MASTERS OF SCIENCE FICTION, LA SERIE TV (2007)
La serie
Masters of Science Fiction è una serie televisiva antologica americana andata in onda sulla rete ABC e prodotta da Starz Media in associazione con Industry Entertainment nel 2007. Concepita per seguire la strada battuta da un’altra serie antologica del periodo, Masters of Horror (2005-2007), declinata però alla fantascienza, non ebbe la stessa fortuna. Mick Garris, il creatore di quella serie, comparve anche in questa come co-produttore esecutivo di quattro episodi.
Si trattava, quindi, di una serie composta da episodi autoconclusivi di circa quaranta minuti che adattavano racconti e romanzi di autori affermati della science fiction e diretti da registi relativamente noti. A introdurre ogni episodio, come nella tradizione seriale americana di questo tipo, c’era il fisico Stephen Hawking, anche se solo in audio. Chiuse dopo solo sei episodi prodotti, di cui solo quattro effettivamente mandati in onda, a causa degli ascolti non soddisfacenti.
La serie completa è uscita nel 2008 in Italia anche in un cofanetto DVD della 01, ancora disponibile.
I problemi
Lo show, in effetti, per temi e realizzazione sembrava più adatto a una rete via cavo piuttosto che una generalista come ABC. In effetti, Masters of Horror, la serie presa come esempio, era andata in onda su Showtime, un network a pagamento. Inoltre, quella serie fu effettivamente realizzata da alcuni maestri del genere come Carpenter, Dante, Argento o Miike. Masters of Science Fiction, invece, a parte i nomi degli autori da cui gli episodi furono tratti (Heinlein, Sheckley, Ellison e altri), aveva davvero poco per giustificare il titolo. Dei registi, l’unico ad aver avuto a che fare con la fantascienza era Jonathan Frakes, interprete del comandante Riker nella serie Star Trek – The Next Generation e regista di due episodi della serie cinematografica (Primo Contatto e L’insurrezione) e di altri non memorabili film. Mark Rydell, candidato all’Oscar nel 1982 per Sul lago dorato, e Harold Becker erano invece i registi più conosciuti ma non certo dei maestri della fantascienza.
GLI EPISODI
1.01 Una fuga perfetta
(A Clean Escape) 4/8/2007 (USA), 11/11/2007 (Italia)
Regia di Mark Rydell.
Sceneggiatura di Sam Egan dal racconto di John Kessel A Clean Escape, 1985 (Una via di fuga perfetta, in Isaac Asimov Science Fiction Magazine n. 17, Phoenix 1995).
Con Sam Waterston, Judy Davis.
La serie inizia con quello che probabilmente è il miglior episodio della serie. Tratto da un racconto di John Kessel, non certo un grandissimo della fantascienza, vede in scena, per tutta la durata dell’episodio, solo due attori, Sam Waterston e Judy Davis, in un unico ambiente chiuso. I loro personaggi fanno praticamente la storia, molto fedele al racconto, e con le loro ottime esibizioni la fanno funzionare. Quasi un’opera teatrale che, infatti, come tale fu adattata nel 1986 dallo stesso autore.
In un imprecisato futuro post olocausto nucleare, una psichiatra tenta di curare un uomo affetto dalla sindrome di Korsakoff (o Korsakov, come scritto nel racconto), una particolare e rara forma di amnesia in cui il protagonista non ricorda nulla di ciò che ha appena fatto e ricomincia ogni giorno da zero. Lo scopo della dottoressa è di fargli tornare la memoria visto che per l’uomo l’amnesia è stata una perfetta via di fuga dalle proprie responsabilità…
Alla sindrome Korsakoff si sono ispirati diversi film tra i quali ricordiamo Memento di Christopher Nolan. Per Mark Rydell, candidato al Premio Oscar per Sul lago dorato (1981), si è trattata della sua ultima regia, la prima di fantascienza.
1.02 Il risveglio
(The Awakening) 11/8/2007 (USA), 25/11/2007 (Italia)
Regia di Michael Petroni.
Sceneggiatura di Michael Petroni dal racconto di Howard Fast The General Zapped an Angel, 1970 (Il generale abbatte un angelo, in Il generale abbatte un angelo, Urania n. 549, Mondadori, 1970).
Con Terry O’Quinn, Elisabeth Röhm, William B. Davis, Julian Christopher, Malcolm Stewart.
Un elicottero viene abbattuto in Iraq da quello che sembra essere un alieno in un bozzolo. Le persone che hanno guardato la creatura negli occhi cadono in una sorta di trance estatica. I militari richiamano in servizio il maggiore Skynner che per anni si è dedicato a indagare sui fenomeni UFO e che ha sviluppato un certo scetticismo sull’argomento. A un certo punto, i contattisti, tenuti in una base segreta insieme al bozzolo, iniziano a scrivere e parlare in lingue. I casi si verificano anche in altre parti del mondo. Il messaggio è semplice ed è rivolto a tutti i capi di stato: disarmatevi o verrete distrutti. È una razza aliena che si prepara all’invasione o è Dio che si prepara a un nuovo avvento attraverso i suoi emissari, gli angeli?
Rispetto al precedente, questo episodio si distacca decisamente dall’opera cui è tratto. Il racconto Il generale abbatte un angelo (1970) di Howard Fast, infatti, era una parabola con una spiccata vena satirica sulla stupidità dell’uomo. La storia era incentrata sul fatto che il generale Clayborne Ammazzasette Mackenzie, in un raid in elicottero durante la guerra in Vietnam, si trova ad abbattere per sbaglio un angelo. Il racconto finiva con la creatura che si risveglia, guarda gli uomini scuotendo la testa e se ne va in volo incurante di loro e di tutto il vespaio che ha suscitato. L’episodio televisivo, invece, si prende maledettamente sul serio e prende una piega che lo fa assomigliare inizialmente a un episodio di X-Files. La presenza di William B. Davis, il potente Smoking Man della popolare serie di Chris Carter, nei panni del presidente degli Stati Uniti, non fa che rafforzare quest’impressione. Terry O’Quinn, visto in Millenniun, sempre di Carter, e in Lost, interpreta invece il maggiore Skynner.
Alla storia vengono quindi aggiunti dialoghi filosofici su Dio e sulla religione e un finale da fine imminente del mondo, che però rendono il tutto poco convincente, poco coinvolgente e abbastanza noioso. La parte migliore è probabilmente quella in cui il presidente americano che, di fronte all’opposizione mondiale, insiste nell’attaccare gli alieni e ammette di avere paura perché non capisce le culture degli altri paesi. Un attacco all’autorità e alla politica presidenziale dell’epoca rappresentata da George W. Bush, ma valida in ogni contesto.
A Michael Petroni, il regista conosciuto più che altro come sceneggiatore, ma di opere horror o fantasy piuttosto che di fantascienza (La regina dei dannati, Il rito, Le cronache di Narnia – Il viaggio del veliero), il tema religioso e di un secondo avvento deve stare particolarmente caro, avendo creato per la TV le serie Miracles (2003) e Messiah (2019), prossimamente in uscita su Netflix.
1.03 Il mio nome è Jerry
(Jerry Was a Man) 18/8/2007 (USA), 18/11/2007 (Italia)
Regia di Michael Tolkin.
Sceneggiatura di Michael Tolkin dal racconto di Robert A. Heinlein Jerry Was a Man, 1947 (Jerry era un uomo, in I grandi maestri della SF a cura di Frederik Pohl, Urania n. 1416, Mondadori, 2001).
Con Malcolm McDowell, Anne Heche, Russell Porter, Jason Diablo, Richard Ian Cox.
Dopo un episodio eccessivamente serioso, eccone uno dove tutto si risolve in farsa che nelle intenzioni, credo, doveva essere satira. Peccato, perché la storia meritava un trattamento migliore. Il tema del racconto, infatti, è cosa definisce un uomo e lo differenzia dagli altri animali o, addirittura, da un oggetto da usare ed eliminare quando non serve più.
In un futuro in cui la manipolazione genetica è comune, è stata creato un gruppo di lavoratori, chiamati Joe e somiglianti all’uomo ma apparentemente senza coscienza di sé, destinati a diventare cibo per cani una volta che non risulti idoneo al compito a cui è stato destinato (dragamine in zona di guerra, nel caso del protagonista). Una donna estremamente ricca, in visita con il marito a uno degli stabilimenti di genetica per comprare un animale modificato e fare così colpo sui membri del loro club, incontra uno dei Joe di nome Jerry e, scoperta la sorte a cui è destinato, decide di salvarlo portandolo con sé a casa e intentando causa alla ditta che l’ha costruito.
Anna Heche interpreta la donna ricca, Martha Von Vogel, mentre Malcolm McDowell è il direttore della fabbrica di genetica. Ambedue offrono una recitazione costantemente sopra le righe ma è tutto l’episodio ad apparire esageratamente ridicolo. Il tema era stato trattato meglio nel famoso episodio della seconda stagione di Star Trek: The Next Generation dal titolo La misura di un uomo e nel film del 1999 L’uomo bicentenario (il che è tutto dire…).
Il racconto di Heinlein era abbastanza differente, soprattutto nello spirito. Non mancava di umorismo, particolarmente rivolto verso la coppia di benestanti, convinti che con il denaro si possa ottenere tutto, ma l’argomento era trattato in modo convincente. Jerry non aveva un aspetto antropomorfo ma era una scimmia geneticamente modificata (un neo-scimpanzé). La differenza più sostanziale è, però, nel finale. Nel racconto l’avvocato vince la causa tirando in ballo un genetista marziano, fisicamente molto diverso dall’uomo e con un intelletto superiore, ma che sulla Terra gode degli stessi inalienabili diritti degli esseri umani. Nell’episodio, invece, viene dimostrata l’umanità di Jerry attraverso tre tratti: la sua passione per il canto, la sua capacità di mentire per ottenere una sigaretta e, cosa più significativa, il suo senso di autoconservazione, dimostrato attraverso le riprese video che mostrano Jerry mandare avanti un altro Joe per salvare se stesso a scapito del collega. Un aggiornamento, quello attuato nell’episodio, pessimista e cinico, cosa che poteva anche andar bene se il tutto fosse stato trattato con maggior maestria e sottigliezza.
Il regista Michael Tolkin, nell’ambito della fantascienza, lo ricordiamo solo per essere stato co-sceneggiatore del film Deep Impact (1998). Un po’ poco per essere considerato un master of science fiction.
1.04 I reietti
(The Discarded) 25/8/2007 (USA), 16/12/2007 (Italia)
Regia di Jonathan Frakes.
Sceneggiatura di Harlan Ellison e Josh Olson dal racconto di Harlan Ellison The Discarded, 1959 (Gli scarti, in Dolorama e altre delusioni, Cosmo n. 192, Ponzoni Editore, 1966).
Con John Hurt, Brian Dennehy, James Denton, Gina Chiarelli.
Una piaga ha devastato la Terra e le colonie terraformate del sistema solare, mutando geneticamente con una deturpazione casuale chiunque venga contagiato. L’unica soluzione che il governo della Terra riesce a trovare è quella di mettere tutti gli infetti in astronavi e lasciarli fluttuare nello spazio. Dopo 37 anni di esilio, un ambasciatore della Terra sale a bordo della nave comandata da Bedzyk riferendo che il virus che ha causato le loro mutazioni si è diffuso ulteriormente, ma che sono riusciti a trovare una cura. L’unico problema è che hanno bisogno del sangue dei mutanti per fabbricare il siero e, in cambio, ai reietti viene offerta l’opportunità di tornare sulla Terra. Bedzyk è diffidente ed entra in contrasto con il suo secondo, Samswope, deciso a fidarsi dei terrestri. La discordia tra il gruppo si trasformerà in morte…
Interessante episodio che però non ha abbastanza respiro per riempire sufficientemente un intero episodio e che quindi, per la maggior parte del tempo, non fa nient’altro che indugiare sulle deformità dei reietti, peraltro ben realizzate. Probabilmente il racconto di Harlan Ellison, anche co-autore della sceneggiatura e presente in un cameo nel ruolo di uno dei reietti, avrebbe potuto essere raccontato in un cortometraggio di dieci minuti e non più. Inoltre, è anche abbastanza prevedibile, al punto che dalle premesse è difficile credere seriamente che agli scartati venga davvero concessa l’opportunità dell’accordo.
Diretto da Jonathan Frakes, si tratta dell’ultimo episodio trasmesso in televisione in America, gli ultimi due verranno reintegrati direttamente in DVD.
1.05 Un rumore di fondo
(Little Brother) 2/12/2007 (Italia)
Regia di Darnell Martin.
Sceneggiatura di Walter Mosley dal proprio racconto Little Brother, 2001 (Piccolo fratello, in Futureland, Fanucci, 2006).
Con Kimberly Elise, Clifton Collins Jr., Garwin Sanford, Daryl Shuttleworth, Matthew Walker.
In futuro, le aule di tribunale non hanno giudici o giurie umane e la legge è amministrata da un sistema completamente automatizzato. Frendon Blythe, un uomo accusato dell’omicidio di un agente di polizia, rischia con la sua astuzia di mandare in tilt tutto il sistema.
Ecco un altro episodio che dimostra che anche quaranta minuti possono essere troppi nel cercare di trasporre un racconto breve come quello dello scrittore Walter Mosley, peraltro autore anche della sceneggiatura. Peccato, perché il confronto tra giudice computerizzato e mente umana, tralasciando il fatto che un sistema giudiziario come quello descritto nella storia sarebbe risultato da subito traballante e inefficace, era abbastanza stuzzicante e copriva quasi tutte le pagine del racconto. L’episodio fornisce invece particolari che magari servono a contestualizzare il mondo distopico in cui si svolge la vicenda, ma che risultano abbastanza banali e con un sapore di già visto. Inoltre, cosa veramente imperdonabile, disinnesca l’ottimo plot twist del racconto aggiungendovi una storia romantica sinceramente risparmiabile.
Altra differenza sostanziale è il fatto che il protagonista del racconto era veramente colpevole mentre sullo schermo uccide per difendere una ragazzina e un vecchio dalle angherie di due poliziotti. Nonostante questi accorgimenti e concessioni al politically correct, la rete ABC non trasmise l’episodio a causa della scena di un tentativo di stupro di gruppo ai danni di una ragazza e del suo omicidio da parte di ufficiali di polizia corrotti. Ironia della sorte, proprio per eventi non contemplati dal racconto originale.
1.06 Giustizia in volo
(Watchbird) 9/12/2007 (Italia)
Regia di Harold Becker.
Sceneggiatura di Sam Egan dal romanzo di Robert Sheckley Watchbird, 1953.
Con James Cromwell, Sean Astin, Vincent Gale, Stacy Grant, Christine Chatelain.
Ultimo episodio a essere prodotto che chiude la serie in modo non certo esaltante. La base arriva da un romanzo breve di Robert Sheckley del 1953 che anticipava in qualche modo l’uso dei droni volanti. Trasposta sullo schermo, però, questa storia di un’intelligenza artificiale che prende il sopravvento, andando al di là della sua programmazione originale, risulta prevedibile.
In un futuro non troppo lontano, i droni denominati Watchbird, precedentemente utilizzati come armi senza pilota per i militari, sono assegnati alle forze di polizia di cittadine in un piccolo numero. Gli uccelli da guardia sono programmati per ricercare coloro i cui livelli di feromoni indicano che stanno per commettere un crimine. In questo modo, possono prevenire gli omicidi prima che accadano. Tuttavia, legati a un computer capace di apprendere dalle proprie esperienze, si evolveranno e modificheranno la loro programmazione al punto che la linea che separa un intervento con forza letale da uno senza, diventa sempre più sottile.
In tutta la storia della fantascienza, non è mai stata una buona idea dare alle macchine il potere di decidere su cose che riguardano il comportamento dell’umanità. Lo stesso Isaac Asimov, il profeta della robotica, definì Sindrome di Frankenstein questa tendenza per cui, nella narrativa, l’essere artificiale è visto con sospetto e terrore e creò i propri robot positronici come contraltare. Questo episodio non aggiunge nulla all’argomento e risulta anche abbastanza noioso.
Ancora una volta nella serie, il regista, Harold Becker, ha poco a che vedere con la fantascienza, essendo conosciuto soprattutto per dei thriller e per alcuni videoclip della pop-star Madonna.
Roberto Azzara
(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.