La causa
La causa che ci propone questa domenica Giorgio Sangiorgi è davvero straordinaria. Come ci aspettiamo possa essere ogni racconto di questo straordinario autore, editore, illustratore e chissà cos’altro: uno dei pochissimi autori italiani capaci di ironia, senza rinunciare alla fantasia.
IL RACCONTO DELLA DOMENICA
Una mattina un ometto tutto azzimato si recò in un distretto di polizia di Philadelphia e chiese di fare una denuncia civile.
«Come si chiama, signore?» chiese l’incaricato già pronto a riempire l’apposito format sul suo terminale.
«Jonathan Dynevort e vorrei citare Dio per maltrattamenti e ingiusto trattamento.»
Il funzionario lo guardò per alcuni secondi, sbattendo le palpebre come se il suo cervello stesse avendo una sorta di malfunzionamento informatico.
«Scusi?..»
L’uomo ripeté la sua accusa.
«A parte il fatto che non so neanche se la cosa sia fattibile,» fece l’impiegato. «Lei è consapevole che noi non sapremmo neanche dove consegnare la citazione?»
«Stiamo parlando di una creatura onnisciente,» disse Jonathan. «Lui sa della mia intenzione dal momento stesso in cui io l’ho formulata.»
Il funzionario fece ancora qualche altro tentativo di dissuaderlo ma poi, anche per cavarselo di torno raccolse la denuncia.
Ci penserà poi il giudice di pace, si disse e la inoltrò.
La cosa si riseppe, perché un passacarte del tribunale era uso fare soffiate ai giornalisti per modesti compensi. Così il giorno dell’udienza l’aula era gremita di folla e di rappresentanti della stampa.
«Oggi esperiamo la citazione per danni fisici e morali del signor Jonathan Dynevort nei confronti di Dio padre,» fece il cancelliere al giudice di pace che sollevò un sopracciglio, benché sapesse già che quella mattina avrebbe dovuto affrontare una questione assai bizzarra.
«Immagino che la parte accusata sia in contumacia e senza un rappresentante legale,» disse rivolto al cancelliere, con un sorrisetto ironico.
«Non esattamente,» rispose questi indicando un gruppetto di avvocati seduto sul lato della difesa. «Il Vaticano di Roma ha inviato i suoi rappresentanti legali in favore dell’accusato.»
Era un brutto colpo per Jonathan, perché quelli erano evidentemente dei luminari del foro, mentre lui si era potuto permettere solo un avvocatuccio di prima nomina. Tuttavia, in seguito, questa circostanza andò in suo favore, perché fu usata come ennesima dimostrazione della disparità di trattamento con cui Dio aveva gestito la vita di Dynevort rispetto ad altri.
Il processo iniziò e fu una cosa triste a sentirla.
La vita di Dynevort era davvero disastrata.
Affetto da una grave malattia congenita del sangue, all’età di due anni, Jonathan perde entrambi i genitori per un incidente d’auto. Essendo privo di parenti prossimi viene affidato a diverse famiglie e subisce vari maltrattamenti e abusi.
Alcune perizie dimostrano al giudice che queste malversazioni causano un ulteriore peggioramento della salute di Jonathan e deficit di carattere psicologico che tra le altre cose gli impediscono di avere una normale vita sentimentale.
Più volte derubato, vilipeso e frodato, Jonathan, privo di una istruzione superiore, deve accontentarsi di lavori umili e poco remunerativi che a mala pena gli consentono di sopravvivere, alloggiato in un appartamento fatiscente.
Interrogato su dove abbia trovato i soldi per l’avvocato e per le perizie, l’interessato fa sapere che sta usando gli ultimi soldi della liquidazione ricevuta per essere stato licenziato dal suo ultimo impiego. Liquidazione che, del resto non gli è mai stata conferita per intero.
Ovviamente, alla sua età, la prospettiva di trovare un nuovo impiego e quasi nulla.
Di fronte a un quadro disastroso in cui la difesa non riesce a trovare un barlume di gioia e di speranza, la sensazione è che Jonathan possa davvero vincere la sua causa.
Si mette male per Dio, recitano alcuni titoli di giornale, mentre alcuni commentatori televisivi fanno notare che, avendo basato la sua difesa sul cristianesimo, Dio non ha molte speranze di difesa. Diverso sarebbe stato se fosse stato preso in considerazione il concetto di reincarnazione che prevedeva compensazioni di vario tipo tra le vite precedenti e quelle successive.
Purtroppo la difesa aveva un preciso cliente e ai suoi dogmi si doveva attenere.
Dissero quindi che Jonathan Dynevort avrebbe avuto la sua ricompensa sicuramente in Paradiso, il che fu un errore fatale.
L’avvocato di Dynevort era un novellino ma non uno sprovveduto e sostenne facilmente che questa era l’ennesima prova della disparità di trattamento in causa. Infatti, secondo i dettami canonici, anche altri avrebbero avuto lo stesso premio, ma dopo vite meravigliose, piene di fama, ricchezza e fortuna.
A quel punto la difesa si mise… “in difesa” e concentrò tutte le sue energie nel dimostrare che qualsiasi risarcimento fosse stato richiesto esso avrebbe dovuto essere versato direttamente dall’accusato e che il Vaticano non era in alcun modo finanziariamente responsabile delle sue azioni. Per far questo furono usate circonvoluzioni e sofismi di alto livello, cui il giovane avvocato di Dynevort non seppe bene come ribattere. Ma per quanto tutto ciò fosse specioso, il giudice, comprendeva bene le disastrose ripercussioni che la cosa avrebbe avuto se non ne avesse tenuto conto.
Così con una sentenza che rimase storica, condannò Dio a risarcire la cifra di ben venti milioni di dollari, anche se nella sentenza, molto curiosamente, era dichiarato che lo Stato della Pennsylvania non aveva alcuna idea su come recuperare tale somma, né se Dio poteva essere considerato cittadino degli Stati Uniti.
Se non altro era una vittoria morale, la prima di una vita intera, ma la cosa non si limitò a questo, perché in fondo Dio è un galantuomo e un cittadino rispettoso della Legge.
Nei giorni seguenti, infatti, ci fu un grosso problema informatico in una banca molto poco trasparente di Taipei. Senza che i suoi funzionari potesse tracciarne gli esiti, sparì una grossa cifra dal conto segreto di una mafia locale.
Nello stesso tempo sul conto ormai in rosso di Jonathan Dynevort, da fonte sconosciuta, venne versata la somma di venti milioni di dollari, né un centesimo di meno, né un centesimo di più.
Racconto e copertina © 2022, Giorgio Sangiorgi
Giorgio Sangiorgi
Sangiorgi lavora e vive a Bologna. Dopo un esordio nel campo del fumetto, ha vinto alcuni premi letterari locali per poi diventare uno degli autori e dei saggisti della Perseo Libri Il suo libro "La foresta dei sogni perduti" ha avuto un buon successo di pubblico. Ora pubblica quasi esclusivamente in digitale e alcuni suoi racconti sono stati tradotti e pubblicati in Francia e Spagna.
Vorrei rispondere a un quesito che si pone il curatore della pagina. Sono anche un po’ musicista.
A questo indirizzo troverete tutta la mia produzione musciale: https://giorgiosangiorgi.bandcamp.com/
Giorgio Sangiorgi
Ottimo, alla vecchia maniera, quando la Fantascienza attraversava l’Età d’oro!