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L’UOMO LUPO, QUESTO SCONOSCIUTO!

L’UOMO LUPO, QUESTO SCONOSCIUTO!

Nella tradizione popolare di alcuni popoli, ad esempio i rumeni, il lupo mannaro si confonde con il vampiro. Mettendo da parte le immagini del vampiro che la cinematografia ci ha dato, il conte affascinante in frac e mantello milanista, tanto il lupo mannaro tanto il vampiro hanno caratteristiche fisiche simili. Orecchie piccole e a volte appuntite, denti aguzzi e unghie affilate, sopracciglia cespugliose e unite. Peli persino sul palmo delle mani. Come, allora, si possono distinguere? Semplice: i lupi mannari hanno l’anulare uguale se non più lungo del medio. Quindi se vi dovesse capitare di trovarvi di fronte un mostro del genere e siete incerti se urlare “Aiuto un lupo mannaro” oppure “Aiuto un vampiro”, basterà chiedergli cortesemente di mostrare le mani. La lunghezza dell’anulare svelerà da quale tipo di mostro verrete sbranati.

Il termine lupo mannaro deriva dal latino lupus homenarius, cioè lupo che si comporta come un uomo, quindi a voler essere puristi non si tratta secondo tradizione di un uomo che si trasforma in lupo, ma di un lupo simile a un uomo. I popoli francofoni lo chiamano loup-garou, termine dalla etimologia incerta, mentre chiara è la matrice del termine inglese, werewolf e tedesco werwulf  dove la radice indoeuropea wer deriva dal latino vir. Altrettanto chiara è la matrice della parola polacca wirkolak, russa volklak, bulgara vulkolao, sloveno volkodlak e così via.

Bisogna far quindi attenzione a non confondere il lupo mannaro con l’uomo-lupo o il licantropo. Tutti e tre i termini sono spesso usati indifferentemente per indicare lo stesso mostro. La licantropia è considerata una malattia. Pare che la Francia sia stata la nazione più infestata. In cento anni ci sono stati qualcosa come trentamila processi a licantropi che a volte finivano sul rogo, ma quasi sempre si trattava di squilibrati o malati di mente dall’appetito cannibalesco, come nel caso di un quindicenne trovato in un bosco. Si chiamava Jacques Rollet. Aveva un aspetto bestiale e ancora brandelli di carne cruda tra i denti. Naturalmente fu processato e condannato al rogo. E stesso processo subì Jean Grenier, un ragazzo di tredici anni che, possedendo una facies canina, si era convinto lui stesso di essere un uomo-lupo. Confessò di aver fatto un patto col diavolo e di aver da lui ricevuto una pelle di lupo che gli permetteva di assumere tutte le notti le sembianze dell’animale. Ma in realtà si divertiva soltanto a spaventare le ragazzine.

I lupi mannari, invece, sono a tutti gli effetti lupi, anche se non comuni, che oltre a essere molto più grandi del normale, hanno comportamenti quasi umani. Questi lupi preferiscono azzannare e portarsi nei boschi giovani donne (carne tenera o fughe d’amore mistificate?), ballano presso i cimiteri prima di disseppellire i cadaveri di cui cibarsi e mostrano una furbizia per nulla animale quando sono oggetto di caccia. Insomma lupi veri con atteggiamenti umanoidi, che so, come la lupa che allattò Romolo e Remo. Quella però, magari, sarebbe il caso di chiamarla lupa mammara

uomo lupoQuesti animali mostruosi un tempo venivano chiamati semplicemente bestie. Erano sottoposti a cacce spietate ma difficilmente venivano uccisi, anche se spesso colpiti. Si racconta di lupi centrati da proiettili e stramazzati al suolo che si rialzavano e riprendevano a correre per essere ricolpiti e ricadere e rialzarsi ancora, lasciando copiose tracce di sangue sul terreno ma mai li si riusciva a ritrovare morti da qualche parte. Tranne uno, che fu ucciso a Malzieu, nel cuore del Gévaudan, in Francia, dopo una incredibile rocambolesca caccia da parte di trecento cacciatori esperti. La bestia era un lupo di una razza poco nota, era enorme, misurava un metro e novanta dal muso alla coda e pesava 65 chili. Aveva una testa massiccia, piuttosto diversa da quella di un lupo comune e zanne di 3,3 centimetri. Fu imbalsamato e portato al museo di storia naturale di Parigi.

uomo lupoL’uomo-lupo è infine un’altra faccenda. Si tratta di un uomo che si trasforma quasi in un lupo. Quasi, in quanto conserva alcune caratteristiche umane. La cinematografia se ne impossessò subito e già nel 1940 negli USA fu realizzato il film L’uomo lupo (The Wolf Man) interpretato dall’attore Lon Chaney Jr. e diretto da George Waggener. Quando non molti anni fa ho visto il film, ho sorriso, non per la ingenuità degli effetti speciali, ma perché il lupo mannaro non mi spaventava per nulla, assomigliava troppo allo zio di un mio amico quando non si sbarbava…

Come si diventa uomini-lupi? Prima di tutto per una maledizione di santi uomini, per colpe di particolare efferatezza. L’esempio più classico è quello tramandatoci da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Licaone, re dell’Arcadia, volle mettere alla prova l’onniscienza di Giove. Per questo lo invitò a pranzo e gli servì un piatto a base di carne di un giovanetto appositamente macellato; insomma, il cibo degli dei. Giove naturalmente se ne accorse e per punizione lo trasformò in lupo.

Diviene uomo-lupo chi nasce la notte di Natale (quale presunzione!) o in feste altrettanto sacre. Poi c’è il classico patto col demonio che, in cambio dell’anima, dona una veste o una cintura di lupo che, indossata, trasforma l’uomo in lupo. Per quale grande vantaggio sinceramente non lo si  capisce. Forse rosicchiare qualche stinco umano o spaventare una pulzella smarrita? De gustibus

Infine ci sono i filtri vari di streghe e fattucchiere che sarebbero anche in grado di trasformare gli uomini in lupi, dei quali poi si servono per raggiungere i Sabba cavalcandoli al contrario. Insomma dalla parte del tubo di scappamento.

Ma come difendersi dai lupi mannari in genere? I mezzi scarseggiano. Secondo le leggende, gli uomini-lupo sopportano le ferite più atroci e, grazie alla loro forza e agilità sovrumane, è quasi impossibile catturarli. Secondo una tradizione, più letteraria che orale, possono essere uccisi con lame o pallottole d’argento benedette da un prete. Meno costosa è una forconata in testa. Non li uccide, ma li costringe a uscire dalla pelle e riprendere le sembianze umane. Nel nostro meridione, e consiglio di prendere appunti, per sfuggire all’inseguimento di un uomo-lupo bisogna gettargli addosso un mantello, o accecarlo con una forte luce, o salire una rampa di scale. Le scale gli sono vietate. Probabilmente per problemi di cuore…

Ma, più terribili dei mali, in un passato ormai, grazie al cielo, passato, erano i rimedi ai quali si sottoponevano gli aspiranti uomini-lupo.

Si impediva ai bambini nati a Natale il loro peloso (non è un errore) presunto destino incidendogli ogni anno, per tre anni, una croce con un ferro rovente sotto il piede sinistro. Non so se meglio o peggio capitava agli haitiani, che, per evitare di trasformarsi, dovevano mangiare scarafaggi fritti, con aglio e olio di ricino. Poteva andar peggio se gli scarafaggi fossero stati vivi. Ma il massimo lo si raggiungeva in alcune regioni della Francia. Il presunto uomo-lupo in forma umana doveva essere percosso a sangue da fanciulle vergini (ci risiamo!) con sottili staffili di frassino, sino a quando il malcapitato non fosse interamente ricoperto dal suo sangue. A questo punto gli si gettava addosso zolfo, olio di ricino (ingrediente ricorrente), aceto e in ultimo pece bollente. Naturalmente erano pochi i disgraziati che sopravvivevano, ma in compenso se ci riuscivano erano dichiarati uomini normali. Almeno ciò che restava di loro, parti di uomo normale.

Per concludere. Conosco una leggenda locale. Secondo la saggezza popolare del nostro sud, diventano uomini-lupo (o lupi mannari in generale) tutti quegli uomini che sposano (o concupiscono) le proprie figliocce o figlie adottive. Non so se sia vero, ma Woody Allen è avvisato.

Uomo lupo

The Wolfman 2010

Articoli correlati:
Bibliografia
– J. E. Cirlot, DIZIONARIO DEI SIMBOLI, Ed. CDE, Milano 1986
– AA.VV. DIMENSIONE X, ed. EDIPEM, Novara, 1982
– AA.VV. NEL MONDO DELL’INCREDIBILE, ed. Selezione dal Reader’s Digest, Milano, 1980
– AA.VV. STORIE DI LUPI MANNARI, Newton 1992
Donato Altomare
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Nasce a Molfetta nel 1951. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania, il premio della critica Ernesto Vegetti e otto volte il Premio Italia. Autore del genere fantastico è stato pubblicato dalla maggior parte degli editori. Nel maggio 2013 è stato nominato Presidente della World SF Italia, l’associazione italiana degli operatori della fantascienza e del fantastico.

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