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TRA INGHILTERRA E ITALIA: INTERVISTA A BARBARA PANETTA

TRA INGHILTERRA E ITALIA: INTERVISTA A BARBARA PANETTA
Chi è

Barbara Panetta è nata a Reggio Calabria nel 1974. Dopo la laurea in lingue si è trasferita a Buenos Aires per completare un master in linguistica sperimentale. Vive a Londra con la sua famiglia. I suoi studi linguistici e l’interesse per la psicoanalisi l’hanno portata a dedicarsi alla scrittura. Pubblica il suo primo romanzo nel 2015, Ricordi in movimento (Cavinato international). Si è occupata della traduzione di scritti critici specialistici collaborando con musicisti di fama internazionale. Ha partecipato a varie antologie di racconti e ne ha curate due: Lo dice il mare (Edizioni Il Foglio, 2017) e, in collaborazione con Luca Martini, On the Radio (Morellini, 2018). Quest’anno ha pubblicato il suo primo racconto di genere horror nell’antologia 24 a mezzanotte (Officina Milena, 2019) a cura di Giuseppe Maresca e Luca Raimondi.

Il nostro incontro

Abbiamo incontrato l’autrice e scambiato quattro chiacchiere sulla differenza tra lo scrivere in italiano e in inglese.

Barbara PanettaCiao Barbara e benvenuta su Cose da altri Mondi. L’albino, la ghost story contenuta nella raccolta 24 a mezzanotte, abbiamo detto che rappresenta il tuo esordio nel genere horror: come ti sei trovata coinvolta nel progetto?

Si, il mio racconto L’albino rappresenta l’esordio di questo genere. Mi sono trovata nell’antologia davvero per caso, grazie all’amicizia con Luca Raimondi, curatore con Giuseppe Maresca, il quale mi ha amorevolmente accolto con fiducia. Mi hanno offerto la chance di partecipare regalandomi questa bellissima esperienza e facendomi scoprire il potenziale di scrivere anche un genere che non credevo mi appartenesse.

Per questo vorrei ringraziarli!                                        

Rispetto agli altri tuoi scritti, com’è stato rapportarsi con l’horror, hai trovato difficoltà particolari?

Il mio genere è molto introspettivo, mi piace analizzare i personaggi e faccio tanto uso dei simbolismi e delle metafore, questo mi ha aiutato tantissimo a rapportarmi nella scrittura horror e sicuramente la lettura di questo genere in inglese mi ha facilitato la strada, infatti, credo che in generale, ma soprattutto nell’horror, l’inglese tenda a scoprire le perversioni psicologiche dell’uomo e ad analizzare più la psiche del personaggio e, grazie a questo insegnamento, le difficoltà sono state minori.

Tu vivi e lavori in Inghilterra, la culla delle ghost stories e del gotico, ma pubblichi in Italia. Giacché sei anche una linguista, che differenze di tecnica linguistica ci sono tra la scrittura horror italiana e quella inglese?

Tecnicamente parlando, soprattutto da un punto di vista linguistico semantico, la lingua inglese permette una scrittura più ambigua per l’assenza del genere femminile e maschile sia nei nomi sia negli aggettivi, mentre in italiano sono inevitabilmente specificati.

Prendiamo per esempio una delle parole più comuni: “friend – my friend”, potrebbe essere un amico o un’amica – “il mio o la mia”. La frase diventa automaticamente misteriosa e si crea quindi più suspense. La lingua italiana è invece, in questo senso, più specifica.

I fonemi italiani, inoltre, sono più musicali, l’italiano è la lingua del canto per la presenza delle tante vocali mentre quella inglese, oltre a essere meno retorica, ha frasi più corte e più secche e un suono più netto perché ha molte più consonanti, soprattutto tante palatali che non ammorbidiscono il suono. Credo che anche questo incida linguisticamente sul genere.                                                                                                   

Perché, secondo te, a differenza che nella cultura anglosassone, in quella italiana il genere horror e quello fantastico in generale, è così poco considerato? Soprattutto, è veramente ancora così poco considerato?

Facciamo un passo indietro, Londra nel periodo industriale era una città sporca di nebbia e di fumo mentre l’Italia è stata sempre associata alla luce e al Sole.

È vero che molti racconti gotici inglesi sono stati anche ambientati in Italia, avendo una forte tradizione medievale, ma la Londra di una volta era associata a paesaggi più inquietanti e il cielo di Londra è tuttora basso e tenebroso, soprattutto nelle giornate grigie… e credimi, sono tante!

Quanto in Italia sia poco considerato il genere horror è discutibile, i romanzi di Giorgio Faletti ne sono una risposta e. a mio modesto parere, credo che sia il genere fantastico sia quello horror si stiano divulgando e stiano piacendo sempre di più, ma non sarà mai il pezzo forte della letteratura italiana per il semplice motivo che l’Italia è un paese fortemente religioso e l’horror viene spesso associato al male. L’Inghilterra è protestante e questo genere è più accettato.

L’albino è ambientato a Reggio Calabria, la tua città di origine. Per scriverlo, hai preso spunto da qualche avvenimento o storia locale reale?

Reggio Calabria è la mia città di origine, da bambina ho vissuto nella zona di Condera, dove tuttora c’è il cimitero. Non abitavo lontano da quella casa che nessuno ha mai voluto comprare e la storia di un fantasma che la occupa è molto conosciuta. Ne ho preso spunto. È stato però inevitabile descrivere con un pizzico di romanticismo il mio bellissimo lungo mare, la Via Marina alberata e luminosa che Fabio Lastrucci (autore del disegno che accompagna il racconto nel volume, N.d.R.) ha saputo illustrare  con minuziosa attenzione al dettaglio.

Come il tuo racconto, tutta la raccolta 24 a mezzanotte presenta storie ambientate in Italia, mentre il fruitore abituale è generalmente abituato a location lontane dal proprio rassicurante mondo. Pensi che iniziative come questa possano funzionare nel contesto socio-culturale italiano?

L’iniziativa di ambientare le storie horror in Italia credo sia stata geniale. Incuriosisce ed esce dalla norma usando ambientazioni locali e quindi allontanandosi dalla location prevedibilmente straniera e lontana. Credo che possa proprio funzionare!

Grazie Barbara e in bocca al lupo per i progetti futuri!

Grazie a te e viva il lupo!

Nella foto di copertina, la scrittrice Barbara Panetta davanti alla casa che nessuno ha mai voluto comprare a Reggio Calabria

Roberto Azzara
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(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

1 Commento

  1. Giulia

    Ho trovato molto interessante l’articolo “tra Inghilterra e Italia intervista….” e ho provato a mettere 5 stelline ma non mi dava la possibilità ed è rimasta segnata solo una stella, perché???

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