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IL MONDO DEL SOGNO AUSTRALIANO (1): PICNIC A HANGING ROCK

IL MONDO DEL SOGNO AUSTRALIANO (1): PICNIC A HANGING ROCK

Prima Parte

“La vita è un sogno, nient’altro che un sogno. Il sogno di un sogno.”

Nel giorno di San Valentino del 1900, nella torrida estate australiana, le alunne del severo Appleyard College trascorrono una giornata di vacanza ai piedi di Hanging Rock, uno sperone roccioso nelle vicinanze di Melbourne. La scampagnata si svolge nel rispetto delle rigide regole dettate dalla morale vittoriana dell’epoca. Alle ragazze, ad esempio, è concesso togliersi i guanti solo dopo essere uscite dal villaggio ma non di liberarsi dei soffocanti busti e corpetti. Dopo pranzo, nell’afa del pomeriggio mentre quasi tutte dormono, quattro ragazze, capitanate dalla sensuale Miranda, decidono di scalare la rocca. Durante la salita il tempo sembra fermarsi (così come si erano in precedenza arrestati tutti gli orologi) e l’atmosfera si fa soffusa. Si ha la sensazione che qualcosa debba accadere; e qualcosa effettivamente accadrà.

le collegialiUna delle ragazze, dopo aver seguito il gruppetto per un po’, torna al campo in preda a una crisi isterica. Il resto del gruppo e una delle professoresse che le aveva seguite sono sparite. Le ricerche della polizia si riveleranno infruttuose. Otto giorni dopo, una delle scomparse sarà ritrovata svenuta tra le rocce ma, non ricordando nulla di quello che è accaduto, non sarà in grado di essere d’aiuto. Le altre ragazze non verranno mai più ritrovate. Ad aggiungere mistero al mistero, qualche giorno dopo la direttrice del collegio sarà trovata morta, probabilmente suicida, ai piedi di Hanging Rock.

Picnic a Hanging Rock, film del 1975, finisce così, senza risolvere il mistero, esattamente come finiva il romanzo omonimo di Joan Lindsay, di cui l’opera del regista Peter Weir rappresenta una fedele trasposizione cinematografica anche nel rispettare appieno il volere della scrittrice di non fornire nessuna spiegazione.
I ritmi del film sono soffusi e rarefatti, sottolineati da un’evocativa colonna sonora suonata con il flauto di Pan, dio che nella mitologia greca simboleggiava la comunione con la natura.

Vera protagonista delle due opere è l’anima dell’Australia, il continente geologicamente più stabile della Terra, dove il paesaggio è immobile da secoli. Hanging Rock è una delle rappresentazioni di questa immutabilità. Osservarla oggi è come osservare la Terra di millenni nel passato. In quest’ambiente vivono da 40.000 anni gli aborigeni perfettamente coesi ad esso. I colonizzatori britannici, un corpo estraneo mai metabolizzato dal continente, si sono innestati in questo territorio con tutto il loro seguito di usanze e tradizioni quanto mai lontane dalla cultura autoctona.
Anche se di aborigeni nel film non se ne vedono, se ne vede uno di sfuggita nella squadra dei ricercatori, i continui riferimenti al mondo dei sogni richiamano esplicitamente la loro affascinante mitologia. In questo modo, film e romanzo cercano di descrivere la faticosa convivenza tra le convenzioni dell’uomo bianco e il misterioso ambiente circostante, tra l’imperscrutabile mondo del sogno australiano e la rigidità della morale vittoriana.

La rocca di Hanging RockJoan Lindsay scrisse in realtà anche un capitolo, il diciottesimo, dove forniva una spiegazione all’accaduto. In accordo con l’editore fu però tagliato, lasciando fortunatamente il mistero e il lettore libero di dare una propria interpretazione. La Lindsay diede disposizioni che questo capitolo fosse pubblicato solo dopo la sua morte e così fu fatto. The Secret of Hanging Rock uscì nel 1987, ma in Italia restò inedito. In cima ad Hanging Rock le ragazze si troveranno di fronte a un enorme monolito emanante un ronzio che le risucchierà al di fuori dallo spazio-tempo. Lì incontreranno una donna che le inviterà a proseguire il cammino di comunione con la natura, iniziato con la scalata della rocca, attraverso una fenditura nella parete rocciosa, probabilmente un portale verso un’altra dimensione o verso l’aldilà.

Il primo adattamento per lo schermo del romanzo fu realizzata nel 1969, prima che la Lindsay ne vendesse i diritti. Si tratta di un cortometraggio di quattro minuti in bianco e nero dal titolo The Day of Saint Valentine visionabile tra i contenuti speciali dell’edizione britannica in Blu-ray del film di Weir.

Del 2018 è invece la miniserie in sei puntate Picnic a Hanging Rock, nuova trasposizione del romanzo che oltre a raccontare la stessa vicenda, approfondisce le personalità delle giovani protagoniste e, soprattutto, della direttrice del collegio.

Picnic at Hanging RockPer anni si è creduto che il racconto fosse basato su eventi reali, ma qualsiasi ricerca fatta in quella direzione (giornali, riviste e documenti dell’epoca) non ha portato risultati. Molti hanno accostato la storia ai racconti di abduction della fenomenologia UFO (orologi che si fermano, tempo mancante, vuoti di memoria), creando un ulteriore alone di mistero attorno al sito, quello veramente reale e visitabile. Già la data riportata all’inizio del romanzo e del film è sbagliata, giacché il 14 febbraio 1900 non era un sabato. Di certo c’è solo che non lontano dal sito, diversi anni prima degli eventi narrati, alcuni ragazzi erano scomparsi, ritrovati morti qualche giorno dopo. A testimoniarlo c’è anche un piccolo monumento ed è probabile che la tragica storia sia stata di spunto per la Lindsay. Ad alimentare il fascino della vicenda, intervenne la stessa autrice che scrisse:

Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell’anno 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza.

Continua

Roberto Azzara
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(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

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