Conto alla rovescia
Si può definire “fantascienza” un film sullo sbarco sulla Luna girato due anni prima dello sbarco vero? Forse no, ma tant’è.
“Conto alla rovescia” (“Countdown”, 1967) è il terzo lungometraggio di Robert Altman, il primo dopo 10 anni di regie televisive.
È tratto dal romanzo “The Pilgrim Project”, uscito nel 1964 e scritto da Hank Searls, un ingegnere aeronautico che fra gli anni ’50 e ’60 scrisse una serie di romanzi di “fanta-aeronautica“, nel senso che raccontavano storie incentrate su ipotetiche scoperte e invenzioni nel campo dell’aviazione.
“The Pilgrim Project” è l’ultimo di questa serie e probabilmente il migliore: lo stesso Altman lo definì “terrific“.
Il film si incentra su un autentico progetto di allunaggio, che fu proposto nel 1962 alla Nasa, benché mai realizzato.
Il protagonista è l’astronauta Steve Lawrence, prescelto per il primo e al momento unico uomo sulla Luna, a discapito dei suoi compagni del programma Apollo 3, che dovranno seguirlo in seguito.
La forza del romanzo è proprio nello scavo psicologico di Lawrence, dei suoi rapporti con la famiglia, con i suoi compagni “bidonati” e gelosi, con l’ambiente politico e militare che lo circonda.
Il libro sa coinvolgere il lettore nel conflitto interiore fra il desiderio di essere il primo sulla Luna, la paura per la pericolosità della missione e la paura di vivere nel rimpianto di non aver provato.
L’aspetto patriottico (“dobbiamo arrivare prima dei Sovietici”) ha il suo peso, ma per fortuna non scade mai nella propaganda.
Il film di Altman segue con fedeltà il romanzo, limitandosi a cambiare i nomi dei personaggi e fare una scelta di episodi e situazioni del romanzo; scompare ad esempio l’alcolismo della moglie di Steve (Lee nel film) che nel libro ha sviluppi importanti.
“Conto alla rovescia” è interpretato da James Caan nella parte di Lee e da Robert Duvall nel ruolo di Chiz (il Colonnello nel libro), suo compagno dell’Apollo 3 e migliore amico, avvelenato dalla gelosia nel vedersi soffiare il posto nel Progetto Pilgrim.
La stessa coppia di attori si riunirà cinque anni dopo ne “Il padrino”, il film che li renderà celebri.
“Countdown” non è certo fra i capolavori del regista, ma si tratta di un film solido e avvincente, con personaggi ben sbalzati e ottimamente resi dal cast, anche dai comprimari.
Tra l’altro godette del sostegno della Nasa, che mise a disposizione mezzi e luoghi: nel film si vede il vero Cape Kennedy.
A quanto racconta Altman, il regista girò un finale aperto in cui la sopravvivenza di Lee è lasciata in dubbio, ma i produttori lo tagliarono per sostituirlo con uno girato dal coproduttore William Conrad, più ottimista.
L’altro coproduttore, James Lydon, sostiene invece che il finale del film è lo stesso girato da Altman e che Conrad si limitò a rigirare alcune scene di raccordo interpretate da Duvall.
Considerato che il finale del film è in pratica lo stesso del libro, semmai “sintetizzato”, ritengo più verosimile la versione di Lydon
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano