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I FILM DELLA H. P. LOVECRAFT HISTORICAL SOCIETY

I FILM DELLA H. P. LOVECRAFT HISTORICAL SOCIETY

La H.P. Lovecraft Historical Society (HPLHS) è un’associazione di giocatori di ruolo appassionati di Lovecraft che organizza incontri e produce gadget, libri e altre iniziative riguardanti lo scrittore di Providence. Nata nel Colorado nel 1984, il loro motto è Ludo Fore Putavimus (abbiamo pensato che sarebbe stato divertente).

Tra le altre cose, l’associazione ha anche prodotto un paio di film dove riesce a dimostrare che è possibile realizzare degli adattamenti fedeli allo spirito di Lovecraft e che non siano solo una scusa per sfruttarne il nome e confezionare opere che con l’autore hanno poco a che fare.

The Call of Cthulhu, H. P. Lovecraft Historical SocietyIl primo film, prodotto nel 2005, è un mediometraggio di 47 minuti. The Call of Cthulhu, questo il titolo, è l’unica riduzione finora realizzata di uno dei più popolari racconti dello scrittore, quello che ha imposto il nome al Ciclo di Cthulhu: Il richiamo di Cthulhu, pubblicato originariamente nel 1928.

La particolarità di questo mediometraggio è di essere stato concepito come un film degli anni Venti del secolo scorso, in piena epoca d’oro del cinema muto, periodo in cui Lovecraft scrisse e ambientò il racconto. La pellicola è stata, infatti, girata in bianco e nero e presenta numerosi graffi (aggiunti in post-produzione) come a suggerirne la vetustà. Ha inoltre un convincente e crepitante accompagnamento sonoro sinfonico. Gli attori, infine, sono truccati come si usava all’epoca e recitano con il classico stile enfatico del muto. A stonare leggermente, alcune tecniche di ripresa e di montaggio palesemente moderni che, se visti con occhio esperto, rischiano di svelare la finzione. Il film, nella sua pur breve durata, riesce a proporre tutti gli elementi della vicenda raccontata dal Solitario di Providence e a esserne una fedele trasposizione.

Come il racconto d’origine, il film è diviso in tre parti. In The Horror in Clay, il pronipote di un professore di linguistica, ricoverato in un manicomio, chiede in punto di morte a un amico (personaggio inventato per il film) di bruciare alcuni documenti ricevuti in eredità dal prozio e talmente sconvolgenti da averlo portato alla pazzia. The Tale of Inspector Legrasse racconta invece delle indagini di un ispettore di polizia di New Orleans su un misterioso e sanguinario culto. The Madness from the Sea, l’ultima parte, racconta la tremenda avventura di un marinaio norvegese che, sbarcato insieme all’equipaggio della propria nave su un’isola sconosciuta, trova i resti dell’antica città di R’lyeh, dimora del mostruoso Cthulhu, uno dei Grandi Antichi della cosmologia lovecraftiana, risvegliandolo dal proprio sonno millenario.

L’espediente di aver girato il film in stile retrò solleva la produzione dal dover usare costosi effetti speciali, irrealizzabili col modesto budget a disposizione (50.000 dollari). Nonostante ciò, il film funziona splendidamente perché quelli che potevano essere scadenti e retrogradi effetti speciali, in un film che punta ad apparire d’epoca, diventano invece funzionali e rendono più facile la sospensione dell’incredulità. Un esempio ne è la riproduzione dei giganteschi gradoni della città di R’lyeh, che richiamano le geometrie non euclidee descritte nel racconto e mostrati in un efficace stile espressionistico d’epoca. Il risveglio del gigantesco Cthulhu, animato in stop-motion, tecnica inaccettabile per un film degli anni Duemila, contribuisce poi a ricreare l’atmosfera sia delle pellicole d’epoca, sia d’orrore cosmico lovecraftiano. Non scevro da difetti, il film è tuttavia un giusto tributo all’opera di un autore spesso maltrattato e tradito dal cinema.

Dopo l’ottima riuscita di The Call of Cthulhu, nel 2011 l’associazione riprova ad adattare un altro racconto dello scrittore di Providence, Colui che sussurrava nelle tenebre (The Whisperer in Darkness, 1930), realizzando stavolta un lungometraggio sonoro della durata di 104 minuti.

Nello stesso modo in cui il film precedente sembrava realizzato negli anni Venti, The Whisperer in Darkness guarda ai classici degli anni Trenta, quelli della Universal per esempio, come fosse una trasposizione d’epoca del racconto originale cui s’ispira. Il risultato è convincente, anche se alcuni virtuosismi tecnici, un bianco e nero troppo nitido e un appariscente uso della CGI, rischiano di svelare l’inganno.

Così come nel racconto, la storia segue le indagini di uno scettico professore della Miskatonic Universty, Albert Wilmarth, riguardo una serie di sinistri avvistamenti e strane sparizioni che avvengono nei boschi del Vermont. A questo scopo intrattiene un rapporto epistolare con Henry Akelay, uno degli abitanti del luogo. Secondo quest’ultimo, nelle colline attorno al suo villaggio opera una razza di creature extraterrestri dalle oscure intenzioni. Per risolvere il mistero, non credendo alle conclusioni di Akelay, Wilmarth si reca nel Vermont dove, da lì a poco, scoprirà una sconvolgente verità.

Come spesso accade nelle storie di Lovecraft, anche questo racconto si chiude con il protagonista che riceve una rivelazione, lasciando al lettore il compito di immaginare quello che succederà dopo. Il film invece concede alla narrazione un terzo atto, assente nell’originale, in modo da chiuderla in maniera definitiva. Purtroppo, proprio quest’ultimo segmento è la parte più debole del film. Il ritmo diventa frenetico, con più azione. Inseguimenti e fughe in aeroplano allontanano il film dalle atmosfere tipiche dell’autore così convincentemente mantenute fino a quel momento. Altre differenze sono il rinforzo della figura di George, figlio di Akelay, nel racconto solo accennato, e la comparsa, in un intelligente e congruo cameo, dello studioso di fenomeni paranormali Charles Fort, curioso personaggio realmente esistito.

The Statement of Randolph CarterGli stessi autori dei due film, Andrew Leman e Sean Branney, avevano realizzato nel 1987 quello che è considerato il più vecchio adattamento amatoriale conosciuto di una storia di Lovecraft: The Statement of Randolph Carter. Il racconto, La dichiarazione di Randolph Carter, fu pubblicato nel 1920 e racconta la strana storia della scomparsa dell’occultista Harley Warren. A differenza dei film successivi, questo mediometraggio di 50 minuti è stato girato a colori e registrato su VHS.

Tutti e tre i film sono acquistabili in DVD della HPLHS, Inc. sul mercato americano. Non sono mai stati doppiati in italiano.


SCHEDE

The Call of Cthulhu

(USA 2005, 47’, B/N)

Regia: Andrew Leman

Sceneggiatura: Sean Branney dal racconto di Howard P. Lovecraft The Call of Cthulhu, 1928 (Il richiamo di Cthulhu).

Interpreti: Matt Foyer, John Bolen, Ralph Lucas, Chad Fifer, Susan Zucker, Kalafatic Poole, John Klemantaski, Jason Owens, D. Grigsby Poland


The Whisperer in Darkness

(USA 2011, 104’, B/N)

Regia: Sean Branney

Sceneggiatura: Sean Branney e Andrew Leman dal racconto lungo di Howard P. Lovecraft The Whisperer in Darkness, 1931 (Colui che sussurrava nelle tenebre)

Interpreti: Matt Foyer, Barry Lynch, Matt Lagan, Andrew Leman, Joe Sofranko, Autumn Wendel


The Statement of Randolph Carter

(USA 1987, 50’, C)

Regia: Andrew Leman

Sceneggiatura: Andrew Leman dal racconto di Howard P. Lovecraft The Statement of Randolph Carter, 1920 (La dichiarazione di Randolph Carter)

Interpreti: Sean Branney, Darryl Tyler

Roberto Azzara

(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

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