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DETECTIVE DEE, LO SHERLOCK HOLMES CINESE

DETECTIVE DEE, LO SHERLOCK HOLMES CINESE

Da tempo, ormai, dall’esplosione della Golden Age del cinema di Hong Kong dei primi anni Ottanta, nel nostro Paese arrivano regolarmente prodotti cinematografici cinesi, non tantissimi, in realtà, anche in relazione alla mole di materiale prodotto. La Cina è il più popoloso paese al mondo e produce ogni anno centinaia di film, il suo mercato cinematografico interno è secondo solo a quello hollywoodiano. È naturale, quindi, che alcuni di questi, dai veri e propri blockbuster a quelli dai budget più ridotti, giungano in Occidente e, di conseguenza, anche in Italia. Spesso e volentieri, poi, questi film non passano dalle sale ma arrivano direttamente in home video. Un esempio recente è il kolossal fantascientifico The Wandering Earth, arrivato direttamente sulla piattaforma streaming Netflix senza neanche il doppiaggio in italiano.

Tra questi, è giunta dal 2011 una serie di tre film che uniscono al giallo storico il classico wuxia, condendo il tutto con una buona dose di elementi fantastici, diretti da uno dei maestri della cinematografia asiatica, Tsui Hark, e incentrati sulla figura del poliziotto/magistrato attivo durante la dinastia Tang (618–907), il detective Dee.

Di RenjieLa storia di questo personaggio è singolare. Un detective Dee, anzi un giudice Dee, come sarebbe più corretto dire, è realmente esistito e il suo vero nome era Di Renjie. Nato nel 630 e morto nel 700, fu un magistrato di contea e funzionario cinese durante il periodo delle dinastie Tang e Zhou, uno dei più celebrati del regno dell’imperatrice Wu Zetian (690-705).

Il suo nome apparve in un romanzo poliziesco cinese del XVIII secolo dal titolo Dee Goong An, non si sa scritto da chi. Una copia di questo volume fu rinvenuta dall’orientalista e scrittore olandese Robert van Gulik, in Cina conosciuto con il nome di Gāo Luópèi, in un negozio di libri antichi a Tokyo negli anni Quaranta. Lo studioso tradusse e pubblicò il libro in inglese dopo la guerra, nel 1949, con il titolo di Celebrated Cases of Judge Dee (in Italia I celebri casi del giudice Dee). La trama vedeva il protagonista, dall’arguta intelligenza e dalle notevoli capacità analitiche, qualità che lo accomunavano a Sherlock Holmes, certamente il più famoso degli investigatori di fantasia, risolvere contemporaneamente tre difficili casi criminali, cosa che lo porterà a essere ricompensato con la promozione a funzionario della corte imperiale.

Dee Goong AnIl libro non ebbe molto successo ma portò van Gulik a interessarsi alla narrativa poliziesca cinese e a scrivere lui stesso dei romanzi con protagonista il detective Dee. Il primo fu The Chinese Maze Murders (in italiano, I delitti del labirinto cinese) nel 1956, seguito da altri tredici volumi. I primi tre furono pubblicati prima in Giappone e poi in Cina, solo successivamente la serie fu pubblicata in inglese. In Italia questi romanzi, compreso l’originale cinese, sono pubblicati già dagli anni Sessanta da Arnoldo Mondadori (nella collana I Classici del Giallo) e in seguito da Garzanti. Attualmente sono disponibili nel catalogo della O barra O edizioni.

Negli anni Duemila altri autori hanno continuato la serie. Il più prolifico è il francese Frédéric Lenormand, che tra il 2004 e il 2011 ha scritto diciannove nuovi romanzi sui casi del giudice Dee.

I primi adattamenti sullo schermo dei romanzi di van Gulik arrivarono dal Regno Unito. Nel 1969 la Granata Television, la stessa della celebre Le avventure di Sherlock Holmes con Jeremy Brett, produsse una serie composta da sei episodi girati in bianco e nero. In Judge Dee, questo il titolo, tutti gli attori, compreso il protagonista interpretato da Michael Goodliffe, erano anglosassoni.

Del 1974 è invece Judge Dee e the Monastery Murders, film televisivo sceneggiato da Nicholas Meyer, scrittore celebre per alcuni apocrifi su Sherlock Holmes (di cui il più famoso è La soluzione sette per cento del 1974, portato anche al cinema) e per aver diretto due film della saga cinematografica di Star Trek (Star Trek II – L’ira di Khan, 1982 e Rotta verso l’ignoto, 1991) nonché il pastiche ispirato a H. G. Wells L’uomo venuto dall’impossibile (1979) e l’apocalittico The Day After (1983). A interpretare Dee c’è l’attore americano di origini africane Khigh Dhiegh, che d’abitudine ricopriva ruoli da orientale al cinema e in televisione. Il resto del cast era invece tutto asiatico. Come si nota, le strade di Dee e di Holmes continuano in qualche modo a incrociarsi…

Detective DeeNegli anni Duemila la televisione cinese inizia a sfruttare il personaggio. Si tratta di un ritorno in patria, del resto è nel Celeste Impero che viveva il reale giudice Dee. Nel 2004 produce la serie, composta da trenta episodi, Shen Tan Di Renjie (in inglese Amazing Detective Di Renjie) cui seguiranno Shen Tan Di Renjie 2 (2006, 40 episodi), Shen Tan Di Renjie 3 (2008, 48 episodi) e Shen Tan Di Renjie 4 (2010, 44 episodi). A interpretare Di Renjie c’è l’attore (finalmente) cinese Liang Guanhua.

Un giudice Dee più giovane appare in un’altra serie TV cinese, Shao nian shen tan Di Renjie (in inglese, Young Sherlock) del 2014, composta da quaranta episodi interpretati da Bosco Wong.

Inutile dire che tutti questi prodotti in Italia sono inediti e il personaggio è conosciuto solo dagli amanti del romanzo giallo-storico. Le storie hanno, inoltre, l’impianto realistico che è la caratteristica basilare del genere. È con l’arrivo al cinema delle sontuose pellicole di Hark che il personaggio viene calato in quella sorta di medioevo fantastico tipico della cinematografia asiatica.

Il primo film della serie di Hark è Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (Di Renjie: Tong tian di guo, 2010). Qui Dee è incaricato dalla futura imperatrice Wu Zetian (la prima donna a governare l’impero cinese) di risolvere una serie di omicidi inspiegabili in cui le vittime muoiono improvvisamente per autocombustione. I delitti rischiano di ritardare la costruzione di un’enorme statua del Buddha e, di conseguenza, la sua incoronazione. Il film è spettacolare e pieno di effetti speciali. Costato venti milioni di dollari, ne ha incassati più di cinquanta, vincendo anche sei Hong Kong Film Awards su tredici nomination nel 2011, record assoluto per il premio, tra cui quello di miglior regia e miglior attrice alla bella Carina Lau, vista nel fantascientifico 2046 (2004), l’unica a comparire in tutti e tre i film nel ruolo dell’imperatrice Wu Zetian. È stato anche candidato al Leone d’oro al Festival di Venezia del 2010. Il film è stato girato agli Hengdian World Studios di Zhejiang, uno dei più grandi studi cinematografici del mondo. Il grande busto dell’imperatrice Wu Zetian, alto 80 metri, da solo è costato diversi milioni di dollari. A interpretare Dee, l’attore Andy Lau che ricordiamo in La foresta dei pugnali volanti (Shi mian mai fu, 2004) e in The Great Wall (2017), giusto per restare nel genere. Sammo Hung, infine, altro grande nome del cinema di arti marziali cinese, ha girato le notevoli scene d’azione.


Tanto successo, in Cina come nel resto del mondo, non può che portare a un sequel, anzi, in questo caso, a un prequel. Nel 2013 esce, infatti, Young Detective Dee – Il risveglio del drago marino (Di Renjie: Shen du long wang). Cambia il protagonista, nei panni di Dee più giovane non c’è più Andy Lau ma il canadese di origine asiatiche Mark Chao. Il film mantiene comunque intatti tutti gli ingredienti del precedente: indagine, azione e un mistero che appare ancora una volta sovrannaturale. Dee deve indagare, infatti, sulla natura di un attacco contro la flotta cinese che si ritiene sia stata causata da una misteriosa creatura marina. Questa volta il budget è di circa ventidue milioni di dollari, ne incasserà quasi cento. Si tratta anche del primo film cinese con scene subacquee girate in 3D. Arrivano anche otto nomination agli Hong Kong Film Awards del 2013 ma, stavolta, nessuna vittoria (a fare incetta di premi quell’anno è The Grandmaster, basato sulla vita di Yip Man, il mentore di Bruce Lee).

Nel 2018 arriva il capitolo più recente, il sequel del prequel Detective Dee e i quattro Re celesti (Di Renjie zhi Sidatianwang). Ancora una volta è Mark Chao a interpretare Dee che, questa volta, tra intrighi di corte e misteriosi eventi, deve fronteggiare un’antica setta nata in India e capace di entrare nelle menti degli avversari. Il loro obbiettivo è vendicarsi sulla dinastia Tang, responsabile del loro declino. Come negli altri film, la trama è complessa e intricata e le scene di battaglia spettacolari. Stavolta, però, guadagna solo otto nomination agli Hong Kong Film Awards del 2019, tutti per premi tecnici, e nessuna vittoria. In effetti, il film è meno coinvolgente degli altri ma comunque divertente da guardare. Gli incassi, invece, si attestano su quelli del film precedente.

I tre film, come accennato, sono giunti in Italia direttamente in home video e sono disponibili in DVD e Blu-ray.

 

Roberto Azzara
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(Caltagirone, 1970). Grande appassionato di cinema fantastico, all'età di sette anni vide in un semivuoto cinema di paese il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: odissea nello spazio”. Seme che è da poco germogliato con la pubblicazione del saggio “La fantascienza cinematografia-La seconda età dell’oro”, suo esordio editoriale. Vive e lavora a Pavia dove, tra le altre cose, gestisce il gruppo Facebook “La biblioteca del cinefilo”, dedicato alle pubblicazioni, cartacee e digitali, che parlano di cinema.

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