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Sono tra noi?

Sono tra noi?

Un giorno, mentre faceva le pulizie nella casa del professore, Elena trovò un foglio spiegazzato. Vinta da irrefrenabile curiosità, lesse ciò che, con calligrafia minuscola e fittissima, vi era scritto: “Disposizioni nel caso in cui venisse scoperta la mia natura extraterrestre“.

Paolo Marongiu, 15 novembre 2020

 

La porta si aprì, Elena fece appena in tempo a nascondere il foglio nella propria tasca.

«Buonasera dottor Mallone» disse, colta di sorpresa dal rientro del professore.

«Buonasera Elena, tutto bene? Sembra tu abbia appena visto un fantasma».

«Tutto bene professore, sono semplicemente un po’ stanca» mentì.

«Vai pure a casa se non ti senti bene e non preoccuparti, finirai domani».

«Farò così, grazie professore».

Così dicendo Elena ripose lo spolverino nell’armadio delle pulizie, indossò la lisa giacca di cotone felpato che aveva appeso sull’attaccapanni e uscì, chiudendo delicatamente la porta. Scese di corsa le due rampe di scale che la dividevano dall’atrio dell’antico palazzo e uscì dal portone ritrovandosi su una caotica strada della periferia Sud di Modena.

Svoltò in una stradina secondaria, si appoggiò a un muro coperto di graffiti riportante le più improbabili sigle ed estrasse con mano tremante il foglio dalla tasca.

Con calligrafia chiara e regolare, che Elena riconobbe come quella del professore, erano riportate quelle che parevano righe testamentarie, un testamento a dir poco sconvolgente: “1. Non perdete tempo a cercarmi, appena rivelata la mia vera natura, sparirei dal Pianeta immediatamente, in un modo o nell’altro. 2. Ora forse capirete… ”.

Il cellulare di Elena iniziò a squillare facendo sobbalzare la domestica che, per una reazione riflessa, nascose nuovamente il foglietto in tasca. Sul display il nome del professor Mallone lampeggiava insistente. Possibile che avesse notato la sparizione di quel foglietto riposto malamente nella libreria, tra polverosi volumi non letti da anni? Cercando di mantenere una voce tranquilla, rispose.

«Buonasera Professore, mi dica».

«Elena devi proprio essere stanca, non ti sei accorta che hai lasciato la tua borsa nel mio ufficio, se vuoi te la faccio recapitare a casa».

«Grazie professor Mallone, non importa, la riprendo domani quando ritorno da lei».

«Ma come fai a rientrare in casa? Sarai senza chiavi ora».

«Ne lascio sempre una copia alla mia vicina, non si preoccupi».

«E sei anche senza documenti…» insistette il professore.

«Ormai sono arrivata a casa, non mi servono, la ringrazio». Così dicendo riagganciò, forse un po’ troppo rapidamente.

Il professore rimase diversi secondi con il telefono in mano, sorpreso dalla reazione anomala della domestica. Pensieroso, si avvicinò alla libreria.

Elena prese l’autobus numero 23 e dopo una decina di minuti di viaggio scese alla fermata posta proprio davanti al portone del suo palazzo. Passò da Marianna per recuperare una copia delle chiavi (la sua amica l’avrebbe trattenuta a pranzo, ma lei era troppo ansiosa di leggere attentamente quel foglietto, motivo per il quale rifiutò l’invito) ed entrò nel suo monolocale.

All’interno il profumo del caffè mattutino permeava ancora l’aria, le lenzuola sgualcite sopra un letto disfatto rivelavano una notte piena dei soliti incubi. Devo smettere di leggere libri horror prima di addormentarmi, pensò, poi si gettò sulla consumata poltrona posta di fronte al televisore. Aprì con attenzione quel foglietto e continuò la lettura.

“2. Ora forse capirete come sono riuscito a creare le prime dosi…” le parole seguenti erano state accuratamente cancellate da vigorosi tratti di penna; l’elenco terminava con un laconico e solitario punto 3, senza nulla al suo seguito.

Lo stimato professor Mallone, primario del reparto di infettivologia di una delle più prestigiose aziende ospedaliere italiane era dunque un extraterrestre?

Probabilmente se Elena non fosse stata un’appassionata di letture fantascientifiche e poliziesche avrebbe già buttato quel foglio nel cestino, e non escludeva che lo avrebbe fatto accompagnando il gesto con una sonora risata, però…

Perché il professore avrebbe dovuto scrivere tali righe insensate? Che lei sapesse non si dilettava in scritture di libri o racconti fantascientifici, né tanto meno le sembrava la persona che si divertiva a fare scherzi di pessimo gusto agli amici.

Elena si rigirò tra le mani quel foglietto ancora per alcuni minuti, poi lo ripose attentamente sul tavolo e studiò il da farsi.

Pensando al professore, non le venivano in mente atteggiamenti o comportamenti strani. Forse la sua mania di un bagno sempre impeccabile o la sua insofferenza verso locali in penombra, tanto che aveva fatto installare forti luci in ogni stanza, ma era troppo poco per definire questi comportamenti ‘da extraterrestre’.

No, la spiegazione di quelle righe doveva essere molto più semplice e logica, l’indomani Elena avrebbe riposto il foglietto dove l’aveva trovato facendo finta di niente: se ci fosse riuscita.

***

La domestica arrivò nell’appartamento del professore trovandolo in cucina a sorseggiare un caffè.

«Buongiorno Elena».

«Buongiorno professore, come mai ancora in casa?»

«Oggi ho deciso di prendermi un giorno di riposo per riordinare la libreria». A Elena parve di percepire un tono accusatore nella voce del professore.

«Non si preoccupi professore, posso farlo io» rispose, mentre le si raggelava il sangue.

«No Elena, voglio riordinare i libri secondo uno schema particolare e cercare alcuni miei vecchi appunti che probabilmente si sono infilati tra le pagine di qualche volume. Dedicati tranquillamente alle tue faccende».

A questo punto il messaggio le parve chiaro. Quando avrebbe ricevuto l’accusa finale?

Elena iniziò nervosamente a spolverare, controllando con la coda dell’occhio le attività del professore. Dopo più di un’ora il medico terminò il proprio lavoro e si ritirò in bagno.

Elena era indecisa sul da farsi. Riporre il foglietto da dove era caduto? Purtroppo non ricordava nemmeno con precisione da quale libro era fuoriuscito. Inserirlo in uno a caso? Non sarebbe stato un indizio evidente per il professore che qualcuno lo aveva letto? E chi, se non lei?

A un certo punto le sembrò di udire degli strani rumori provenire dal bagno. Si avvicinò alla porta e provò a spiare dal buco della serratura. Quello che intravide le tolse il fiato.

Il professore, o meglio, ciò che lei conosceva come tale, era davanti al lavandino. Al posto delle braccia, due robusti arti squamati simili a quelli dei coccodrilli e dotati di artigli stavano trafficando attorno al viso. Dopo alcuni tentativi il volto del professore si deformò rivelandosi una maschera di silicone sotto la quale spuntò una testa ovoidale che ricordava quella di un serpente, con due occhi sporgenti e una bocca dalla quale uscivano tre lunghe lingue verdastre.

Elena, sorpresa, cadde a terra urtando la porta di legno. La mostruosa creatura udì il tonfo e girò la testa verso la porta; mostrando acuminati denti lanciò un sibilo mentre le sue narici si espandevano in una smorfia aggressiva.

La domestica fu colta dal panico, invece di avviarsi verso l’uscita si rinchiuse all’interno dello studio del professore decretando la propria fine. Il mostro si lanciò contro la porta sbarrata e iniziò a colpirla con i suoi robusti arti anteriori. Dopo diversi colpi la porta cedette, le urla della domestica vennero sopraffatte dal mostruoso grido dell’alieno lanciatosi su di lei. Un colpo secco le recise la testa dal resto del corpo.

Terminato il violento scontro il mostro si ricompose, ritornò in bagno e riprese le sembianze del rinomato medico; con calma si sarebbe liberato del cadavere, ora aveva bisogno di uscire all’aria aperta: la furiosa lotta lo aveva stremato e il suo metabolismo a sangue freddo richiedeva il calore del sole per riprendersi.

All’interno dello studio, immersa in una massa bianca gelatinosa, la mano destra di Elena stringeva un piccolo trasmettitore, il display riportava ancora l’ultimo messaggio inviato: “Al comando supremo Galactica4: sospendere immediatamente l’invasione del pianeta! Sulla Terra sono già giunti i rettiliani, il nostro sbarco potrebbe subire ingenti perdite. Agente mutaforma 3L3N4”.

© 2021 Mirco Goldoni

Mirco Goldoni
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nasce presso questo sito come autore inizialmente di Twincipit e successivamente pubblicando un primo racconto tratto dal Twincipit di un altro Autore. Ha uno stile sicuro, che lo potrà lanciare verso mete più importanti.

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