Scrutate il cielo!
“…attenzione al cielo…dovunque, scrutate il cielo!” con queste parole, ormai entrate nella storia, si conclude uno dei capolavori del cinema di fantascienza dei gloriosi anni ’50, La Cosa da un altro mondo, a cui si sono poi rifatte molte delle pellicole di genere realizzate negli anni seguenti.
John Carpenter, grande fan del film, ne realizza un visionario e terrificante remake nel 1982, con gli strabilianti effetti speciali di Rob Bottin che, troppo innovativo per il periodo, non viene compreso dalla critica ed apprezzato dal pubblico dell’epoca, ma che ha visto, nel corso degli anni, crescere le file dei suoi estimatori fino alla consacrazione a “cult movie” del cinema di genere, addirittura superiore all’originale, oltre che uno dei migliori lavori dell’autore di Halloween.
Tutto inizia con “Who goes there?”, un racconto dello scrittore John W. Campbell Jr. apparso per la prima volta nell’agosto del 1938 sulla rivista “Astounding Science Fiction”, di cui Campbell era anche direttore e che per questa ragione firmò con lo pseudonimo di Don A. Stuart ( in Italia è stato incluso in una raccolta dello stesso autore pubblicata da Fanucci nel 1977).
Tra le prime storie di Science Fiction con una forte componente Horror, vi si immagina che una spedizione di esploratori scopra nell’Antartico, sepolta sotto la calotta polare, un’astronave precipitata sul nostro pianeta milioni di anni fa. L’alieno trovato a bordo viene trasportato alla base in un blocco di ghiaccio che, una volta disciolto, rivela che l’essere è ancora vivo ed ostile.
Telepate e con una forza sovrumana, l’alieno ha l’incredibile capacità di assumere l’aspetto di qualsiasi creatura divori, anche più di una simultaneamente. Il terrore comincia a serpeggiare tra gli uomini della stazione, che iniziano a sospettarsi l’un l’altro fino a quando non riusciranno a identificare l’impostore (dal suo sangue, che è un organismo vivente indipendente) e a distruggerlo prima che riesca a costruire uno strumento antigravitazionale per fuggire.
Dieci anni dopo la pubblicazione del romanzo il celebre regista e produttore Howard Hawks (Il grande sonno, Gli uomini preferiscono le bionde e Un dollaro di onore sono tra i suoi titoli più famosi) ne acquista i diritti per la trasposizione cinematografica e ne affida la regia a Christian Nyby, che dopo anni di gavetta come editor dei suoi film aveva manifestato il desiderio di passare dietro alla macchina da presa.
Per anni si è discusso su chi abbia realmente diretto La Cosa da un altro mondo e, nonostante in una intervista del 1982 Nyby abbia rivendicato la paternità della pellicola (“…la gente continua a dire che quello è lo stile di Hawks, ed è vero, sono stato un suo alunno e ho cercato di emulare il Maestro che mi stava vicino”), è ormai opinione comune che il film sia opera di Hawks e che l’allievo si sia limitato a seguire le sue direttive in un semplice lavoro di manovalanza.
Dopo questa sua prima prova di regia, Nyby scivolò infatti nell’anonimato, passando a dirigere quasi unicamente serie televisive quali Perry Mason e Bonanza. Nessuno dei suoi successivi quattro lungometraggi aveva un briciolo di quella maestria e potenza visiva vista ne La Cosa da un altro mondo.
Kenneth Tobey, star del film nei panni del comandante Hendry, dichiarò qualche anno dopo: “Tecnicamente Christian era dietro alla macchina da presa, ma Hawks ha praticamente supervisionato ogni minimo particolare, anche perché Nyby era al suo debutto come regista e seguiva le sue direttive”.
Ogni mattina Hawks teneva delle riunioni con il cast e Nyby, preparando le riprese della giornata, rimanendo poi sul set per controllarne la realizzazione e consigliare il regista sulle angolazioni delle diverse scene. I suggerimenti dell’autore di Scarface sono evidenti anche nella sceneggiatura di Charles Lederer: i due optarono per un alieno che ricordava il mostro di Frankenstein e che si nutriva di sangue, anche per le difficoltà dell’epoca nel realizzare una creatura mutaforma.
La Cosa venne sempre mantenuta nell’ombra e Hawks tagliò tutti i suoi primi piani rendendo così più efficaci le sue apparizioni. Le fotografie dell’attore James Arness nei panni della creatura non apparirono sui manifesti cinematografici e non furono rese pubbliche per diversi anni dopo l’uscita del film e quando finalmente furono mostrate, delusero i fans, facendo perdere al mostro quell’alone di mistero e terrore sapientemente creato da Hughes.
La base artica (la vicenda viene spostata dall’Antartide al Polo Nord) venne costruita a Cut Bank, nel Montana, dove durante l’inverno nevica abbondantemente, sfortunatamente l’area scelta per il set era sferzata da forti venti che impedivano alla neve di depositarsi e quindi dopo nove settimane di infruttuosa attesa di un paesaggio polare, la produzione girò poche scene di background e fece ritorno a Los Angeles, dove nel Ranch della RKO venne ricostruito il set artico, anche la celebre inquadratura in cui gli esploratori si dispongono uno accanto all’altro sul ghiaccio, per determinare la forma e le dimensioni del disco volante, fu girata nella San Fernando Valley con una temperatura di quasi 40 gradi!
Poco dopo che il film entrò in produzione il cantante Phil Harris pubblicò una canzone intitolata “The Thing”, dove raccontava di un baule trovato sulla spiaggia che conteneva una “cosa” che nessuno voleva, il disco divenne un grande successo e gli Americani si sbizzarrirono nell’indovinare cosa fosse contenuto dentro alla cassa. Per evitare confusione tra il 45 giri e la pellicola Howard Hawks aggiunse al titolo originale de “La Cosa”, la sua provenienza: “da un altro mondo”, quando i titoli di testa del film erano ormai già completati, con il risultato che la correzione è una evidente sovrimpressione.
La Cosa da un altro mondo viene distribuita negli Stati Uniti il 4 aprile 1951, ottenendo un immediato successo e incassando, prima della fine dell’anno, 1.950.000 dollari, superando gli incassi di ogni altro film di Fantascienza distribuito in quell’anno.
Facciamo ora un salto in avanti fino al 1979, quando gli incredibili risultati al box office di Alien convincono i dirigenti della Universal che creature e mostri spaziali viscidi e disgustosi terrorizzavano, ma piacevano agli spettatori e potevano tramutarsi in tanti bei dollaroni fruscianti.
Stuart Cohen, che lavorava per lo Studio in qualità di produttore televisivo ed era stato compagno di classe di John Carpenter alla University of Southern California, sapeva di quanto il regista amasse Howard Hawks e gli offrì così il remake de La Cosa.
L’autore di Halloween accetta, ma decide per una maggiore fedeltà al racconto di Campbell e chiama il mago del trucco Rob Bottin, che per lui aveva già curato i Make-up di The Fog.
Con un budget di 15 milioni di dollari, di cui 1,5 per i soli effetti speciali, Bottin, benché appena ventiquattrenne, supervisiona il lavoro di un team di oltre 40 tecnici composto da illustratori, scultori, disegnatori ed effettisti meccanici.
Con l’aiuto dell’artista Mike Ploog, che aveva iniziato la sua carriera alla Marvel, Rob inizia a creare le incredibili mutazioni del film nell’aprile del 1981 e continua per un anno e cinque settimane, lavorando anche 18 ore al giorno, al punto che, a marzo dell’anno successivo, la pressione da parte dei dirigenti della Universal, complice la sua dieta a base di barrette ed RC Cola, lo porta a essere ricoverato in ospedale per ulcera ed esaurimento nervoso.
Prima che l’era del digitale togliesse artigianalità a questo settore, Bottin realizza delle creature mai viste prima sullo schermo, come la famosa testa umana che si trasforma in un orripilante ragno o la mostruosa ibridazione tra un cane, un insetto e l’attore Wilford Brimley, facendo ricorso unicamente a effetti speciali meccanici, lattice e pupazzi animati. “John mi è sempre stato di supporto su ciò che volevo fare, mi rassicurava dicendomi di non preoccuparmi del tempo e dei soldi”, ha raccontato Bottin in una intervista. “Mi chiedeva solo: ‘siamo in grado di farlo?’, ma quando immagino un effetto o una creatura non penso se poi sia fattibile o meno, perché credo che questo limiti la mia fantasia.”
Rob sceglie di evitare le scene più esplicitamente “gore”, limitando i classici “sangue e budella.” L’alieno, infatti, nelle sue sbalorditive metamorfosi, trasuda e cola un disgustoso liquido con colorazioni gialle, verdi e blu. “Se ci fossero stati schizzi di sangue da tutte le parti in queste scene, probabilmente avremmo fatto vomitare il pubblico!”, ha spiegato l’artista.
Una delle poche eccezioni a questa regola fu per le sequenze delle autopsie sulla Cosa e delle sue vittime, in cui Bottin aveva deciso di utilizzare vere viscere di animali, acquistate in un mattatoio. Malauguratamente il loro contenitore venne dimenticato per una settimana nel retro di uno dei teatri di posa della Universal, diffondendo un ripugnante fetore di carne putrefatta per tutto lo studio.
Dopo l’incidente il team degli effettisti decise di impiegare sempre organi in gomma e lattice.
La Cosa viene distribuito il 25 giugno 1982, un mese dopo il trionfo al botteghino di E.T., che era decisamente un alieno molto più rassicurante e diametralmente opposto a quello del film di Carpenter. Il pubblico, innamorato del piccolo extraterrestre disperso sulla Terra, non accettò di buon grado un Horror claustrofobico e pessimista, che ribaltava i canoni delle pellicole di terrore, in cui il mostro può essere chiunque ti stia accanto. “Nessuno si fida più di nessuno ormai!”, confida Kurt Russell, in una delle sue migliori interpretazioni nel ruolo del pilota di elicottero MacReady, al microfono di un registratore a nastro, anticipando di una decina di anni il disgregamento della società occidentale.
Nel 2010 la Universal ne mise in cantiere il prequel, diretto dall’Olandese Matthijs van Heijningen Jr., poi distribuito il 10 ottobre 2011, che però si rivelò anche questo un flop commerciale. Interpretato da Mary Elizabeth Winstead, Joel Edgerton ed Ulrich Thomsen, il film ottiene recensioni contrastanti, non aggiungendo nulla al capolavoro di Carpenter, di cui risulta essere una stanca riproposizione di scene e situazioni.
Cosa forse non sapete di “The Thing” di John Carpenter.
- L’ideazione e realizzazione del cane che si muta nella Cosa poco dopo il suo arrivo nella base Antartica, venne affidata da Rob Bottin al grande Stan Winston che, già famoso e con una nomination agli Oscar, chiese di non apparire nei “credits” del film, per non oscurare il lavoro di Bottin, ma che venne comunque ringraziato nei titoli di coda.
- Nella scena in cui il petto di Norris (Charles Hallahan) si tramuta in una gigantesca bocca che si apre e trancia le mani del Dottor Copper (Richard Dysart), per ottenere un maggior realismo venne assunto un vero andicappato (Joe Carone), senza braccia, a cui furono applicati dei falsi arti e venne fatta indossare una maschera dell’attore Richard Dysart.
- Nel 2002 la “Computer Arworks” realizzò un videogame de La Cosa che era un vero e proprio sequel del film. Ambientato tre mesi dopo infatti, metteva il giocatore nei panni di Blake, il comandante di una squadra di soccorso inviato nella base per scoprire cosa fosse accaduto.
Roberto D'Onofrio
Studioso e appassionato di Cinema Fantastico, è stato Vice Direttore di “Asylum Magazine” e dell'Asylum Fantastic Fest, è nella redazione della rivista Francese “L'Ecran Fantastique” e corrispondente Italiano di “Rue Morgue”. Per oltre 20 anni è stato corrispondente di “Fangoria” ed ha scritto sulle riviste: "Horror Mania", "Nocturno", "Femme Fatales" e "Cinefantastique", oltre a collaborare con Festival Internazionali come quello di Sitges. Oltre all'Horror, la Fantascienza, il Fantasy ed i fumetti, ama la musica Rock e i gatti. Collezionista compulsivo di manifesti e memorabilia cinematografica legata a questi generi, con oltre 8000 poster, presto non avrà più un posto per il letto.