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Il dittatore delle Americhe

Il dittatore delle Americhe

Dictator of Americas, Marvel Science Stories, agosto 1938
di James Hall (pseudonimo di Henry Kuttner)

Il Giardino dei Piaceri era un turbinio brillante, colorato e sensuale. Fontane dalle tinte arcobaleno scintillavano dolcemente; luci calde risplendevano sulla carne eburnea di ragazze seminude sdraiate sul tappeto di velluto, che carezzavano con le loro braccia sottili gli uomini accanto a loro. Incenso e vino inebriante infuocavano il cervello di John Stone, mentre lui, steso su cuscini di seta, guardava pigramente il baccanale.

Eppure, in fondo al cuore di Stone vibrava un freddo, spaventoso allarme. Sapeva che cosa c’era dietro quei saturnalia, ligi agli ordini di Vail Nestor, Dittatore delle Americhe. Un’altra notte di amore sfrenato per far dimenticare a Stone che lui era il legittimo signore di quella terra, che Nestor aveva ucciso il padre di Stone due anni prima e assunto il controllo del governo. Non per la prima volta il giovane sentì la rabbia montare in lui, odio per il tiranno che aveva portato il suo esercito di vandali a Washington nel 2053 d.C. – e che ora teneva la nazione in una morsa di ferro!

Una bianca mano accarezzò la sua guancia, attirò la sua testa verso le rosse labbra di una ragazza bionda, le cui spalle e seni erano a malapena coperti da vesti trasparenti. Ma Stone si divincolò – e si fermò, fissando lo spazio aperto davanti a sé.

In un cono di luce violacea danzava una donna – e gli occhi di Stone si spalancarono alla sua vista. Esile come una naiade, eppure il suo corpo di alabastro fece pulsare le vene dell’uomo. Lei danzava, con languore all’inizio, e poi più veloce, ondeggiando e roteando al martellante ritmo di musicisti invisibili. Ridendo, lei si piazzò davanti a Stone, ostentando la seducente bellezza delle sue forme, rivelate da una gonna rilucente e da coppe sui seni. Lei si lanciò in avanti mentre la musica si gonfiava in un crescendo, e le sue labbra sfioravano l’orecchio di Stone. Il suo respiro era un esotico profumo mentre sussurrava:

“Vieni! Vieni con me…”

La ragazza al fianco di Stone cercò di trattenerlo, ma lui si alzò e lasciò che la ballerina lo attirasse all’ombra degli alberi. Lei lo condusse per il giardino fino a che la baldoria non si ridusse a un debole brusio lontano. Poi si fermò e Stone l’attirò a se – mise le sue labbra contro quelle di lei, sentendo il cedevole calore del suo corpo contro il proprio. La sua gola era secca, e la bollente passione della ragazza era fuoco liquido che correva nelle vene di lui.

Lei si ritrasse. Guardandosi attorno velocemente, disse: ”Aspetta, John Stone! Ti porto un messaggio.”

“Eh?” Lei era una statua scintillante al chiaro di luna, una statua di sensuale follia, e all’inizio Stone non capì. Poi i suoi occhi si spalancarono. “Un messaggio? Che cosa…”

“Dagli Scienziati. Vail Nestor governa le Americhe ormai da due anni, tenendoti qui prigioniero. Ma in tutto il Paese gli uomini sono pronti a marciare su Washington, aiutati dalle armi costruite dagli Scienziati. La rivolta comincerà settimana prossima, e poi – se avremo successo – tornerai al potere. Il popolo amava tuo padre, e ti conosce – si fida di te. E odia Nestor. Così…”

“Nestor sta facendo dell’America una nazione di schiavi!” ringhiò. “Ma queste sono buone notizie! Sa Dio se ho cercato di scappare! Ma Nestor è potente.”

La ragazza annuì. “Lo so, ma lui non ha cercato  di ucciderti, perché tutta l’America sarebbe insorta per schiacciarlo. Voleva drogarti di piaceri, farti il suo pupazzo, obbediente ai suoi voleri. Ti ucciderebbe subito se potesse liberarsi del tuo corpo senza lasciare tracce – ma questo è impossibile al giorno d’oggi. Potrebbe ridurti in cenere, ma gli Scienziati scoprirebbero cos’è successo.”

“E allora?”

“Tieniti pronto. Sappiamo che Nestor ha scoperto come spezzare il continuum spazio-temporale – come spezzare l’universo che lo circonda. Ha scoperto come aprire il passaggio a un’altra dimensione, e una tale invenzione sarebbe un’arma terribile nelle sue mani. Così la rivolta comincerà fra una settimana. Devi essere pronto.” La ragazza alzò lo sguardo quando un velivolo passò sopra di loro, le sue luci splendenti contro le stelle. “Mi chiamo Dorna. Se ti mando un messaggio…”

E allora, senza preavviso, accadde l’inspiegabile!

Tutte le luci si spensero.

All’istante un buio completo avvolse Dorna e Stone. L’uomo sussurrò un’imprecazione, mentre la sua mano andò alla cintura per prendere un’arma che non c’era. Le luci delle stelle, i fari in lontananza – tutto si spense e scomparve in un sipario nero come la pece. Un debolissimo ronzio lontano risuonò.

“Dorna!” strillò Stone. Non ci fu risposta. Si mosse verso la ragazza…

NON poteva muoversi! Una stupefacente paralisi lo teneva immobilizzato. Il suo corpo era rigido e privo di sensazioni. E una strana spossatezza strisciava nella sua mente e la opprimeva.

Il ronzio cresceva. Una fredda irradiazione grigia si accese, e nella sua luce Stone vide Dorna al suo fianco, il suo sottile corpo seminudo rigido. Ma a parte lei, Stone non riusciva a vedere niente. Il cielo era invisibile; al suo posto un soffitto irradiato di grigio.

Sopra di lui qualcosa entrò nella visuale. Una piattaforma, sospesa senza supporti nell’aria vuota, sopra la quale giocavano scintillanti strisce di luce. Qualcosa costrinse Stone a fissare quella piattaforma; c’era una strana vibrazione attorno ad essa che la rendeva in parte reale, in parte solida – e a momenti le dava una trasparenza spettrale. Fluttuava lentamente verso il basso. Sopra c’erano Nestor, il Dittatore delle Americhe – e una ragazza.

Rasato a zero, rozzamente bello, indossando la sobria uniforme grigia dell’esercito vandalo, Vail Nestor sorrise a Stone. La ragazza…

Era Afrodite…

Nessuna donna terrestre avrebbe potuto essere tanto bella, pensò Stone. Freddi occhi verdi, un po’ derisori, lo guardavano intensamente, e le labbra sinuose si piegarono in un sorriso. I suoi seni sodi spostavano il suo esile abito verde, di un tessuto che aderiva alle sue cosce e ai suoi fianchi statuari, sottolineandoli insieme alle affusolate colonne delle sue gambe. Afrodite, sorta dalle acque…

Nestor indicò, rivolto alla sua compagna – e la ragazza annuì. Lei alzò la mano che teneva un luminoso oggetto metallico. E una curiosa sensazione cominciò a opprimere Stone – una sensazione di leggerezza. I suoi piedi sembravano far fatica a restare al suolo. Una forza lo trascinava verso la piattaforma.

Non poteva muoversi, non poteva sforzare un muscolo per spezzare gli strani legami che lo bloccavano. Si sentì sollevare, si sentì spinto in alto sempre più velocemente. Al suo fianco Dorna teneva il passo. Arrivarono alla piattaforma, e Stone sentì la sorda risata di Nestor.

“Ora siamo pronti, Marsalaya,” disse. “Non è stato difficile.” Allungò la mano, toccando i tasti di una bassa tastiera vicina a lui. Un urto doloroso scosse Stone. Si trovò lungo sdraiato sulla piattaforma, rigido e immobile, gli occhi spalancati. Vicino a lui c’era Dorna, una statua muta. Il grigiore cambiò. Un senso di spaventosa vertigine afferrò Stone. Sembrò cadere in verticale, e allo stesso tempo scivolare di lato a tremenda velocità. Per uno stupefacente momento lui fu consapevole di due se stessi, coesistenti, sospesi al confine di due settori – uno al limite del continuum spazio-temporale – tra due dimensioni!

Di colpo Nestor diede un calcio al corpo di Dorna. La donna vestita di verde, cercò di fermarlo, ma troppo tardi. Dorna rotolò dalla piattaforma, e Stone colse il suo volto contorto nel terrore. Quello che avvenne poi fu pura follia.

Mentre la ragazza cadeva dalla piattaforma, qualcosa sembrò fare a pezzi la sua forma, dividendola nei suoi atomi componenti, liberandoli, strappandoli, roteandoli.

Nestor mormorò: “Lei ora esiste in due dimensioni, Stone. Il suo corpo, la sua mente, il suo ego sono separati e disintegrati fino al più piccolo elettrone. Per te…” La sua mascella pronunciata si spinse avanti. “…ho altri piani!”

Il senso di vertigine afferrò di nuovo Stone. Il grigiore lo avvolse di nuovo, soffocando i suoi sensi…

Si svegliò lentamente, vagamente conscio di una tenue luce rossa attorno a lui. La ragazza che Nestor aveva chiamato Marsalaya era in piedi sopra di lui, l’arma metallica in mano. Gliela puntava contro.

Faticosamente cercò di saltare in piedi, di spostarsi. Non poteva. Con la coda dell’occhio vide piccole macchie di erba verde tutt’intorno, e, in lontananza, mucchietti di pietre curiosamente regolari. Lo stupore afferrò l’uomo. Creature incredibilmente piccole si muovevano tutt’intorno a lui…

Esseri umani… favolosamente piccoli!

Dall’arma della ragazza scaturì un raggio di luce verde che colpì il suo petto – fluì lungo tutto il suo corpo, coprendolo di un fuoco verde. Ma non ci fu dolore. Solo una curiosa sensazione di raggrinzimento – e ancora notò gli omini, solo diventati più grandi. E l’erba, sicuramente era una foresta, dalle dimensioni in crescita costante. Vide sopra di se, attraverso un velo color smeraldo, Marsalaya, un gigante torreggiante. Bruscamente realizzò cosa stava succedendo. Il potere del raggio verde stava riducendo il suo corpo a dimensioni infinitesimali.

Stone perse coscienza, ma non del tutto. Confusamente capiva di essere guidato attraverso corridoi tortuosi… e ci fu un momento in cui si trovò disteso a fissare un nero soffitto lucido, realizzando che era di nuovo nel controllo delle sue facoltà.

A FATICA si rimise in piedi. La paralisi lo aveva lasciato. La stanza in cui si trovava era un cubo nero lucido, con una finestra da cui filtrava una tenue luce rossa. La raggiunse.

Non era un paesaggio terrestre quello che vedeva! Un fisso sole rosso, grande il triplo del normale, era sospeso sopra un mondo composto da una giungla impazzita. Una spaventosa distesa di verde si stendeva di sotto da un orizzonte all’altro. Alberi giganti torreggiavano nell’aria per centinaia di piedi, viticci enormi s’arricciavano e roteavano come serpenti. Sembravano muoversi come se fossero vivi – e con spaventosa certezza Stone sapeva che erano esseri viventi. Vegetali che strisciavano e salivano come se cercassero di raggiungerlo. Rabbrividì al freddo vento che soffiava in questo mondo alieno.

Una voce bassa disse qualcosa in una lingua che non era certo inglese. Eppure, a sorpresa, Stone capì. Le parole sembrarono formarsi nella sua mente, come per telepatia.

“Sei sveglio? Come ti senti?”

La ragazza, Marsalaya, era in piedi vicino a lui quando si girò – ancora Afrodite, con il tenero corpo di una dea, i criptici occhi di smeraldo. Con uno scatto Stone la raggiunse e afferrò le sue braccia, premendo la soffice carne sotto le sue dita. Senza volerlo sentì un piccolo brivido al contatto della ragazza, all’esotica fragranza che emanava dalle su trecce eburnee.

Si ribellò a questo e la fissò furioso. “Dove diavolo sono? Dov’è Nestor?”

Marsalaya gli rise in faccia. Ancora le sillabe straniere risuonarono dalle sue labbra rosse – e ancora  capì il significato delle strane parole. “Ma tu non chiedi questo. Tu chiedi: ‘Capirà la mia lingua?’ Leggo la tua mente, John Stone.”

“Davvero? Allora se puoi capirmi – riportami a Washington! C’è bisogno di me laggiù. Portami da Nestor!”

Gli occhi verdi lo derisero. “Washington? Non è mai esistita in quest’universo. Un’altra dimensione – un altro settore del tempo – chissà, forse questa tua Washington è in polvere da un milione di anni! O forse non è mai sorta dal suolo del tuo pianeta. No, tu devi obbedirmi. Non puoi fare altrimenti.”

“Che cosa?” grugnì Stone. Strinse il polso della ragazza, la roteò e le piegò il braccio dietro la schiena. Lei lottò selvaggiamente, si divincolò e gli graffiò la faccia con le unghie. Ma Stone era troppo forte per lei.

Piegò la ragazza facilmente. “Dov’è Nestor?” ringhiò.

“È tornato sul tuo pianeta! Lui, quando attraversò le dimensioni, mi raccontò certe cose. In cambio mi chiese di distruggerti.”

Stone fissò quel volto seducente così vicino al suo. “Allora?”

“D…d’accordo… ma non avevo nessuna intenzione di ucciderti. Lasciami! Ti prego!” Le sue labbra erano contorte dal dolore.

Stone la lasciò con cautela – e si girò di colpo quando un ombra rabbuiò la stanza. Dietro di lui arrivò la voce di Marsalaya, dolce, ansiosa.

“Non muoverti se ci tieni alla vita! Può spostarsi…”

Qualcosa scivolò dietro la finestra, un oggetto nero e informe che mandò un brivido dietro la schiena di Stone, sebbene non potesse dire perché. Aspettò, ma la cosa non ritornò. “Che cos’era?” chiese alla ragazza.

Per un po’ lei non rispose. Poi andò in fretta alla finestra e sbirciò fuori. “La Bestia,” disse senza girarsi. “Stava cercando la sua preda. Ho accettato la proposta di Nestor, Stone, perché volevo il suo aiuto per uccidere la Bestia.”

“Nestor non potrebbe ucciderla per te?” chiese Stone. “Cos’è? Una specie di uccello?”

“Nestor non lo farebbe,” disse Marsalaya amaramente. “Né mi lascerebbe in mano un’arma con cui combatterlo.”

“E lui è tornato sulla Terra. Be’, non vedo perché dovrei combattere questa tua bestia. Non ti devo niente. Puoi riportarmi nel mio mondo?”

“Non posso,” disse e si drizzò del tutto. “Io ti comando…“

Stone sorrise.

I grandi occhi verdi divennero minacciosi. “Ho un certo potere, Stone. Posso causarti molto dolore…”

“Anch’io posso causartene un po’…”

LA mano della ragazza scattò verso l’alto, afferrando un’arma scintillante. “Stupido!” sibilò – e dall’attrezzo scaturì un raggio rosso che colpì il corpo di Stone – lo lasciò in completa paralisi. E l’agonia si sparse in ogni muscolo. Un dolore spaventoso lacerò le sue terminazioni nervose, fino a che il sudore esplose da ogni poro, facendolo urlare di dolore. Il raggio rosso si spense. Stone lottò per restare in piedi, sebbene le sue gambe sembrassero sciogliersi. La nausea gli torse lo stomaco.

“Ora… obbedirai?”

Stone fece un disperato tentativo di aggredire la ragazza, ma lei balzò indietro guardinga, l’arma sollevata. “Fermo dove sei,” avvisò.

“Va’ al diavolo!” ringhiò Stone. “Se pensi di…”

Gli occhi verdi erano confusi. “Non voglio farti del male,” disse lei dolcemente. “Nemmeno per salvare il mio popolo – ma devi uccidere la Bestia. Devi!”

Stone scosse la testa ostinato.

“Ti darò qualunque cosa – persino -” il viso di Marsalaya si fece di colpo pallido. “Persino me stessa.”

E velocemente le su braccia salirono, facendo scivolare dalle spalle il vestito verde-smeraldo. Si arricciò lungo i suoi rotondi seni d’avorio, la piatta levigatezza del suo stomaco, il delicato contorno delle sue cosce, per cadere in un anello accartocciato attorno ai suoi piedi.

“Persino me stessa,” mormorò la ragazza.

Il sangue pulsò caldo nelle vene di Stone. Il corpo nudo della ragazza emanava una fiamma di irreale bellezza che lo attirava come una calamita. Senza volerlo fece un passo avanti.

E allora Marsalaya fu fra le sue braccia, il suo seno appoggiato contro il petto di lui, la sua forma bianca aggrappata a lui. Le sue labbra trovarono quelle di lui, e il suo corpo profumato era una follia esotica, che afferrava la gola di Stone con la folle onda della passione. Afrodite, davvero!

La dea dell’amore, estasi e piacere. Si strinse contro Stone, le sue dita gli accarezzavano i capelli, e le sue mani scivolavano, accarezzando un corpo che era come fiamma. La bocca di lui trovò il soffice incavo della sua bocca…

Lei si ritrasse. “Ucciderai la Bestia – in cambio di questo premio?”

Una fredda lucidità tornò in Stone. Combatté il rosso sorgere della passione che lo spingeva verso il corpo bianco della ragazza; disse aspramente: “No! Se non mi farai tornare al mio pianeta…”

Marsalaya esplose: “Ti dico…” Si fermò, accigliata. “Forse… sì! Forse posso farlo. Non da sola, ma con l’aiuto di Nestor.”

Stone rise senza controllo. “Non vedo una gran possibilità.”

La ragazza si piegò rapidamente, i bianchi coni dei suoi seni oscillavano, e riprese il suo vestito; ci s’infilò in fretta. “Aspetta. Non ci darà il suo aiuto spontaneamente, ma lo avremo comunque. Nestor tornerà qui.”

“Come lo sai?”

“L’ho visto nella sua mente. Ho letto i suoi pensieri, ma lui non lo sapeva. Tornerà per assicurarsi che sei morto. Allora – lo giuro sui Guardiani Silenziosi – tu ritornerai sul tuo pianeta!”

Stone grugnì. “Devo rischiare, immagino. Non ho scelta,comunque. Ma, ammesso che tu abbia ragione – e poi?”

“Tu devi uccidere la Bestia.”

“Questo è l’accordo, eh?”

“Sì. Forse non è corretto, ma cosa posso fare? Devo salvare il mio popolo e il mio trono.”

“Che cos’è questa tua Bestia?”

“Ascolta. Abbiamo qualche nozione di scienza a R’han, ma non molte. Conosciamo il segreto dell’invisibilità, e del cambiamento di dimensione…”

“Il raggio verde?” la interruppe Stone.

Lei annuì. “È questo che ha causato i problemi. Uno dei miei sudditi – un assassino condannato a morte – fu usato come cavia da uno scienziato, com’è nostro costume. Lo scienziato faceva esperimenti sul salto atomico. Stava cercando di fare ciò che riuscì a Nestor: aprire un passaggio su un’altra dimensione. Ma prese la strada sbagliata. Usò i raggi sul corpo di questa cavia, cercando di trasportare l’uomo in un’altra dimensione agendo direttamente sugli atomi del suo corpo – e fallì. Ma un cambiamento ci fu…”

L’ORRORE cresceva negli occhi della ragazza. “La struttura atomica dell’assassino era cambiata -in modo spaventoso! Era un mostro con la forza di un gigante. E quando realizzò il suo potere fuggì, e da allora cerca di comandare su R’han. Non è più umano, lo chiamiamo la Bestia. Può persino volare, attaccando le ali alle sue braccia – ali enormi, lunghe tre volte il suo corpo – e manovrandole. La forza può essere una cosa orribile quando è usata male.”

“Ora capisco,” disse Stone, annuendo. “Tutto tranne una cosa. Perché pensi che io posso uccidere la Bestia se tu non ci riesci?”

“Abbiamo poche armi. Non siamo una stirpe guerriera. Le nostre armi sono basate sul principio della vibrazione, e dato il cambiamento atomico della Bestia, non hanno nessun effetto su di lui. Così cerca di fare di me la sua compagna, in modo da comandare R’han. Ma tu puoi ucciderlo, perché gli uomini del tuo pianeta sono molto più forti dei nostri uomini. Quando il tuo corpo è rimpicciolito, tu hai mantenuto tutta la potenza muscolare che avevi sulla Terra, compressa in un corpo cento volte più piccolo. Così tu sei forte almeno quanto la Bestia, forse di più.”

“La nostra forza è lieve,” disse la ragazza. “Ma la tua…” Lei si girò, premendo una mano sul muro. Un pannello scivolò di lato rivelando una cavità. Marsalaya sussurrò nel suo interno sillabe tenui. Con un soffice scatto il fondo della nicchia scesee, e si sollevò di nuovo. Al suo interno c’era una pietra chiara e luminosa, grande quanto un pugno, intagliata in una dozzina di sfaccettature che riflettevano il volto di Stone mentre lui guardava la gemma.

“È il gioiello rogthlya.” disse Marsalaya. “Uno degli elementi più duri sul nostro pianeta. Solo i martelli più forti possono spezzarlo. Ora stringilo nella tua mano, Stone.”

Lui prese la gemma, cercò di comprimerla fra le sue dita. Si frantumò come celluloide, e sgocciolò dal suo pugno chiuso in una scia di  polvere fine e frammenti sminuzzati.

“Così,” mormorò la ragazza, “la tua forza è sufficiente. Combatterai contro la Bestia?”

Stone esitava. “Se questa è l’unica possibilità che ho di tornare sulla Terra, allora penso che sì… dovrei. Ma terrai fede alla tua parte dell’accordo? Mi aiuterai a combattere Nestor?”

Lei annuì. “Vieni.”

Stone seguì la ragazza lungo un tortuoso corridoio in metallo nero che finì in uno spiazzo con il cielo azzurro sopra le loro teste. Erano emersi su un tetto. Avvicinandosi al bordo, Stone vide, a un’incredibile distanza verso il basso, gli splendenti minareti e le torri di una città. Alcuni pinnacoli quasi raggiungevano la sconcertante altezza a cui loro si trovavano. Alcune persone rimpicciolite si spostavano veloci, furtive.

Stone si girò a guardare Marsalaya, ferma e sola in mezzo al tetto. Lei sollevava la testa orgogliosa, e dalle sua labbra rosse uscì un grido acuto, fiero. Il richiamo della Bestia; stava usando se stessa come esca per attirare l’uomo-mostro alla lotta!

Stone corse da lei. “Puoi darmi un’arma?” chiese. “Una spada – anche una mazza?”

I suoi occhi verdi si voltarono derisori verso di lui. “La Bestia è invulnerabile alle nostre armi – si polverizzano contro di lui. Molti nostri guerrieri sono morti provandoci.” Il colore svanì rapidamente dal suo viso, lasciandolo teso e pallido. “La Bestia arriva! Che i Guardiani Silenziosi ti proteggano, Stone!”

Un ronzio meccanico risuonò. Quando l’uomo si girò vide una forma spaventosa e incredibile sorgere sopra il bordo del tetto della torre nera.

Era la Bestia.

Gli aspetti umani dell’essere lo rendevano più orribile di quanto avrebbero fatto i tratti di qualunque animale. Gli stessi atomi del corpo della creatura avevano avuto uno stravolgimento perverso, e nel cambiamento erano diventati puro orrore. L’essere era corto e squadrato, apparentemente senza ossa, con un’enorme testa cilindrica posta su tozze, ampie spalle, da cui s’allargavano ali di metallo sottile. La carne del mostro luccicava di colori cangianti, e una specie di costante brivido fatto di piccoli movimenti sembrava scuotere la struttura di quel corpo grossolano. Giganteschi occhi luminosi guardavano Stone e sfrecciavano dietro a lui fino alla ragazza.

La creatura emise un rabbioso grido di trionfo che grattò dolorosamente sui timpani di Stone, rafforzando la sua impressione che questo mostro fosse del tutto inumano – del tutto innaturale. Non avrebbe dovuto esistere in un mondo sano. Era una bestemmia vivente, e il suo ringhio, mentre avanzava, sembrava farsi sempre più acuto, fino a rendersi inudibile, mandando un dolore lancinante nella testa di Stone. Ma lui si spinse in avanti, consapevole di una paura e di una ripugnanza che non poteva soffocare.

MA era impreparato di fronte alla forza della Bestia. Il mostro caricò e mandò Stone a schiantarsi sulla schiena, indifeso sotto un peso così oppressivo. Per un attimo l’essere si librò sopra Stone – e poi volò via. Da Marasalaya venne un grido di terrore tagliente come un coltello.

In qualche modo Stone si mise in piedi, in tempo per vedere la ragazza stretta nell’abbraccio della Bestia. Lei si divincolò, ma un artiglio appuntito scattò e la afferrò di nuovo. Il vestito della ragazza si ridusse in brandelli, e lunghe strisce rosse schizzarono sulla sua carne nuda mentre il mostro lottava per soggiogarla. Di colpo Marsalaya s’accasciò, il suo corpo bianco in uno strano contrasto con l’orribile pelle rilucente della Bestia.

Il volto del mostro si abbassò, accarezzando la gola nuda della ragazza. E con un grido rauco Stone balzò in avanti, il suo cervello folle di una rabbia incandescente alla vista di quel sacrilegio blasfemo.

La Bestia abbandonò Marsalaya con indifferenza e si rivolse verso Stone. Per un attimo lui si sentì debole e stordito davanti al malefico odio che brillava da quegli occhi enormi; ovviamente il mostro si aspettava di sconfiggere con facilità quel presuntuoso avversario. Gli artigli affondarono nelle spalle di Stone, trascinandolo in avanti.

Questo sarebbe stato l’esame. La creatura era troppo forte? Il corpo di Stone sarebbe stato schiacciato e frantumato da quella spaventosa presa?

Stone scagliò un diretto su quella maschera così vicina a lui, con tutta la sua forza. E vide lo stupore balzare negli occhi fissi della Bestia. La carne cedette al pugno dell’uomo; eppure il mostro non sembrava esserne ferito. Le sue ali si sgualcivano e accartocciavano mentre lui si muoveva avanti e indietro; allungò una zampa, se le levò, le spinse da parte. Poi chiuse la chiuse su Stone, ruggendo.

Il corpo della creatura emanava una sensazione ripugnante. Sembrava strisciare e cedere sotto le mani di Stone. Un alito atroce usciva caldo dalle narici dell’uomo mentre tirava colpi feroci a quel corpo contorto che sembrava non avere ossa. I due rotolarono verso il bordo del tetto.

Stone colpiva, graffiava e lacerava, mentre un orrore cieco montava lentamente in lui. Possibile che la creatura fosse invulnerabile? Lui non poteva nemmeno ferirla? La sua sofferenza cresceva sotto l’attacco della Bestia, mentre il sangue colava da una dozzina di ferite. Eppure lui non aveva lasciato nessun segno sulla luccicante pelle multicolore.

Alle sue orecchie giunse la voce di Marsalaya, come un allarme pressante. “Stone – Nestor ritorna! Uccidi la bestia in fretta o non posso aiutarti!” Sopra le spalle curve della Bestia lui vide la ragazza, nuda tranne che per i brandelli a pezzi del vestito attorno alla sua vita, in piedi con le braccia distese. Un impeto di forza corse nel corpo di Stone.

Si piegò, sollevò la Bestia sopra le spalle, ma sentì un grosso artiglio lacerargli i muscoli del petto. Lo spinse via, e barcollò verso il bordo del tetto, incespicando sotto il peso del mostro. Ululando, la Bestia lottò, e quasi si divincolò.

Sebbene Stone non potesse di fatto ferire il suo avversario, la sua forza era di poco più grande. A malapena sufficiente a invertire le sorti. I due, uomo e mostro, barcollavano e combattevano sul bordo del tetto, finché alla fine Stone si lanciò di schiena sulla superficie nera, sbattendo la testa malamente contro la pietra.

Quella liscia massa nera cedette! Si frantumò, si sbriciolò e polverizzò, e Stone si sentì scivolare nell’incoscienza. La Bestia, lungo le sue spalle, lo afferrò, ruggendo. Lo spinse via con colpi disperati. E di colpo…

Cadde. Scivolò oltre l’orlo e cadde,il suo grido di morte si alzò e svanì mentre precipitava. Stone quasi lo seguì, ma riuscì a rotolare di lato e si gettò indietro in tempo, aiutato dalle mani di Marsalaya. La ragazza era al suo fianco, i suoi occhi spalancati ed esultanti.

Lei gridò: “Aspetta, aspetta qui Stone!” E lei corse nell’apertura nera che scendeva nella torre nera. Ansimando, indebolito, Stone restò in silenzio fino a che Marsalaya non tornò un minuto dopo. Nella sua mano c’era un piccolo cristallo splendente e uno strumento di metallo argenteo. Gettò il cristallo a Stone.

“Presto – Nestor è qui. Stringi la gemma… dolcemente. Ma aspetta che te lo dica io…”

MARSALAYA strinse le sue dita sull’oggetto che teneva. Ne scaturì un raggio verde che ricoprì Stone. Attraverso un’aureola scintillante come smeraldo lui vide la cima della torre rimpicciolirsi, allontanandosi sotto di lui. La città rimpiccioliva in basso, solo la bianca forma di Marsalaya restava uguale mentre lei manteneva il passo con la crescita di Stone.

“Hai ucciso la Bestia,” disse lei dolcemente. “La mia riconoscenza non sarà a parole. Stringi il gioiello. È il segreto dell’invisibilità…”

Stone afferrò la gemma, e all’istante si trovò immerso nell’oscurità. Debole gli arrivò la voce della ragazza.

“Il gioiello… guarda dentro il gioiello.”

Lui obbedì, sollevandolo all’altezza dei suoi occhi, e vide al suo fianco, come dietro un vetro, il volto di Marsalaya e il suo corpo d’avorio velato di verde. Tolse la gemma dai suoi occhi e tornò il nero; la riavvicinò e vide la giungla verde, e sotto la città nera, ormai minuscola e indistinta. “Rimani in silenzio finché te lo dico io,” disse la ragazza. “Sarai invisibile a Nestor. Tieni la gemma vicino a te o tornerai visibile. Quando te lo dirò, salta sulla piattaforma.”

Stone non osò rispondere. Perché, rimpicciolendo velocemente mentre lui s’ingrandiva, era la piattaforma dimensionale che, mentre si riduceva, sembrava scendere da quell’incredibile vastità, e sopra di essa stava Nestor, il suo bel viso in una tetra allerta. Si spinse in avanti quando vide Marsalaya, e strinse le labbra. Stone trattenne il respiro, aspettando che Nestor lo vedesse, ma il Dittatore guardava la ragazza. Stone fu preso dall’esultanza; era invisibile al suo nemico!

La crescita si fermò. Marsalaya, Stone, Nestor avevano più o meno la stessa altezza, la ragazza forse mezza testa più bassa degli altri. Lei disse, dolcemente: “Nestor, sei tornato.”

Il Dittatore la guardò diffidente. “Sì. Stone è morto?”

Marsalaya annuì. “La Bestia lo ha ucciso. Mi darai le armi ora che ho fatto come volevi?”

Nestor sembrò stupito. “Io non ho detto niente – oh, allora leggi la mia mente. Vai all’inferno, Marsalaya! No, non ti darò armi – ma tornerai sulla Terra con me. Stone è morto, dove gli scienziati non potranno mai provare la sua morte, e tu lo seguirai, dopo che me la sarò spassata con te!”

Con una risata ruggente, il Dittatore allungò un braccio robusto, afferrò la ragazza e la trascinò sulla piattaforma. Le sue spalle nude s’illividirono sotto la pressione delle dita di Nestor.

“Sei splendida!” sibilò l’uomo aspramente. Ti voglio da quando ti ho vista la prima volta. Ma prima avevo bisogno del tuo aiuto. Ora le cose sono diverse…” Le spesse labbra di Nestor trovarono quelle morbide di Marsalaya, e la ragazza gridò, mentre il Dittatore la piegava all’indietro: “Stone! Aiuto…

Con un balzo Stone fu sulla piattaforma. Uno scossone spaventoso lo stordì per un attimo, e la gemma cadde dalla sue dita rilassatesi all’improvviso. Nestor sputò una bestemmia. Stone, non più invisibile, sapeva che il suo nemico lo vedeva chiaramente.

Il Dittatore si girò all’istante e fece danzare le sue dita sulla tastiera al suo fianco. E un immediato grigiore li avvolse tutt’intorno, tranne che per un piccolo quadrato che vibrava ronzante sopra la piattaforma.

Si stavano tuffando attraverso le dimensioni, gettati nello spazio alieno dall’arcano potere della macchina del Dittatore.

In quel momento Nestor capì che era stato troppo lento, Stone stava caricando, gli occhi freddi e mortali. La mano del Dittatore scattò al suo fianco; la sua pistola spuntò e ringhiò di morte in un solo movimento dall’incredibile velocità. Un raggio di calore sottile come una matita carbonizzò la spalla di Stone. Lui urtò contro Nestor, che ruzzolò all’indietro, annaspando a vuoto. Cadde oltre l’orlo della piattaforma, gridando come un’anima perduta. E all’istante il suo corpo svanì, fatto a pezzi, spazzato via come nuvole in una burrasca, così come Dorna, la spia mandata dagli scienziati, era scomparsa, uccisa da Nestor. Lo stesso destino aveva sopraffatto il Dittatore!

Stone era consumato dalla vertigine; rotolò all’indietro e afferrò la tastiera per fermarsi. Ricordandosi come Nestor aveva guidato la piattaforma, si piegò in avanti, esaminando la mezza dozzina di tasti che aveva davanti.

Quattro erano schiacciati; uno degli altri era nero, il rimanente era bianco. Stone sentì il tocco della mano di Marsalaya sul braccio. La ragazza mormorò: “Possiamo… tornare indietro?”

“Non lo so,” disse Stone tristemente e, tirando a indovinare, schiacciò il tasto bianco. Subito capì che si era sbagliato.

La piattaforma esitò, si girò, cominciò a traballare, scivolando in giù e di lato come se stesse cadendo in un abisso infinito. Il corpo della ragazza si schiacciò contro di lui; quando Stone perse l’equilibrio, lei ebbe uno scatto selvaggio e toccò il tasto nero…

All’istante la piattaforma si stabilizzò. Sprofondò attraverso lievi nuvole grigie. La foschia si diradò e sparì del tutto quando Stone sentì un urto che quasi lo mise in ginocchio.

ERA tornato nel Giardino dei Piaceri! Una luna bassa indugiava sopra gli alberi, dipingendo il prato attorno a loro con una luce calda. Era molto silenzioso; le fontane scintillavano ancora in lontananza, ma non si sentiva alcuna voce, non c’era musica. Velocemente Stone saltò dalla piattaforma, e prese Marsalaya quando lei lo seguì. La tenne fra le sua braccia, la fragranza gli ricordò un’estasi che lo spinse a stringerla ancor più vicina a sé.

“Marsalaya,” sussurrò. “Nestor se n’è andato. L’America è di nuovo libera, e…” Stone esitò. “I nostri scienziati capiranno come funziona la piattaforma dimensionale. Troveranno un modo per riportarti al tuo pianeta.”

Gli occhi verdi erano molto dolci. “Davvero? Ma il mio popolo è salvo ora che hai ucciso la Bestia. Non ha bisogno di me.”

“Vuoi… vuoi dire che resterai? Sulla Terra… qui con me?” La voce di Stone era incredula.

Marsalaya non parlò, ma le sue labbra gli risposero.

Traduzione Mario Luca Moretti © 2023

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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