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L’uomo è forte di Corrado Alvaro

L’uomo è forte di Corrado Alvaro

autore: Corrado Alvaro
anno di pubblicazione: 1938
editore: Bompiani

Il calabrese Corrado Alvaro (1895-1956) fu una figura di spicco nella letteratura italiana del Novecento, autore di romanzi importanti come L’uomo nel labirinto (1926), Quasi una vita (1951), la trilogia di Memorie del mondo sommerso e l’antologia Gente in Aspromonte (1930). Fu anche giornalista, inviato all’estero e sceneggiatore cinematografico, collaborando anche a Riso amaro (1949) il film di Giuseppe De Santis che segnò la rinascita del cinema italiano dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Corrado Alvaro: L'uomo è forteIl suo romanzo L’uomo è forte, uscito nel 1938, occupa una posizione singolare nella sua opera, non foss’altro per il suo carattere che oggi verrebbe chiamato “distopico”. Si tratta infatti di un romanzo ambientato in un’epoca moderna, forse futura, in una grande città senza nome di una nazione imprecisata, i cui confini terrestri sono solo a nord e i nomi sono italiani (Roma comunque è indicata come città straniera). Alvaro lo scrisse con il titolo Paura sul mondo, ma la censura fascista non gradì quel titolo e pretese il taglio di una ventina di pagine. L’editore Valentino Bompiani alla fine cambiò il titolo in L’uomo è forte, fece scrivere in quarta di copertina che il romanzo è ambientato in Unione Sovietica, i tagli si ridussero a una ventina di righe (mai più ripristinate) e così il libro poté essere pubblicato.

Il protagonista è Roberto Dale, un ingegnere che torna nella sua nazione nativa dopo dieci anni trascorsi all’estero, durante i quali questa nazione è stata scossa da una guerra civile fra le Bande e i Partigiani, e la vittoria finale di questi ultimi ha imposto un regime totalitario la cui sicurezza è basata su un sistema di controllo capillare in cui i cittadini stessi sono invitati a spiarsi reciprocamente e a riferire a ufficiali preposti, gli Inquisitori, qualunque comportamento sospetto. Le Bande però non sono ancora del tutto sconfitte, e la propaganda del governo dei Partigiani fa leva anche sulla loro persistente minaccia. Fra i motivi che spingono Dale a tornare in patria c’è il desiderio di rivedere Barbara, una sua amica d’infanzia. I due infatti tornano a frequentarsi, e iniziano una relazione sentimentale. Ma il paranoico senso di controllo che pervade tutti i cittadini finisce con l’inquinare anche il loro amore e spinge Dale a comportamenti estremi…

Il romanzo di Alvaro non sviluppa una trama particolarmente costruita, anzi si può dire che tranne negli ultimi capitoli non accade molto, benché l’azione duri dei mesi. In compenso l’autore fa un uso sistematico di ellissi, con relativi flash-back e salti temporali in avanti, spiazzando spesso il lettore.

Gran parte del romanzo si affida a due aspetti: lo scavo psicologico di Dale e Barbara e le descrizioni ambientali.

Nel primo aspetto più che di introspezione, parlerei di “vivisezione” psicologica: Alvaro nel descrivere i due personaggi, oltre a cambiare continuamente il punto di vista dell’uno e dell’altra, spiega le loro azioni con un’analisi maniacalmente minuta dei loro pensieri e delle loro motivazioni, arrivando fino al loro inconscio e ai loro ricordi più sepolti.

Ma altrettanto maniacale è la descrizione degli ambienti, cittadini o talvolta agresti o naturali in cui vivono e si muovono, dipinti con una ricchezza di dettagli che si fa persino visionaria, ma che allo stesso tempo li personifica, facendone testimoni muti ma vivi della relazione di Dale e Barbara, resa tormentata da una costante oppressione, non si sa fino a che punto reale o immaginaria. Nel romanzo si crea così una specie di scambio continuo fra i personaggi e gli ambienti, che finiscono quasi con l’identificarsi in una specie di delirio sia privato che collettivo.

La lettura è senz’altro ardua per i lettori di oggi, e probabilmente finirà con il dividerli in due: quelli irritati per la sua lentezza narrativa e quelli affascinati dalla sua inventiva stilistica.

Le ultime pagine del romanzo sono dedicate al tentativo di fuga di Dale. Se l’azione si fa più movimentata, Alvaro mantiene lo stesso stile arduo ed elaborato, ma acquisisce anche una forma di ironia satirica nell’incentrarsi sui meccanismi di manipolazione e propaganda di cui Dale finirà con l’essere strumento involontario.

Con il tempo L’uomo è forte ha finito con l’essere ascritto fra i grandi titoli distopici del ‘900, come Il mondo nuovo di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell. Anzi, diversi critici hanno visto diversi punti di contatto fra 1984 e il romanzo di Alvaro, vedendo in quest’ultimo una fonte di ispirazione per quello di Orwell, uscito 11 anni dopo.

Si è cercato di capire anche quale regime Corrado Alvaro cercasse di satireggiare, se quello italiano fascista in cui viveva (Alvaro fu tra i firmatari del Manifesto degli Intellettuali Antifascisti di Benedetto Croce), o quello sovietico che in effetti aveva visitato poco prima di scrivere Paura sul mondo. O forse entrambi.

In effetti gli aspetti ideologici del regime dei Partigiani non sono mai molto chiari, aldilà del suo generico totalitarismo e della sua ossessione per il controllo dei cittadini, cioè aspetti comuni tanto al fascismo che al comunismo. Se proprio si vogliono cercare parallelismi storici, l’idea di un regime nato da una guerra civile mai del tutto conclusa prefigura in qualche modo la situazione della Spagna, che tra il 1936 e il 1939 fu sconvolta da una guerra civile che vide fronteggiarsi le truppe “repubblicane” contro le truppe “nazionaliste” del generale Francisco Franco, il quale con la sua vittoria finale instaurò una dittatura fascista. Il nuovo regime però dovette affrontare sacche di resistenza armata per oltre un decennio, come avviene in L’uomo è forte.

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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