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“Situation Tragedy”: I protagonisti si raccontano

“Situation Tragedy”: I protagonisti si raccontano
Situation Tragedy si svolge in un futuro probabile, anni dopo l’ultima pandemia di cui si è perso ogni ricordo, in un mega condominio, completamente autonomo dal resto del mondo, che consente ai residenti di non uscire mai, ma la loro vita è concentrata sulla competizione per l’audience come in un reality show. Il reality è diretto da un misterioso Admin che provvede a moderare gli scontri e i dialoghi più scabrosi fra i vari personaggi e coloro che non ottengono l’audience stabilito perdono l’appartamento, ritrovandosi come “comparse” in un reality di un altro nucleo di maggior successo.

 

Qual è stato il tuo primissimo lavoro?

Mario Gazzola: “Beh, tacendo pietosamente dei miei primi fallimentari tentativi di vendere polizze assicurative dopo la laurea in economia, il mio primo lavoro ‘vero’ è stato in teatro, presso il Centro Regionale Danza/Aterballetto di Reggio Emilia, cui sono seguite diverse agenzie di P.R. e… ma per arrivare invece al primo racconto pubblicato bisogna attendere fino al 2007, quando esce L’officina dei ricambi su Robot n. 51. Quello è il mio debutto ufficiale in letteratura”.

Roberta Guardascione: “Quando ero ancora una studentessa dell’ Accademia di belle Arti pagavo la retta facendo la cameriera in una vineria, cosa abbastanza usuale per i giovani universitari. Posto molto famoso a Napoli, era frequentato da tanti musicisti con cui spesso organizzavamo eventi live, e in quelle occasioni riuscivo a prendere commissioni per quelli che sarebbero stati i miei primi lavori. Mi arrivavano proposte di ogni tipo, cover di dischi, manifesti per concerti, e per un periodo ho anche intrapreso la strada della tatuatrice, miseramente fallita perché non congeniale al mio carattere, troppo sangue e troppe lamentele, capita quando usi la pelle umana invece della carta. Il locale, però, non era frequentato solo da giovani rocker tatuati, infatti emblematico è l’episodio in cui un cliente abituale, che veniva a cenare sempre da solo, si rivelò essere un tenore che lavorava al San Carlo di Napoli. Una sera, tra una chiacchiera e l’altra, disse che era in programma la Carmen di Bizet, e che urgeva una locandina per promuovere lo spettacolo. Sapeva della mia attività di disegnatrice e mi propose la commissione. Per quel lavoro intascai duecento euro, ricordo che ho pensato “Al diavolo la cameriera, come disegnatrice non solo farò quello che mi piace, ma potrei anche guadagnarci bene”. Ovviamente non è stato così, ho scoperto molto presto che è una carriera difficile, e i guadagni te li sudi alla pari di un minatore… oggi creo tavole mille volte migliori (quella locandina non la vedrete mai, me ne vergogno, tanto è acerba), e duecento euro a tavola li prendono i disegnatori della Bonelli, mica io. Tuttavia quello è stato il momento esatto in cui mi è stata chiara la direzione da prendere. I libri sono arrivati dopo, quando ho incontrato prima Massimo Baglione, e poi Alessandro Napolitano e Claudio Fallani, con cui ho fondato ESC. Ufficialmente la mia prima copertina è stata “La paura fa novanta”, un’ antologia horror edita da Bravi autori.

 Quali sono le tue passioni in ordine di importanza?

MG: “L’ordine d’importanza m’imbarazza un po’, perché io le coccolo tutte, le mie passioni: se posso riportarle anche in ordine sparso, accanto alla narrativa fantastica qui di casa troviamo la musica rock, alla quale ho dedicato la mia tesi di laurea (ROCK – cultura, subcultura, controcultura, Firenze Libri 1994), che poi infesta pesantemente il mio primo romanzo Rave di Morte (Mursia 2009), ovviamente il saggio FantaRock (Arcana 2018, premio Vegetti ’19) e l’antologia fantamusicale S.O.S. – Soniche Oblique Strategie (Arcana, 2019). Siccome mi accontenterei di FARE TUTTO, sto anche cercando di pubblicare un album di cover version di brani fantarock citati nell’omonimo saggio e reinterpretati da musicisti italiani attuali (dai Kraftwek a Blade Runner, da Lou Reed ai Queen etc.).
Poi naturalmente c’è il cinema, che spesso recensisco e cui molto attingo quando scrivo narrativa: ho anche girato un corto scifi coll’amico Walter L’Assainato (Con gli occhi di domani) e naturalmente venderei subito l’anima al diavolo per avere una mia storia diretta da Tarantino, Cronenberg, Lynch… ma sono legato anche alla passione teatrale, infatti del mio secondo romanzo (inedito) Buio in scena ho scritto anche una versione drammaturgica, inedita anche quella che – se non dovesse mai respirare la polvere del palcoscenico – potrebbe sempre venire cooptata dalla quinta passione, forse la più recente nel tempo ma che sta dando frutti golosi, proprio grazie alla collaborazione con Roberta, che sta dando veste illustrata al mio racconto Situation Tragedy. Magari prima o poi comincerete a vedere circolare qualche tavola di carcerati-teatranti perseguitati da misteriosi fantasmi…”.

RG: Difficile fare una classifica delle mie passioni, perché negli ultimi anni queste si sono mischiate alla mia attività lavorativa, visto che disegnare e leggere sono le preferite, da sempre.  Questo significa che per me il confine tra lavoro e svago è praticamente nullo. Se leggo un romanzo qualsiasi mi ritrovo a pensare a cosa avrei scelto per la copertina, quale passaggio saliente illustrare, che faccia dare ai personaggi… e la stessa cosa succede anche quando guardo un film, altra mia grande passione, forse quella che dal punto di vista visivo mi ha influenzata di più, capita a volte che mi perda passaggi di trama perché sono persa in un taglio di inquadratura, o concentrata sulla scelta della colonna sonora sulla determinata scena. Altra grande passione sono i fumetti, ma si parla di lavoro anche in questo caso, perché oltre ad essere illustratrice ho anche prodotto qualche fumetto, e mi è anche capitato di scriverne per qualche fanzine, non amo i fumetti superoistici, ma il fumetto d’autore. Un tempo compravo tutte le uscite seriali, oggi sono rimasta fedele solo a Dylan Dog. Amo molto la musica, che considero la forma d’arte più pura, quella che può essere fruita da tutte le forme di vita, e anche da qui il mio lavoro trae ispirazione, non potrei mai disegnare senza ascoltare musica. Infine ci sono le passioni che esulano dal mondo lavorativo, come i gatti ( ma anche loro, in qualche modo, fanno parte del processo creativo, osservare gli animali è sempre un momento di rivelazione divina di come la natura agisca), che considero spiriti del focolare, sentinelle che proteggono me e la mia casa, infatti quando ero una bambina paurosa del buio e di tutte le creature che lo abitano, riuscivo a dormire solo se c’era il mio gatto nella stanza, e guardare il film “L’occhio del gatto” rese la mia convinzione inconfutabile, se l’avete visto sapete di cosa parlo.

 Cosa ti ha spinto a creare Situation Tragedy e Brain One?

Situation TragedyMG: Situation Tragedy è un po’ il mio Videodrome letterario (misto Truman Show): una satira del blob televisivo (oggi web-social) in cui viviamo immersi, magari affogandoci come in una palude. È uscito nel 2012 nell’ebook Crepe nella Realtà (Alea) e, nella versione 2020 illustrata magistralmente da Roberta, con un piccolo aggiornamento nella trama s’è rivelato un’agghiacciante metafora della situazione d’isolamento personale massmedializzato in cui stiamo vivendo tutti attualmente, nel cosiddetto ‘mondo occidentale avanzato’. Non vedete anche voi qualcosa di familiare nei suoi disegni riprodotti qui accanto e in seguito nell’articolo?
Brain One invece è un produttore musicale che ha ispirato la creazione dell’omonimo sito, una sorta di web factory di artisti indipendenti attivi in ogni linguaggio (musica, narrativa, arti visive) che fra gli altri ospita anche me e Roberta e un’anteprima del Situation Tragedy illustrato. Lui è un personaggio misteriosissimo che non compare in pubblico e di cui praticamente nessuno ha mai visto il volto, infatti in molti sostengono che non esista neppure, che sia solo una creazione letteraria anche lui.… ma voi siete tutti lettori del fantastico, chi meglio di voi può spingersi a dipanare il Brain mystery?!”.

 Le tavole di Roberta Guardascione che impatto hanno sulle tue creazioni?

MG: “La nostra collaborazione è nata proprio col Situation Tragedy di cui stiamo parlando, anche se noi amiamo pensare che sia destinata ad andare molto lontano, quindi finora Roberta si è dedicata ad illustrare scritti che preesistevano alle immagini (come di solito la sceneggiatura guida le tavole anche nei fumetti da edicola). Se mai è lei che chiede a me conferma se il disegno rende bene le suggestioni del testo; io amo che sia una collaborazione alla pari, non è un lavoro commissionato, quindi lascio Roberta libera anche d’interpretare la narrazione. Lei è molto fedele perché la storia le piace, ma in qualche caso non è stato un dramma modificare un dettaglio nel testo perché la versione disegnata era leggermente diversa ma valida. Quindi l’impatto delle sue tavole su di me ora è piuttosto del tipo: ‘ecco, sì, è proprio così che l’avevo immaginato!’.
Ma in effetti non è poi da escludere che un giorno noi si faccia anche come nell’Artigli d’Angelo di Jodorowsky/Moebius, in cui lo scrittore ha sviluppato una trama a partire da disegni scollegati fra loro. E là si trattava tra l’altro proprio di illustrazioni piuttosto osé…”.

 Per te, Roberta, le creazioni di Mario cosa ispirano?

Situation tragedyRG: Credo che basti guardare le tavole di Situation tragedy per rispondere a questa domanda. Nel momento esatto in cui mi sono addentrata nella visionaria narrativa di Mario ho capito che era proprio quello di cui avevo bisogno. La mia espressività artistica si trovava ad un punto di svolta, il mio stile stava prendendo la sua strada definitiva, e cercavo il giusto percorso in cui incanalare il  bisogno di raccontare introspezioni, che la fantascienza tradizionale non riusciva a far affiorare. Gazzola ha contribuito ad appagare le mie esigenze, facendomi esplorare l’innerspace delle sue storie. Per me è uno degli scrittori più interessanti della scena letteraria.

 Le tavole ti vengono di getto o ne parlate e successivamente apporti delle varianti?

RG: Il mio approccio è sempre istintivo, la sessione che dedico alle bozze è quasi una trance sciamanica, solo dopo questa fase mostro il risultato a Mario, e a quel punto lascio aperte tutte le possibilità di modifica, perché mettere in scena qualcosa che ha immaginato qualcun altro è una faccenda molto delicata, quasi intima, sono due diverse visioni che devono fondersi.Trovo infinitamente appagante sentirmi dire che era proprio così che l’aveva immaginato, vuol dire che sono riuscita nel mio intento, mettere in scena i sogni dello scrittore, mescolandoli con i miei. Con Mario non ho avuto problemi a trovare questa connessione, siamo molto affini, e molto spesso le mie bozze lo hanno entusiasmato fin da subito, altre volte c’è stato bisogno di qualche variazione, puntualizzazioni che ho sempre accettato di buon grado, i sui consigli sono sempre oculati e non sono mai sbagliati, anzi trovo che questi suggerimenti rendano le mie illustrazioni molto più efficaci. Mario ha un gran gusto per l’immagine, infatti è anche un talentuoso fotografo, e questa attitudine  ha reso Situation tragedy un tripudio di immagini che aspettavano solo di essere realizzate.

 Come ti trovi a realizzare tavole un po’ osé?

Situation Tragedy: RobertaRG: Non mi spaventano i soggetti scabrosi, anzi li trovo molto stimolanti. Si tratta di una sorta di sfida, realizzare un’ immagine osée senza cadere nella volgarità, o ancora peggio nel banale, non è facile, come in tutte le cose ci vuole lo stile e la giusta eleganza, solo così l’ opera parlerà da sola. Trovo osceno solo un disegno fatto male, mentre una scena hard, se fatta con i giusti criteri espressivi, non sarà mai volgare, perché racconta una storia e ci descrive un mondo. Con Mario abbiamo in mente di realizzare una storia a fumetti proprio orientata su queste atmosfere, magari risulterebbe meno scandalosa agli occhi degli editori, rispetto agli “sperimentalismi” di Situation tragedy.

 Mario, leggevo che avevi proposto a vari editori la tua opera, hai avuto riscontri?

MG: “Lo stiamo facendo insieme, ma finora nessuno positivo, a parte qualche generico complimento sull’originalità dell’impianto: paradossalmente, sembra che quest’opera sia giudicata più interessante e d’attualità dai media – che l’hanno già annunziata diverse volte pur non essendo ancora terminata e quindi acquistabile dai lettori – che non dagli editori, che noi ci aspetteremmo invece che cogliessero il segnale e se la contendessero avidamente, appunto come una narrazione originale in sé, ma anche metaforica di una situazione che ora sta occupando il 100% dell’informazione e non potrà non lasciare un profondo segno anche nell’immaginario collettivo. E su cui già stanno cominciando a uscire instant book, antologie di racconti…
D’altronde, con la lungimiranza strategica dell’editoria italiana si potrebbe nutrire un intero show di Crozza! Io non so cosa temano nel nostro lavoro: che è un racconto illustrato, né pura narrativa né vero fumetto? Che la struttura è un po’ sperimentale, con la trama interrotta da finti spot pubblicitari, jingle e brandelli di notiziari sminuzzati, come un qualunque pomeriggio televisivo? O solo il costo della stampa in quadricromia?
Siamo inondati di serie tv che osano formule narrative arditissime – da Sense8 delle Watchowsky alle attuali Tales from the Loop, Falling Water, The Outsider, Too Old To Die Young di Refn – eppure vengono prodotte a colpi di milioni di euro, e per più stagioni, il che vuol dire che un proprio pubblico lo trovano eccome, anche in Italia visto che vengono doppiate e distribuite su canali a pagamento. Ma qui, per essere percepito come un graphic novel d’autore come s’usa dire – a meno che importi un Gaiman o Moore per andar sul sicuro – conviene molto di più raccontare i drammi della propria adolescenza gay (senza nulla volerne agli amici LGBT, eh)!”.

 Pensi di autoprodurti, magari su Amazon o da altri?

MG:  “Secondo me i disegni di Roberta meriterebbero il loro signor formato cartaceo, almeno 18×25 cm, diciamo anche cartonato (siamo realisti, chiediamo l’impossibile!) e ambirei che il lavoro editoriale lo facesse un editore, non improvvisarmici io, che preferisco già pensare alla versione video della storia illustrata, un po’ come un La Jetée animato del 2020, a che musica ci metterei come colonna sonora… D’altronde, se non sogna uno scrittore di fantascienza!
Per ora continueremo a proporlo per una pubblicazione tradizionale, magari anche all’estero, visto che c’è già pronto anche il testo in inglese. Al worst case scenario non vogliamo pensare: in fondo, stiamo appena intravedendo la luce in fondo a un tunnel che sa molto di fantascienza apocalittica, preferiamo contare che la ripresa darà vita a un mondo migliore, che è molto necessario non solo in campo cultural-editoriale, ma in tutto: economia, lavoro, ambiente, solidarietà reciproca…

 I vostri prossimi lavori?

MG: “Siamo in perenne ebollizione e abbiamo già vagheggiato versioni illustrate dei miei inediti Buio in scena e un temibile Mr Hyde crosstemporale ora in progress, ma chissà se non daremo anche la stura a un soggetto originale, magari proprio per andare a fondo di quelle visioni osée di cui chiedevi sopra? Anzi, adesso che mi ci fai pensare, ricordo che un giorno avevo proprio letto un abbozzo di Roberta su uno scrittore che andava a riordinare la sua libreria in cantina e attraverso un buco nel muro scopriva che di là…”.

RG: Per il futuro prevedo parecchie ore al tavolo da disegno. Mi piacerebbe molto continuare la  collaborazione con Gazzola, che ha in serbo due romanzi ancora inediti, e molti altri progetti coinvolgenti cui ho accennato prima, che stiamo cercando di portare alla luce grazie anche alla nascente realtà Brain one production, un collettivo artistico multimediale capitanato dal produttore Brain One, di cui però nessuno conosce la vera identità, o forse qualcuno sì, chissà… ci basti considerarlo un potente catalizzatore di energia creativa. Inoltre sono ancora impegnata con il mio mentore/sensei Giovanni Mongini per la realizzazione della copertina del suo prossimo romanzo, a cui tengo particolarmente, perché Vanni ha dato il mio volto alla protagonista, Regina De Garde…

Mario & Roberta

Mario Gazzola e Roberta Guardascione

Situation Tragedy è un progetto di Mario Gazzola e Roberta Guardascione.

Ultimo messaggio: Manuela Menci
Manuela Menci

Manuela Menci è nata a Firenze il 22 aprile 1952 e ha continuamente collaborato alle ricerche per i saggi del marito Giovanni Mongini. Con La Fantascienza su Internet, si è impegnata in prima persona nella ricerca dei cortometraggi, serial e film che appaiono nel volume pubblicato dalle Edizioni Della Vigna: una guida per tutti quegli appassionati di piccole rarità che cinema e TV non riescono a colmare.

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