

– Vieni al cinema a vedere un film?
– Hmm, no, aspetto che esca il libro per leggerlo…
[sentita in un episodio della serie televisiva M*A*S*H]
La pratica della trasposizione letteraria è diffusa soprattutto in America, dove il lancio di un film è un evento multimediale accompagnato dalla contemporanea uscita di libri, fumetti, CD con la colonna sonora, videogiochi, eccetera. La novelization può essere considerata quindi alla stregua del resto del merchandise creato al solo scopo di arrotondare i proventi del film.
Questi romanzi vengono scritti spesso in contemporanea alla lavorazione del film e si basano più sulla sceneggiatura di partenza che sul film fatto e finito. Per questo motivo la trama di una novelization può risultare molto diversa da quella del film, anche perché capita non di rado che, durante la lavorazione di un film, per varie ragioni i registi si trovino a dover allontanarsi dalla traccia della sceneggiatura.
Uno dei primi esempi di “romanzamento”, reperibile anche in Italia, è quello riguardante il film del 1933 King Kong. Il libro, attribuito al famoso scrittore britannico Edgar Wallace, fu in realtà scritto sulla base della sceneggiatura originale del film da tale Delos W. Lovelace. Wallace, sommerso dai debiti, fu inizialmente coinvolto nel progetto, ma morì prima dell’uscita del film. Il suo nome fu messo in copertina solo per motivi di marketing.
Anche grandi autori sono stati coinvolti in questo genere di operazioni. Famoso è il caso del romanzo di Arthur C. Clarke 2001: odissea nello spazio. La storia venne sviluppata in accordo col regista Stanley Kubrick, in contemporanea alla
Anche il romanzo tratto dall’altrettanto criptico Fase IV- Distruzione Terra (1974) di Barry N. Malzberg è più esplicativo rispetto al film e fornisce un suggerimento di quella che dovevano essere le scene finali tagliate in fase di montaggio.
Quello di 2001: odissea nello spazio è uno dei rari casi (ma non unici) in cui la realizzazione della trasposizione avvenne di comune accordo tra regista e scrittore (tra l’altro, anche autore del racconto ispiratore del film, La sentinella). Nella maggior arte degli altri casi, invece, i grandi autori furono coinvolti solo con la promessa di lauti ingaggi.
In operazioni del genere furono impegnati anche altri scrittori di best seller di grosso calibro. Ricordiamo, a titolo d’esempio, Dean R. Koontz, (Il tunnel dell’orrore, 1980), Chelsea Quinn Yarbro (Morti e sepolti, 1981) e Orson Scott Card (Abyss, 1989). Curiosa poi la scelta di far romanzare a Terry Brooks, famoso autore americano di fantasy, un film di fantascienza come Star Wars – Episodio I: la minaccia fantasma (1999), quasi a voler dar ragione a chi afferma che Guerre Stellari sia fantasy piuttosto che science fiction.
Alcune volte, sono i registi stessi o i produttori a realizzare le trasposizioni letterarie dei propri film (o perlomeno, ad apporre la firma sul libro…). Il regista John Boorman, per esempio, e il suo co-sceneggiatore Bill Stairs scrissero la novelization di Zardoz (1972) di cui potete leggere in questo precedente articolo. Altri esempi sono le novellizzazioni de Il presagio (Omen, 1976) di David Seltzer sceneggiatore del film di Richard Donner, e di Star Trek – Il film (Star Trek: The Motion Picture, 1979), realizzata invece da Gene Roddenberry, creatore del fortunato frachise e produttore della pellicola.
Esistono scrittori che si sono specializzati in questo genere di produzione. Alcuni dei più prolifici sono il già citato Alan Dean Foster (sue le trasposizioni di film della saga di Alien, Guerre stellari, La cosa, Starman, Alien Nation e Transformers) e S. D. Perry (Virus e Inception).
Sono in molti, per certi versi a ragione, a non dare dignità letteraria a questi romanzi, giudicandoli alla stregua dell’oggettistica varia (merchandise, appunto) legata ai film di maggior successo. Tullio Kezich, noto critico cinematografico, scrisse a proposito dei resoconti affabulati di un film, come li definiva lui, su Il corriere della sera, dove disse:
“Rifletto con rammarico sulle fatiche inutili della signora Leonore Fleischer, che ha compilato le 222 pagine del non-libro Eroe per caso tratto dalla sceneggiatura di David Webb Peoples per il film con Dustin Hoffman, sull’ulteriore spreco d’energie di Simona Ferrari che l’ha tradotto per Longanesi: non sarebbe più saggio applicare sforzi e talenti a scopi validi?”
È possibile che abbia ragione ma, senza voler apparire impertinente, forse il compianto critico quando scrisse queste parole non tenne conto del fatto che ognuna delle persone nominate applica i propri sforzi e talenti in ciò che ritiene valido per sé stessa, piuttosto che per alzare di qualche tacca il livello culturale-artistico mondiale, sempre ammesso che queste opere non abbiano comunque un loro valore.
(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.