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L’UOMO DEL FUTURO, DI FESTUS PRAGNELL

L’UOMO DEL FUTURO, DI FESTUS PRAGNELL

Mondi Passati – Vintage

 

Traduzione di Mario Luca Moretti

Festus Pragnell nacque nel 1902 nel Worcestershire, e si arruolò nella Polizia Metropolitana di Londra, dove svolse la sua carriera di investigatore. Come scrittore di sf, benché inglese, pubblicò tutti i suoi racconti e romanzi a puntate su riviste pulp sf americane, a partire dal 1932 su Wonder Stories. Il primo dei suoi 4 romanzi, The Green Man of Kilsona, è del 1936. Tra il 1938 e il 1943 scrisse i racconti del ciclo di Don Hargreaves, un colono di Marte, pubblicati su Astounding. Il suo ultimo romanzo è The Machine-God Laughs (1949), dopo il quale lasciò la scrittura per dedicarsi interamente alla sua attività in polizia. Dopo la pensione, tornò nella contea natia, dove morì nel 1977.

M.L.M.

Lo sgorbio

Quando il visitatore ebbe raggiunto la cima  degli alti gradini di pietra, rimirò il davanti della casa, rifletté sulla bruttezza dell’architettura georgiana, poi passò in mezzo alle massicce colonne del lungo porticato, con i suoi ornamenti in ferro battuto e vetro colorato. Arrivato all’enorme porta d’ingresso, si fermò un momento per riprendere fiato, poi appoggiò delicatamente un indice guantato sul bianco campanello posto nel suo disco d’ottone.

L’uomo sulla porta lanciò un gridolino e si ritrasse. Il suo cuore ebbe uno strano sobbalzo.

All’istante, la porta si era aperta. Intendiamoci, era quello che voleva; lui aveva suonato il campanello proprio a quello scopo. Ma fu l’estrema prontezza della risposta della porta a lasciarlo stupefatto. Era come se avesse toccato qualche molla nascosta, o come se la porta fosse una cosa viva.

Rimase visibilmente turbato solo per un secondo, poi subito si riprese. Piuttosto che un essere umano, diventò l’imitatore di un modello. Magro, eretto, calmo, la chioma bianca e vestito impeccabilmente: un gentiluomo inglese.

Ad aprire la porta era stato un bambino, o così pensò all’inizio; un ragazzino magro, alto un metro e mezzo, in abito da sera. Il ragazzo aveva una testa grande ”molto grande” e il visitatore vide subito che i suoi soffici capelli neri erano una parrucca.  Poi incrociò gli occhi del ragazzo, e rabbrividì.

Erano occhi enormi, quasi il doppio del normale per altezza e ampiezza. Non c’era quasi posto per loro sulla faccia, tanto che quasi si toccavano.

Uno sgorbio, pensò il visitatore. La grossa testa sul corpo piccolo e delicato; la mancanza di capelli e gli enormi occhi potevano appartenere solo al più strano dei mostri, perché questo ragazzo aveva un’età tale che avrebbe dovuto avere la statura di un uomo adulto. Il suo aspetto era sano, e i suoi enormi occhi fissavano il visitatore con aperta curiosità.

A suo modo era gradevole, forse grazie alla franchezza del suo sguardo infantile, e il rosso acceso delle sue guance e delle sue labbra.

“Il signor Ben Posset?” chiese lo sgorbio. La sua voce non aveva il tono acuto di un ragazzo né la profondità di un adulto. Era dolce e musicale, come un organo sentito da lontano. ”Entri. Il signor Howlett la sta aspettando.

Posset consegnò i guanti e il cappello allo sgorbio, che si girò e si affrettò lungo l’atrio e sulle scale. Fu così lieve e rapido che in pratica non fece alcun rumore. I suoi piedi luccicarono sul pavimento lucido.

Questo spiegherebbe in parte la pronta apertura della porta, pensò Posset seguendolo lentamente. Nude, lucide assi si trovavano sotto i suoi piedi. Tre anni fa, ricordò, c’era un tappeto spesso. C’erano anche più quadri alle pareti, e più mobili in giro. Howlett deve essersela vista brutta; ma come lui tante altre persone in questi ultimi anni. Persino lo stesso Posset, in qualche misura…

Sentì chiamare il suo nome, e un uomo corse fuori da una porta in cima alle scale. Vedendolo, Posset cominciò a pentirsi di essere venuto.

Perché quest’uomo era trasandato. Il mento scuro per una barba non rasata, e i capelli spettinati. Era molto più grasso di quando Posset l’aveva visto l’ultima volta. Quando il visitatore salì le scale e gli si trovò di fronte, vide che i suoi vestiti erano stazzonati, che il volto era pallido per le troppe ore passate al chiuso, e gli occhi erano quelli di chi beveva molto e di continuo. Nel complesso, era un uomo molto diverso dallo Howlett del passato, lo specialista in malattie misteriose.

Howlett parla delle ghiandole

 “Posset!” gridò. ”Sono così contento che tu sia venuto! ”La sua voce suonava tremula ma impaziente.
“Piacere di vederti, vecchio mio,” rispose Posset meccanicamente.

Un espansivo Howlett lo accompagnò nel salotto. Questo piano, ricordò Posset, era tutto un salotto, eccezion fatta per la serra. Il salotto aveva la forma di una grossa lettera L, come se un inquilino precedente avess abbattuto un muro fra due stanze per farne una sola in quel modo.

Ma la stanza in cui erano entrati era davvero piccola.  Vide che un divisorio era stato alzato al centro, tagliando il braccio della L. Un tempo, laddove ora c’erano dei pannelli verniciati, pendevano pesanti tendaggi in velluto. Divisa in quel modo, la stanza sembrava ora buia e tetra. Dava sul retro della casa, sui tetti delle scuderie. Come poteva un uomo preferire questo spettacolo ai fiori e ai bambini che giocano a Regent’s Park?

Il massiccio pianoforte in mogano non c’era più, così come il divano su cui si sarebbe potuto sdraiare un cavallo. Al loro posto c’erano un tavolo e una scrivania, entrambi consumati e intasati di fogli, bottiglie, pacchetti e coltelli dalla strana foggia. La libreria era zeppa di testi di medicina, tranne per lo scaffale più basso, che conteneva altre bottiglie e provette.

Nel complesso la stanza era ordinata e pulita, ma secondo i criteri maschili di ordine e pulizia. Non aveva niente dell’amorevole grazia tipica di un tocco femminile.

Erano rimaste le due enormi poltrone, una a ogni lato del finto caminetto. Howlett si sprofondò su una di queste, mentre Posset sedette sull’altra; la sua figura piccola e rigida, sembrava ridicolizzare la grandezza e la comodità della poltrona.

“Un drink?” chiese Howlett. ”Scusa se non posso offrire nessuno dei liquori che avevo una volta. Ho però del buon whiskey. Dà una bella carica.

Appoggiandosi sul bracciolo della poltrona e aprendo una credenza, prese una bottiglia e due bicchieri. Bevettero.

“Non ero sicuro che saresti venuto,” osservò Howlett. ”Ma pensavo che potessi confidare sul vecchio Pussy. Pussy verrà, mi sono detto.

Posset traslì lievemente a sentire il soprannome della sua giovinezza. ”Mi fa sempre piacere rivedere un vecchio compagno di scuola,” replicò.

“Sì, l’Alma Mater.” Howlett sembrò un po’ deluso nel cogliere il tono di voce dell’altro.” Eravamo insieme da ragazzi. Quanto sembra lontano nel tempo! Allora ci fu la questione di tuo nipote.”

“Sì; Archibald. Te ne sarò sempre grato.”

“Un caso assolutamente semplice. Crescita rallentata, intelligenza bassa. Sotto attività della ghiandola tiroidea. Come sta adesso?”

“Del tutto normale. Un bel giovanotto. Si è sposato tre mesi fa.”

“Davvero? Non ne sapevo niente. Congratulazioni. Sai, Pussy, quando presi la mia specializzazione in disturbi ghiandolari non avevo idea dove mi avrebbe portato. Ho approfondito la materia sempre più. Ho fatto ricerche per conto mio. Ho sempre avuto la passione della ricerca, lo sai.”

“Ricordo che avevi combinato un bel pasticcio nella sala esperimenti.”

“Sì, stavo lavorando a una mia idea. L’alambicco esplose. Il vecchio Collis era furioso, non è vero? Ma torniamo alle ghiandole… Meravigliose, le ghiandole. Le ghiandole senza dotto, che versano sostanze misteriose nel sangue. Sono i sergenti maggiori del corpo. Un uomo non è un individuo, sai; è una nazione, un esercito, costituito di milioni e milioni di cellule. Come fanno a sapere quello che devono fare? Come crescere, dove crescere, dove non crescere? Ricevono ordini dalle ghiandole, che inviano misteriosi agenti chimici…”

L’esperimento di Howlett

 Posset si agitava inquieto. ”Abbiamo già discusso di questo tempo fa, quando parlavamo del caso di Archibald.”

“Molto bene, la faccio corta. Non mi capita spesso di parlare con qualcuno, Pussy, e quando succede mi faccio prendere la mano dall’entusiasmo. Devo stare attento a quel che dico a Jack.” La sua voce si abbassò, a mo’ di cospiratore, quando disse queste ultime parole.

“Jack…?”

“Quel ragazzo che hai visto prima, il nano,” spiegò Howlett.

“Ho fatto cose magnifiche con le ghiandole, Pussy,” continuò. ”Ho scoperto cose meravigliose. Tutta la magnifica conoscenza della scienza medica… tutta quanta è solo un inizio, uno scintillio di luce, in confronto a quello che ho scoperto. Posso curare la follia; posso curare il cancro; posso curare quasi tutte le malattie. Posso raddoppiare l’aspettativa della vita umana! Quasi tutti i nostri problemi, credo, sono dovuti alla carenza di una qualche ghiandola, persino la vecchiaia! Posso metterle a posto.”

Bevve un altro sorso, e notò quanto incredulo sembrasse Posset.

“Pensi che esagero? Ma questo non è tutto quello che posso fare.” La voce eccitata si abbassò di nuovo a un sussurro.

Posso accelerare l’evoluzione. Ma ci arrivo fra poco…

“Tre delle ghiandole sono nella testa, una sopra l’altra. C’è la pineale al centro del cervello, la pituitaria dietro al cervello, e la tiroidea in gola.

“Pubblicai le mie prime scoperte. Te ne ricordi? No, certo che no. Fui ridicolizzato da stupidi, vecchi parrucconi che non potevano vedere di là dal loro naso. Avevo pubblicato troppo presto, e alcuni mie conclusioni furono un po’ frettolose. In seguito mi feci cauto. Decisi di tenere tutto all’oscuro fino a che non fossi del tutto pronto, fino a che non avessi tutti i fatti in mano, perché avevo comunque sentore di come le cose si sarebbero rivelate.

“Non avevo idea, però, di quanto fosse grosso il lavoro che stavo affrontando. Mi ha preso più di 20 anni, e ancora non è finito. Altre persone hanno già pasticciato in punti chiave del mio lavoro e sono diventate famose. Mentre io conoscevo gran parte dell’alfabeto, loro avevano solo trovato qualche lettera qua e là. Ma potevo permettermi di sorriderne e aspettare…

“I miei esperimenti diminuirono. Avevo perso interesse. Avevo anche dato fastidio a diversi vecchi e influenti stupidi, dicevo che erano paralizzati dalla loro ignoranza. La cosa mi danneggiò molto.

“Tre anni fa ho smesso gli esperimenti e mi sono dedicato in toto alla ricerca. Avevo bisogno di tutto il mio tempo, capisci. Le cose si erano fatte affascinanti, e c’erano punti verso cui dovevo guardare. E c’era… pericolo.

“Avevo degli investimenti, con cui mi mantenevo, ma anche quelli sono diminuiti un po’. Non l’ho ben capita. Tutti parlano di depressione, ma non sono mai stato capace di dedicare molto tempo al mondo esterno.

“Ma me la sono cavata. Ho venduto qualche mobile e licenziato tutta la servitù tranne una vecchia donna. Poi, quando Jack arrivò, le dissi che non avrei avuto più bisogno di lei. Jack è stato piuttosto utile…”

Si interruppe di colpo, in ascolto. Poi…

“Va tutto bene. È di sopra che accudisce gli animali. Non possiamo sentirlo, per il momento.”

“Animali?”

“Cani, gatti, porcellini d’India… con quelli ho fatto esperimenti.”

“Ah, questo spiega i rumori che ho sentito. Miagolii, lamenti, e così via. Ed ecco perché gli scuri erano tirati al secondo piano,” disse Posset, lento e pensoso.

“Le scimmie hanno strappato le tende da basso,” spiegò Howlett, liquidando la cosa con un gesto della mano. “Ciò che ho cercato di fare è produrre animali dotati di intelligenza; animali capaci di svolgere calcoli aritmetici, capire tutte le operazioni, e fare disegni semplici con il gesso sulla lavagna, come gli animali ammaestrati che vedi al circo, solo molto, molto meglio. Avevo un cane capace di fare tutte queste cose.”

“Un cane capace di fare l’aritmetica?”

“Sì; quasi umano, era Bill, con i suoi grandi occhi espressivi. Eppure, per me, sarebbe stato solo uno di quei bastardini bianchi e neri che puoi vedere a migliaia a Londra.

L’uomo del 2950

 “Ma come ci sei riuscito?” domandò Posset.

“Estratti dalla ghiandola tiroidea. Tu sai che se nutri un giovane girino con l’estratto di tiroide, puoi farne un rospo in pochi giorni. Puoi accelerare lo sviluppo, non la crescita. In questo modo, i rospi prodotti sarebbero non più grandi di mosche.

“Ma è così che cominciai. Produssi gatti nani, cani nani, canarini nani, nani di ogni specie. Niente di veramente utile, certo, solo curiosità scientifiche; ma scoprivo sempre di più sulle ghiandole, specialmente le ghiandole tiroidee.

“Cominciai a mischiare, a provare questo e quello. In quel momento cominciai a produrre ogni genere di sgorbi. Ebbi un gatto con tre occhi, un cane che camminava sulle zampe posteriori, un canarino con i denti. All’inizio non riuscivo a capire perché, poi realizzai che stavo rimestando le forze dell’evoluzione. Cominciai a chiedermi: perché non farlo deliberatamente?

“Ecco che stavo giocando con una grande forza della natura, in maniera cieca e azzardata. Perché non farlo in maniera sistematica? Qual è, ad esempio, il prossimo stadio nell’evoluzione del cane? Diventerà intelligente come l’uomo stesso, o tutta la razza canina degenererà al livello di un cucciolo? Rimarrà il servo dell’uomo o si libererà?

“Domande affascinanti, Pussy… E che ne sarà dell’uomo stesso? Come sarà fra 1000 anni? Cerco di rispondere a queste domande da 20 anni.”

“E Jack è il tuo esperimento umano?”

“Sì. Rappresenta l’uomo del 2950 circa. Hai notato i suoi occhi?

“Notati?” replicò Posset rabbrividendo. ”Mi hanno spaventato a morte. Non è stata la loro grandezza; è stato il modo in cui mi guardavano. In un modo paziente e indagatore, come se vedessero tutto.

“Sai la sensazione che ti danno certi medici, di essere capaci di vedere in fondo dentro di te? Di vedere il tuo fegato e i tuoi reni e tutto il resto di te? Bè, qualcosa del genere, solo molto peggio. Sembrava che pensasse: ‘Che esemplare miserabile!’”

“Mm…, così Jack ti ha dato i brividi, vero?” disse Howlett. ”Lo fa a certe persone. Strano, come molte persone non siano capaci di incontrare uno sguardo onesto, amichevole, aperto. Jack non farebbe male a una mosca, sai?

“Chiediti perché i suoi occhi siano così grandi,” rifletté. ”Suppongo che l’uomo del futuro farà un largo uso di occhi come i suoi. Noi lo facciamo, pensa, più di quanto ci rendiamo conto. Leggere, scrivere, guidare automobili, al cinema o a teatro, allo stadio: sempre usiamo i nostri occhi. Si direbbe che gli occhi dei nostri remoti discendenti si allargheranno per rispondere alle loro esigenze.

“Immagina, mio caro! Immagina un mondo popolato interamente da gente come Jack. I tuoi discendenti e anche i miei. Sembra ripugnante, vero? Ma immagina come puoi sembrare tu ai tuoi antenati di 10.000 anni fa, e come loro apparirebbero a te: pelosi, sporchi, puzzolenti, animaleschi. E i nostri discendenti…

“Non lo sai che io ho avuto dei discendenti? Non ne ho ancora; ma ne avrò! Non ridere. Li toglierò da queste bottiglie. Non capisci come?” Rise, raucamente.

“Gioventù, ricchezza e salute. Le tre benedizioni dell’umanità, e tutto in queste bottiglie, Pussy. Vieni, brindiamo a loro. Su, coraggio! Uno alla gioventù! Uno alla salute! Uno alla ricchezza! Ah!…”

Si stese all’indietro con gli occhi chiusi. Di colpo, li aprì e si mise in piedi.

“Dubiti di me? Scommetto di sì!”

Sembrò riflettere, poi continuò, gli occhi scintillanti d’astuzia. ”Dimmi, Pussy, quanto vorresti essere giovane di nuovo? Capelli neri invece che bianchi. Liberarti di quelle rughe. Riprendere interesse nelle ragazze? Sì, ed essere attraente per loro, anche. Eh, Pussy? Che ne dici?”

La capacità di ragionamento di Posset era scomparsa, affogata nell’alcol, nell’aria stantia e fumosa della stanza, e negli strani odori animale che aleggiavano in quel posto. Howlett assomigliava a una specie di orribile orco grasso. Se permettessi a questo individuo di mettere i suoi artigli nel mio cervello, pensò torpidamente, sarei finito. Devo stare attento. Debbo trovare subito una scusa per andarmene. Se cercassi di andarmene ora… È grande e grosso… e c’è Jack. Quanti altri strani servi ha l’amico? Chissà.

Un proposito

Howlett barcollò per la stanza. Frugò nella scrivania, prendendo alcune bottigliette e rimettendole a posto.

“Eccoti qui.” Produsse una bottiglietta riempita con un fluido verde.” Rinnova la giovinezza; garantito. Non è molto, vero? Ah, ma non ne serve molto per queste cose. Qui ce n’è abbastanza per una dozzina di dosi. Può essere assunto in due modi; sciolto nell’acqua o per iniezione. L’iniezione è la migliore perché dà risultati più veloci e più duraturi, infatti i succhi dello stomaco hanno modo di ridurre la sua efficacia. Certo, potrei operare direttamente sulla tue ghiandole pineale e tiroidea, come ho fatto con Jack. Sarebbe un lavoro davvero duraturo, ma suppongo che tu non voglia assumerti quel rischio, non ancora…

“Ora, che dire? Solo un pizzicorino sul braccio? Quasi non lo sentiresti.”

Se gli permetto di mettere i suoi artigli nel mio cervello, pensò Posset… Da dove estrae le sue ghiandole? Dai morti… o dai vivi?

“Mi… mi farà stare male?” azzardò. ”Non sto molto bene al momento. Mi ricordo di Archibald…”

“Be’, forse sentirai un lieve malessere; un po’ di febbre, magari. Ma passerà presto. Ti sentirai di nuovo bene, al massimo entro domani sera.

Una scusa mandata dal cielo. ”Allora davvero non posso. ho un impegno molto importante domani, e dovrò essere davvero in forma. Mi piacerebbe, diciamo, mercoledì. Ti andrebbe bene?”

Il suo ospite si mostrò deluso. ”Non ti credo. Hai paura. Oh bene, se non mi permetti di dimostrare le mie affermazioni, dovrò trovare un’altra maniera per convincerti…

Avvicinò la poltrona. ”Ora guarda qui. Questi sono i miei piani. Ascolta con attenzione. Tu e io dobbiamo avviare una casa di riposo, una casa di cura, un rifugio per invalidi, qualcosa del genere. Terremo segreti i nostri metodi e accoglieremo pazienti ricchi, malati incurabili, in fin di vita e tutto il resto. Un mese dopo li dimetteremo, sani come pesci. Li trasformeremo in uomini, e anche donne, giovani, mentre ci lavoriamo. Che ne dici? Quattro casi come questi e ci siamo fatti un nome.

“Oppure potremmo fare in un altro modo. Pubblicità. Una cura per il cancro, ringiovanimento… cose così. La più grande scoperta medica di tutti i tempi. Solo, e questo è il punto, Pussy, tutti i nostri pazienti dovranno tornare da noi ogni mese per un rinnovo del trattamento. Posso fare in modo che perdere una dose si riveli fatale. Mi segui?

“Possiamo tenere i prezzi alti. Centinaia di persone ricche saranno sotto le nostre mani, sapendo che se ci fanno arrabbiare li mandiamo a morte. Lavorando per bene, possiamo diventare milionari, possiamo governare il Paese, dare ordini al governo… Solo, devo avere i soldi per cominciare.”

“Così,” disse Posset, con voce profonda, ”tu hai progettato di sfruttarmi, vero?”

“Oh no!”Howlett non sembrò molto convincente. ”Non ci ho pensato affatto. Tu sarai il mio socio. Posset e Howlett. Non potresti fornire un paio di mille a un vecchio compagno di scuola? Considerarlo un investimento?

“Oh, molto bene! Se non mi darai i soldi, li troverò in qualche modo, dovessi mettere in piedi un circo. Il professor Howlett e i suoi cani danzanti. O gatti danzanti… I gatti sarebbero più originali. Non vorrai spingere un vecchio compagno a questo, vero Pussy?”

Posset cercò di liberare la testa dai fumi.

“Dammi del tempo. Il tuo proposito è impressionante; devo pensarci su. Non mettermi fretta. Non bisogna correre su cose del genere. Dimentichi che tutto questo è nuovo per me. Tu ci hai pensato a lungo. Mi hai… sconvolto. Dammi un paio di giorni per pensarci… Ma prima voglio le prove. Fino ad adesso non mi hai mostrato nessuna prova, Howlett. Jack è una prova in qualche modo, suppongo; ma Jack non basta.”

Eleanor

Howlett sbuffò dalla sua pipa per un po’, aggrottato, un brutto bagliore negli occhi.

“Così non intendi aiutarmi, eh?” mormorò, la voce sempre più minacciosa.

Posset, allarmato, saltò in piedi. ”Davvero, devo andare adesso. Non posso restare più a lungo.”

“Tu resterai esattamente dove sei,” gridò Howlett a piena voce, agitando un braccio e indicando la poltrona. Poiché Posset rimase immobile e indeciso, un’improvvisa idea sembrò colpirlo, e rise follemente.

“Ti presenterò Eleanor,” dichiarò. ”Ti darà tutte le prove che ti servono; prove a sufficienza per chiunque. Eleanor!” chiamò con voce stridula ed emise un lungo fischio acutissimo.

Posset non riuscì a decidere se protestare ancora o aprire la porta e cercare di uscire. Se prendeva questa seconda decisione, gli sembrò ovvio che Howlett l’avrebbe trattenuto con la forza, e probabilmente questa Eleanor stava aspettando fuori dalla porta.

Si chiese chi potesse essere Eleanor, e si ricordò di aver pensato, appena entrato, che non potevano esserci donne in casa. Quest’uomo, rifletté, aveva uno strano modo di chiamare le sue creature. Il suo super intelligente-nano si chiamava semplicemente Jack; il super-cane, Bill. Chi poteva essere Eleanor?

Ora prendo Howlett in parola e credo a tutto quello che mi dice, pensò. Una parte del suo cervello credeva a Howlett per affetto e aveva paura, mentre un’altra parte voleva ridere di tutto come se fosse una ciarlataneria escogitata per spillargli soldi. Non sapeva a quale credere.

Slip-slop; flip-flop! Qualcosa di lieve stava scendendo le scale, qualcosa che si muoveva con un rumore secco e scivoloso, come il crepitio di foglie secche. Howlett attraversò la porta e fischiò di nuovo.

“Vieni, Eleanor! Eccola, cosa pensi di lei, Pussy? Una bestiolina persuasiva, eh?”

Posset guardò, ma non vide niente. Howlett chiuse la porta. Quali straordinari ossessioni riempivano il cervello di quell’uomo? si domandò.  Poi sentì di nuovo quel rumore secco e scivoloso, e vide che lo sguardo di Howlett era rivolto al pavimento.

La forma sinuosa di Eleanor era sul pavimento, aveva dei bei colori, curve sinuose, mosse rapide e aggraziate. Eleanor era un serpente, un cobra, lungo circa poco più di mezzo metro. Capì subito che era un cobra, grazie al cappuccio con gli “occhiali.” Sapeva anche che il cobra è uno dei rettili più velenosi al mondo.

“Eleanor,” disse Howlett, indicando Posset, ”ti presento Pussy.”

La testa del rettile si muoveva come se capisse e si avvicinò quasi affettuosamente a Posset, che si ritraeva.

“Sali sulle gambe di Pussy,” comandò Howlett e sebbene Posset fosse saltato all’indietro di scatto, il rettile, con rapidi movimenti senza sforzo, tipici dei rettili, si spostò svelto e scivolò fino a lui, arrotolando il corpo freddo, squamoso attorno alle sue gambe.

Posset, spaventato a morte, alzò una mano per colpire l’animale.

“Non picchiarla,” esclamò Howlett, ”o non sarò responsabile delle conseguenze; e abbassa la mano o penserà che stai per farlo.”

Howlett osservò i due con un ghigno, gustandosi la paura di Posset.” Ora mi firmerai un assegno?” domandò.

“Va bene. Cedo,” disse Posset debolmente. ”Ma non ho il libretto degli assegni con me.

“Non importa. Un semplice pezzo di carta andrà bene.”

Quando si girò per prendere da scrivere, la porta si aprì di nuovo, e Jack, l’ometto con la testa e gli occhi grandi, guardò dentro. È venuto anche lui a spaventarmi come le altre creature? pensò Posset rabbiosamente.

L’uomo del futuro si guardò intorno con aria triste e corrugò le sopracciglia capendo la situazione di Posset. ”Eleanor, vieni!” chiamò con la sua voce tenue, tendendo la mano.

La visione

Obbediente, il serpente mortale staccò le sue spire dal corpo di Posset, e al comando di Jack uscì dalla porta verso regioni sconosciute.

Howlett si era girato alla voce di Jack e stava immobile, con espressione mortificata, come un bambino scoperto a rubare caramelle.

“Stavo solo cercando di ottenere il denaro che ci serve,” si difese.

“I tuoi metodi,” disse Jack seccamente, ”sono piuttosto drastici. Siediti.” Mentre Howlett eseguiva, obbediente i suoi ordini come aveva fatto il serpente, Jack si rivolse a Posset.

“Devo scusarmi se lei si è spaventato,” disse. ”Ho personalmente tolto le ghiandole velenose di Eleanor molti mesi fa, così da renderla innocua; ma l’idea di usarla in quel modo con lei non è stata mia. Sono stato molto occupato, per cui non sono stato in grado di dare al mio amico tutta l’attenzione dovuta. Vedo che dovrò sorvegliarlo meglio in futuro.”

“Che significa tutto questo?” chiese Posset debolmente, gettandosi su una poltrona e asciugandosi il viso.

“È una lunga storia,” disse Jack, tranquillo. ”Il suo amico, Howlett, è un genio nella ricerca medica, e con un po’ d’aiuto da parte mia, ha fatto scoperte meravigliose nell’ambito delle ghiandole senza dotto che controllano la crescita, lo sviluppo e l’attività del corpo. Io stesso sono uno dei suoi esperimenti.

“Non c’è dubbio che insieme abbiamo fatto del gran bene al mondo nel rimuovere il dolore e la malattia e nello sviluppo di uomini e donne super-intelligenti, nel risolvere molti problemi che affliggono l’umanità.”

“Allora quello che mi ha detto è vero?”

“In parte, non del tutto. Di recente ha lavorato un po’ troppo, ed è stato vicino a un esaurimento nervoso, così esagera un po’ e gli vengono idee strane. Abbiamo bisogno di soldi, sia per l’assistenza specialistica di cui ha bisogno per curarsi, sia per avviare la nostra casa di cura, della quale le ha senz’altro parlato. Possiamo contare sul suo aiuto?”

Allora Posset ebbe una visione, la bella visione di un mondo liberato dalla malattia e dalla rovinosa stupidità dell’avidità; un mondo di uomini e donne belli, tutti superbamente sani e intelligenti, che insieme vivono e lavorano felici. Quando guardò nello sguardo franco dei grandi, pensosi occhi di Jack, seppe che non era un sogno folle, ma una possibilità: una cosa che poteva  essere, che doveva essere; e che lui poteva aiutare a realizzarla.

Si immaginò come un famoso benefattore dell’umanità. ”Avrete il denaro,” disse, ”e io intesterò l’assegno a lei personalmente.

* * *

Dopo aver dato la sua adesione, i ricordi di Posset sugli avvenimenti che seguirono si fecero confusi. Le cose gli parvero vaghe e sconnesse, senza una vera sequenza di eventi. L’eccitazione, la paura, e le molte strane cose che aveva visto e sentito, produssero un senso di smarrimento nel suo cervello, e lui non fu capace di pensare con chiarezza.

Vagamente, sapeva di essere su un taxi, ma non poté ricordare chi l’avesse chiamato, o dove lo stesse portando. Poi si ritrovò a suonare il campanello di casa sua ed entrò; e di lì a poco stava compilando un assegno e lo stava passando a un’assonnata domestica con l’ordine di impostarlo immediatamente.

Dopo di che non seppe più nulla fino alle quattro del mattino, quando si svegliò di colpo, il suo cervello finalmente lucido, a rimettere insieme i pezzi di quel che gli era successo e che aveva fatto.

La luce di un lampione brillava attraverso la finestra della sua camera da letto, gettando le ombre delle tende sul soffitto e spargendo un’incerta luce sui suoi vestiti, che sembravano gettati su una poltrona con insolita noncuranza. Poteva sentire la lenta, pesante andatura del poliziotto di pattuglia per strada; ma per il resto, tutto era buio e silenzioso.

Che cosa ho fatto? si domandò.

Aveva spedito un assegno di 2000 sterline a una curiosa creatura, una mostruosità, uno sgorbio creato dal suo amico di un tempo, Howlett. Non era da Possett dare soldi in giro.

Che cosa ho fatto? si chiese. Era stato il sollievo di essere liberato dal serpente: il cobra intelligente che lui ricordò con un brivido; o semplicemente l’impressione fattagli dalla storia che il nano gli aveva raccontato, con l’enorme beneficio che lui e Howlett potevano dare al mondo?

Sapeva che nessuna di queste due spiegazioni sarebbe bastata a spiegare del tutto il suo comportamento.

“Sono stati suoi occhi,” disse a voce alta, e in qualche modo si sentì sollevato da un problema. Gli enormi occhi di Jack; sembrava che ci fosse qualcosa di magico in loro, come se il loro proprietario, essendosi evoluto a uno stadio a uno stadio di potere mentale molto al di là di quello del 20° secolo, potesse piegare gli altri al suo volere solo con lo sguardo.

Allora sono stato rapinato, pensò.

C’era tempo in abbondanza per bloccare l’assegno prima che la banca aprisse. Per un po’ rimuginò quest’idea, ma sapeva che non l’avrebbe fatto. Aveva paura di Howlett, con i suoi cani e serpenti intelligenti, e ancor più paura di Jack, con i suoi straordinari poteri mentali… probabilmente, sospettava, molto più grandi di quanto Howlett o lui sapessero.

Jack, decise, aveva probabilmente un potere tremendo sul mondo, con la sua conoscenza, con la sua capacità di influenzare gli uomini contro il loro volere, e la sottile forza della sua mente. La sua super mente sarebbe stata usata per il bene o per il male?

Jack poteva costruire o poteva distruggere. Poteva costruire una nuova civiltà, molto più meravigliosa di quella conosciuta al presente, o poteva devastare e distruggere. Probabilmente, pensò Posset, lui non realizzava che una frazione dei suoi poteri. I soldi che Posset gli aveva appena fornito sarebbero stati il mezzo per uscire dal suo isolamento, verso il mondo degli uomini, dove questi poteri sarebbero stati usati… per il bene o per il male.

Improvvisamente Posset portò al volto il pugno chiuso, come per proteggere gli occhi da una minaccia.

“Mio Dio, ho fatto bene o male?” gridò con voce roca.

Era la prima volta in 30 anni che si rivolgeva al suo Creatore.

(Tratto da Man of the Future, Tales of Wonder, gennaio 1937)

Mario Luca Moretti
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Altri interessi oltre al cinema e alla letteratura SF, sono il cinema e la la letteratura tout-court, la musica e la storia. È laureato in Lingue (inglese e tedesco) e lavora presso l'aeroporto di Linate. Abita in provincia di Milano

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