Crimini del futuro, secondo Cronenberg
Crimini del futuro (Crimes of the Future), ché oggi non sarebbero certo possibili, ci sono presentati e descritti in questo complesso film canadese.
Parliamo di un film di David Cronenberg, perché per la prima volta Cose da Altri Mondi ha ricevuto un autentico e ufficiale Accredito Stampa alla proiezione, con un mese di anticipo rispetto all’uscita ufficiale in Italia: uscirà il 24 agosto.
Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2022 e la critica lo ha accolto con moderata soddisfazione.
Nel film si tratta di un futuro distopico, in un tempo imprecisato. L’unica scena girata all’aperto è la prima, in cui si vede una nave piegata su un fianco in una bassa baia e un bambino che gioca sulla spiaggia di ciottoli. Subito dopo quello stesso bambino si mangerà una buona parte di un secchio di plastica, apparentemente con grande soddisfazione.
Poi l’interno, e dagli interni il film non si muoverà mai più: una specie di palcoscenico in cui ruoteranno diverse scene, ma senza mai aprirsi verso un vero spazio esterno.
Qui il bambino sarà immediatamente soffocato dalla madre e non si capisce perché in quel momento. La donna avvisa di quel misfatto, telefonicamente, il padre (Scott Speedman, visto ultimamente in Grey’s Anatomy) e poi si consegnerà alla giustizia.
A questo punto, per un po’, il film si interessa di un argomento apparentemente del tutto diverso.
Il corpo degli esseri umani di quel periodo si adatta a un ambiente del tutto sintetico e Saul Tenser (Viggo Mortensen) è in grado di subire metamorfosi interne che sono a loro modo straordinarie: sono in pratica una malattia, ma i tumori che gli crescono dentro hanno la forma di nuovi organi. Forse sono organi inutili e chiaramente da asportare per evitare che danneggino il loro ospite.
Saul, con il supporto di una chirurga sua sodale, Caprice (Léa Seydoux) sfrutta questa caratteristica per mettere in scena degli spettacoli, in cui lui, Saul, entra in una macchina semi organica, detta Sark (immagino da Sarcofago di cui ha la forma) e con appendici quasi ossee apparentemente semi senzienti, la donna pratica incisioni nel corpo nudo dell’uomo, arrivando infine ad estrarre l’organo nuovo autonomamente prodotto, che la donna aveva già tatuato dall’esterno per reclamarne la proprietà. I due sono molto famosi e molto richiesti.
Ma ecco che viviamo altre esperienze ‘artistiche’ del genere chirurgico, perché il film vuole farci capire come sia la società malata di quel tempo indefinito: un ballerino ha occhi e bocca cuciti da filo chirurgico e sul corpo gli hanno fatto attecchire decine di orecchie. Perché un ballerino deve solo sentire molto bene il ritmo e la musica ed è per lui inutile vedere, o cantare.
Questi spettacoli sono tollerati dalla società, ma non completamente leciti. Si sta provando a costruire un Registro Nazionale degli Organi, in cui l’investigatrice Timlin (Kristen Stewart) segue con trasporto decisamente poco professionale queste operazioni, queste incisioni che la coinvolgono oltre le sue competenze reali e in modo decisamente sessuale.
Appena Timlin si avvicina a Saul Tenser la donna dice: “È vero che la chirurgia è il nuovo modo di far sesso?” e cerca di baciarlo. Ma l’uomo la respinge: “Scusa. Non sono molto bravo nel sesso vecchia maniera…”
A quel punto ricompare il padre del bambino che all’inizio del film avevamo visto ucciso dalla madre. Si viene a capire che il fatto che mangiava plastica non era casuale: una setta, ricercata dalla polizia, è riuscita a creare esseri umani (ormai decisamente inumani) che sono in grado di digerire e riassorbire la plastica. Questa caratteristica si trasmette automaticamente anche ai loro fogli naturali. Per questo la società civile li considera dei delinquenti che hanno infranto le leggi di natura.
Eppure, secondo questi fuorilegge, la loro idea sarà l’unica possibilità di salvezza del mondo, ormai soffocato dai rifiuti.
Il finale è interlocutorio e non ci lascia però nemmeno un briciolo di vera speranza, ma naturalmente qui non ne possiamo parlare.
In definitiva si tratta di una perfetta tragedia nello stile greco: dolori e sofferenze sullo sfondo di un palcoscenico limitato e quasi sempre buio. Dialoghi brevi. Attori di grandissima classe.
Viggo Mortensen è perfetto nel suo ruolo. La voce doppiata purtroppo non conserva la rochezza e il graffio della sua voce originale, la sofferenza e il sonno che lo avvolgono assieme al perenne mantello nero dal principio alla fine.
Léa Seydoux è in grande spolvero, anche fisico: una perfetta partner per un Saul Tenser disperato e al tempo stesso ai vertici del suo piacere chirurgico.
Infine, Kristen Stewart è una misteriosa Timlin. Perfetta e sensualissima la sua invasione dello spazio privato di Saul, nella famosa scena in cui tenta un approccio alla vecchia maniera.
Molto realistiche le macchine semi organiche, come la culla eliminatrice del dolore e l’assurda sedia alimentare. Impressionanti, tutti, come qualsiasi altro trucco visuale.
Franco Giambalvo
Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!