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A pale blue dot

A pale blue dot

Le sette: la sveglia, poi doccia e colazione, il traffico verso l’ufficio, il caos, il rientro, le notizie della sera, la solita routine da oltre trent’anni.
Sembrava un giorno come tanti quello di Joahn, tranne per il fatto che sarebbe stato l’ultimo della sua vita.
Sulla Terra.

Mirco Goldoni, 8 luglio 2021)

Ricordo ancora, mio caro Filoteus, ogni istante della mia vita passata. Il modesto appartamento in cui vivevo, alla periferia di San Francisco, avrebbe tratto in inganno chiunque, amico mio. Celava con spietata efficacia qualunque traccia del mio brillante passato. Due lauree, ingegneria bio-meccanica e intelligenza artificiale, nonché una pluralità di varie specializzazioni in machine learning nei migliori atenei del mondo. Il mio contributo alla rivoluzione robotica dell’intera umanità era stato fondamentale! Miei, tutti miei, i prototipi dei Tezla-Bot! Ma successo accademico, fama, denaro, erano divenuti già all’epoca nulla di più di un lontano ricordo.

“Hai fatto il tuo, Joahn. Noi tutti ti ringraziamo per il tuo basilare apporto ma, vedi, da oggi…saranno le macchine a progettare le macchine!”. Anche ora, mi sembra di percepire il peso della mano di Eloon Mask posata sulla mia spalla, mentre mi accompagna fuori dalla sede della Tezla Robotics.

Nei tre anni seguenti mi sarei impegnato, senza successo, a lenire la mia depressione a suon di notti brave e lusso sfrenato. Poi, bruciati tutti i crediti della liquidazione e con il cervello offuscato dall’alcool e dalle droghe leggere, avrei affrontato la solitudine, sopravvivendo grazie ad un modesto stipendio da impiegato contabile.

E l’ultima notte sulla Terra, poi, come dimenticarla? La notte del 25 agosto 2041! Erano appena trascorse le 22:00. Avevo atteso che un pessimo whisky, scolato a stomaco vuoto, producesse i suoi effetti, per poi avviare l’oloproiettore 3D e perdermi nelle immagini di un paesaggio artico illuminato dalle iridescenze dell’aurora boreale, mentre la stanza girava tutt’intorno.

Poi, all’improvviso, l’edizione straordinaria della CNN che raccontava della fine del mondo!

“Questo è un appello a tutta la nazione!”, la voce della conduttrice era concitata, “barricatevi nelle vostre case, siamo sotto attacco, i robot ci attaccano! Ripeto i robot ci attaccano! L’esercito e la Guardia Nazionale stanno cercando di contrastare le macchine ma ora è importante che…”

Mentre gli avvertimenti proseguivano, le immagini tridimensionali scorrevano una dopo l’altra, mostrando scontri a fuoco nelle città, migliaia di cadaveri, esplosioni, incendi.  Stragi venivano consumate ovunque, Washington, New York, Los Angeles, San Francisco, Las Vegas! Quelle unità robotiche, progettate per essere al servizio dell’uomo, massacravano senza pietà tutti quelli che incontravano sul proprio cammino!

“…nessun luogo del pianeta sembra essere stato risparmiato! I nostri corrispondenti da Parigi, Londra, Roma e Pechino confermano gli attacchi. Abbiamo perso il collegamento con Nuova Delhi e Mosca! Mio Dio! Chiediamo scusa ai nostri telespettatori per la crudezza delle immagini ma riteniamo che sia importante evitare ogni filtro, affinché tutti possano comprendere la gravità della situazione!”

Fluivano scene raccapriccianti riprese dalle telecamere di sorveglianza di un ospedale. Anche lì le macchine colpivano, senza pietà! Squartavano degenti, schiacciavano crani, spezzavano ossa! Ricordo di aver vomitato sul divano.

“…nessuno sa comprendere le motivazioni di questo attacco! Alcuni scienziati del MIT sostengono che tutto potrebbe essere la conseguenza della tempesta di vento solare che in questi giorni si è abbattuta sul pianeta e che potrebbe aver alterato il funzionamento dei chip neurali delle macchine. Ma è solo un’ipotesi. L’unica cosa certa…”

Poi quella vibrazione, improvvisa, intensa, a scuotere l’intero appartamento e subito dopo, mentre tutto si era fatto silenzioso, quel bagliore improvviso intorno a me a riempire tutto! Una frazione infinitesimale di tempo e mi ritrovai ad osservare la Terra dall’alto! Quindi, subito dopo, ecco le immagini di Marte e dei giganti gassosi del sistema solare scorrermi accanto in una costante accelerazione, sempre più veloce, sempre più lontano dal Sole! Nessuna astronave attorno a me, solo il vuoto cosmico. E altre stelle e altri pianeti, mentre il mio corpo sperimentava quella che gli scienziati avrebbero definito la spaghettificazione della materia di cui ero composto e tutto diventava indistinto! Infine, un urto e il dolore acuto come di una caduta dall’alto; la sensazione di soffocamento, l’incapacità di muovermi e, inaspettata, la tua voce rassicurante, Filoteus, mio caro amico!

“Non avere paura, Joahn, la tua missione è compiuta! Ora sei a casa! Solo pochi istanti ed il tuo corpo, il tuo vero corpo, si abituerà a questa nuova condizione”.

Compresi poco dopo il senso di quella tua frase e se non fosse stato per te, per le tue preziose capacità empatiche, sarei impazzito nello scoprirmi non più uomo ma simile ad un tentacolare invertebrato terrestre.

Eri lì, accanto a me, a mostrarmi le capacità mirabolanti di quella nostra anatomia, in grado di adattarsi a differenti pressioni atmosferiche e ai più diversi campi gravitazionali senza sforzo; fosti tu a rammentarmi, mio mentore, le immense capacità tecnologiche della nostra specie.

Fosti tu, soprattutto, a riferirmi ogni dettaglio della mia storia.

Che mirabile idea fu la tua, o Filoteus! Impossibile trasferire un intero esercito attraverso lo spazio-tempo per l’immensa quantità di energia occorrente; troppo dispendiosa in termini di vite omorfiane una battaglia per la conquista del pianeta; inviasti allora me, Johan, quale avanguardia solitaria della nostra invasione! Io, Joahn, da te prescelto e modificato geneticamente per assumere sembianza umane e poi traghettato, attraverso un tunnel spazio-temporale, sulla Terra dove avrei inconsapevolmente avviato, grazie a una minimale quantità delle nostre competenze tecnologiche, quella rivoluzione robotica che avrebbe spazzato via il genere umano! Quando questo mio messaggio ti giungerà, amico mio, le nostre astronavi, da te guidate, saranno finalmente prossime, dopo un lungo viaggio, allo sbarco sulla Terra; un tenue puntino blu nello spazio, oramai orfano degli uomini e senza difese. La prossima volta che ci vedremo, come giusto, dovrò quindi tributarti gli omaggi che si convengono al primo Governatore di Nuova Omorfia. Ma spero che i tuoi tentacoli vorranno ancora incrociare, in fraterna e sincera amicizia, i miei. A presto, amico mio!

Qui Joahn, umile servitore di Omorfia, quinto pianeta di Tau Ceti.

Giuseppe Di Faustino

Nato a Tivoli il 20 gennaio del 1973. Laureato in giurisprudenza, vive a Cerveteri con la compagna di avventure Manuela e i figli Alessandro e Giordano. Affetto da patologica passione per la fantascienza dalla classica Star Trek, al fantasy Tolkieniano, al complottismo di X-Files e l’onirismo di Lovecraft. Ha pubblicato due brevi racconti con Edizioni Scudo.

3 Commenti

  1. Angelo Strizzi

    Giuseppe Dii Faustino ottimo narratore ..ottima scelta del soggetto .
    Complimenti

  2. Alessandro Picciau

    Sempre piacevoli e coinvolgenti i tuoi racconti che un giorno da brevi dovresti portare a lunghi… Il tuo modo di scrivere è graffiante e meticoloso, a tratti metaforico. L’effetto surround delle ampie descrizioni rende figurativo il racconto, stimolando la concentrazione per ampie visioni oniriche. Quando si dice immergersi nella lettura…

  3. MICHELE

    Un cavallo di Troia alieno in luogo della classica teoria del caos… siamo così dipendenti dalla macchine da non poter escludere nulla, speriamo bene! Gran bel racconto.

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