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I miei quadri: Le sentinelle

I miei quadri: Le sentinelle

Ed ecco il secondo quadro, anno 1972.

Anche questo ha avuto una parentesi che ha inizio strano, con tre pezzi di pietra ma, in questo caso, erano tutti e tre con una vaghezza tridimensionale che mi attirò subito. Ero in montagna durante una passeggiata non prevista sul manuale ma conosciuta bene dagli abitanti del luogo. Mi avevano già detto che la cosa era fattibile ma di fare molta attenzione alla mulattiera perché la strada era sconnessa e tortuosa.

Bene, era proprio quello che cercavo.

Non starò a fare il diario dell’escursione ma alla scoperta delle tre pietre. Stavo procedendo sulla mulattiera guardando dove mettevo i piedi quando vidi una pietra che mi guardava. Era soltanto una faccia ma… subito mi attirò. Aveva occhi infossati, naso che non risultava come un comune organo dell’olfatto ma una protuberanza che praticamente prendeva l’intero viso o, quanto meno, l’intero muso perché di umano aveva ben poco. Le orecchie non c’erano, la bocca era una cavità ed era spalancata… insomma un mostro. Ma un mostro che attirava.

Rimasi così sbalordito, interdetto nel guardarla perché, a mia volta, mi aspettai che parlasse. Lo so che la cosa può far ridere, però in quel momento aspettai – per un attimo – che parlasse. No, non parlava. La girai e vidi che era veramente una pietra qualsiasi. La rigirai ed ecco ancora quello sguardo. Okay, pensai, questa non la lascio qui.

La pietra aveva una capacità tale, che dopo averla accuratamente avvolta con un panno, mi sentii spinto a cercare ancora perché avevo la certezza di trovarne altre. E infatti le trovai. Altre due.

Non saprei come spiegarle, come far capire che erano soltanto pietre… perché non erano pietre, le loro screpolature non potevano essere come cose comuni, erano fatte con incavi, rigature, scannellature… Questa non aveva braccia, non aveva arti inferiori, e soprattutto si ritrovava con una faccia oblunga in orizzontale. In certe posizioni sorrideva. Detta così potrebbe sembrare una cosa strampalata ma non lo è poiché dal momento che quella pietra era messa in una certa posizione in effetti sorrideva, dimostrava un risolino che spaccava in due il resto della faccia o quello che era.

La terza sorpresa avvenne un po’ più avanti. Oramai ero dimentico del panorama che mi si presentava perché tutto ormai era indirizzato sulle nuove scoperte che facevo. Fu una scarpa. Lo so che la cosa è ovvia, una scarpa vecchia può capitare di trovarla ovunque, ma quella che trovai io non so se era una vera scarpa. Perché chi la portava non poteva essere un uomo o meglio un essere umano.

Spiegare anche questo oggetto può essere insensato, perché chi legge queste cose parte già dal presupposto che si tratta di Science Fiction, ma invece non è così, perché basta guardare il quadro per capire che l’oggetto in primo piano è indiscutibilmente una scarpa, ma chi se l’è messa con quell’aggeggio tipo stivale, quel gambale con il tallone adatto… a contenere cosa?

Bene, chi avesse la dissolutezza di osservare i quadri, è pregato di comunicarlo. Questo secondo quadro l’ho definito Le sentinelle degli asteroidi.

Renato Pestriniero

Renato Pestriniero, veneziano, sposato, una figlia. Fino al 1988 capo reparto presso la filiale veneziana di multinazionale svizzera. Dal suo racconto “Una notte di 21 ore” il regista Mario Bava ha tratto il film “Terrore nello spazio.” Esperienze televisive, radiofoniche, fotografiche e figurative.

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