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SÌ, TORNEREMO SULLA LUNA!

SÌ, TORNEREMO SULLA LUNA!

L’impronta dell’uomo sul suolo lunare

Tornare sulla Luna? Se ne parla ormai da tempo, ma prima di parlarne nelle pagine di questa rivista, ho atteso di capire se questa volta si fa sul serio.

Recentemente ho visto le nuove infrastrutture della NASA e dell’ESA che lasciano intravedere un reale impegno nelle missioni spaziali umane a lungo raggio, ho parlato con gli astronauti che si preparano alle future missioni, ho visto il fermento scientifico in atto, non si tratta più di semplici proclami per ottenere dei fondi, ma di un serio impegno per tornare sul nostro satellite naturale.

Nel dicembre del 1972 l’uomo lasciò le sue ultime impronte sul suolo lunare: il Comandante della missione Apollo 17, Eugene Cernan, fece un salto per risalire la scaletta del Modulo Lunare e la Luna tornò ad essere un luogo desolato senza vita.

Il Comandante della missione Apollo 17, Eugene Cernan

Oggi a distanza di 43 anni diverse nazioni lavorano per tornare sul nostro satellite e costruirvi una base duratura. Si parla da diversi decenni di tornare sulla Luna, ma senza mai crederci veramente… Perché questa sembra la volta buona? Perché si pensa di andarci cooperando fra nazioni, un po’ come accade oggi con la Stazione Spaziale Internazionale. Nessuna nazione può sobbarcarsi l’onere di una base lunare.

L’ente spaziale europeo (ESA) con l’agenzia spaziale russa (Roscosmos) cooperano da diversi anni e oggi si sentono pronte a nuove sfide. Gli americani puntano decisamente agli asteroidi e al Pianeta Rosso, ma non trascurano i progetti di ritorno alla Luna.

I giapponesi pensano di costruire una base lunare robotizzata senza uomini, mentre i cinesi hanno più volte dichiarato che pianteranno la loro bandiera a fianco di quella statunitense, scatenando le ire degli americani…

Insomma, c’è una vera e propria corsa alla Luna. Questo non può che fare bene alla ricerca, allo sviluppo e ispirare le nuove generazioni.

La sfida è stata lanciata, ma i problemi da risolvere sono numerosi e complessi.

Negli anni Settanta gli Stati Uniti investirono miliardi di dollari per inviare 12 uomini (in 6 missioni) che al massimo restarono sul suolo lunare per 3 giorni, (Apollo 15,16 e 17) adesso si pensa di costruire una base stabile utilizzando materie prime raccolte direttamente in situ. Una sfida tecnologicamente avanzata, ma alla portata delle conoscenze attuali. Solo se si accetterà il costo della sfida, questa potrà essere vinta.

Per alcuni scienziati tornare sulla Luna è un inutile spreco di denaro e di risorse, a mio parere si sbagliano… Pensate al viaggio di Cristoforo Colombo alla scoperta del Nuovo Mondo: il navigatore genovese scopre l’America, torna indietro raccontando di avere visto cose incredibili e di avere fatto altrettante scoperte, ma i regnanti non finanziano i successivi viaggi… Oggi il Mondo sarebbe diverso.  Fortunatamente la maggior parte degli scienziati e dei governi pensano che tornare sulla Luna sia un passaggio fondamentale per poi pensare di raggiungere Marte.

Sono convinto che la Luna potrebbe essere la “palestra” dove gli uomini possono abituarsi a lavorare con una bassa gravità, (1/6 di quella terrestre) dove si possono affinare tutte le tecniche necessarie per costruire una colonia stabile su un altro corpo celeste.

Inviare gli uomini su Marte comporta un rischio enormemente maggiore (di diversi ordini di grandezza), perché le comunicazioni sarebbero lente e il ritorno sulla Terra richiederebbe mesi di viaggio, senza dimenticare i rischi connessi alle radiazioni solari.

Dalla Luna si torna a casa in circa 72 ore e le comunicazioni hanno un ritardo di secondi e non di minuti, inoltre tornare sulla Luna con le tecnologie odierne porterebbe a nuove scoperte.

In ultima analisi, impegnarsi in un nuovo programma lunare non fermerebbe la ricerca per raggiungere Marte. I due corpi celesti (Luna e Marte) non sono da considerarsi antagonisti, ma anzi una sorta di autostrada spaziale, la Luna potrebbe essere la nostra area di servizio nel cosmo.

Come sarà la base lunare?

Una base ai poli potrebbe utilizzare il ghiaccio perenne e usufruire del Sole per produrre energia attraverso i pannelli solari.  La schermatura potrebbe essere fatta utilizzando la regolite lunare, i moduli abitativi possono essere gonfiati sul posto e poi protetti da strutture create in loco con la tecnica della stampa 3D. Il cibo fresco come verdure e ortaggi potranno essere coltivati nella base. Numerosi sono i progetti di nuovi e più efficienti rover lunari per spostarsi sulla superficie lunare. Sono disponibili nuove tute ergonomiche che permetterebbero di lavorare più agilmente e consumare meno energie.

Nel 1969, Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrarono sulla Luna con una “calcolatrice”. Oggi i computers, l’hardware, i software e i sistemi video/fotografici hanno raggiunto livelli impensabili per gli anni Settanta. Tutto sarebbe trasmesso in diretta e in alta definizione, portandoci tutti quanti sulla Luna con gli astronauti. Anche i sistemi di rivelazione fisici/chimici/biologici sono altamente sofisticati e certamente darebbero risultati fino ad oggi sconosciuti. L’osservazione del Cosmo dalla faccia nascosta della Luna produrrebbe immagini mai viste.

Come potrebbe apparire una base sulla Luna

In definitiva, guardo con speranza a questa nuova corsa alla Luna, perché sono certo che ispirerà le nuove generazioni e darà uno nuovo slancio all’economia mondiale. Il Programma Apollo mobilitò circa 400.000 persone, la nuova sfida ne mobiliterà milioni e di nazioni differenti.

La permanenza sul nostro satellite allargherà gli orizzonti terrestri di 384.000 chilometri, abituando l’uomo a vivere in un luogo diverso da quello in cui è nato e vissuto per migliaia di anni.

È giunto il momento di intraprendere i viaggi nello Spazio come abitanti del Pianeta Terra. Per l’umanità sarebbe la nascita di una nuova era.

Luigi Pizzimenti
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Giornalista e storico del Programma Apollo. Presidente dell'Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica ADAA e Direttore scientifico di SPAZIO MAGAZINE. Consulente scientifico di RAI, RSI, Apollo Lunar Surface Journal, Curatore Scientifico di: “NASA a Human Adventure” e Neil Armstrong "The First". Nel 2009 ha pubblicato il libro “PROGETTO APOLLO-Il sogno più grande dell'uomo.” Nato a Pavia, vive e lavora a Milano.

2 Commenti

  1. Gian Carlo

    Non voglio perdere la speranza, ma non voglio nemmeno illudermi: l’esplorazione spaziale non sta procedendo ai ritmi sperati dopo i grandi trionfi degli anni ’60 e ’70, purtroppo negli anni ’80 è stata “rallentata” per motivi vari.
    Non si può negare che qualche notevole traguardo lo abbiamo raggiunto anche con le sonde, vedere un’immagine dettagliata di Plutone mi ha commosso, ma una volta si sperava di raggiungere Marte con un equipaggio umano prima dell’inizio del XXI secolo.
    Bisogna considerare che investire sul programma spaziale non vuol dire avanzare solo nell’esplorazione del nostro Sistema Solare e oltre, i benefici delle ricerche cominciate alla fine degli anni ’50 sono stati molteplici anche per la vita sulla Terra: per esempio, i materiali studiati per la costruzione di sonde, satelliti artificiali e navette spaziali hanno giovato anche in altri settori, alcuni di carattere puramente scientifico, altri riguardanti la vita di tutti i giorni; sono stati fatti progressi anche in campo medico grazie allo studio delle reazioni dell’organismo umano fuori dall’atmosfera terrestre.
    Insomma, tornare sulla Luna con un equipaggio umano sarebbe glorioso quasi quanto le prime volte, ma quella parte della nostra società che polemizza sul costo delle missioni deve capire che non si tratta “solo” di viaggiare nello spazio o di “andare a vivere su altri pianeti”, si tratta di avanzare scientificamente/tecnologicamente in qualcosa di pacifico, in maniera tale da migliorare la vita anche sulla Terra.

  2. GIOVANNI MONGINI

    Concordo in pieno. Ho anche scritto un articolo sulla “ricaduta tecnologica” delle imprese spaziali, ma la gente non legge e non sa e si spreca in commenti senza un minimo di conoscenza. Giovanni Mongini

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