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“LA TORRE DI BABILONIA” DI TED CHIANG

“LA TORRE DI BABILONIA” DI TED CHIANG

La torre di Babilonia (Tower of Babylon), il primo racconto pubblicato da Ted Chiang, uscì sul numero di novembre 1990 della rivista Omni e vinse il premio Nebula per il miglior racconto lungo nel 1991. Al suo primo colpo, Chiang mostra già una grande maturità espressiva e stilistica e molti dei marchi di fabbrica della sua produzione futura, composta solo da una quindicina di titoli ma che lo hanno già classificato fra i grandi del genere.

Ted ChiangTower of Babylon prende spunto dal racconto biblico della torre di Babele e può essere considerato un racconto storico o mitologico, a seconda dei punti di vista, ma l’autore fa trasparire – quasi letteralmente fra le righe – alcuni elementi fantascientifici, filtrati sapientemente sia dalla maestria allusiva tipica dell’autore, sia dal punto di vista del protagonista, Hilalum.

Hilalum è un giovane minatore di Elam (una regione oggi a cavallo fra gli odierni Iran e Iraq), che partecipa alla costruzione della torre di Babele, la torre con cui le antiche popolazioni semitiche speravano di raggiungere Yeowah, il dio degli Ebrei e del Vecchio Testamento.

Il racconto descrive con grande ricchezza di particolari sia il lavoro della torre, che procede ormai da secoli quando arriva Hilalum, sia il coinvolgimento del minatore. Chiang ci introduce così in un mondo in cui il rapporto mistico con la divinità è quotidiano e sentito. Disegna anche la quotidianità di Hilalum e dei suoi compagni, il loro lavoro, le loro speranze e convinzioni come pure la crescita di un progetto in cui ci sentiamo introdotti facendoci dimenticare la sua assurdità secondo i canoni moderni. Meravigliosa, in questo senso, la descrizione della città che i lavoratori della torre costruiscono sulla torre stessa i cui cunicoli diventano l’abitazione loro e delle loro famiglie. Soprattutto, Chiang riesce a costruire un suo peculiare sense of wonder, basato non sulla descrizione di mondi alieni ma su un diverso punto di vista del nostro mondo. Man mano che la torre sale, infatti, i personaggi del racconto vedono il cielo e la terra da prospettive mutevoli e sempre diverse e, come loro, il lettore resta affascinato da come aspetti banali come il sorgere e il calare del sole o la visione delle nuvole o del cielo stesso, acquistino nuove dimensioni e realtà. L’autore dipinge così scene di stupore e meraviglia di grande forza espressiva e visiva.

La narrazione procede anche attraverso momenti rivelatori, che sono più che semplici colpi di scena ma vere e proprie epifanie che cambiano non solo l’andamento del racconto ma la stessa visione della realtà di Hilalum e degli altri personaggi. Il finale arriva così drammatico e intenso, rivelando un altro aspetto di un narratore che già alla sua prima prova mostra grandi capacità nell’intrecciare tematiche profonde, scavo psicologico e costruzione romanzesca.

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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