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Antonio Bellomi tra le stelle

Antonio Bellomi tra le stelle

Antonio Bellomi non ha mai avuto una menzione su Wikipedia! Il che è non solo strano, ma a mio parere è davvero scandaloso.

Bellomi, nato il 2 febbraio del 1945, è sempre stato piuttosto schivo dal farsi davvero conoscere. Non gli mancava il piacere di divertirsi con gli amici, questo no, ma ultimamente, con tutti i problemi pandemici, mi era sembrato davvero di cattivo umore.

Alla fine, qualcosa si è rotto dentro di lui e così ci ha lasciati. Improvvisamente, senza una vera causa conosciuta, semplicemente perché forse non aveva più piacere a scrivere e tutto sommato scrivere era la vita che più gli importava.

Mai nominato in Wikipedia, che pure riporta moltissimi altri scrittori italiani di fantascienza, alcuni dei quali non hanno mai avuto l’importanza che Antonio Bellomi ha rappresentato per questa letteratura.

Io l’ho conosciuto nel 1976, come ho raccontato nel mio blog Nuove Vie.

In quell’anno nasceva Robot di Vittorio Curtoni e conoscere Vittorio è la diretta conseguenza della mia amicizia con Antonio Bellomi.

In quel periodo la fantascienza aveva un discreto pubblico: oltre ad Urania, c’erano riviste di buonissimo peso, come Galaxy, fino al 1964, poi Galassia, con cui Vittorio Curtoni si era fatto le ossa assieme a Gianni Montanari. In  pratica Curtoni abbandonò Galassia per passare a Robot.

Questa è storia abbastanza nota a tutti, ma ciò che non credo sappiano in molti è che nel medesimo periodo Antonio Bellomi curava diverse pubblicazioni, diciamo minori, ma solo perché portate avanti con una mancanza di mezzi davvero imbarazzante.

In una delle sue rarissime autobiografie, Antonio ci spiega che la sua carriera di scrittore inizia a giugno del 1962, con il racconto Un piano perfetto, pubblicato sulla rivista Oltre il Cielo  di Falessi. Quindi nel 1976, anno in cui io l’ho conosciuto, lui era già al lavoro sulla fantascienza da almeno quindici anni.

Nel 1963 incontra Luigi Naviglio, di cui ultimamente curava le opere per conto della famiglia, il quale lo introduce alla scrittura professionale:

È stato l’incontro con Luigi Naviglio a immettermi nel circuito professionale: infatti, fu lui a introdurmi alla Ponzoni Editore […] dove ebbi modo di cominciare a scrivere per le riviste francesi di questo editore, fotoromanzi western che pubblicavano racconti in appendice. Su queste riviste ho pubblicato decine e decine di racconti western e qualche altro di fantascienza, pubblicato poi anche su Cosmo [una rivista Ponzoni].”

Nel 1975, Bellomi porta in Italia la serie tedesca di Perry Rhodan, che in patria aveva un successo importante ed era del tutto sconosciuta nel resto del mondo.

All’epoca, in Italia, solamente Robot ha avuto il coraggio editoriale di pubblicare esclusivamente racconti e articoli: un po’ come facciamo adesso con le nostre webzine.

Antonio Bellomi, però con le sue pubblicazioni riservava sempre una bella parte di pagine a racconti nuovi e molti di questi erano di autori italiani.

Credo dunque che Wikipedia debba finalmente riservare una pagina ad Antonio Bellomi, perché la lista delle sue opere è impressionante. E la pagina linkata non è aggiornata!

Ma anche e soprattutto, perché il bene che Antonio ha fatto alla fantascienza italiana è quello dei pionieri, quello delle difficoltà, delle invenzioni, dei pasti saltati per la causa.

Forse in ricordo di questi suoi momenti difficili, il suo personaggio Jack Azimov, membro del Club Pigreco, è un famigerato apprezzatore della buona cucina e si presenta a tavola sempre “…al riparo del suo tradizionale sexy-bavaglione raffigurante una procace fanciulla di pochi veli vestita concupita da un minaccioso mostro alieno dalle quattro braccia.

Antonio Bellomi, nato il 2 febbraio del 1945, morirà il 7 gennaio del 2021.

Ciao Antonio! La tua assenza sarà molto rumorosa per me.

 

In copertina Antonio Bellomi, con il famoso bavaglione, assieme alla moglie Luciana Moroni.
Fotografia di Franco Giambalvo.

 

Franco Giambalvo
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Appassionato di fantascienza da sempre, ma ha scoperto di esserlo in quarta elementare quando lo hanno portato a vedere "La Guerra dei Mondi" di Byron Haskin: era il 1953 e avrebbe compiuto nove anni in quell'autunno. In seguito ha potuto scrivere con l'aiuto di Vittorio Curtoni e ha pubblicato un romanzo, del tutto ignorato, dagli Editori e dai lettori. Ma non si lamenta troppo: ama la fantascienza!

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