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Covid19: il domani tra di noi

Covid19: il domani tra di noi

Covid19!

Dopo sei articoli sui virus (più uno specifico sulla SARS), avendo esaurito quasi tutti i termini catastrofici, (manca solo Apocalipse) ho scelto, non a caso, un titolo non a effetto, ma più significativo.

Certo avrei potuto far man bassa sui titoli di film di fantascienza, come ad esempio Virus Letale (W. Petersen, 1995) o 28 giorni dopo (D. Boyle, 2002), con la, mai citata abbastanza, frase: «La storia dell’uomo sulla Terra… l’umanità dura solo da pochi istanti, nell’arco di tempo terrestre, quindi se l’uomo scomparisse, tutto tornerebbe alla normalità». Oppure Contagion (S. Soderberg, 2011), considerato il più attendibile dal punto di vista scientifico perché lo stesso regista e lo sceneggiatore si sono avvalsi della collaborazione dei più famosi virologi per rendere la storia più credibile e plausibile.

Il titolo scelto, Il domani tra di noi, sebbene il film non sia di fantascienza (tit. orig. The Mountain between us), è allo stesso tempo evocativo, ma proiettato verso il futuro (il domani), inoltre dà un senso di speranza, nell’aspetto forse più importante e decisivo per la lotta alla pandemia: il tra di noi.

Il film, per la regia di Hany Abu-Assad (2017), interpretato dalla titanica Kate Winslet, può essere usato come metafora per stigmatizzare il periodo che l’intera umanità sta vivendo.

Dal trailer: «durante la tua esistenza, conoscerai persone che non incideranno sul corso delle cose, ma uno sconosciuto potrà cambiare la tua vita per sempre».

In realtà le persone che invece hanno inciso e incidono sulla vita dei pazienti sono il personale infermieristico e dei medici – difatti l’altro protagonista del film è un medico; ed è vero che uno sconosciuto può cambiare la vita di ognuno di noi per sempre: basta un semplice starnuto di un passante e il gioco è fatto.

Nel film i due protagonisti viaggiano su un piccolo aereo (la Winslet, copre il ruolo di una fotoreporter, professione cruciale per la diffusione delle notizie), che precipita sulle montagne del Colorado e capiscono che possono contare solo l’uno per l’altra, se vogliono salvarsi, scalare le montagne (la pandemia) e tornare alla civiltà, alla loro vita quotidiana.

La tagline recita: «quando non ci sarà più speranza; non smetteranno di credere l’uno nell’altra», che è esattamente quello che siamo chiamati a fare, mai perdere la speranza nell’uno con l’altro.

Di conseguenza la situazione che affrontano i due protagonisti, soli, su un territorio inospitale, fatto di montagne innevate, di freddo e natura selvaggia, rappresenta il confinamento; l’impossibilità di essere soccorsi, il distanziamento sociale, che è quasi un ossimoro, perché in realtà nasconde un ben altro significato, in quanto si dovrebbe parlare di distanziamento asociale, come detto è metafora di ciò che stiamo vivendo, e non crediate che abbiamo superato già le montagne e siamo in vista della meta.

Come dice, in un’intervista il regista: «la capacità degli esseri umani, lo spirito degli esseri umani può fare molto, può [farti] sopravvivere, essere in grado di amare, essere in grado di sacrificarsi, essere in grado di essere buono. Lo spirito che consente loro di diventare essere umani migliori… il rapporto tra loro e la natura, tra loro e la civiltà, quando tornano alla civiltà, cambia la loro prospettiva, su come si sentono, cosa pensano».

E allora sebbene sarebbe opportuno ripercorrere le varie fasi che hanno caratterizzato questo periodo critico, mi limiterò ad analizzare una frase, molto abusata e a volte usata a sproposito: la realtà supera sempre la fantasia. Non sono per niente d’accordo. Ecco perché: « La fantascienza non deve rassicurare, ma sconvolgere. Non deve raccontare il Paradiso che ci aspetta, ma tracciare le mappe dell’Inferno in cui viviamo».

Ebbene, non siamo neanche lontanamente vicini a ciò che descrive la Science Fiction.

Tutti i film (come pure i romanzi), illustrano un mondo post apocalittico, quando cioè l’uomo è giunto alla fine (o quasi), del suo percorso sulla Terra. Un mondo in cui la pandemia ha mietuto vittime in tutti i continenti e in gran numero, in altre parole: una ecatombe, con l’umanità ridotta ad un manipolo di uomini che vagano alla ricerca di cibo e un posto sicuro dove stare.

Di conseguenza la potenza (leggi mortalità) di un virus a livello globale, descritto nella fantascienza, non ricalca ciò che sta succedendo, neanche con la febbre spagnola cento anni fa, ma mai abbassare la guardia, i nuovi focolai quello dicono in realtà, e quindi la situazione potrebbe peggiorare da qui a qualche mese e diventare davvero una vera pandemia. Altrimenti perché mettere una data (l’anno), dopo il nome…

E allora dire che la fantasia, qui la fantascienza, è sempre superata dalla realtà è un errore grosso e grossolano, parafrasando almeno concettualmente, il grande scrittore Frank Herbert (autore di quell’immenso affresco FS che è Dune) è soltanto una sorta di protezione del nostro cervello: «Un meccanismo protettivo che ci difende dai terrori del futuro».

Ma è fondamentale mettere a fuoco un altro aspetto, un particolare punto di vista che ci è utile in un contesto dove mancano elementi chiari e la verità è sempre lungi dal divenire.

«In un mondo con una forte pulsione immanentistica come quello attuale, la dimensione dell’Oltre diventa una risorsa rivoluzionaria e pericolosa per i materialismi di massa. Il cinema [come la fantascienza] con la sua immediatezza, ha l’importante funzione di dare forma, ancorché semplificata, al bisogno intimo e verticale dell’uomo – oggi vietato, negato e represso – di oltrepassare la sua realtà, all’interno di un contesto di società e di pensiero che invece ci vuole totalmente immersi in una realtà orizzontale, dominata dalla dialettica servo-padrone e dalla centralità di ruolo del denaro […]. Solo il matto, solo l’alienato, solo l’escluso dalla rigida logica positivistica (omissis) saprà cioè guardare […] e scorgervi i riflessi di una Bellezza che non è di questo mondo».

Ecco che, il presidente USA D. Trump, prima snobba l’avvertimento dei servizi segreti sul reale pericolo del virus, poi accusa la Cina, infine dichiara, in pieno lockdown, che l’economia poteva ripartire anche a costo di un numero accettabile di vite umane…

Inutile affermare che se si arriva a questo c’è veramente qualcosa che non va, il virus ha messo a nudo tutte le falle del sistema: la legge del profitto a tutti i costi, è ben radicata nella cultura occidentale, perché ha radici molto profonde.

La mondializzazione, termine caro a Bill Clinton di «processi egemonici adeguati nell’ambito della società internazionale…», senza peraltro dimenticare il «peso delle nuove tecnologie… della vulnerabilità e della sicurezza… delle strategie dell’informazione, indissolubili dalle questioni spaziali», fino al controllo della natura, serve, in pratica per avere «everything under control».

Scenari quasi da fantascienza, dove nulla può essere dato per scontato. Ma dobbiamo andare ancora un po’ indietro nel tempo: il Presidente Eisenhower con un “Executive Order” segreto (1957), ordinò di esaminare tali scenari e il gruppo di studio, la Jason Society, «elaborò tre proposte chiamate Alternativa 1, 2 e 3»(dossier Muroc).

Quella che ci interessa, nel contesto, che stiamo sviscerando é l’Alternativa 1: oltre all’uso di dispositivi nucleari da far esplodere nella Stratosfera, in modo che l’inquinamento potesse uscire dalle buche così create(!), ipotesi scartata per i cosiddetti danni collaterali che tale azione avrebbe prodotto. L’Alternativa prevedeva una drastica riduzione della popolazione mondiale provocando una guerra, una finta calamità naturale (come la caduta di un asteroide) o più propriamente, lo sdoganamento di un virus pandemico, questo sempre per limitare i danni e assicurare ai pochi rimasti post-calamità una decente qualità della vita!

Inoltre, «Il 24 aprile 1974, venne pubblicato, con la firma di Henry Kissinger, il “National Security Study Memorandum 200”, che venne indirizzato, tra l’altro, al presidente americano Gerald Ford, ai Ministeri della Difesa, dell’Agricoltura, al Direttore della CIA e agli amministratori della AID (Agency for International Development). Il “Memorandum” è […] uno studio sull’impatto della crescita della popolazione mondiale sugli interessi strategici esteri americani…».

Poco prima che il virus si espandesse, il 18 ottobre 2019, a New York, il “Johns Hopkins Center for Health Security” in collaborazione con il “World Economic Forum” e la “Fondazione Bill & Melissa Gates” hanno ospitato l’Event 201: «una simulazione di pandemia globale […] e aveva lo scopo di gestire e ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala di un’eventuale epidemia virale».

La coalizione conosciuta come Big Pharma, sta lavorando alacremente per trovare una cura, ma nel film Virus Letale (citato all’inizio), i militari vogliono bombardare la cittadina da loro assediata, per preservare la loro potente arma batteriologica. Mentre ne La città verrà distrutta all’alba (B. Eisner, 2010), remake del capolavoro di G. A. Romero (1973), dopo l’occupazione, le recinzioni, le gabbie per i positivi, il coprifuoco e le fosse comuni, la bomba cade sul piccolo centro distruggendo tutto perché… è più sicuro così!

Breaking News: proprio mentre scrivo l’articolo, leggo una nota dell’Agenzia Ansa, in Israele per arginare i contagi è sceso in campo l’esercito perché il Ministero della Sanità ha fallito!

Tornando all’Event 201 (nell’articolo citato), l’autore, così continua: «Dietro questo movimento ci sarebbe la “Moderna Inc.” una corporation nata a Cambridge nel 2010, che collabora con multinazionali del calibro di Astrazeneca e Merck, con la Fondazione Bill & Melissa Gates e con il Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency) cioè con l’Agenzia del Dipartimento della Difesa americano che si occupa di ricerche militari…».

E dov’è che gli interessi americani impattano sulla crescita della popolazione mondiale se non in Cina? Il laboratorio di Wuhan, inaugurato nel 2017, ha un livello di biosicurezza BSL-4, che è il più alto, lo scopo dichiarato è quello di combattere le più serie minacce biologiche sul pianeta, quindi è perlomeno plausibile che l’nCov-2019, possa essere uscito da lí…

Nel film The Constant Gardener – La Cospirazione  (F. Meirelles, 2005), lo slogan della multinazionale farmaceutica è: «the world is our clinic»; o altrimenti: una persona sana è un malato che non sa ancora di esserlo!

Quindi come si può notare ci sono diverse riflessioni da fare innanzitutto in riferimento alle “questioni spaziali”, precedentemente menzionate.

Nel romanzo Andromeda scritto dal grande Michael Crichton nel 1969, l’autore ipotizza che il virus provenga dallo spazio: un satellite cade nei pressi di una cittadina falciando all’istante tutta la popolazione tranne due superstiti.

Ricordate la questione dei “buchi” nella Stratosfera? Nei mesi scorsi è stata pubblicata la notizia che causa un “disturbo” nella magnetosfera, siamo stati esposti alle pericolose radiazioni spaziali. La NASA subito si è affrettata a chiarire che è tutta opera del Sole, anche se questo è nel suo periodo minimo di attività.

Siamo in una fase delicata della vita dell’uomo sulla Terra, e questo purtroppo non viene evidenziato abbastanza, a tutto vantaggio degli stolti che prendono sotto gamba qualsiasi avvertimento, non solo ma sarà «il ritorno alla quotidianità il vero banco di prova della propria capacità di adattamento». Tutto questo però «non fa altro che ricordare all’uomo, l’implacabilità di Madre Natura», o di Gaia, per chi, come lo scrivente, crede che il pianeta Terra, sia in realtà un essere vivente.

Un essere vivente a tutti gli effetti che soffre per colpa di quella balla spaziale, o se preferite di quella sporca bugia, di quella strana invenzione che la scienza chiama homo sapiens.

 

Giuseppe Nardoianni
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Appassionato di cinema, legato alla fantascienza e all'ufologia;, ha collaborato dal 2000 come recensionista cinematografico, con Stargate, Stargate Magazine, Area 51, XTimes, e il quotidiano Cronache del Mezzogiorno (Salerno), Ha prodotto uno studio su Ufologia e Media per l'enciclopedia multimediale Armando Curcio.

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