Two Hours to Doom di Peter Bryant
Two Hours to Doom
autore: Peter Bryant
editore: T.V. Boardman, Londra
anno di pubblicazione: 1958
Peter Bryan George (1924-1966) è il nome completo di uno scrittore gallese che, pur avendo scritto solo 9 romanzi, alternò nel corso della sua carriera tre firme diverse: Peter Bryant, Peter George, Bryan Peters.
Pilota militare durante la II Guerra Mondiale, George rimase in servizio alla Royal Air Force fino al 1961. Two Hours To Doom (Due ore alla fine del mondo), firmato come Peter Bryant, è il suo quarto romanzo, e si avverte in pieno la sua esperienza militare.
Uscito nel 1958, in piena Guerra Fredda, il romanzo riflette la tensione fra le due superpotenze dell’epoca, Usa e Unione Sovietica.
Il romanzo è ambientato in un giorno imprecisato del 1959 e il suo arco temporale è di sole due ore e mezza, dalle ore 9.45 a.m. (ora di Greenwich) alle ore 12.15, e gli ambienti sono solo tre: l’interno di un cacciabombardiere B-52 americano, detto Alabama Angel, la base militare di Sonora nel Texas e il Pentagono a Washington D.C.
I capitoli non sono numerati, ma ognuno si svolge in uno di quei tre ambienti (che dà il titolo al capitolo) e all’inizio di ognuno viene data l’ora in cui si svolge in tre coordinate: l’ora di Greenwich, quella di Mosca e quella di Washington.
Sappiamo che l’anno è il 1959 perché in alcune battute si dice che sono passati tre anni dall’invasione sovietica dell’Ungheria e da alcuni test nucleari sovietici, eventi avvenuti nel 1956.
Il cacciabombardiere americano B-52 Alabama Angel, parte della squadriglia 843, durante un volo di routine riceve l’ordine di non tornare alla base ma di raggiungere l’obiettivo prefissato in caso di guerra, la città russa di Kotlass, e di colpirla con l’ordigno all’idrogeno presente nella sua stiva.
Benché sconvolti da un simile ordine, i membri dell’equipaggio obbediscono e si dirigono verso Kotlass, che dovrebbero raggiungere di lì a due ore; i militari agiscono anche nella convinzione che gli Stati Uniti siano già stati attaccati.
In realtà non è in corso nessun attacco all’America, e l’ordine è stato dato dal generale Quinten, comandante della base aerea di Sonora, malato terminale e in preda a un delirio patriottico, convinto che solo attaccando l’Urss in maniera preventiva il nemico potrà essere debellato e ridotto all’impotenza.
Il suo vice, il maggiore Paul Howard, viene informato da Quinten dei suoi propositi ma viene anche imprigionato per impedire che dia l’allarme.
Howard cerca comunque di dissuadere Quinten, e di estorcere da lui il comando cifrato che ormai è l’unico mezzo per fermare non solo l’Alabama Angel, ma anche tutti gli altri bombardieri che hanno ricevuto lo stesso ordine.
Il Presidente degli Stati Uniti viene informato dal generale Steele che la squadriglia 843 non è tornata alla base ma si sta invece dirigendo verso i suoi obiettivi in Urss. Un’unità di crisi viene istituita nella cosiddetta War Room (Stanza di Guerra) al Pentagono, e il Presidente convoca l’ambasciatore sovietico Zorudin perché faccia da tramite con il premier sovietico, il Maresciallo, raggiunto con una linea telefonica speciale.
Il Presidente vuole convincere il Maresciallo che l’attacco è partito per sbaglio e quindi scongiurare una guerra nucleare. Ciò che più spaventa il Presidente non è tanto il potenziale nucleare sovietico, inferiore a quello americano, ma l’informazione, avuta dai servizi di spionaggio, che l’Urss dispone di una serie di congegni nascosti negli Urali, che potrebbero scatenare una nube radioattiva capace di seminare la morte in tutto il pianeta, da usarsi qualora l’Unione Sovietica si vedesse sconfitta in una guerra.
Steele riesce a scoprire cos’è accaduto a Sonora, e il Presidente informa il Maresciallo e ordina che un’unità di fanteria assalti la base di Sonora per catturare Quinten e ottenere il codice cifrato.
L’attacco a Sonora ha successo, a prezzo di molte perdite sia fra i soldati che fra gli avieri della base, che hanno combattuto contro i loro connazionali convinti che fossero soldati nemici.
Quinten, dopo aver argomentato con Howard sulla sua scelta ed essere quasi riuscito a portarlo dalla sua parte, assiste all’attacco dell’Esercito e si suicida per non cadere prigioniero.
Howard allora consulta l’agenda di Quinten, scoprendo così il codice cifrato e lo comunica al Presidente. L’Alabama Angel, nel frattempo, è colpito dalla contraerea sovietica: i danni non sono tali da fermarlo, ma alcuni uomini muoiono e il sistema di comunicazione è reso inefficiente.
Il codice cifrato è trasmesso agli aerei della 843, e tutti si ritirano tranne l’Alabama Angel e altri due che sono troppo avanzati nella loro corsa per ricevere l’ordine.
Gli altri due vengono abbattuti dai caccia sovietici, ma l’Alabama Angel continua la sua corsa.
Il Maresciallo allora propone al Presidente un baratto spietato per evitare la guerra: se Kotlass verrà bombardata, il Presidente permetterà che Atlantic City subisca la stessa sorte, e questo proverà la sua buona fede e fermerà un’ulteriore escalation: il Presidente accetta.
L’Alabama Angel sgancia il suo carico quando è in vista di Kotlass, ma a causa dei danni subiti la bomba esplode lontana dalla città e con una potenza ridotta. L’aereo si schianta uccidendo gli ultimi membri dell’equipaggio, ma la città è salva.
Il Presidente chiede al Maresciallo di rinunciare alla rappresaglia, ma questi non è convinto. Zorubin intrattiene un colloquio in russo con lui e, grazie alla sua influenza, lo fa desistere dal bombardare Atlantic City. La guerra è scongiurata e il Presidente si ripromette di intavolare trattative con l’Unione Sovietica per iniziare un disarmo nucleare.
Da un punto di vista letterario, Two Hours To Doom non offre molto a parte un’abile tessitura della suspense e un’insolita costruzione narrativa. Anche sorvolando su un finale persino insopportabile, con la sua smaccata retorica e le sue promesse di radioso futuro per l’umanità, i personaggi del romanzo sono monocordi: sono tutti militari o politici tutti d’un pezzo, pregni di senso del dovere e responsabilità, dal carattere fermo e dai principi incrollabili.
Unica parziale eccezione è Quinten, ma in fondo anche lui segue strenuamente i suoi principi, con tipica fermezza militare: il suo unico problema è la pazzia. Del resto, questa monoliticità dei personaggi, che mantengono calma e saldezza di principi nonostante l’incombenza di un simile disastro, finisce con il risultare persino inverosimile.
Solo nel tratteggiare i membri dell’equipaggio del B-52 l’autore si discosta un po’ da questo cliché. Sono e restano militari devoti alla missione, ma di quando in quando in loro emergono timori per i loro cari, un po’ di compassione per le persone che vanno a sterminare, ma anche ricordi delle loro vite passate, con l’amara consapevolezza che verranno spazzate via dalla guerra che loro stessi stanno per scatenare, e in cui probabilmente moriranno. Ma si tratta sempre di momenti che non inficiano mai la loro dedizione al dovere.
Tutto il romanzo, ma specialmente i capitoli dell’Alabama Angel, sono ricchi di dettagli sulle procedure, la vita e le tecnologie militari: da una parte si vede chiaramente la competenza e l’esperienza dell’autore, dall’altra tutta quest’abbondanza descrittiva non è bilanciata da un’adeguata padronanza stilistica e finisce con l’appesantire la narrazione.
Qualche “licenza romanzesca” però l’autore se la prende: la War Room in realtà non esiste. O meglio non esisteva ancora: solo nel 1961 sarebbe nata la Situation Room, una sala posta alla Casa Bianca (non al Pentagono) in cui il Presidente e i suoi stretti collaboratori si riuniscono in caso di crisi (non necessariamente militari); la Situation Room può comunicare con l’esterno, ma è attrezzata in maniera ben diversa dalla War Room del romanzo.
Two Hours To Doom è inedito in Italia, e fu pubblicato in America con il titolo Red Alert. Più che per il suo valore, questo romanzo è ricordato per il film che ne è stato liberamente tratto: Il Dr. Stranamore, ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove, or: How I Learned Not To Worry and Love the Bomb, 1964) di Stanley Kubrick.
Peter Bryan George partecipò alla sceneggiatura (firmandosi Peter George). Peter George scrisse anche la novelisation del film, ovvero un romanzo omonimo tratto dalla sceneggiatura del film, quindi con l’impostazione comica e le modifiche a trama e personaggi portate dal film rispetto al romanzo originale.
Il personaggio del dottor Stranamore è del tutto assente in Two Hours To Doom, eppure Peter George scrisse anche il racconto Strangelove’s Theory, rimasto inedito fino al 2015. Questo racconto è una specie di biografia del dr. Stranamore, e racconta una serie di antefatti di cui nel film non c’è traccia.
Mario Luca Moretti
Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano