbe rimasta nel tempo […] L’incomprensione, la tendenza alla volgare mercificazione della science fiction, che io considero una letteratura importante, in un ambiente culturale editoriale chiuso, piuttosto isolato dai grandi fermenti mondiali, conservatore se non reazionario come quello italiano degli anni ‘60 e ‘70, imponeva un lavoro intenso, dedizione assoluta, concentrazione massima.”

Un lavoro che condusse a molti passi in avanti, come alla scoperta di autori prima in Italia misconosciuti, come Philip K. Dick, ora osannato, o alla rivalutazione del cinema statunitense cosiddetto di serie B, che invece nascondeva i capolavori di quel periodo. Per non parlare dello sforzo immane per farci conoscere anche altre letterature SF, quelle europee, slave o quella russa.

È alla fine degli anni settanta che Ugo dà il via a Nova SF*, considerata in tutto il mondo come una delle più belle riviste dei fantascienza esistenti.

Pubblicazione che, sotto diverse etichette, Ugo porta avanti ancor oggi. E per orgoglio non riesco a tacere che io sono stato uno dei pochissimi (meno delle dita di una mano) cui Ugo ha momentaneamente concesso il privilegio di scrivere le pagine di apertura della rivista.

In tutti gli anni che seguirono, Ugo varò diverse case editrici, che crollarono e risorsero, immagino soprattutto per la scarsa propensione degli Italiani a leggere fantascienza e, principalmente, quella italiana che invece lui sorreggeva in ogni modo.

È per questo che possiamo dire che tenne a battesimo diverse generazioni di scrittori italiani, fino alla mia. Ed è per questo che possiamo sicuramente dire che senza Ugo Malaguti, il panorama della fantascienza nel nostro paese non sarebbe lo stesso.

Oggi Ugo lavora quasi dietro le quinte, ma non si può non aspettarsi ancora qualche sorpresa da quello che potrebbe essere definito il più grande cantastorie e avventuriero della fantascienza italiana.

 

Ugo Malaguti e (sullo sfondo in bianco) Giorgio Sangiorgi

Ugo Malaguti e (sullo sfondo in bianco) Giorgio Sangiorgi

 

© Giorgio Sangiorgi 2020
In copertina Robert Sheckley con Ugo Malaguti

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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