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IL GRAN DIO PAN E ALTRE STORIE SOVRANNATURALI

IL GRAN DIO PAN E ALTRE STORIE SOVRANNATURALI
È incredibile, mostruoso: Cose simili non possono accadere in questo mondo, dove uomini e donne vivono e muoiono, lottano e si affermano…”

[ Il gran dio Pan – Arthur Machen, 1894 ]

Se molti scrittori degli anni d’oro del fantastico, il periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, hanno goduto e ancora godono di una giusta fama anche al di fuori della cerchia di appassionati, parlo di nomi come Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson, Bram Stoker o Howard P. Lovecraft, raramente si parla, invece, di Arthur Machen (1863-1947), autore gallese poco conosciuto e citato ma molto influente nello sviluppo della letteratura fantastica e del sovrannaturale.

Per rendere l’idea, se degli autori citati sopra esistono numerose trasposizioni cinematografiche e televisive delle proprie opere (basti pensare a tutte le versioni del solo Dracula di Stoker o agli innumerevoli adattamenti di Poe), quasi niente di quest’autore è giunto mai sugli schermi.

Leggendo le sue opere è impossibile non riscontrare l’ascendente che deve aver avuto nella poetica del citato Lovecraft. Lo stesso Solitario di Providence nell’antologia da lui curata, I miei orrori preferiti (My Favourite Horrors), commentando i racconti di Machen scrisse:

Fra gli autori contemporanei che hanno fatto dell’Orrore Cosmico il fulcro del loro messaggio artistico, pochi possono eguagliare il multiforme Arthur Machen, autore di numerosi racconti e romanzi, nei quali gli elementi dell’orrore occulto e della paura che incombe raggiungono uno spessore e un’intensità realistica senza paragoni.”

Nonostante abbia goduto nella sua epoca di una certa fama, Machen fu costantemente assillato da problemi di ordine economico che lo costrinsero a occuparsi anche di traduzioni di opere altrui e di giornalismo. Cresciuto in una cittadina del Galles, molta influenza avrà su di lui il trovarsi in una terra piena di vestigia celtico-romane e che vantava essere la mitica Camelot di re Artù. Proprio le antiche leggende della sua terra natia, dove si fondono miti pagani e tradizioni cristiane, sono state alla base di molti dei suoi racconti. Secondo le opere di Machen, la realtà percepita dai nostri sensi è fallace. Esistono altri mondi oltre la comprensione umana sovrapposti al nostro. Attraverso sconsiderate pratiche scientifiche o magiche, quindi, qualcosa di arcano proveniente da altre dimensioni può introdursi nella nostra realtà con conseguenze tutt’altro che benevole.

Tema portante dell’opera di Machen è il male assoluto, inteso come qualcosa di realmente alieno e non umano. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, che curò una sua antologia, scrisse a proposito:

Le possibili definizioni di Machen sono assai meno importanti di certe singolarità che credo di percepire nella sua opera. Una è l’esistenza del Male, non come mera assenza del Bene, alla maniera di tante teodicee, ma come un’entità o una coalizione di entità che lotta incessantemente contro il suo opposto, e che ha la possibilità di vincere.”

Arthur Machen può, talvolta proporci favole incredibili, ma sentiamo che le ha ispirate una emozione genuina. Non scrisse quasi mai per lo spavento altrui; lo fece perché si sapeva abitante di un mondo alieno.”

Il gran Dio Pan e altre storie soprannaturaliIl libro che può essere considerato il manifesto di tutta la sua opera e che vorrei prendere in esame è Il gran dio Pan e altre storie soprannaturali. Uscita per la prima volta in Italia tra gli Oscar Mondadori nel 1982, si tratta di un’antologia che contiene alcuni dei suoi racconti più famosi e rappresentativi.

Il primo, il più famoso e che impose giustamente il nome alla raccolta, è Il gran dio Pan (The Great God Pan, 1894). Il racconto è narrato da diversi punti di vista e con la tecnica della storia a scatole cinesi, tipiche dello stile dell’autore. La trama parla di un esperimento chirurgico effettuato da uno scienziato sul cervello di una ragazza con lo scopo di farle acquisire la facoltà di percepire una realtà oltre i nostri sensi. “Contemplare il gran dio Pan“, simbolo della natura, dice uno dei protagonisti. In realtà, qualcos’altro proveniente da qualche oscura dimensione s’insinuerà nel cervello della ragazza. Anni dopo una misteriosa donna provocherà un’ondata di lutti, suicidi e follia nella tentacolare capitale dell’Impero Britannico tra chiunque avrà avuto la malaugurata sorte di seguirla nel dissoluto credo orgiastico. Ecco, forse la sua scarsa fama al di fuori degli appassionati è dovuta proprio agli evidenti contenuti sessuali di opere come questa, già causa di feroci critiche all’epoca. “Troppo morbosa per essere il prodotto di una mente sana”. “Una storia perfettamente abominevole“. “Un’attentato alla moralità dei lettori“. “Perché dovrebbe essere permesso, per una manciata di misere sterline, di gettare tra noi le mostruose creazioni del suo cervello malato?” Questo fu il tenore delle recensioni dei critici vittoriani. Il racconto fu rivalutato col tempo ed è oggi considerato uno dei capisaldi del genere horror.

In La luce interiore (The Inmost Light, 1894) il protagonista è il signor Dyson, personaggio ricorrente in altri suoi racconti. Si tratta, a tutti gli effetti, di un investigatore dell’occulto che si trova spesso coinvolto in strani incontri e misteri urbani. In questo racconto scopre la strana storia del dottor Black, uno scienziato la cui anima della moglie è stata imprigionata all’interno di un opale, sostituita da quella di qualcos’altro di malefico.

La storia del sigillo nero (The Novel of the Black Seal, 1895) ci porta nel mondo delle fiabe tradizionali e del Piccolo Popolo. Uno studioso di tradizioni celtiche sparisce tra i boschi e le colline del Galles. Aveva scoperto i segreti di una arcana razza preumana nascosta e la vera natura di un bambino ibrido generato da uno di loro. Se tutto ciò ricorda alcuni racconti di Lovecraft, come accennato in precedenza, non è un caso. Questi temi ritorneranno anche in altri racconti come La piramide lucente (The Shining Pyramid, 1895), ancora uno storia creature sfuggenti come protagonista, e Le creature bianche (The White People, 1904), che parla dell’iniziazione alle pratiche magiche di una bambinetta da parte della tutrice, in realtà figlia di una strega. La piramide lucente può vantare uno dei pochi adattamenti per la televisione dello scrittore gallese in un episodio della miniserie televisiva britannica, inedita in Italia, Border Country del 1979.

La storia della polvere bianca (The Novel of the White Powder, 1895) è la cronaca della lenta discesa nell’orrore da parte di un uomo che, dopo l’assunzione di una medicina ricostituente presa su consiglio della sorella, inizia una terrificante degenerazione fisica e mentale. Il racconto risulta adattato per il cinema nell’insulso Ecstasy (1989) di Luca Ronchi. Il film ha però poco a che fare col racconto di Machen. Si tratta di una banale storia di droga (chiamata polvere nera) interpretata dalla pornostar Moana Pozzi in vacanza come da suo consueto genere. Davvero un po’ poco per vantare un così nobile riferimento letterario nei titoli di testa.

Arthur MachenGli arcieri (The Bowman, 1914), nonostante la brevità, è uno dei racconti che godette di maggiore fama all’epoca della sua uscita. Vi si narra di come una schiera di arcieri fantasma della battaglia di Agincourt (1415) soccorse e coprì il ritiro delle truppe britanniche sotto l’avanzare delle truppe tedesche durante la Grande Guerra. Il racconto fu all’origine della leggenda degli Angeli di Mons ed ebbe un clamore inaspettato all’autore stesso. Molti lettori, infatti, credettero che la storia narrata fosse realmente accaduta. L’autore cercò di smentire con ogni mezzo la cosa, citando come fonti d’ispirazione Kipling e altri racconti che parlavano d’interventi divini durante le guerre degli uomini, ma non ci fu niente da fare; il racconto divenne leggenda. A supporto della veridicità dei fatti comparvero testimoni di seconda mano e articoli di giornale. Altri intervennero per dire che quantomeno Machen doveva ammettere di aver ricevuto le informazioni telepaticamente da un soldato morente… Un crescendo di clamore che ricorda quello che circa vent’anni dopo sarebbe successo con lo sceneggiato radiofonico di Orson Welles tratto da La guerra dei mondi di Wells. Il curatore/traduttore di un’edizione italiana del racconto, R. G. Capuano, scrisse:

Acquisì uno status di verità tale che, già durante il conflitto, metterla in dubbio era considerato un gesto poco patriottico, se non proditorio. I fatti che fecero da sfondo sono narrati in qualsiasi libro di storia (britannica).”

Il grande ritorno (The Great Return, 1915) riguarda la miracolosa ricomparsa del Santo Graal in un isolato villaggio gallese, dove, in mezzo alle tenebre della guerra che imperversa in Europa, c’è una curiosa epidemia di fugace bonomia.

Il contrario accade invece nell’inquietante racconto lungo (o romanzo breve, che dir si voglia), pregno di una cupa atmosfera, che chiude il volume: Il Terrore (The Terror, 1917). Mentre sul continente infuria la Grande Guerra, nelle campagne d’Inghilterra si verificano una serie di morti misteriose e inspiegabili. Inizialmente si pensa a una qualche macchinazione dei tedeschi per seminare angoscia e terrore tra la popolazione. La realtà sarà molto diversa e terribile. Una spiegazione (anzi, una non-spiegazione) che è da ricercare dalle parti de Gli uccelli (The Birds), romanzo di Daphne du Maurier (1952) e film di Alfred Hitchcock (1963), o da quelle di …E venne il giorno (The Happening, 2008), film di M. Night Shyamalan. In pratica, senza rivelare di più, il racconto fu un precursore del genere eco-vengeance.

La luce interiore, La storia del sigillo nero e La storia della polvere bianca, insieme con altri racconti quali L’avventura del Tiberio d’Oro (Adventure of the Gold Tiberius, 1895), L’incontro sul marciapiede (The Encounter of the Pavement, 1895), L’incontro nel bar privato (Incident of the Private Bar, 1895), L’immaginazione decorativa (The Decorative Immagination – Novel of the Iron Maid, 1895), Uno strano avvenimento a Clerkenwell – Storia del giovanotto con gli occhiali (Strange Occurrence in Clerkenwell – History of the Young Man With Spectacles, 1895), L’avventura nella casa deserta (Adventure of the Deserted Residence, 1895), La mano rossa (The Red Hand, 1895) e La piramide lucente (The Shining Pyramid, 1895), andranno a comporre il romanzo I tre impostori (The Three Imposters, 1895), ricavato, appunto, montando tra di loro i diversi racconti citati. Il protagonista della storia è il già citato signor Dyson. Un’operazione di taglia e cuci dove però il risultato è, a parere di chi scrive, inferiore al valore dei singoli episodi che lo compongono.

Come detto, sono stati pochissimi gli adattamenti cinematografici delle opere di Machen. Tra questi ricordiamo il film low budget a episodi, inedito in Italia, Holy Terror (2017) di Julian Butler e Mark Goodall. La pellicola è composta da sei episodi che adattano altrettante storie dell’autore. Tra quelle presenti nella raccolta in esame c’è La storia della polvere bianca e Gli arcieri. Gli altri racconti adattati sono: Una stanza accogliente (The Cosy Room), Ritual, I bambini felici (The Happy Children) e Midsummer, quest’ultimo unico segmento a colori in un’opera altrimenti girata in un’evocativo bianco e nero.

Roberto Azzara

(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

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