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SUPEREROI: IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

SUPEREROI: IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

Parrà strano in quest’epoca in cui la cinematografia dei supereroi è di traino in tutto il mondo, ma da tempo ci sono molti piccoli segni di un sordo disagio che attraversa tutto questo mondo narrativo.

Il primo di questi è un certo rigetto per la divisa dell’eroe. Nata negli anni ‘30 per accattivarsi i favori di un pubblico giovanile, con i suoi colori sgargianti e un certo fascino stentoreo, oggi “la tutina” viene molto spesso ridicolizzata e tende sempre più a assumere toni scuri, finendo per assomigliare a una divisa militare o alla tuta di un motociclista. Vi sono, inoltre, interi albi, dove il Superman di turno appare molto poco lasciando tutto lo spazio al suo Clark Kent.

Tuttavia questo è solo il sintomo di un problema più profondo. Il mondo non è più in bianco e nero come prima e l’aquila americana non è più un’emanazione divina che sorveglia il pianeta e lo protegge dal male; alla fine si è scoperto che spesso è essa stessa il male e scende sugli innocenti per ghermirli.

I banditi poi, non sono più quelli di una volta, con le loro piccole gang facilmente identificabili. Ovunque ci sono mafie e mafiette ramificate che traggono spesso la loro forza dal potere politico e dal consenso di larghe fette di popolazione: una lotta impari se si vuole risolvere la questione solo a cazzotti.

WatchmenIl primo a sollevare il velo su questo fu ovviamente Alan Moore che con Dave Gibbons nel 1986 realizzò Watchman, un fumetto di culto che ha dato origine a un ottimo film e di cui ora si vuol fare una serie TV prequel.

Watchmen potrebbe essere descritto per certi aspetti come il testo definitivo del genere supereroistico, e da alcuni è considerato il miglior fumetto di supereroi di sempre. Il testamento di un cliché eroico che, paradossalmente, ha segnato la rinascita di questo tipo di storie a fumetti e che in qualche modo ha permesso l’approfondimento tematico che poi ha reso possibile il rilancio cinematografico del genere, grazie a un nuovo spessore più realistico offerto a figure già note.

In quest’opera, infatti, gli eroi assumono una dimensione drammaticamente umana, spesso macchiandosi anche di crimini o efferatezze, e fino a diventare loro stessi supercriminali. Parafrasando una nota citazione: da grandi poteri derivano grandi ambizioni… Un punto su cui torneremo.

SupereroiUn altro lavoro indicativo di questa rilettura critica fu Marvels di Kurt Busiek e di Alex Ross, storia in cui non abbiamo direttamente a che fare con i supereroi, anche se molti di loro vi appaiono come illustri comparse. È il racconto della vita e degli interrogativi di Phil Sheldon, un fotoreporter che dedica tutta la sua carriera a immortalare le gesta dei supereroi stessi, quando faticosamente, e qualche volta con grave rischio personale, riesce ad avvicinarli. La parte più consistente dell’opera è dedicata a rendere il senso dello shock culturale provocato sulla gente comune dalla comparsa improvvisa di queste ingombranti e quasi divine presenze, che sovente si scontrano tra loro producendo ingenti danni a persone e cose.

L’epilogo della storia di Phil avviene quando, dopo una vita di interrogativi e di paure, non solo egli decide di smettere di inseguire gli X-Man e il mitico Thor, mettendosi in pensione, ma comprende che il vero valore della vita sta proprio nella sua tranquilla normalità. Una normalità che, anche se lui non può saperlo, molti di quegli straordinari personaggi rimpiangono con nostalgia.

Giungiamo poi a Kingdom Come, del 1999, di Mark Waid e dello stesso Alex Ross. Questa volta si tratta del pensionamento di tutti gli eroi del mondo di Superman, in particolare della Justice League, soppiantati da una nuova generazione di super totalmente privi di stile, di discernimento, di morale e ubriachi del loro potere. Saranno i vecchi in pensione a dover tornare in campo per rimettere le cose a posto.

Nel mondo cine-televisivo, questa riflessione su di un reale impatto dei super poteri nella vita umana e nella società è continuata con serie televisive di cui abbiamo già parlato in queste pagine: Heroes e Mistfits. Per non parlare di produzioni nuove e più mature come l’ottima Umbrella Accademy.

Crepuscolo: the BoysTuttavia, la serie più emblematica da questo punto di vista appare proprio in questi giorni e si intitola The Boys, che nasce da un fumetto omonimo di Garth Ennis e Darick Robertson, riprendendo in qualche modo la tematica di Kingdom come.

Qui si è veramente finito di scherzare (la serie è vietata ai minori di 18 anni per un’infinità di motivi e situazioni) e di sognare.

I supereroi in questione sono il business di una solida industria finanziaria che campa con i proventi dei film realizzati su di loro, su relativo merchandise e sulle pubblicità cui essi prestano la loro immagine. Sono praticamente attori sotto contratto che nei ritagli di tempo svolgono anche attività di salvataggio e controllo della criminalità.

I più famosi di loro (che nella serie televisiva sono in gran parte ricalcati su quelli della Justice League) sono sempre timorosi di perdere il proprio posto nel gota degli eroi di latta – singolare il fatto che molti di loro non si tolgono mai il costume, indossandolo persino nei loro momenti più intimi e privati. Da questo status, dipende la loro fama e la loro vita di agi e privilegi.

Contemporaneamente questi supereroi sono drammaticamente umani e quindi si sentono come i nobili al tempo di Re Sole o di Carlo Magno, giustificati in ogni loro azione dal loro sfolgorio, sicché non hanno alcun rispetto per le persone normali e in genere per la vita umana, che sacrificano facilmente per i loro interessi o per il loro piacere.

I Boys, invece, sono un manipolo di antieroi che decide di opporsi a questo stato di cose che il resto dell’umanità tollera per ignoranza o per paura. Infatti, come narrato nel film Brightburn – L’angelo del male, quando il cattivo psicopatico della storia è Superman, abbiamo un grosso problema.

Come in tutte le serie  tv moderne, in Boys il gioco tra le parti è ricco di chiaroscuri, di domande etiche che ci afferrano osservando le azioni  di ognuno dei personaggi presentati e la prima stagione della serie, come oggi di prammatica, si conclude con discreto ribaltamento di ciò che si era visto nelle sue puntate.

Aspettiamo quindi con ansia la seconda stagione, già annunciata, mentre lo smontaggio del mito dei supereroi continua e non abbiamo idea di dove finirà per condurci.

Giorgio Sangiorgi
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Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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