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Viaggi e avventure attraverso il Tempo e lo Spazio

Viaggi e avventure attraverso il Tempo e lo Spazio

YamboViaggi e avventure attraverso il Tempo e lo Spazio, illustrato dall’autore. – pubblicato a Firenze da A. Vallecchi nel 1944. Si tratta di un libro scritto da Yambo, pseudonimo di Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro (Pisa, 5 giugno 1874 – Firenze, 29 dicembre 1943), che è stato un giornalista, illustratore, scrittore e autore di fumetti italiano, noto soprattutto per i suoi libri per ragazzi. Era figlio del grande attore Ermete Novelli. Iniziò la sua carriera come giornalista e illustratore: intorno al 1894 collaborava già a La Sera di Milano, dove per l’appunto inseriva i propri “pupazzetti”, come li chiamava, a completamento dei propri pezzi.

La nostra copertina è tratta da Liber Liber, che ringraziamo.

Yambo (Enrico Novelli)

PROLOGO A UN LIBRO DI VIAGGI STRAORDINARI

Io sarei un grande esploratore, se sapessi che cosa esplorare. Purtroppo, in questo mondo, non c’è più niente di misterioso e di ignoto; le scoperte continue, specie nel XX secolo, hanno messo a nudo tutto o quasi il nostro pianeta. Anche i viaggi ai poli hanno perduto per il pubblico qualsiasi attrattiva di curiosità. Ai poli c’è stata ormai troppa gente. Non solo: ma questa gente ha deluso le legittime aspettative di chi si immaginava i poli come i rifugi di tutte le cose straordinarie della natura: terre vulcaniche, popolate di mostri, isole di fuoco, abissi con movimento rotatorio, serbatoi di elettricità e di calore, terre accoglienti organismi sconosciuti, metà vegetali, metà animali: e via su questo tono. Invece, nulla. Gli esploratori polari hanno accuratamente diffuso per il mondo la notizia che ai poli non c’è nulla. Al Polo Nord si stende l’oceano, eternamente ghiacciato; al Polo Sud, uguale desolazione: qualche rara isola emerge in quel caos di nevi e di ghiacci; ma con rupi aspre e taglienti, prive di qualsiasi accenno di vegetazione, e dove si guarderebbero bene di fare il nido anche i pinguini, animali di facile contentatura. Molti si domandano perché, nonostante i poco confortevoli resultati dei viaggi nelle regioni polari, anche oggi si continua a profonder quattrini e ad arrischiar vite umane in simili imprese che non hanno alcuno scopo ideale o pratico.

Viaggi e avventure attraverso il Tempo e lo SpazioA me sembrano preferibili, in ogni caso, gli audaci che smaniano di lanciarsi oltre i confini del nostro globo, divenuto ormai troppo piccino per la formidabile ambizione dell’uomo. Sia o no attuabile il sogno degli astronautici, sia vicino o no il giorno in cui un apparecchio terrestre possa rompere le leggi della gravità, e superando i confini estremi della nostra atmosfera, viaggiare con vertiginosa rapidità nel vuoto, verso una qualche remotissima isola del Cielo, il solo fatto di aver pensato a tanta bellezza è già un titolo d’onore per l’uomo.

Allora: essendo divenuti ormai inutili, o quasi, i viaggi di scoperta; essendo ancora troppo vaghi e lontani i sogni degli astronauti; che cosa resta da tentare, oggi, all’appassionato cacciatore di avventure, al ricercatore di curiosità scientifiche, allo studioso di tutti i segreti naturali grandi e piccini?

Ho sott’occhio alcune pagine, scritte proprio da me l’anno scorso, e che riassumono i più recenti avvenimenti geografici e scientifici. Mi accorgo che il tempo vola troppo rapido; che queste pagine descrivono cose già superate; che il progresso ci prepara sorprese sempre più strane, con un ritmo sbalorditivo. I fatti che oggi accendono i popoli di entusiasmo: la traversata dell’Atlantico con l’aeroplano, l’arrivo al polo, le esplorazioni sottomarine, le ricerche nella stratosfera, le gare aeree, nelle quali si vola a cinquecento chilometri l’ora, son destinati fatalmente e velocemente all’oblio. Perché l’avvicendarsi delle invenzioni, delle scoperte, delle imprese prodigiose, segue un ritmo che accelera giorno per giorno. Ormai, la gente ride del tentativo romantico del comandante Wilkins di andare al polo passando sotto i ghiacci con una vecchia carcassa di sommergibile battezzato il «Nautilus» in omaggio alla memoria di Giulio Verne.

Ancora.

Tutti rammentano il chiasso provocato dal prof. Piccard con la sua ardita esplorazione della stratosfera. Orbene, questa impresa oggi non sembra più tanto utile e tanto riuscita; e il protagonista dell’avventura, per completare gli esperimenti lasciati a mezzo e per riaccendere tra gli scienziati l’interesse su i problemi dell’alta atmosfera, ha compiuto una seconda spedizione, elevandosi quasi a ventimila metri… .

— … . Ma se non è più tanto facile fare l’esploratore, l’uomo può sempre tentare qualche cosa di nuovo — mi suggerisce a un tratto la mia ottima amica, Fata Fantasia, che forse vuol togliermi a questo improvviso accesso di malumore e di pessimismo.

— Brava! e che cosa? dimmelo tu.

— Cercare, intanto, di far fortuna.

— Proprio quello che sto cercando inutilmente da molti anni… .

— Perché tu non sei nè minatore nè palombaro — Spiegati meglio.

— Ecco. Hai mai pensato che, per far fortuna, occorre trovare un tesoro? Bada bene, io intendo un tesoro qualsiasi: morale, spirituale, materiale. Anche una commedia riuscita può costituire un tesoro… .

— A chi lo dici!

— Anche una buona compagna può essere un tesoro… .

— E c’è bisogno di esser palombaro per… . pescare una buona compagna?

— Ma no… . aspetta, làsciami dire! La Terra è un immenso scrigno di tesori. Sarebbe necessario che gli uomini scoprissero questi tesori o li mettessero in valore… .

— Capisco: sarebbe necessario. Ma il modo? Dove dirigere le ricerche?

— Sotto terra. Sott’acqua.

— E in cielo?…

— Lo sai!… In cielo, si può soltanto sognare… .

Purtroppo, io non sono né palombaro né minatore. La stratosfera mi interessa mediocremente. Potrei, tutt’al più, se proprio me ne pungesse vaghezza, arrivare fino all’isola di Komodo, dove si dice vivano ancora i tardi nepoti dei rettili antidiluviani. Ma io sono un ambizioso feroce. All’isola di Komodo ci sono andati in troppi: e ne hanno scritto fin su le riviste illustrate settimanali.

Ai poli, come ho accennato, inutile andare; e poi, io, come esploratore, valgo solo per i climi temperati; odio terribilmente il freddo. Anche l’eccessivo caldo mi fa male. Ricordo che nel Brasile il mio peggior nemico fu il termometro, che si ostinava sempre a segnare temperature superanti i ventinove gradi; così che una notte, a Manais, finii per buttarlo nelle Amazzoni. La temperatura, almeno per quella notte, discese subito.

Non amo nemmeno le traversate dei deserti. Oggi, nei deserti, c’è troppa folla. Gradirei moltissimo le soste all’ombra dei grandi alberi delle foreste vergini; ma ormai, nelle foreste vergini ci si va in ferrovia o in autolombrico, e sotto i baobab echeggiano le voci della radio… . Tanto vale andare, per esempio, nei boschi di Vincigliata. Là, qualche angolo tranquillo si trova ancora; e c’è il caso, se si aspetta la sera, di sentir cantare l’usignolo… .

Peccato! Perché un viaggio di esplorazione lo tenterei volentieri. Intorno alla mia camera, no; intorno al mio giardino neanche (io non ho giardino); sono cose riserbate ai filosofi e agli uomini di spirito acuto.

No: ci vorrebbe qualche cosa di più romantico, di più pericoloso, di più – come dire? – straordinario.

Forse sto per avere la grande ispirazione.

​Aspettate un momento. Eccola! Ebbene, tenterò un viaggio alla Verne pieno di incognite, di pericoli, ma anche di soddisfazioni morali e materiali. Figuratevi: un «Viaggio al centro della testa»

Al centro della testa di chi?

Il viaggio presenta qualche difficoltà iniziale, certamente: bisogna, anzitutto, procedere alla trapanazione del cranio che si vuole esplorare. E poi, provvedersi di tutti gli apparecchi adatti a simile genere di esplorazioni sotterranee: lampadine elettriche, bastoni alpini, scale di seta, armi, termometri, barometri, e una quantità considerevole di viveri. Il viaggio può durare a lungo, negli abissi della testa, e sarebbe stolido, a metà dell’impresa, morire per mancanza di cibo… .

Ma non ho ancora risposto alla domanda enunciata or ora: fare un viaggio nella testa di chi?

Comincerò con un esperimento a portata di mano. Con Lalla, una mia cara cuginetta che mi onora della sua simpatia perché, in un racconto, scritto non ricordo bene quando, io ebbi parole lusinghiere per le fanciulle che si chiamano Lalla.

Tronco questo scritto perché sono ormai tutto preso dal mio grande disegno. Poi riprenderò il racconto, a cose finite… .

Un giorno dopo.

… . Scrivo frettolosamente nel mio libriccino di appunti. L’esperimento è riuscito: mentre Lalla dormiva, sono penetrato cautamente nella sua testolina… .

Un’ora dopo. – Ho gettato la scala. Discendo!

Due ore dopo. – Discendo sempre!…

Tre ore più tardi. – Non riesco a trovare il cervello!…

Molte ore più tardi. – Sono nel vuoto assoluto!

Nella testa di Lalla non c’è nulla! Aiuto! S. O. S.!…

(N. B. – I capitoli che seguono sono una conseguenza diretta del vero viaggio al centro della testa… .).

TITOLO: Viaggi e avventure attraverso il Tempo e lo Spazio
AUTORE: Yambo (Enrico Novelli)
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE:
CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101154
DIRITTI D’AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

Franco Giambalvo
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Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!

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