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La Mosca opera lirica

La Mosca opera lirica

La mosca (The Fly, 1986) è tutt’oggi il film più famoso del regista canadese David Cronenberg, autore amatissimo dagli appassionati di fantascienza e horror, ma i cui film raramente sono popolari al di fuori degli appassionati o dei cinefili, nonostante siano spesso presentati nei più importanti festival cinematografici del mondo.

La mosca prende libero spunto dal racconto omonimo del francese Georges Langelaan, pubblicato nel 1957 e già portato sullo schermo, con molta più fedeltà dal film L’esperimento del dottor K. (The Fly, 1958) di Kurt Neumann.

La mosca: David Cronemberg

David Cronemberg

Nel 2008 il regista e il compositore canadese Howard Shore ricevettero la richiesta di realizzare un’opera lirica tratta dal film. Committenti furono il Théâtre du Châtelet di Parigi e la Los Angeles Opera. Il libretto fu scritto dal drammaturgo americano David Henry Hwang, che aveva già sceneggiato un altro film di Cronenberg: M. Butterfly (1993).

La prima dell’opera fu il 2 luglio 2008 a Parigi, per la regia dello stesso Cronenberg; Placido Domingo diresse l’Orchestra de Radio-France; gli arredamenti furono disegnati da uno dei più rinomati scenografi al mondo: l’italiano Dante Ferretti; il make-up e gli effetti speciali furono curati da Mark A. Rappaport e Stephan L. Dupois. I ruoli principali furono interpretati dal baritono Daniel Okulitch (l’inventore Seth Brundle), la mezzo-soprana Ruxandra Donose (la giornalista Veronica Quaife), il tenore David Curry (Stathis Borans, editore ed ex-amante di Veronica). Lo spettacolo fu poi replicato a Los Angeles, con Gary Lehman al posto di David Curry, il 7 settembre 2008.

La mosca: Howard-Shore

Howard-Shore

Howard Shore è l’autore abituale delle colonne sonore dei film di Cronenberg, incluso La mosca, ma il musicista decise non ricorrere a quella partitura per l’opera, e scrisse per l’occasione delle melodie del tutto originali. Solo in due occasioni (nell’ouverture del I Atto e nel finale) ci sono accenni, peraltro brevi, al tema conduttore del film.

L’opera è divisa in due atti, dura quasi due ore e i suoi autori dichiararono di non aver voluto fare un lavoro rivoluzionario o sperimentale, né dal punto di vista musicale né da quello drammaturgico. Anzi, Shore e Hwang affermarono di essere stato fedeli, per quanto possibile, ai canoni dell’opera italiana ottocentesca.

La trama segue quella del film con una certa fedeltà, ne ripropone anche gran parte dei dialoghi, ma include alcune differenze importanti.

In omaggio al racconto e al primo film, l’azione dell’opera lirica è spostata negli anni ’50, non senza anacronismi: il computer che Seth usa per i suoi esperimenti di teletrasporto è senz’altro più voluminoso di quello del film, ma meno di quanto fossero quelli reali e con una capacità di calcolo ed elaborazione decisamente improbabile per l’epoca!

Forse anche questo in ossequio all’opera italiana, che spesso ricorreva allo schema della coppia di innamorati osteggiata da un “terzo incomodo” geloso e ossessivo, il personaggio di Stathis assume maggior peso e complessità e nel finale non subisce le mutilazioni del suo corrispettivo cinematografico.

Ma la differenza più importante introdotta dal librettista è la stessa struttura narrativa, che nel film ha un andamento cronologico lineare.

Hwang invece la costruisce come un lungo flashback, in cui Veronica racconta a una donna poliziotto la sua incredibile storia d’amore con Seth, conosciuto a un party, il suo coinvolgimento come documentatrice dei suoi esperimenti con le capsule per il teletrasporto, i suoi insuccessi e successi, la gelosia di Stathis, la progressiva metamorfosi dello scienziato in mosca gigante dopo che lui tenta il teletrasporto su se stesso, senza avvedersi che una mosca è entrata nella macchina, la temuta gravidanza di Veronica, e la tragica fine di Seth. Finito il suo racconto, Veronica racconta alla donna poliziotto che decide di tenere il figlio concepito da Seth, pur consapevole dei rischi.

La musica di Howard Shore solo in brevi tratti fa ricorso alla serialità dodecafonica, quasi sempre è decisamente classica e tonale, con una cadenza tempo intensa, drammatica e vigorosa, di facile presa su un largo pubblico. In alcuni precisi momenti, però, si fa languida, meditativa, intima: nel duetto d’amore del I Atto, alla metà del II Atto, quando Seth si sente abbandonato da Veronica, e nell’aria finale cantata da Veronica, dove chiede: “Solo i sani, i perfetti, i belli meritano di essere amati?”. E il coro chiude l’opera cantando dei versi più volte ripetuti durante la metamorfosi di Seth: “Viva la Nuova Carne. La Nuova Carne è nata”. Sono versi ripresi dai dialoghi del film, ma che nel corso dell’opera assumono un’insistenza anche maggiore e che ripropongono un tema ricorrente nei film di David Cronenberg: le trasformazioni fisiologiche e la loro rilevanza nel concetto stesso di umanità.

Proprio il coro ha delle funzioni insolite. Oltre a intonare quello che per Seth è una specie di inno alla propria mutazione, il coro ripete, cantandoli, i dati che appaiono sullo schermo del computer di Seth, e descrive al pubblico i più minuti cambiamenti nel corpo dell’inventore (le unghie che si staccano, i denti che cadono, e così via): tutti elementi che nel film sono mostrati con dei primi piani, ma ovviamente impossibili da mostrare a un pubblico teatrale.

Concludiamo con un curioso aneddoto riferito da un cronista della prima di Los Angeles:

All’inizio del II Atto, per dimostrare che Brundle ha assunto l’agilità atletica di un insetto, un acrobata compie verticali e capriole. Ma quando la controfigura esce di scena dal lato destro, Okulitch rientra da sinistra. Il pubblico scoppiò a ridere, ma ciononostante Okulitch si guadagnò una grande ovazione alla fine.”[1]

 

[1] Tommasini, Anthony: The Song of the Brundlefly, The New York Times, 8 settembre 2008

 

La mosca: Atto I

La mosca: Atto I

 

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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