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My mind is going…

My mind is going…

È morto all’età di 90 anni al St. Mary’s Memorial Hospital di Stratford, nell’Ontario, Douglas Rain.

Attore canadese memorabile per le innumerevoli interpretazioni teatrali, il suo ruolo forse più riconosciuto nel cinema è stato il supercomputer HAL 9000, da lui doppiato nel celebre film di Kubrick 2001: Odissea nello Spazio e nel suo sequel 2010: L’Anno del Contatto.

Nato il 9 maggio 1928 a Winnipeg, in Canada, Douglas James Rain fu un attore di formazione classica. Dopo aver avuto il suo primo incontro con la recitazione radiofonica alla veneranda età di 8 anni, Rain si ritrovò presto a studiare le arti sceniche all’Old Vic di Londra e, dopo il suo ritorno in Canada, per lungo tempo è stato un “habitué” allo Stratford Shakespearean Festival in Ontario, lavorando anche con leggende come Alec Guiness. Rain non fu l’unico alunno della Stratford Shakespeare Festival Company a far parte della Sequenza Odyssey: William Sylvester – che interpretava il dottor Heywood Floyd in 2001 – e Rain facevano entrambi parte della stessa compagnia teatrale. Completamente estraneo è il fatto che anche un altro peso massimo di fantascienza canadese facesse parte della medesima compagnia: William Shatner, capitano della USS Enterprise.

Le coincidenze erano apparentemente la norma intorno a Kubrick.

Anche se non ebbe mai un ruolo di personaggio in un film cinematografico, ha una delle frasi ad oggi più conosciute a suo nome: “I am sorry, Dave, I am afraid I cannot do that” (“Mi dispiace, David, purtroppo non posso farlo”, come da doppiaggio di Gianfranco Bellini. NdR)

La voce di HAL

All’inizio Kubrick fece quella che poteva sembrare una scelta tradizionale per la voce di HAL, Martin Balsam, meglio conosciuto come il poliziotto sfortunato in Psycho di Alfred Hitchcock, e il simpatico capo giuria in Twelve Angry Men di Sidney Lumet. Nel 1966, Balsam disse a un intervistatore: “In realtà non appaio mai nel film in nessun momento, ma sicuramente creo un sacco di emozione proiettando la mia voce attraverso quella macchina. E otterrò anche un premio Oscar per averlo fatto”. Kubrick scrisse a un collega dell’epoca che “Marty Balsam era meraviglioso”.

Nel primo sviluppo del film, il computer era di sesso femminile, di nome Athena, ed è allettante considerare come sarebbe potuto essere in quel caso. A un certo punto, Kubrick aveva in mente voci femminili per altri usi nel film, sottolineando a se stesso: “possibile uso di voci registrate: Joan Baez, Barbara Streisand, Marianne Faithfull.

Alla fine Kubrick disse che aveva qualche difficoltà a decidere esattamente come dovesse risultare la voce di HAL, e Marty “suonava “un po’ troppo colloquialmente americano.” Jack Chambers, professore di linguistica dell’Università di Toronto, nel considerare a cosa stesse mirando Kubrick nella sua ricerca della voce perfetta, afferma che “bisognava avere un computer che avesse una voce come se venisse da qualche luogo specifico.” Rain aveva il tipo di blando accento medio-atlantico che il regista riteneva giusto per la parte, come commenterà in seguito anche l’attore Brent Carver, anch’egli veterano di Stratford: “Non è possibile individuare da dove viene [HAL]. È parte di questo pianeta, ma anche no. È un essere completamente cosciente, non solo una voce, ma una persona a pieno titolo.”

Non ci siamo mai incontrati, non abbiamo mai parlato,” afferma l’attore Keir Dullea in un’intervista, parlando di Douglas Rain. A quanto pare, non gli è mai piaciuto parlare di 2001 nelle sue interviste, d’altra parte è un attore classico in Canada. Questa non è propriamente una citazione, ma l’atteggiamento di Rain riguardo alla sua interpretazione di HAL è all’incirca: “Ho recitato Shakespeare e i classici per 50 anni e tutti vogliono parlarmi di un film su cui ho lavorato per due giorni.”

Il suo silenzio, tuttavia, non deve essere interpretato come un atteggiamento sprezzante; Rain raramente rilasciava interviste sui suoi ruoli passati. Nella grande tradizione della recitazione teatrale, i ruoli vengono interpretati, non discussi.

Oltre HAL

A volte l’influenza del lavoro di Rain si estende in territori dove meno ci si aspetterebbe di trovarlo. Sorprendentemente Anthony Hopkins ha basato la sua agghiacciante drammatizzazione di Hannibal Lecter “incrociando Katharine Hepburn con HAL 9000.” Non sorprende dunque che Kevin Spacey si sia ispirato a sua volta alla caratterizzazione del calcolatore per la sua interpretazione del computer GERTY nel film Moon.

È interessante notare che Rain ha fornito la voce per l’ennesimo computer omicida nella commedia di fantascienza di Woody Allen “Il Dormiglione” del 1973. Un ulteriore dettaglio piuttosto curioso è che Rain apparentemente si è anche parodiato in un’edizione speciale del 1982 del Merv Griffin Show interpretando un abaco rotto, aggiungendo “immenso valore” a una commedia slapstick altrimenti un po’ stupida con Rick Moranis nella parte di Merv Griffin.

Quell’inconfondibile voce – misurata, persuasiva, autorevole e stranamente serena – ha avuto un’influenza su come pensiamo che l’intelligenza artificiale debba risultare. Inavvertitamente, questo significa che l’AI (intelligenza artificiale) per antonomasia ha un accento un po’ canadese.

Scott Brave, co-autore di Wired For Speech: How Voice Activates And Advances The Human-Computer Relationship, afferma che la voce di HAL “ha influenzato la percezione di quella che noi troviamo appropriata come voce sintetica.” Questa concezione si è rafforzata nel tempo – molti altri registi hanno presentato nei loro film innumerevoli versioni di voci meccaniche/sintetiche/robotiche, ma c’è un effetto di ancoraggio [con 2001], cioè il primo momento epocale in cui si percepisce che qualcosa di potente tende ad ancorare le nostre percezioni. Penso che ci sia una forte probabilità che la voce abbia un effetto a catena (il “ripple effect”, come le increspature che si espandono sull’acqua quando un oggetto viene lasciato cadere in essa, un effetto da uno stato iniziale si diffonde verso l’esterno in modo incrementale, NdR)  – e quando ascolto i moderni assistenti vocali come Siri sento che c’è molto in comune”.

Terry O’Reilly, conduttore del podcast e del programma radiofonico CBC ‘Under The Influence’, ritiene che HAL sia “la ragione per cui quasi tutti i messaggi telefonici, i sistemi di guida e le voci GPS sono di sesso femminile. HAL era dominante, assertivo e quasi minaccioso. Era così inquietante che ha reso la tecnologia spaventosa”. Kubrick potrebbe non aver pensato che fosse spaventosa, ma inevitabile. In un’intervista del 1969 disse del ruolo di HAL nel film: “Una delle cose che stavamo cercando di trasmettere….è la realtà di un mondo popolato – come presto sarà il nostro – da entità macchina intelligenti quanto gli esseri umani – o anche di più. Volevamo stimolare la gente a pensare come sarebbe stato condividere un pianeta con queste creature.”

Echi di HAL possono infatti essere uditi in Alexa di Amazon, Google Home o Cortana di Microsoft, e anche nella versione commerciale televisiva del supercomputer Watson della IBM.  Mentre ci impegniamo in ‘conversazioni’ con gli assistenti digitali e con occhio vigile osserviamo un’imminente ed inesorabile trasformazione del mondo dalle incursioni dell’intelligenza artificiale in tutti gli aspetti della nostra vita, HAL è in agguato. (Ma non per molto, forse – il nuovo sistema Google Duplex AI suona già abbastanza simile ad una persona, capace di telefonare per vostro conto e includere nelle conversazioni dei rassicuranti mormorii colloquiali, prettamente umani.)

 

Paola Giari

Mezza pisana, mezza livornese, appassionata di tutto ciò che riguarda la fantascienza e il fantastico in tutte le sue forme, habituée di GDR cartacei, digitali e di narrazione, lavora come illustratrice e copertinista freelance di letteratura di genere, di solito americana. Il suo film preferito è Metropolis di Fritz Lang.

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