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“ZARDOZ”, IL ROMANZO DI JOHN BOORMAN & BILL STAIRS (1974)

“ZARDOZ”, IL ROMANZO DI JOHN BOORMAN & BILL STAIRS (1974)

Questo articolo è pubblicato grazie all’autorizzazione dell’Autore e del magazine Andromeda del 7/4/17

 

Tra il 1969 e il 1970 il regista inglese John Boorman propose un adattamento della trilogia Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien alla major cinematografica United Artists, che ne deteneva i diritti. Il trattamento di Boorman prevedeva modifiche sostanziali al testo originale; per questo e per altri motivi la United Artists preferì rinunciare al progetto, per avallare qualche anno dopo quello dell’animatore Ralph Bakshi, molto più fedele alla trilogia di Tolkien. Diversi elementi di quell’adattamento confluirono nel suo film successivo, Zardoz, l’unico film di SF del regista britannico.

Boorman e il suo co-sceneggiatore Bill Stairs, scrissero anche la novelization del film, ovvero l’adattamento della sceneggiatura in forma di romanzo. Solitamente le novelizations sono le riproposte pedisseque delle vicende del film, più o meno creativamente rielaborate a seconda della personalità dell’estensore, ma di solito si tratta solo di una specie di gadget pubblicitario per il film. In questo caso, essendo scritto dagli autori del film, risponde anche a esigenze espressive e artistiche, come scrive Boorman nella prefazione:

Scrissi Zardoz a casa mia nel 1972 (…)  Ne uscì una sceneggiatura più simile alla forma di un romanzo. Gradualmente la rielaborai in una forma cinematografica che si rivelò troppo audace per la maggior parte degli studios. Alla fine trovai i finanziamenti e girai il film (…) Mentre montavo il film decisi di riportarlo alla forma di un romanzo. Esso segue fedelmente il film, ma si appoggia molto alla stesura iniziale.

ZardozZardoz è ambientato in un mondo futuro in cui l’umanità è divisa in due categorie, gli Sterminatori e i Bruti; i primi scatenano periodiche battute di caccia contro i Bruti, uccidendo i maschi e, all’occasione, imprigionando e violentando le femmine. Gli Sterminatori ricevono ordini dal dio Zardoz, che si esprime attraverso una gigantesca testa in pietra che arriva volando sulle lande degli Sterminatori, e dalla quale escono la voce di Zardoz e le armi da fuoco che servono alla caccia. Zed è un capo degli Sterminatori per diritto di nascita, essendo figlio di un capo Sterminatore, ma è preso dai dubbi. Perché Zardoz ha cambiato ordini? Perché ora i suoi uomini non devono più uccidere i Bruti ma catturarli e schiavizzarli come contadini? Zed decide di entrare di nascosto nella testa di Zardoz, e così vola fino al Vortex, dove vivono gli Eterni, un élite che gode dell’immortalità e di un aspetto sempre giovanile, separata dal mondo da un campo di forza invisibile. Il Vortex è guidato e protetto dal Tabernacolo, un’entità artificiale che serve da legislatore, ma anche da coordinatore e mezzo di comunicazione fra gli Eterni, e gestisce i loro processi vitali, mantenendoli di fatto immortali. Chi muore per incidente od omicidio viene subito clonato, mentre i criminali sono puniti con l’invecchiamento: ciò che capita ai Rinnegati, coloro che sono condannati alla perpetua vecchiaia. Zed diventa oggetto della rivalità di tre donne Eterne – Consuella, May e la più giovane Avalow – ma anche strumento di fazioni in lotta rappresentate dalle tre donne, mentre lo Sterminatore rivela poco a poco le vere ragioni del suo viaggio come pure la reale natura di Zardoz…

Dal punto di vista narrativo, Boorman e Stairs seguono il film, ma aggiungono varie spiegazioni ai punti insoluti del film. Così, nel prologo c’è una specie di biografia di Zed in cui vengono narrate la sua infanzia e la sua formazione; da una voce nella testa di Zardoz (detta anche la Caverna) apprendiamo che siamo nel 2293; nel corso del romanzo abbiamo cenni anche sul passato di Consuello e May, utili a caratterizzarle; verso la fine scopriamo ciò che ha distrutto la civiltà umana, e vengono svelati l’origine e lo scopo originale del Tabernacolo e del Vortex e come ci siano finiti gli Eterni.

Dal punto di vista letterario Boorman e Stairs usano uno stile immaginifico che cattura il lettore in una trama (in un vortice…) di costruzioni visive ingegnose, dalle descrizioni ricche di particolari, ma mai didascaliche, calate in un’atmosfera onirica di ricca suggestione. Si potrebbe dire lo stesso del film, ma i due autori riescono a reinventarne con le parole la visionarietà scenografica e fotografica, dimostrando una notevole capacità linguistica e stilistica. Nel tratteggio dei personaggi, Boorman e Stairs elaborano delle figure che sono allo stesso tempo archetipali eppure vitalissime e credibili e hanno l’abilità di svelarne complessità, sfaccettature e motivazioni man mano che la narrazione si sviluppa. Lo si vede in Zed, che si rivela sempre meno come un brutale assassino e sempre più come un uomo assetato di verità e di sapere; o in Frayn, che snoda poco a poco le sue trame di sottile manipolatore, il mago Merlino della vicenda, secondo una definizione di Boorman.

Ma colpiscono più di tutti le tre figure femminili principali: May, Consuella e Avalow. Boorman le concepisce come archetipi, rispettivamente della Madre, della Moglie e della Figlia, ma va ben al di là degli stereotipi o delle fantasie maschili, e le caratterizza con grande sottigliezza psicologica e attenzione a gesti, dialoghi, sfumature, sbalzando tre caratteri forti ma ben diversi fra loro. Alla loro rivalità, e in generale alla loro interazione, gli autori danno motivazioni ben più complesse e profonde della semplice conquista di un uomo – o meglio del suo controllo e utilizzo – che pure non è un semplice pretesto. Raramente avevo letto un romanzo di autori maschili in cui il disegno e l’interazione di personaggi femminili fosse così complesso e approfondito (più e meglio che nel film, tra l’altro).

Il momento più riuscito del romanzo, secondo me, è il nono capitolo intitolato Exchange of powers. May e le sue seguaci vogliono essere fecondate da Zed, che in cambio riceve tutta la loro conoscenza, e infine si accoppia ancora con Avalow, che gli consegna il cristallo che gli permetterà di conoscere i segreti del del Tabernacolo. Qui la prosa di Boorman e Stairs unisce una strepitosa forza visionaria con un grande pathos drammatico, raccontando con grande coinvolgimento le emozioni di Zed di fronte alle due fasi del rito, prima l’estasi non solo erotica ma anche spirituale nata dall’unione con le donne di May, poi l’avidità con cui l’uomo assorbe le informazioni dal cristallo. È un vero momento epifanico, intessuto di una potente vena immaginifica, in cui Zed scopre quelle verità cui aveva sempre anelato.

Nella vexata quaestio se la fantascienza abbia o no previsto Internet, Zardoz è un contributo molto interessante. In riferimento al Tabernacolo, la parola computer non viene mai usata o riferita, ma la parola network sì. Il Tabernacolo infatti è per il Vortex l’archivio elettronico ma anche il centro direttivo; gli Eterni dispongono di un anello che li mette in contatto fra di loro e con il Tabernacolo, da quest’ultimo ricevono informazioni che visualizzano con ologrammi che nascono dagli anelli e che possono scambiarsi l’uno con l’altro: le analogie con gli attuali sistemi di comunicazione mi sembrano sorprendenti! Per usare le parole del romanzo:

Per questo motivo il Tabernacolo non era un cervello centrale, perché questo lo avrebbe reso un re. Era una rete di linee di conoscenza che si intersecavano e si incrociavano quando le circostanze lo richiedevano.”

In pratica la concezione stessa di Internet!

Interessante, a questo punto, una dichiarazione di John Boorman tratta da un’intervista del 1985:

Immagino che l’esistenza nelle città sia diventata qualcosa allo stesso tempo impossibile e non necessaria, dal momento che i mezzi di comunicazione, non solo orali ma visivi – i computer ad esempio –  avranno raggiunto un tale livello di perfezione che chiunque potrà essere contattato immediatamente.”

Difficile fare il gioco delle reminiscenze con Il Signore degli Anelli, dal momento che più che al libro di Tolkien, Zardoz si rifà alla progettata rilettura di Boorman. Citando dalla stessa intervista:

Ciò che mi interessava in Il Signore degli Anelli erano i suoi contenuti mitici (..). Anche Zardoz è una storia mitica (…) Un’altra rassomiglianza è che Il Signore degli Anelli è ambientato nella Terra di Mezzo, che sembra dispiegarsi in un continuum temporale diverso dal nostro (…). Sebbene Zardoz sia ambientato nel futuro, abbiamo l’impressione che sia un altro continuum temporale, che potrebbe accadere nel nostro presente, se in precedenza il mondo avesse preso un’altra direzione.”

Comunque, andando per tentativi, Frayn appare come un equivalente di Gandalf, visto come un mago che manipola ma che allo stesso tempo mette in contatto mondi diversi e separati. Senz’altro più evidente la trovata degli anelli usati dagli Eterni come “terminali”, anche se tutto sommato la sua funzione è opposta, visto che nel romanzo rende invisibili, mentre  in Zardoz una delle sue funzioni è quella di visualizzare riprese filmate. Continuando a cercare analogie si può notare come Consuello sia una guerriera come Éowyn, mentre Avalow è giovane e dà la conoscenza a un uomo come fa Arwen. Si sa che nel Signore degli Anelli di Boorman c’è una scena in cui Frodo fa l’amore con Galadriel prima di guardare nello specchio: come in Zardoz, il sesso in questa scena prelude alla rivelazione.

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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