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Monginstory: Il cinema

Monginstory: Il cinema

La prima puntata di questa Monginstory, la trovate nell’articolo intitolato I miei mondi.

 

È la fine del 1952 ed ecco entrare di prepotenza la fantasia delle immagini nei miei mondi lontani. Sugli schermi italiani approda, preceduto da un notevole lancio pubblicitario per l’epoca, quella che fu definita La grande avventura di Domani: Uomini sulla Luna.

Monginstory: George Pal

George Pal

Io andai a vedere quel film, naturalmente con mio padre, in una sala affollatissima senza sapere che il regista era Irving Pichel, che il suo titolo originale era Destination Moon e, soprattutto, senza sapere che era una produzione di George Pal: e chi era George Pal per me allora?

Proprio a lui debbo con gratitudine l’aver imparato a definire quello che sentivo dentro di me come un fiume in piena, una cascata inarrestabile di immagini e di sensazioni che turbinavano nella mia mente sognante. Allora non lo sapevo, ma era il Sense of Wonder, il senso del meraviglioso…

E di immagini Pal me ne regalò tante: quella Luna costellata di crateri e di crepe, l’astronauta che soccorre il collega nello spazio usando una bombola di ossigeno come razzo per spostarsi, gli scafandri colorati e ancora ricordo che trovai incredibile il fatto che gli astronauti potessero parlare via radio con la Terra dalla superficie del nostro satellite. Avevo sbagliato per difetto: diciassette anni dopo lo avremmo visto in diretta TV!

Mongistory: La guerra dei mondiFu in quel periodo che la fantascienza si affiancò definitivamente all’astronomia e all’astronautica perché mio padre mi portava volentieri a cinema a vedere queste pellicole fantastiche. Peraltro, piacevano anche a lui e quando La Guerra dei Mondi esplose sugli schermi fu uno spettacolo fantastico che s’impose ai miei pietosi ed incerti disegni scolastici per settimane intere…disegnavo astronavi dappertutto, ma le mie preferite avevano alla sommità una specie di mortale testa di cobra…

“Ecco… la formidabile avventura che potrebbe accadere alla nostra Terra, raccontata per immagini in tutta la sua più tremenda furia…”

Cominciava così quello che noi allora chiamavamo provino e che oggi viene più appropriatamente definito Trailer (traccia), de La Guerra dei Mondi. Il tempo ha cancellato dalla mia mente il resto delle parole e, solo per rivedere questi due minuti, guardai i tre film che lo precedettero in quella sala.

Stiamo risalendo gli anni Cinquanta e, in quel periodo, molti film di fantascienza si affacciarono sugli schermi.

I titoli sono tanti e non è il caso, in questa sede, di descrivere le sensazioni provate a ogni nuova pellicola, però vale la pena dire che mi facevo un punto d’onore di andarli a vedere tutti man mano che uscivano, ma anche solo per far questo sorsero presto ben altri problemi…

Monginstory: La Lancia AureliaMio padre, ingegnere edile, aveva una sua società con la quale progettava e realizzava edifici e il nostro tenore sociale era sottolineato dal fatto che possedeva una Lancia Aurelia nuova fiammante, una macchina di lusso per quell’epoca. Abitavamo in un enorme appartamento di proprietà dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.

Mio fratello, più vecchio di me di qualche anno, frequentava amicizie che erano considerate la crema della società bene della città di Ferrara, la quale, essendo appunto una città di provincia, esaltava esageratamente queste differenze sociali. Mia madre apparteneva a una di queste famiglie e si comportava di conseguenza trattando con affettata cortesia, sincera perché era comunque un animo generoso, ma comunque intrisa di distacco, coloro che lei considerava socialmente inferiori come, per esempio, la mia balia.

Già, la mia balia… certamente una figura importante nella mia vita. Dolce nella sua ignoranza e affezionata a me come se io fossi stato veramente suo figlio: mi portava al cinema praticamente tutti i giorni e fu, insieme a mio padre, la causa della mia angosciante presenza nel fandom italiano.

In questo clima di ambientazione quasi Vittoriana accadde un fatto tragico che si ripercosse su di me come l’impatto di quell’asteroide che in epoche passate causò la totale scomparsa dei dinosauri. Mio padre avvallò con una firma di garanzia delle cambiali per un suo amico, ma questi non fu in grado di pagarle. I creditori si rifecero su di lui e la cosa causò la sua rovina economica.

Io ne ebbi sentore una sera quando, attraverso la porta del suo ufficio, lo sentii piangere e parlare disperatamente con suo fratello gridando che era rovinato. Lo dissi alla mia balia che ne parlò con mia madre. Il risultato fu che mio padre venne a consolarmi dicendo che non era vero, non dovevo preoccuparmi, stava scherzando… i giorni e i mesi a venire dimostrarono che non era uno scherzo: i mobili furono sequestrati e, in parte, successivamente ricomprati da mio zio, fratello di mia madre, il quale, assieme al resto della sua nobile famiglia, si fece carico di questi impoveriti consanguinei.

Per cui, negli anni a venire, lui e gli altri parenti intervennero più volte economicamente cercando di aiutarci e lo fecero usando non l’amore, ma la sopportazione, come se fosse una beneficenza obbligatoria, un male inserito nella loro opulenta vita, una condanna irreversibile toccata a loro per l’eternità.

Mi rendo conto che questo non è argomento principale di questa Monginstory, ma serve per rendere edotto il lettore del perché, ad esempio, mi era difficile trovare le novanta lire per andare ai terzi posti del cinema Apollo a vedere Cittadino dello Spazio e che, per farlo, dovetti vendere giornalini e fumetti che oggi varrebbero un capitale.

Monginstory: gli uomini della cometaIl mio incontro con I Romanzi di Urania avvenne dopo quasi un anno dalla prima uscita, nel dicembre del 1953, con il testo di Jack Williamson Il Popolo della Cometa e da allora cominciò la prima delle mie collezioni di Urania che, in seguito io sacrificai, come ho già detto, per avere i soldi per andare al cinema o per comprare un modellino di missile da montare e colorare.

Il tempo passava, come sempre fa il tempo e, davanti ad un’edicola, vidi una rivista che portava in copertina un rutilante disegno del pianeta Marte visto da uno dei suoi satelliti sul quale si erano posate delle navi spaziali e dove torreggiavano anche dei mezzi blindati d’esplorazione.

Era il luglio del 1958 e festeggiavo i miei quattordici anni incontrando per la prima volta Oltre il Cielo, la meravigliosa rivista di fantascienza e missilistica che avrebbe accompagnato la mia vita fino alla sua fine editoriale.

 

 

Vanni Mongini
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Tra i maggiori specialisti mondiali di cinema SF (Science Fiction) è nato a Quartesana (Fe) il 14 luglio 1944 e fino da ragazzino si è appassionato all'argomento non perdendosi una pellicola al cinema. Innumerevoli le sue pubblicazioni. La più recente è il saggio in tre volumi “Dietro le quinte del cinema di Fantascienza, per le Edizioni Della Vigna scritta con Mario Luca Moretti.”

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