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Il Branco può fare paura

Il Branco può fare paura

IL BRANCO
Autore: David Fisher
Titolo originale: The Pack
Anno: 1976
ed. italiana: Sonzogno, 1978

Il brancoLa piaga dell’abbandono degli animali non è solo italiana, a quanto si evince dalla lettura di Il branco, primo romanzo dello scrittore americano David Fisher, datato 1976.

Nel prologo, infatti, si racconta di un padre di famiglia che, alla fine delle vacanze trascorse all’isola di Burrows, al largo di Long Island, abbandona nella foresta un cagnolino usato come compagno di giochi per il figlioletto.

L’autore alterna il punto di vista dell’uomo e del cane, e i passaggi dedicati allo sconcerto e all’angoscia dell’animale, man mano che si rende conto del tradimento ricevuto dall’uomo di cui si fidava, colpiscono il lettore con forza dolorosa.

Il romanzo si concentra poi sulle vicende di un’altra famiglia, anzi per certi versi di due, una umana e una animale.

La prima è quella degli Hardman, composta dai coniugi newyorkesi Larry e Diane, dai loro due figlioletti e dal cagnolino Dopey, i quali vanno a Burrows in visita ai genitori di Larry, Tom e Frieda, nativi e residenti dell’isola. I rapporti fra Diane e i suoceri non sono buoni, ciononostante Larry vorrebbe che i genitori si trasferiscano a New York per trascorrere la loro vecchiaia, ma Tom e Frieda vogliono concludere la loro vita dove sono nati.

La seconda “famiglia” è quella che dà il titolo al libro, ovvero un branco di cani di razze diverse ridotti al randagismo dopo essere stati abbandonati nella foresta di Burrows dai turisti alla fine delle vacanze, e dove trova accoglienza il cane del prologo.

Il capo del branco è un pastore tedesco che raduna e sottomette gli altri grazie alla sua forza fisica e alla sua eccezionale intelligenza, ma anche in nome di una solidarietà che nasce dal comune risentimento verso quegli esseri umani che li hanno traditi.

Gli Hardman e il branco si incontrano e i scontrano, e comincia fra le due “famiglie” una vera e propria guerra che vedrà lutti da ambo le parti, e che sfocerà in un vero e proprio assedio che i cani stringono alla casa degli Hardman, in una lotta fatta di violenza ma anche di strategie e carisma che i due capifamiglia, Larry e il pastore, mettono in gioco tanto per la sopravvivenza che per il loro prestigio all’interno di rispettivi gruppi.

Come thriller Il branco funziona egregiamente.

La scrittura è rapida, il ritmo intenso, i colpi di scena e le scene d’azione si susseguono sapienti. L’autore però ha anche ambizioni di introspezione psicologica profonda e non banale, e scandaglia l’animo dei vari personaggi analizzando il loro modo di affrontare l’emergenza, il confronto con la loro pacifica vita precedente, i loro ruoli nella loro famiglia e come quest’esperienza li cambierà… se sopravviveranno.

In parallelo, Fisher fa lo stesso con il branco di cani, in un rischioso ma coraggioso tentativo di scandagliare la psicologia animale e uno degli aspetti più interessanti del romanzo è proprio l’analisi (e quasi la satira) dell’ossessione del leaderismo, del mantenimento della figura del capo e del suo prestigio. Un’ossessione che nel libro accomuna uomini e cani, spingendoli a fare scelte persino autolesioniste, miranti più alla conservazione dell’autorità che della sopravvivenza.

Che dei cani, per giunta di razze diverse, si radunino in un branco mosso dall’odio verso la razza umana non mi sembra molto credibile e Fisher cerca di spiegarla con l’intelligenza e la memoria rancorosa del pastore tedesco, entrambe eccezionali.

Ma del resto questo è un blog che si occupa di narrativa fantastica, e gli aspetti “fantazoologici” de Il branco lo fanno rientrare nel genere.

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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