La sommersione del Giappone di Sakyo Komatsu
Sakyo Komatsu è lo pseudonimo di Minoru Komatsu; nacque a Osaka nel 1931, si laureò in Lingua e Letteratura italiana all’Università di Kyoto.
Appassionato di Kobo Abe, scrittore surrealista giapponese, Dino Buzzati e Alberto Moravia, si convinse che la letteratura SF è la miglior espressione della letteratura moderna e decise di praticarla.
La sua prima affermazione importante fu nel 1961, con il racconto Pace sulla Terra, un racconto ucronico che ipotizza il persistere di una guerriglia antiamericana dopo l’invasione del Giappone degli Alleati alla fine della II Guerra Mondiale. Il racconto vinse il concorso della rivista SF Magazine.
Il suo primo romanzo è del 1964, Nihon apatchi zoku (L’apache giapponese) e il suo primo grande successo è il suo secondo romanzo, Fukkatsu no hi (Il Giorno della Resurrezione) uscito nello stesso anno.
Scrisse 18 romanzi e 10 raccolte di racconti, quasi tutti volumi di grande successo in Giappone, dove è considerato uno dei più importanti autori di fantascienza locali. Collaborò all’allestimento dell’Expo 1970 a Osaka.
Solo due suoi romanzi sono stati tradotti in Occidente (e precisamente in inglese, francese e tedesco): Fukkatsu no hi e Nihon chinbotsu (La sommersione del Giappone). La sua opera è del tutto inedita in Italia.
La sommersione del Giappone fu pubblicato nel 1973 e fu subito un best-seller, almeno in Giappone.
Racconta di come un sommovimento della faglia sottomarina causi una serie di eruzioni vulcaniche, terremoti e maremoti, il cui esito finale è appunto lo sprofondamento dell’arcipelago nipponico nell’Oceano Pacifico, e la cui unica via d’uscita sarà l’evacuazione dei giapponesi.
Su questo sfondo La sommersione del Giappone è priva di un vero protagonista. Il libro intreccia e alterna le vicende di vari personaggi, inframezzate da alcuni avvenimenti chiave che precedono la catastrofe finale, come le distruzioni di Kyoto e Tokyo, o la scomparsa di alcune isole.
Fra questi personaggi: il geofisico Tadekoro, che per primo intuisce il processo che devasterà il Giappone; Onodera, pilota di batiscafo, che accompagna Tadekoro e ne raccoglie le prime confidenze; Reiko, fidanzata di Onodera e figlia dell’armatore suo datore di lavoro; Yamamoto, il primo ministro giapponese, che allestisce un team di scienziati per affrontare l’emergenza e intavola le trattative con le altre nazioni per accogliere i profughi; il filosofo Watari, consigliere sia di Tadekoro che di Yamamoto.
Komatsu gestisce con sapienza ed equilibrio l’intreccio di avvenimenti e personaggi, e riesce ad approfondirli con umanità e credibilità. L’aspetto meramente catastrofico è relegato ad alcuni episodi chiave, ma sono resi con indubbia efficacia drammatica e spettacolare. Abbondano anche lunghi dialoghi in cui le varie commissioni analizzano gli aspetti scientifici e politici della vicenda, ma l’autore intuisce quando rischiano di diventare troppo lunghi e didascalici e li tronca in tempo.
Come in altri romanzi dell’autore, il tema di fondo è lo spirito nazionale giapponese, ovvero come i giapponesi affrontano le emergenze e si pone alcune domande: l’identità nazionale dei giapponesi sopravviverebbe alla devastazione della propria nazione? O a un’eventuale diaspora paragonabile a quella degli Ebrei? E del resto non mancano riferimenti anche al conflitto israelo-palestinese, e Komatsu crea così un doppio parallelismo sia con gli Ebrei che con i Palestinesi, entrambi visti come popoli alla ricerca di una nazione. Il finale non da una risposta a questi interrogativi, e risulta anzi piuttosto amaro e sofferto, lasciando i superstiti a un destino incerto e comunque in balia della benevolenza straniera.
Lo stile di Komatsu non è particolarmente ricercato o raffinato, eppure risulta sempre efficace e funzionale al suo scopo di creare una narrazione che affronti temi importanti ma rivolgendosi sempre a un pubblico vasto e popolare. E usa una tipica tecnica di “accumulo”, con un avvio che si limita a insinuare indizi di pericolo che sviluppano poi un crescendo drammatico sempre più intenso ed esplicito.
Nel 2011 il romanzo acquistò una specie di aura “profetica” in seguito allo tsunami che nel marzo di quell’anno investì il Giappone, provocando anche l’esplosione della centrale nucleare di Fukushima.
Il 21 giugno del 2011 Sakyo Komatsu scrisse un articolo che diceva:
“Non mi sono mai preoccupato del giorno della mia morte, ma ora vorrei vivere un po’ più a lungo per vedere come il Giappone continuerà da ora in poi.”
Purtroppo lo scrittore morì solo 5 giorni dopo.
L’immagine di copertina è tratta dalla serie animata di Masaaki Yuasa che sarà trasmessa da Netflix, tratta dal libro di Sakyo Komatsu.
Questo articolo è © di Mario Luca Moretti 2020
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano