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Nuova biblioteca

Nuova biblioteca

Ero accampato in una vuota periferia. Avevo acceso un fuoco, che proiettava lingue di luce ed ombre nel nulla circostante. Non è bello dirlo ma mi stavo cucinando un topo. All’epoca non me la stavo passando benissimo. La Rivolta dei Deliranti aveva sconquassato un po’ tutto e la restaurazione che ne era seguita aveva sicuramente divaricato la distanza tra poveri e ricchi. Va da sé, le rivoluzioni umane spesso generano l’opposto di ciò che era nelle loro intenzioni.

Avevo appena finito quella cena che ora, non c’è che dire, voglio solo dimenticare, quando udii un suono. Un piccolo schianto, come qualcuno avesse pestato uno stecco e lo avesse rotto. Poi intravidi una sagoma scura che via via cominciò a delinearsi alla luce del mio piccolo falò.

Qualcuno si avvicinava ed era un robot.

Non avevo mai visto quel modello. Vagamente antropomorfo, non nascondeva la sua natura metallica e il suo viso era stato conformato in modo tale da farlo apparire un po’ triste. Se non era l’effetto di quella scarsa illuminazione.

Per un attimo mi sovrastò, poi sedette su di un vecchio copertone che c’era lì.

Io lo squadrai diffidente e lui per un po’ fece lo stesso, fino a che non mi disse a bruciapelo: «Mi hanno detto che tu possiedi un libro.»

La cosa non mi piaceva per niente.

«E chi sarebbe stato a dirtelo?»

«Un tale giù al villaggio…» rispose. «Ha visto che lo tiravi fuori per un attimo dal tuo sacco, forse per prendere qualcos’altro. Non si vedono molti libri di questi tempi e se n’è ricordato.»

«Ma lui, perché l’ha detto a te?»

«Perché a me interessano i libri e vado in giro a chiedere alla gente se ne ha visti da qualche parte.»

Per un po’ rimestai con un bacchetto nel mio fuoco. Non volevo si spegnesse.

«E dal mio libro in particolare, cosa vuoi?»

«Solo leggerlo, non ci metterò molto.»

La cosa mi piaceva sempre meno.

«Scusa,» cercai di dire per sottrarmi alla richiesta, «ma questo libro è tutto ciò che ho. Come faccio a sapere che posso fidarmi, che non fuggirai appena lo avrai in mano…»

Lui emise un suono che credo avrebbe dovuto essere rassicurante. Non molto convincente. Però disse:

«Il mio nome è Bob e ora ti racconterò la mia storia.»

***

Bob era ovviamente di proprietà di un signore agiato e gli faceva da servitore.

Il suo padrone viveva ritirato e ogni giorno si sprofondava nella lettura di uno dei suoi numerosi volumi, cosa che però lasciava perplesso l’automa.

«Perché leggi questi vecchi libri?» gli chiese un giorno. «Ormai tutta la conoscenza è nella Rete.»

Quello sorrise.

«Ti sbagli,» disse. «Nella Rete non troverai ciò che c’è in questi testi, ma solo un loro riassunto, una parvenza del sapere senza alcuna riflessione critica.»

«Ma la rete è piena anche di testi che prima erano libri,» obiettò Bob.

«Vero,» rispose il suo padrone. «Ma non tutti. La Rete ricorda solo i libri che sono piaciuti a tutti, quelli più facili, semplici, ruffiani. Molti libri, per questo, sono andati perduti e puoi leggerli solo se ne ritrovi una copia da qualche parte. Altrimenti sono persi per sempre.»

Indicò la sua libreria.

«Come vedi, a me in genere piacciono testi che non sono stati amati dai più, e quindi nella Rete non li trovo.»

«È un peccato,» fece Bob.

«Cosa?»

«Tutti quei libri perduti,» rispose il robot e tornò alle sue faccende domestiche.

Di quello non parlarono più per diverso tempo, fino al giorno in cui il suo padrone morì.

Portarono via il suo cadavere rattrappito, ovviamente, ma poi nessuno venne a reclamare la casa, il suo contenuto, o il robot stesso. Sicché Bob per alcuni anni restò lì seduto, senza saper cosa fare, privo di uno scopo.

Ormai ricoperto di ragnatele, d’improvviso si riattivò.

Gli era venuto in mente un compito che poteva anche considerare come l’ultimo desiderio del suo padrone, che ora poteva diventare il suo compito, la sua missione.

I libri.

Avrebbe cercato i libri perduti e li avrebbe salvati.

Così iniziò a vagare nel mondo, rovistando dappertutto, nelle discariche dei centri abitati, nelle città abbandonate. C’era tanta roba che il mondo aveva dimenticato ma non ancora distrutto. Romanzi controversi, così come trattati di idraulica.

La notizia si sparse. Molti, colpiti da quella stranezza, venivano da lui e gli regalavano delle perle di cui non potevano più capire la preziosità.

Altre volte li acquistava, con i soldi ricavati vendendo le vecchie cose della casa.

Alla fine nella villetta c’erano solo libri, dappertutto, e lo spazio iniziava a scarseggiare.

Cercò in giro e trovò un vecchio capannone abbandonato, dove una volta si costruivano automobili. Rispetto alla casa era immenso. Si recò in Municipio e chiese se poteva utilizzarlo, riqualificarlo. Loro lo guardarono straniti, ma scoprirono che quel suolo era oramai divenuto proprietà municipale e, visto che non sapevano che farsene, gli diedero il permesso.

Lui trasferì lì tutti i suoi libri e con le masserizie del capannone costruì delle lunghissime librerie.

La notizia si sparse e arrivarono dei volontari, spesso anziani, per aiutarlo con la Nuova Biblioteca, così come l’avevano chiamata. Prima lettori, poi divennero anche loro curatori, si alternavano in modo da assicurare il servizio di consultazione e malleveria.

Nonché la sorveglianza, quando il robot partiva per le sue ricerche di nuovi testi.

Nel frattempo, l’interesse per i libri aumentò in tutto il paese; mentre la Rete venne progressivamente ripristinata, fino al punto che Bob pensò che doveva scannerizzare tutti quei libri e metterli a disposizione anche su di essa.

Il sito Nuova Biblioteca divenne uno dei più ricercati e gettonati. Non solo potevi leggere tutta la sterminata collezione di libri di Bob, ma potevi scaricarli sul tuo sistema e tenerli sempre con te, se lo desideravi. In modo gratuito.

E la Nuova Biblioteca di Bob divenne un faro di luce in quel periodo buio.

***

Di fronte a quella bella storia non potei più esimermi, estrassi il mio libro e glie lo porsi. Era una raccolta di storie e di aneddoti biografici narrati dal saggio indiano Ramakrishna. Ci tenevo e mi dava conforto.

Lui prese in mano il libro, lo soppesò, lo rigirò, lesse la quarta di copertina, sfoglio qualche pagina e disse: «Magnifico! Non lo abbiamo!»

«Non posso dartelo,» mi opposi anche se questa volta sinceramente dispiaciuto. «Te l’ho detto, è tutto ciò che possiedo.»

«Non sarà necessario,» disse e, con fare solenne, aprì la prima pagina del libro.

Dai suoi occhi si sprigionò una flebile luce che vedevo stava percorrendo quella pagina, riga per riga. Finito, voltò pagina e ricominciò. Nel giro di una mezzora, aveva esaminato tutto quanto il volume.

Me lo porse.

«Fatto,» disse. «Ora l’ho memorizzato tutto e, se non ti dispiace, lo metterò a disposizione di tutti sul nostro sito.»

«Per carità,» dissi. «Sarà un onore.»

Allora lui si alzò. Aveva finito. Mi fece un inchino molto solenne e se ne andò.

***

Da allora mi sono rimesso in piedi. Tra le altre cose quella sera avevo compreso che, con la giusta determinazione, avrei potuto rimettere a posto la mia vita, così come Bob stava un po’ rimettendo a posto il mondo.

Oggi possiedo anche una piccola collezione di libri, ma la mia gioia massima è quando ne trovo uno che la Nuova Biblioteca non ha e posso scannerizzarlo per inviarglielo.

Nella piazza del paese dove vivo, ora c’è una statua di Bob, con la sua faccia triste, che legge un grosso libro.

© Giorgio Sangiorgi 2021

Giorgio Sangiorgi

Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.

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