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GEMINI MAN E LA CLONAZIONE

GEMINI MAN E LA CLONAZIONE

In principio (inizio così non a caso) fu la pecora Dolly, clonata nel 1996 dagli scienziati del Roslin Institute a Edimburgo in Scozia, che nel febbraio del 1997 comunicarono la notizia al mondo lasciandolo a bocca aperta. Da allora la clonazione è diventata argomento di accese discussioni, soprattutto per i risvolti etici naturalmente impliciti nella questione.

Dopo Dolly, che visse pochi anni, sono stati clonati altri mammiferi: topi, gatti e cavalli.

La clonazione, o meglio la tecnica utilizzata per clonare un organismo da un altro è questa: la cellula di un organismo adulto viene svuotata del nucleo e sostituito da quello dell’altro essere che si vuole clonare. Gli studi iniziarono già nei primi anni Cinquanta con la clonazione di alcune rane. Agli inizi dell’anno passato, in Cina è stata la volta di due macachi.

Visto che la differenza tra l’uomo e gli altri primati è minima, dopo Dolly molti iniziarono a chiedersi se si potesse allora ricreare un essere umano. Nel 2002, il movimento religioso dei Raeliani fece l’annuncio shock, tutta da verificare, che nei loro laboratori Clonaid era stata clonata una bambina alla quale era stato dato il nome di Eva. È inevitabile che la clonazione rimandi alla creazione, in particolare al sesto giorno, il giorno in cui, secondo la Bibbia, Dio creò l’uomo.

L’argomento è stato spesso fonte d’ispirazione per il cinema di fantascienza. Nel 1978 uscì il film I ragazzi venuti dal Brasile di Franklin J. Schaffner (autore fra l’altro de Il pianeta delle scimmie, 1968), dove vengono creati addirittura novantacinque cloni di Hitler!

Nel quarto capitolo della saga di Alien, intitolato Alien – La clonazione (J-P. Jeunet, 1997) appunto, l’eroina Ripley, al secolo Sigourney Weaver, viene clonata in una stazione spaziale.

In The Island (Michael Bay, 2005) abbiamo un futuro non molto lontano in cui, in un isolato centro di ricerca, i cloni vengono creati a spese dei super ricchi che possono usufruire, all’occorrenza, di organi nuovi per allungarsi la vita.

Infine, nel film che per titolo ha proprio Il sesto giorno (R. Spottiswood, 2000), con A. Schwarzenegger che, fuori dalla finestra della sua casa, vede il proprio clone festeggiare il suo compleanno con tutta la famiglia, con tanto di cagnolino clonato.

Nel film Gemini Man di Ang Lee (premio Oscar per il film Vita di Pi, 2012, con la tigre realizzata tutta in digitale), è il veterano Will Smith, killer da poco a riposo capace di uccidere un uomo da due chilometri di distanza con l’obiettivo che viaggia in una carrozza di un treno ad alta velocità, che si vede costretto a combattere contro una versione più giovane di se stesso.

In pratica, la star hollywoodiana, ripresa con la rivoluzionaria tecnica dell’High Frame Rate che sviluppa 120 frame per secondo invece dei canonici 24, interpreta tutti e due i personaggi e poi ad uno dei due è ricostruito il volto ringiovanito in post produzione con l’ausilio della CGI e della tecnica della Performance Capture. Nell’era del digitale, quindi, è possibile assistere a esperienze visive inimmaginabili anche solo vent’anni fa. Quello che è stato realizzato per girare Gemini Man ripete ciò che James Cameron si dovette inventare per Avatar (2009) e cioè creare prima la tecnologia e poi girare il film.

Le scene d’azione sono sorprendenti, un realismo quasi perfetto non solo per gli spericolati inseguimenti ma soprattutto nelle sequenze di lotta corpo a corpo: se non sai che Junior, questo il nome del clone, ha la faccia che è frutto di un lavoro al computer, non te ne accorgi.

A differenza di altre volte, non mi soffermerò sulla trama, non svelerò il finale e il colpo di scena che anche qui non manca, ma analizzerò i risvolti che comporta questa nuova tappa della scienza.

Lo stato dell’arte, come detto sopra è abbastanza avviato verso la soluzione finale. Il guaio è che la scienza militare, che nella realtà è un paio di decenni avanti, da anni cerca con esperimenti avanzatissimi di arrivare al cosiddetto Super Soldato

Per il momento, la DARPA (l’agenzia per i progetti avanzati della Difesa Usa) sta sperimentando la stimolazione neuronale per avere militari più intelligenti, capaci di affrontare situazioni al limite delle possibilità umane. È questo, secondo me, l’aspetto più inquietante che rimanda alla clonazione. In primis, nel 1998, l’Unione Europea ha stabilito che «ogni intervento che cerchi di creare un essere umano geneticamente identico a un altro essere umano, vivo o morto, è proibito». Una risoluzione dell’ONU del 2005 invita gli Stati membri «a proibire tutte le forme di clonazione umana, dal momento che sono incompatibili con la dignità umana e la protezione della vita umana».

Un essere umano clonato si può definire tale? Certo avrebbe le nostre stesse necessità: respirare, mangiare, bere, crescere nella maniera migliore, forse anche procreare, ma come si sentirebbe dentro, cosa proverebbe? Avrebbe sicuramente una mente, ma avrebbe la coscienza? E infine, come la mettiamo sul discorso relativo all’anima?

Non è solo un discorso filosofico, il mio, ma pratico: per gli scienziati militari sarebbe un sogno avere un esercito di cloni (vedi Star Wars) in grado di obbedire agli ordini senza discutere, affrontare il nemico senza paura, senza rimorsi, né provare alcun sentimento di pietà. Inoltre, la creazione di cloni per uso personale non potrebbe portare a qualcosa di vicino al film The Island? Infine, è inevitabile che la clonazione cammini di pari passo con l’immortalità: immettere nella mente di un clone, la nostra coscienza, per una sorta di vita forse quasi ultra centenaria.

Ciò rende il nostro futuro ancora più incerto, minacciando un’umanità già in bilico su diversi fronti.

Giuseppe Nardoianni
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Appassionato di cinema, legato alla fantascienza e all'ufologia;, ha collaborato dal 2000 come recensionista cinematografico, con Stargate, Stargate Magazine, Area 51, XTimes, e il quotidiano Cronache del Mezzogiorno (Salerno), Ha prodotto uno studio su Ufologia e Media per l'enciclopedia multimediale Armando Curcio.

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